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È VIVA!
LA REALIZZAZIONE
DE "LA MOGLIE DI FRANKENSTEIN"
Presentato da
È un cliché che un seguito
sia sempre inferiore all'originale.
Questo non vale per James Whale
e La moglie di Frankenstein,
la gemma dell'epoca d'oro
dei film horror alla Universal.
Mai uno studio aveva impiegato
tali mezzi e attori di simile talento
per un cosiddetto "film di mostri".
Questo film trascende il suo genere
e rimane uno dei film
più amati della Universal.
Per Mary Shelley, autrice del romanzo,
il tentativo di creare
la moglie del mostro
faceva parte della visione originale.
Come Whale e la Universal
crearono l'accoppiata
di Karloff ed Elsa Lanchester
è una storia affascinante
e, come un buon cast,
vale la pena di essere ripetuta.
Pensavo di essere da solo.
È uno dei grandi film americani,
al livello di Quarto potere
e di Viale del tramonto.
Di solito se ne parla
come di "un semplice film dell'orrore",
ma è molto più complesso.
Sai chi è Henry Frankenstein?
E chi sei tu?
Sì. So.
Mi ha fatto con i morti.
I vari elementi
narrativi, intellettuali,
artistici e recitativi
che troviamo in questo film
cristallizzavano tutte le componenti
che erano andate maturando
in quel genere,
in quello studio, a quell'epoca.
Amo i morti.
Odio i vivi.
È saggia la vostra generazione.
La moglie di Frankenstein
è il più complesso
e più brillante film
dell'orrore mai realizzato.
È la punta di diamante della prima
serie di film horror della Universal.
Fai uomo come me?
No. Donna.
Amica per te.
È un film splendido. Delizioso.
Ci sono scene
in cui humour e terrore
si fondono in modo splendido.
La moglie di Frankenstein
è una girandola di invenzioni.
Valgono solo le regole
dell'immaginazione,
e Whale aveva
una grande immaginazione.
Certe immaginazioni
si esprimono al meglio nel genere gotico.
Questa non è scienza.
È magia nera.
Quando la Universal lanciò
il primo Frankenstein nel 1931,
scoprì una nuova formula
per il successo.
Lo stupendo ritratto del mostro
diede a Boris Karloff fama internazionale.
Whale, apprezzato
regista teatrale in Inghilterra,
venne chiamato a Hollywood
per la sua abilità nei dialoghi.
Ma, proprio quando il cinema
scopriva il sonoro, fu un film muto
a lanciare la carriera hollywoodiana
di Karloff e di Whale.
Carl Laemmle, capo della Universal,
non voleva che il figlio, Carl Junior,
producesse film come Frankenstein.
Ma il successo riscosso era innegabile.
Appena terminato Frankenstein,
lo studio pianificò un seguito.
Questa volta
fu il regista a obiettare.
James Whale non voleva girare
il seguito di Frankenstein.
Cercò di svicolare,
evitando l'argomento
e impegnandosi in altri progetti.
Disse di aver esaurito il tema
nel primo film, di averlo "prosciugato".
Frankenstein fu Lo squalo
o il Guerre stellari della sua epoca.
Riscosse un successo enorme.
Lo studio aveva investito così tanto
nel progetto che alla fine Whale accettò.
Ma lo fece solo alle sue condizioni.
Nel frattempo, la Universal ingaggiò
Whale e Karloff per La vecchia casa buia,
un sardonico thriller che presentava
il malizioso humour tipico di Whale.
Anche L'uomo invisibile, con Rains,
mescolava risate e brividi,
e conteneva
elaboratissimi effetti speciali.
Gli effetti usati
ne L'uomo invisibile sono straordinari.
Ci si chiede ancora
come siano stati realizzati.
Morite dalla voglia
di sapere chi sono, vero?
Bene, ve Io mostro.
Ecco un souvenir per te.
E uno per te.
Vi rivelerò chi sono
e di cosa sono fatto.
