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MOSFILM
Quarta Unita' Creativa
Nome, cognome?
Mi chiamo Zharyj Jurij.
Di dove sei?
Sono arrivato da Kharkov.
Dove studi?
Studio in una scuola tecnica.
Ora faremo
una seduta.
Guarda solo me.
Guardami negli occhi.
Avanti.
Girati di spalle.
Concentra I' attenzione sulla mia mano.
La mano ti tira indietro.
Gira le mani.
Concentrati.
Tutta la tensione nelle mani.
I muscoli delle braccia si tendono.
Tutta la tua volonta', tutto il tuo
ardente desiderio di vincere
lo concentri
sulle tue mani.
I muscoli delle braccia
si tendono sempre di piu'.
Si tendono i muscoli. Ancora.
Guarda le tue dita.
Si tendono i muscoli delle dita.
Ora, da qui tutta la tensione
passera' alle tue dita.
Guarda le mani.
Jura, concentrati.
Quando dico «tre», le tue mani
diventano immobili.
Uno, due, tre!
Le mani sono immobili.
Non puoi muovere le mani.
Cerchi di muovere le mani,
ma sono immobili.
Ti e' difficile eseguire
il più' piccolo movimento.
Ora ti libererò' da questo stato
e tu parlerai con chiarezza,
liberamente e facilmente.
Per tutta la vita
parlerai chiaro e forte.
Guardami.
Tolgo la tensione dalle tue mani
e dal tuo linguaggio.
Uno, due, tre!
Chiaro e forte:
«lo posso parlare!»
LO SPECCHIO
Nei ruoli della Madre e di Natalia
Margarita TEREKHOVA
Sceneggiatura di Aleksandr MISHERIN
e Andrej TARKOVSKIJ
Regia di Andrej TARKOVSKIJ
Direttore della Fotografia
Gheorghij RERBERG
Scenografia di
Nikolaj DVIGUBSKIJ
Compositore Eduard ARTEMIEV
Sonoro di Semjon LITVINOV
Sottotitoli italiani di
Eleonora Volpe
Interpreti:
I. DANILTSEV
L. TARKOVSKAJA, A. DEMIDOVA
A. SOLONITSYN
N. GRINKO
T. OGORODNIKOVA
J. NAZAROV, O. JANKOVSKIJ
F. JANKOVSKIJ
J. SVENTIKOV, T. RESHOTNIKOVA
Il testo dell' autore e' letto da
I. SMOKTUNOVSKIJ
Le poesie di Arsenij TARKOVSKIJ
sono recitate dall' autore.
Brani musicali di
J.S. Bach, Pergolesi, Purcell.
LO SPECCHIO
La strada dalla stazione
passava per Ighnatjevo,
faceva una svolta
a poca distanza dalla fattoria
dove, prima della guerra,
trascorrevamo sempre I' estate
e poi, attraversando un fitto bosco di
querce, proseguiva per Tomshino.
Di solito, riconoscevamo i nostri
non appena sbucavano dal cespuglio
che cresce in mezzo al campo.
Se dopo il cespuglio svolta
verso casa, e' mio padre,
nel caso contrario, non e' mio padre
e questo vuol dire che
egli non verrà' mai più'.
Sto andando bene per Tomshino?
Non doveva svoltare
dopo il cespuglio.
– E questo… cosa…
– Cosa?
Perche' sta seduta qui?
– lo abito qui.
– Dove? Sullo steccato?
La interessa la strada
per Tomshino o dove vivo?
Ho portato con me tutti gli strumenti,
ma ho dimenticato la chiave inglese.
Non ha un chiodo
o un cacciavite?
Non ho nessun chiodo.
E perche' si innervosisce cosi'?
Mi dia la mano. Sono un medico.
Lei mi infastidisce.
Allora, devo chiamare mio marito?
Non ha nessun marito.
Manca la fede.
D' altro canto, oggi e' raro che
qualcuno la porti. Solo i vecchi.
Posso chiederle una sigaretta?
Perche' e' cosi' triste?
E lei perche' e' cosi' contento?
Fa piacere cadere
con una bella donna.
Sono caduto e qui ci sono tutti questi…
Cespugli, radici…
Non ha mai pensato che
le piante sentono, comprendono,
imparano perfino…
Gli alberi, questo noce…
– E' un ontano.
– Non importa.
Non corrono da nessuna parte.
Siamo noi che corriamo, ci diamo
da fare, diciamo sciocchezze.
Perche' noi non crediamo
alla natura che c' e' dentro di noi.
C' e' sempre sfiducia,
fretta,
mancanza di tempo
per pensare.
Lei e' un po'…
Non corro questo pericolo.
Sono un medico.
E la «Corsia Numero 6», allora?
Ma Cecov si e' inventato tutto.
Venga a Tomshino.
A volte, da noi si sta allegri.
Ha del sangue!
– Dove?
– Dietro I' orecchio!
Dei nostri incontri ogni istante
Onoravamo come un miracolo.
Soli, noi, nel mondo intero.
Tu eri più' audace e più' lieve
d' un' ala d' uccello.