Allora, che ne pensate?
Whale diresse diversi film non horror
per la Universal nei primi anni '30,
tra cui A lume di candela
nello stile di Lubitsch,
un adattamento di
Un fiume ancora di Galsworthy,
e una sofisticata
commedia gialla, Notte d'oblio.
Nutrì sempre sentimenti contrastanti
per i suoi film horror.
Gli piacevano, ma voleva
essere un regista di serie A.
Voleva realizzare progetti costosi,
come quelli di John Stahl alla Universal.
Ma chi si ricorda più di John Stahl?
Tutti invece ricordiamo
i film di James Whale.
Junior Laemmle,
direttore della Universal,
aveva un enorme rispetto per Whale.
Capiva che le opere realizzate da Whale
come Frankenstein,
La vecchia casa buia, L'uomo invisibile
e gli altri film non dell'orrore,
erano il frutto di un artista geniale.
Anche se Junior Laemmle
non era un creativo,
aveva un ottimo fiuto
per i progetti validi.
Riteneva James Whale l'unico regista
in grado di portare
la Universal al livello della MGM,
della Warner Bros
e dei grandi nomi di Hollywood.
Così lo lasciava libero
di agire di testa sua.
Respinti vari copioni
per il seguito di Frankenstein,
Whale si occupò
personalmente della sceneggiatura.
Essendosi inizialmente
rifiutato di realizzare il film,
si sentì autorizzato a suggerire
agli sceneggiatori idee per il copione.
Esistono chiare indicazioni
in questo senso.
Ce l'hanno detto persone
come Elsa Lanchester:
"Questa era una sua idea,
e anche quella".
Gli omini nelle bottiglie
erano una sua trovata.
Voleva assolutamente il prologo
con Mary Shelley,
Byron e Percy Shelley.
Era essenziale,
altrimenti avrebbe rinunciato.
Elsa Lanchester mi disse
che Whale insistette
per farle fare la parte di Mary Shelley,
oltre che quella della moglie,
altrimenti lui
non avrebbe girato il film.
È stato emozionante
incontrare Elsa Lanchester, nel 1981.
Secondo lei Whale intendeva
mostrare che le personcine a modo,
come Mary Shelley
viene presentata nel film,
in realtà nutrono pensieri malvagi.
Crederesti che Frankenstein
è un parto di quell'adorabile mente?
Un mostro, fatto di cadaveri
rubati da tombe scoperchiate.
Gli misero a disposizione i mezzi
per realizzare un film
molto più elaborato del primo.
Dato il successo del film precedente
gli diedero carta bianca con set,
cura dei particolari,
tempi, fotografia e musica,
in modo che potesse
rifinire ed elaborare il tutto
a livelli mai raggiunti dai film
precedenti, realizzati più in fretta.
È davvero uno strano seguito.
Ad esempio, dopo una breve
apparizione all'inizio,
il mostro ricompare solo
dopo mezz'ora, a un terzo del film.
Invece rimaniamo in compagnia
del bizzarro dottor Pretorius.
Osservando il dottor Pretorius,
si vede come questo film
sia radicalmente diverso dal primo.
Nel primo
c'era il noioso dottor Waldman.
Nel seguito, di colpo,
troviamo questo grande eccentrico,
un personaggio buffissimo,
ideato dallo stesso Whale
durante la stesura della sceneggiatura.
Frankenstein.
Sì, ci sono stati sviluppi
da quando è venuto da me.
A differenza del film originale,
il mostro del romanzo era eloquente.
La moglie di Frankenstein
restituisce la parola al mostro.
Prima che tu arrivassi, ero tutto solo.
È brutto essere soli.
Soli. Brutto.
Amico. Buono.
La parola è la differenza di fondo
tra il primo Frankenstein
e La moglie di Frankenstein.
A mio padre non piaceva
che il mostro parlasse.