Giù' per le scale, come vertigine,
Saltando gli scalini, correvi
Attraverso gli umidi lilla'
Verso i tuoi possedimenti
Oltre lo specchio.
Quando scese la notte,
Mi fu donata la grazia,
Aperti i battenti dell' altare
Neil' oscurità' s'illumino'
E lentamente s'incurvo' la nudità'.
E al risveglio: «Sia tu benedetta!»
Dissi, sapendo che' era ardita
La mia benedizione: tu dormivi
E a sfiorarti le palpebre
Con I' azzurro dell' infinito
Verso te si tendevano
Dalla tavola i lilla'
E le ciglia carezzate dall' azzurro
Eran serene e la mano calda.
Nel cristallo pulsavano i fiumi,
Fumavan le montagne e rilucevano i mari.
Nella tua mano, una sfera
Di cristallo e dormivi tu in trono.
E – oh, Signore! –
Tu eri mia.
Appena desta, tramutasti
L' umano vocabolario d' ogni di'.
E il linguaggio, qual forza vibrante,
Riempi' la gola
E la parola «tu» mostro'
Un senso nuovo
che diceva «re».
Al mondo tutto muto', perfino
Le semplici cose – il catino,
la brocca – quando
Fu tra noi, qual guardiano,
Dura e a strati, I' acqua.
Fummo trasportati nell' ignoto,
Dinnanzi a noi s' aprirono
come miraggi
Citta' costruite per incanto.
Si stese sotto i nostri passi la menta
E gli uccelli ci seguirono per via
E i pesci risalirono il fiume
E il manto celeste
si stese ai nostri occhi,
Mentre il destino seguiva
le nostre orme
Come un pazzo col rasoio
nella mano.
Oh, Signore! Dunja!
Che succede, Pasha?!
Un incendio, ma non gridate.
Se mi capiti a tiro!…
E se Vitka fosse rimasto la'?
E se fosse bruciato?
E KIanka dov' e'?
Che c' e'?
Papa'.
– Aleksej.
– Ciao, ma'.
Perche' hai la voce cosi'?
Niente di terribile,
un' angina, forse.
Sono tre giorni che
non parlo con nessuno.
Mi sembra perfino che sia
un bene tacere un po'.
Le parole non sono in grado
di trasmettere tutto
quel che prova un essere umano,
sono troppo deboli.
Ti ho appena visto in sogno.
Come se fossi ancora bambino…
A proposito, in che anno
papa' ci ha lasciati?
Nel 1935. Perche'?
E l'incendio? Ti ricordi che
brucio' il fienile alla fattoria?
Fu proprio allora, nel '35.
Va bene, mi hai fatto una testa cosi'.
Sai… Lisa e' morta.
Quella con cui lavoravo
in tipografia.
– Oh, Signore… Quando?
– Stamattina, alle 7.
Che ore sono?
Che ore sono adesso?
– Intorno alle sei.
– Del mattino?
Che ti succede? Di sera.
Mamma, perche' bisticciamo sempre?
Perdonami, se e' colpa mia.
Tipografia.
Prossima fermata: Serpukhovskaja.
Dov' e' che va cosi' di fretta?
Buon giorno.
Dov' e' il riscontro
che stavo leggendo?
Non lo so. Faccio subito.
Qui c' e' Elizaveta Pavlovna.
Marusja, che c' e'?
Qualcosa nelle bozze serali?
Nell'edizione "Letteratura Statale"?
Non t'innervosire!
Bisogna dare un' occhiata
nell' armadio di composizione.
Non e' un gran guaio.
Un' edizione cosi'!
Qualunque edizione dev' essere
senza errori di stampa.
Sta' zitta, idiota.
– Che succede?
– Niente di male.
Voglio vedere…
Può' darsi che mi sbagli…
Andiamo per ordine.
E' meglio che faccia da sola.
Hanno tutti troppa fretta,
nessuno ha mai tempo!
Credete che abbia paura?
Si, capisco, lasciamo che
abbiano paura gli altri.
Lasciamo che qualcuno lavori
e qualcun altro abbia paura.
Allora, cos' e' successo?
Quel che e' successo, e' successo.
Siamo stati tutta la notte in stampa…
Fin dal mattino, ieri, ti attendevo.
Essi han capito che
non saresti venuta.
Ricordi, com' era il tempo quel giorno?
Una festa!
E io ero senza paltò'.
Oggi che sei venuta, ci han dato
Un giorno particolarmente uggioso
E a tarda ora, la pioggia.
Le gocce scorron giù'
per i freddi rami,
Ne' può' la parola scioglierle,
ne' il fazzoletto asciugarle…
Insomma, non e' accaduto nulla?
Tutto a posto.
Nulla… E' stato semplicemente
un terribile errore.
Perche' piangi, allora?
Avevo anche visto com' era
stata assemblata, questa parola.
Quale?
Bene!
Questo e' alcool.
Poco, ma tutto a proposito.
Sei completamente bagnata.
Spaventapasseri!
Davvero, sono tutta bagnata.
lo, magari, vado a fare una doccia.
Dove sara' il pettinino?