Secondo lui indeboliva
il personaggio originale,
ma si sbagliava,
lo ha dimostrato
la storia del cinema.
È uno dei pochi seguiti,
che, a detta dei critici cinematografici,
è superiore all'originale.
Boris Karloff indossava
un trucco pesante e scomodo,
creato e applicato
dal leggendario Jack Pierce.
Uno dei cambiamenti nel trucco,
a parte il fatto
che Karloff era ingrassato...
Non era altrettanto cadaverico.
Grazie al successo, mangiava di più
e aveva un viso più pieno.
Uno dei maggiori cambiamenti
derivò dall'incendio.
Gli bruciacchiarono i capelli
e glieli tagliarono a spazzola,
ma crescono durante il film:
Un particolare molto carino.
Il suo trucco si evolve
attraverso quattro o cinque stadi,
così il mostro cresce sia visivamente
sia spiritualmente nel corso del film.
Gli fecero una scottatura sulla mano
e una su un lato della faccia.
Ma per il resto
il trucco rimase lo stesso.
Aveva ancora gli elettrodi
e la testa piatta,
solo un viso più pieno con segni
di scottature e i capelli bruciacchiati.
Ma c'era anche un'altra differenza.
Nel trucco originario,
aveva solo una graffa sulla testa.
Questo particolare passò inosservato
per molto tempo.
Nelle fotografie del seguito
si vedevano due graffe grandi,
oltre a quelle più piccole laterali.
Ero convinto
che fossero uguali nel primo film.
Poi, guardando meglio, ho visto
che nel primo ne aveva una sola.
Durante le riprese di Frankenstein,
Karloff si fece male alla schiena,
e pativa molto per via degli scarponi
pesanti e del costume imbottito.
Nel seguito, si tentò
di rendergli le cose più facili.
Ora lo trattavano più da star,
perché era diventato famoso
con Frankenstein e altri film successivi.
Credo che nell'originale la calotta
della testa venisse costruita giornalmente
con cotone collodio.
Ne La moglie e II figlio di Frankenstein, gli
applicavano invece una fronte di gomma,
facendo risparmiare tempo e fatica
a Boris e a Jack.
Diedero a Karloff un asse inclinato
perché non riusciva a sedersi.
Ho una foto di Boris
che beve il tè sull'asse inclinato.
Il trucco creava problemi
al direttore della fotografia John Mescall,
che usò un'illuminazione speciale
per la pelle del mostro.
Il trucco del mostro
ideato da Pierce aveva toni blu-verdastri.
Non era una questione estetica.
Fotografando il mostro truccato
con questa tonalità di cerone
su pellicola ortocromatica
e illuminandolo, come faceva Mescall,
usando una gelatina blu,
risultava di un bianco cadaverico.
Mescall faceva aggiungere del rosso nel
trucco di chi era in scena con il mostro
e puntava su di loro luci più calde.
Il trucco della moglie
di Frankenstein è un capolavoro.
È l'unica icona tra i mostri femminili
della storia del cinema.
Quando si pensa
a un classico mostro femminile,
viene in mente la moglie di Frankenstein.
Il trucco di Elsa Lanchester
era molto diverso da quello di Karloff.
Sono sicuro
che volevano renderla attraente.
Non volevano
un mostro femminile ripugnante.
Non so se fosse una decisione
imposta dall'alto:
"Non possiamo farla brutta".
Così crearono un'altra icona.
Tutti conoscono
la sua bizzarra pettinatura.
Aveva qualcosa della Nefertiti egiziana.
Le fissavano in testa una gabbia
di ferro coperta dai suoi capelli.
Probabilmente sotto
c'erano dei capelli finti.
E quelle strane ciocche bianche.
Era quasi un trucco elegante.
Senza la cicatrice sul collo
sarebbe sembrata una donna di classe
con una strana acconciatura.
Pare che a Elsa Lanchester
Pierce non stesse troppo simpatico,
e mi dispiace perché lui è un mio idolo.
Dicono che fosse
un vecchio brontolone.
Secondo Elsa Lanchester
Jack Pierce era un eccentrico:
Si riteneva quasi un dio
che creava personaggi
dell'orrore per la Universal.
Indossava un camice da chirurgo,
come se fosse in sala operatoria.
Per farsi truccare bisognava
andare nel suo sancta sanctorum,
e aspettare
che fosse lui il primo a salutare.
Gli piaceva avere autorità.
Era una presenza divina
nel suo regno di maschere.
Elsa era spiritosa.
A proposito della cicatrice sul collo,
disse che Jack Pierce
ci metteva una vita a realizzarla.
Seguiva un incredibile rituale
per applicare quella cicatrice,
che nel film si vede appena.
Lei diceva: "Poteva comprarne una
per 10 cent in un negozio di scherzi".
Ma lui voleva fare le cose a modo suo,
e ogni mattina applicava
con estrema cura la cicatrice alla moglie.
L'idea del sibilo del mostro femmina
le venne a Regents Park, quando dava da
mangiare ai cigni con Charles Laughton.
Diceva: "Erano docili
quando gli davi da mangiare,
ma se ti avvicinavi troppo,
a loro o ai loro piccoli, soffiavano".
Così incorporò nel suo personaggio
quell'incredibile sibilo dei cigni.
Il primo film comprendeva
attori inglesi e americani,
con risultati non sempre convincenti.
Nel seguito, il cast
era quasi tutto inglese.
Mae Clarke, la prima Elizabeth,
fu sostituita
dalla diciassettenne Valerie Hobson.
Valerie Hobson offre una splendida
interpretazione di Elizabeth.
Sembra un angioletto natalizio,
con quel vestito e i capelli fluenti.
Le ho parlato nel 1989
e aveva piacevolissimi ricordi del film.
La prima volta che vide Karloff
fu un'esperienza straordinaria.
Lui indossava
la maschera di Frankenstein.
Valerie mi disse di essere rimasta
stupefatta quando lui aprì la bocca
e ne uscì un delicato
accento inglese con la lisca.
Disse che era come i grandi
pagliacci che ti fanno piangere.
Sapeva davvero far piangere
nei panni del mostro che aspira
ad abbandonare la sua natura mostruosa
e a trovare qualcuno da amare,
qualcuno che lo ricambi.
Che grande interpretazione!
Lei ne rimase molto colpita.
Valerie Hobson
apprezzava James Whale.
Non solo era un grande regista,
era anche "molto inglese".
Lei era una diciassettenne
inglese a Hollywood,
e lui la fece sentire a casa.
Mi disse di essere stata vittima
del bizzarro umorismo di James Whale.
Incontrò per la prima volta
Colin Clive nel ruolo di Henry,
nella scena in cui diventa
isterica e si getta sul letto con lui,
e mentre provavano la scena del letto
Whale disse: "Mr Clive, questa
è Miss Hobson". E lei era a letto con lui.
Era uno strano modo di presentare
le persone, anche per Hollywood.
Clive fu di nuovo Henry Frankenstein
in una delle sue ultime interpretazioni.
Depresso e distrutto dall'alcol,
morì due anni dopo, a 37 anni.
Il mentore di Frankenstein, Pretorius,
un ruolo pensato per Claude Rains,
fu recitato invece dal mentore teatrale
di Whale, Ernest Thesiger,
un attore eccentrico
sullo schermo e nella vita.
A un nuovo mondo di dei e di mostri.
Una O'Connor,
già apparsa ne L'uomo invisibile,
era perfetta nei panni
della governante di Frankenstein, Minnie.
L'assistente gobbo di Harry,
recitato da Dwight Frye,
finisce male nel primo film,
ma James Whale combinò
diverse parti brevi
per dargli un ruolo memorabile.
Fritz von Frankenstein era stato
ucciso dal mostro in Frankenstein.
Jimmy Whale,
come lo chiamava mio padre,
stimava molto mio padre.
Cerchiamo una donna, colpita
da morte improvvisa. Puoi provarci?
Se mi promette mille corone.
Il barone sarà felice di pagarle.
Ci provo.
Visivamente il film
è il miglior horror dell'epoca,
grazie allo scenografo Charles Hall e
al direttore della fotografia John Mescall.
I trucchi espressionistici,
l'illuminazione artificiale,
i grandi cieli dipinti
e il modo in cui le pietre tombali
sono tutte storte...
È magnifico.
Uno degli aspetti che mi affascinano
della carriera di Whale, del suo lavoro,
è il suo retroterra
di attore e regista teatrale,
ma anche di scenografo teatrale
e di pittore.
Viene da chiedersi quanto ciò
abbia contribuito all'aspetto visivo,
nella progettazione
dei set dei suoi film.
Molti registi dell'epoca non si sarebbero
occupati di quell'aspetto.
Elsa Lanchester disse che una volta,
quando non serviva sul set,
lui la portò nello studio
e le mostrò il set della foresta.
Era orgoglioso dei propri risultati.
Le ho chiesto: "Era una sua idea?"
La foresta di pali telegrafici,
in cui i tronchi
sono solo nudi tronchi,
in netto contrasto con prima,
con la scena bucolica
in una bella foresta rigogliosa.
Mi ha risposto:
"Certo che era una sua idea".
Non disegnava lui la scenografia,
ma suggeriva l'idea,
magari faceva degli schizzi
e li dava da sviluppare
al reparto scenografia.
Il direttore della fotografia Mescall
superò se stesso in questo film,
il risultato di una lunga
collaborazione con Whale.
Mescall realizzò cinque film con Whale.
La moglie di Frankenstein è il più noto,
in quanto segna l'apice dell'ultimo
periodo di Whale alla Universal.
Mescall usava un tipo di illuminazione
da lui definita "alla Rembrandt",
ossia una luce centrale
e un'altra laterale a tre quarti della scena,
per dare risalto al soggetto
contro uno sfondo scuro.
Assomiglia allo stile
pittorico di Rembrandt,
dove una luce direzionale
crea i contorni e definisce le forme.
Il tocco finale
de La moglie di Frankenstein
fu l'ispirato commento
musicale di Franz Waxman.
Abbiamo un cast
di prim'ordine, un ottimo copione
e la grande partitura
musicale di Franz Waxman,
una delle più importanti
partiture hollywoodiane dell'epoca.
Per la sequenza di apertura con Byron e
Shelley alla villa, in una notte di tempesta,
Waxman compose
un grazioso minuetto d'epoca,
che enfatizza il lusso e la raffinatezza
che vediamo rappresentati.
Durante il racconto
in flashback di Byron
si passa a una grande fuga
per sottolineare gli orrori
e il terrore della storia originale,
prima di ritornare al minuetto
che ci riporta
alla musica da salotto dell'epoca.
La musica fornisce
un proprio commento.
A volte è ironico,
a volte enfatizza le emozioni,
ma, come gli altri elementi
del film, è sempre incisivo.
La partitura di Waxman
ha una struttura wagneriana.
Usa motivi diversi
per ogni personaggio o scena principale.
Questi segnali tematici
annunciano
l'ingresso di un personaggio
o ne suggeriscono
la presenza fuori campo.
È quasi da opera
quest'uso del leitmotiv,
dove una particolare frase
o melodia è associata
a questo o a quel personaggio.
Il mostro ha un motivo di quattro note
che si modula sul suo ruggito.
È come se Waxman si fosse ispirato
alla recitazione di Karloff.
La moglie ha una melodia esotica
di tre note acute.
È una melodia aperta e quindi
utilizzabile in molte forme diverse.
La udiamo inizialmente quando Pretorius
ne annuncia la nascita imminente.
- Amica per te.
- Donna?
Amica. Sì.
Il dottor Pretorius
è un personaggio mefistofelico,
una figura con lati divertenti
e una profonda malvagità.
Ha un tema molto curioso, saltellante.
Preannuncia tutti i disastri futuri,
e spesso si risolve con una breve coda,
anch'essa priva di risoluzione.
Non si sa mai cosa stia per fare
o dove porteranno le sue azioni.
C'è una splendida scena
in cui è ubriaco nella cripta,
e viene sorpreso da Karloff.
C'è un'andatura metrica,
che ricorda
la Danza macabra di Saint-Saëns,
e infatti Waxman chiamava
questo tema Danza macabra.
La moglie di Frankenstein
suscitò le ire della censura.
Il prologo venne accorciato
per eliminare i primi piani
sulla scollatura di Elsa Lanchester.
Ma era solo l'inizio.
Il film subì circa 15 minuti di tagli
prima di uscire nei cinematografi.
La Universal voleva
andarci coi piedi di piombo.
Il film era estremamente provocatorio
e quasi sovversivo.
Volevano assicurarsi
che non li mettesse troppo nei guai.
Il copione del film,
come tutti i copioni,
andava presentato al Breen,
l'ufficio censura di Hollywood,
per l'approvazione
e la discussione dei punti controversi.
Il copione conteneva
riferimenti religiosi,
alcuni dei quali rischiavano
di sconfinare nel blasfemo.
Forse ero predestinato
a scoprire il mistero della vita.
Forse è parte del piano divino.
Non dire queste cose.
Non pensarle nemmeno.
È blasfemo.
Sono cose che non dobbiamo sapere.
Il mostro è creato
dall'uomo, non da Dio,
ma, come Cristo, è vittima
di incomprensione e tradimento.
Nel copione originale
il mostro scambia il crocifisso
per una creatura sofferente
e perseguitata come lui.
I censori bocciarono l'idea,
e relegarono il crocifisso sullo sfondo
e il mostro, in modo assai più blasfemo,
rovescia la statua di un vescovo,
come se assalisse
la religione organizzata.
Ma l'immagine
non era descritta nel copione
e quindi non fu censurata.
Quando Henry e Pretorius
discutono il folle piano
di creare una donna,
il blasfemo dottor Pretorius
invoca l'iconografia religiosa
e dice: "Segua le orme
della natura, o di Dio..."
II copione diceva:
"...se crede alle favole".
Non è così che si parla
della religione codificata.
Venne cambiato in "linguaggio biblico",
mera enunciazione dei fatti.
E segua le orme della natura,
o di Dio, se preferisce
il linguaggio biblico.
Ma Thesiger pronuncia la frase
"linguaggio biblico"
con un disprezzo e uno sdegno tali
da risultare più offensivo
che se avesse detto "favole".
Ecco come venne aggirato
il problema della censura.
Inizialmente nel film c'era un lungo
intreccio secondario con Dwight Frye.
Era l'idea, non molto felice,
di presentare il mostro come vittima.
Nel film Carl uccideva
i propri zii,
facendo credere a tutti
che li aveva uccisi il mostro.
Era una sequenza di dieci minuti
seguita da un'indagine all'obitorio.
Non si legava alla trama centrale
e rallentava eccessivamente il film.
Whale, saggiamente, la eliminò,
e il raccordo narrativo
fu sostituito da una ripresa
in cui il mostro
viene scoperto nel bosco,
mentre cerca ingenuamente
di farsi offrire cibo dagli zingari,
ovviamente terrorizzati.
E arriviamo così
alla scena dell'eremita.
Ogni volta che guardo
la scena dell'eremita cieco,
rimango colpito
da quanto è commovente.
Non ci sono né pietismo né derisione.
Non c'è presa in giro
dei due personaggi.
Whale non schernisce il loro rapporto,
il loro bisogno reciproco,
il sollievo nell'aver trovato un amico.
Non ne approfitta
per fare dell'umorismo crudele.
Mostra invece sensibilità
e rispetto per il bisogno di calore umano
e di amicizia dei protagonisti,
un bisogno che lui comprendeva bene.
Questo non c'era nel primo film.
Quei sentimenti, ai poli opposti,
non erano presenti nel primo film.
L'umorismo non è mai stato introdotto
con tanta maestria in un film horror.
Un ometto davvero bizzarro.
Mi assomiglia un po', vero?
O mi do delle arie?
Oggi l'umorismo di Whale
ci appare un po' effeminato,
ma non sono sicuro
che fosse così a quell'epoca.
Credo che gli elementi effeminati e kitsch
siano qualcosa che vediamo noi oggi,
65 anni dopo la realizzazione del film.
Ne La moglie di Frankenstein
l'umorismo permea l'intera storia.
Non è limitato a interludi comici,
ma è parte integrante dei personaggi
e della vicenda.
Pretorius è un personaggio comico
per come si astrae dalla vita,
dal mondo, da Henry,
persino dalla propria esistenza,
e la commenta
secondo la sua ottica ironica.
Non prende sul serio l'esistenza.
Scherza sulle proprie creazioni,
su se stesso, su come assomiglia
al diavolo o viceversa.
Vede l'esistenza
sotto una luce ironica,
caratteristica che,
secondo me, il personaggio
e l'attore che lo interpreta,
Ernest Thesiger,
condividono con James Whale.
Pretorius è l'archetipo
della vecchia checca,
bisogna ammetterlo.
Ma è anche Mefistofele per Colin Clive,
una specie di Faust per Frankenstein.
È lui che fa allontanare
Frankenstein dalla retta via
e lo attira nella sua visione distorta
di cosa dovrebbe fare della sua vita.
Non solo le abbiamo
creato l'acconciatura,
l'abbiamo anche vestita.
Che coppia di checche siamo, Colin.
Davvero.
Una coppia di checche.
Pretorius è un po' innamorato
del dottor Frankenstein.
La sensibilità gay
tende ad attirare gli emarginati.
Nel film ce ne sono parecchi.
Pretorius, per esempio.
Frankenstein diventa un emarginato
quando si lascia allettare
e abbandona la vita domestica
per tornare a essere uno scienziato pazzo.
E, in modo ancor
più evidente e drammatico,
il mostro è un emarginato.
Si è tentati di dedurre
che Whale si identificasse
con questo individuo emarginato,
non compreso dalla società.
Da ragazzo James Whale
sapeva cosa significasse
avere inclinazioni artistiche
in una città industriale,
in una famiglia operaia.
Ne era cosciente prima ancora
di viverlo da omosessuale.
Ma era anche un artista,
una persona sensibile,
e, come tale, oggetto di scherno.
Troviamo tratti simili
in molti personaggi del film.
Il film è un serio commento
sulle tensioni, talvolta violente,
tra la società
e l'individuo non conformista.
Il mostro è... l'id liberato,
che va tenuto sotto controllo,
perché una volta libero
diventa una minaccia per la società.
Qualcuno deve intervenire
per uccidere o domare
il mostro liberato.
È quello che fanno i paesani.
In Frankenstein
e ne La moglie di Frankenstein
i paesani sono i veri cattivi.
Specialmente alla fine di Frankenstein,
dove diventano una folla pronta a linciare.
Secondo Whale, quando la gente pensa
collettivamente diventa pericolosa.
In un certo senso, la folla
infuriata era più spaventosa
di qualunque mostro.
Con La canzone di Magnolia,
Whale realizzò quasi il sogno
di creare film di prestigio
avendo carta bianca.
Ma la Universal era sepolta dai debiti
e nel 1936 Carl Laemmle perse lo studio.
Whale ebbe una sua comoda nicchia
per cinque anni, sotto Junior Laemmle.
Poteva agire quasi
come un cineasta indipendente di oggi.
Non c'era nessuno,
né dirigente né produttore,
che gli desse ordini.
Quando i Laemmle persero
la Universal, le cose cambiarono.
Whale fu costretto
a lavorare per persone
che non vedevano di buon occhio
i suoi metodi.
Si passò alla produzione
tipo catena di montaggio
della MGM e degli altri studios.
Whale lavorava male
in quelle condizioni.
L'ultimo suo film per la Universal,
La via del ritorno,
era un coraggioso seguito
di All'ovest niente di nuovo.
Dietro pressioni della Germania,
il film subì grossi tagli
e fu un fiasco al botteghino.
Whale lasciò Hollywood nel 1941.
Pur stando bene economicamente,
non visse tanto da vedere il plauso
riscosso infine dalla sua opera.
Reso invalido e disorientato
da una serie di infarti, si suicidò nel 1957.
Senza il tocco magistrale di Whale,
i successivi film di Frankenstein
non convinsero la loro star.
Mio padre impersonò il mostro tre volte,
la terza volta
ne II figlio di Frankenstein,
e a quel punto decise di smettere.
Gli sembrava
che la storia si fosse esaurita
e che il mostro,
come lo aveva creato lui,
avesse fatto il suo tempo.
Temeva che sarebbe divenuto
oggetto di battute e copioni scadenti,
e molti sono d'accordo con lui.
Il film di Bill Condon Demoni e dei,
premiato con l'Oscar,
inscena una riunione tra le star de
La moglie di Frankenstein e il loro regista.
Ehi, tu, con la cinepresa.
Questo è un momento storico.
Questo è Mr James Whale,
che ha fatto "Frankenstein"
e "La moglie di Frankenstein".
E questi - lasci stare il bambino
per un secondo - sono il mostro
e sua moglie.
Oh, Karloff. Bene.
Non è bello essere famosi?
La moglie è una figura così iconica
che si ritrova in film di tutti i tipi.
Ne fanno una splendida parodia
in Small Soldiers.
La moglie di Frankenstein appare
in modo brillante ne La sposa di Chucky.
È viva/
Stiamo bene morti.
Se fai uno schizzo della moglie di
Frankenstein la gente la riconosce subito.
Ricordo che costruivo i kit Aurora
della moglie di Frankenstein
quand'ero piccolo,
molto prima di vedere i film,
e mi divertivo a far incedere
a grandi passi quelle creature
prima di andare a dormire.
Ci sono bambini
di sette, otto, nove anni
che conoscono
a memoria l'intero copione.
Con l'avvento dei video,
il film è arrivato in tutte le case,
e ora è anche in DVD.
Ne viene perpetuata la disponibilità.
Il suo fascino è duraturo
e multigenerazionale.
È uno splendido film,
l'opera di un genio.
È un film in cui la recitazione,
in particolare quella di Karloff,
di Elsa Lanchester e di Ernest Thesiger,
supera i livelli
hollywoodiani dell'epoca.
Sono interpretazioni
stupende, quasi liriche.
E se si vuole studiare un film
per vedere come un regista
vi infonde la propria personalità,
questo è il perfetto esempio.
Quando lo guardi ti sembra di aver
passato una serata con James Whale,
con il suo umorismo, le sue idee,
la sua prorompente personalità.
È tutto lì, nel film.
È come una serata
in compagnia di Jimmy.
Il 1935 fu un anno d'oro
per il cinema horror.
Oltre a questo film,
uscirono II segreto del Tibet,
I maghi del terrore, I vampiri di Praga
e Amore folle. Sono tutti classici,
ma La moglie di Frankenstein
li supera tutti di gran lunga.
Whale avrebbe dovuto dirigere
La figlia di Dracula,
una commedia nera
ancora più provocatoria de La moglie,
ma i censori respinsero il copione.
Non abbiamo la figlia,
ma abbiamo la moglie,
e di questo siamo grati.
Sono Joe Dante.