Lo sai a chi assomigli, adesso?
– A chi?
– A Marja Timofeevna.
Quale Marja Timofeevna?
Tieni. Stavi cercando il pettinino.
Senti, quale Marja Timofeevna?
Una cosi'. La sorella
del capitano Lebjadkin.
Somigli sorprendentemente
alla Lebjadkina.
E in cosa esattamente
le somiglio?
Tutto sommato, Fjodor Mikhajlovitch…
Checche' tu ne dica…
Cosa?
«Lebjadkin, porta dell' acqua».
La differenza e' che il fratello non le
porta I' acqua, ma la picchia.
Spiegati, non capisco.
Tutta la tua vita e':
«porta dell' acqua!».
Una parvenza d'indipendenza.
Se qualcosa non ti va a genio,
tu fai finta che
non esista.
Ma che stai dicendo?!
Mi sorprende la pazienza
del tuo ex-marito.
Doveva scappare
molto prima.
Ma che vuoi da me?
Mica lo riconosceresti, anche
se fossi colpevole? Mai!
Hai creato questa situazione
con le tue stesse mani!
Se non sei stata capace di far
arrivare il tuo caro consorte
a questa tua insensata
condizione di emancipazione,
considera che si e' salvato in tempo.
E i figli tu li farai diventare
senza dubbio infelici.
Piantala di dire sciocchezze!
Ma che hai? Masha!
Lasciami in pace!
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura…
L' ho sempre detto che
tu somigli a mia madre.
Forse e' per questo che
ci siamo lasciati.
Vado notando con orrore che Ighnat
sta diventando come te.
Perche' con orrore?
lo e te non siamo mai stati
capaci di parlarci normalmente.
Quando ricordo l'infanzia
e mia madre,
chissà' perche', mia madre
ha sempre il tuo volto.
Anzi, so il perche'.
Ho uguale pena di entrambe,
di te e di lei.
Perche'?
Ighnat, metti il bicchiere a posto!
Tu non sarai mai capace di vivere
in modo normale con qualcuno.
Può' darsi.
Non te la prendere.
Chissà' perche', sei convinto
che il solo fatto
che tu esista
debba rendere tutti felici.
Tu pretendi solamente.
Perche' sono stato educato
dalle donne.
Se non vuoi che Ighnat
diventi come me,
prendi marito al più' presto.
– Echi?
– Questo non lo so.
Oppure lascia Ighnat a me.
Perche' non hai fatto pace con
la mamma? La colpa e' tua, no?
Colpa di che?
Si e' auto-convinta di sapere meglio
di me come devo vivere
e che può' rendermi felice.
Per quel che riguarda la mamma,
io sento più' acutamente di te.
Cos' e' che senti più' acutamente?
Ci stiamo allontanando
I' uno dall' altra
e io non posso farci nulla.
Natalja, distrailo!
Parla di nuovo della Spagna!
Finirà' tutto con una lite.
Volevo chiederti una cortesia…
Stiamo facendo la ristrutturazione.
Ighnat vorrebbe vivere
una settimana da te.
Ne sarò' molto lieto.
Cosa dice?
Sta mostrando il famoso
torero Palomo Linares.
Più' di tutto
lo ha commosso I' addio.
Lo ha accompagnato tutta la citta'.
Tutti cantavano e danzavano.
Solo sua madre non poteva,
era ammalata.
E suo padre se ne stava in disparte,
triste e silenzioso.
Aveva capito che tutti
pensavano la stessa cosa:
si sarebbero rivisti, un giorno,
oppure no?
Mi stai prendendo in giro?
Quanto tempo perso a insegnarti,
senza che ne venisse fuori nulla
e invece tu puoi!
E' stato in Spagna,
ma non ha capito nulla.
E lei non vorrebbe
tornare in Spagna?
Non posso, mio marito e' russo.
E anche i figli sono russi.
Le parlerò' io stessa!
Ighnat!
Vieni qui! lo vado via.
Sempre la stessa storia, vai di fretta…
Non starli a sistemare, dammeli cosi'.
– Scariche di elettricità'.
– Che elettricità'?
Come se questo fosse già' successo…
Mentre, invece, sono qui
per la prima volta.
Dammi il denaro
e smettila di fantasticare.
Metti a posto,
non lasciare tutto sporco.
Non toccare niente, qui.
Se viene Marja Nikolaevna,
dille di non andarsene.
Entra. Buon giorno.
Ancora una tazza
per il giovanotto.
Per favore, prendi il quaderno
nell' armadio, sulla terza mensola.
Leggi la pagina
segnata col nastro.
«Rousseau, alla domanda su come
influiscano le scienze e le arti
sui costumi della gente, rispose:
«negativamente».
Leggi solo quel che e' segnato
con la matita rossa.
«Malgrado il fatto che… »
Ah, no…
«La divisione delle Chiese
ci ha separati dall' Europa.
Noi non abbiamo preso parte
a nessuno dei grandi avvenimenti
che I' hanno scossa.
Tuttavia, abbiamo avuto
un nostro ruolo particolare.
La Russia, coi suoi spazi immensi,
ha fermato l'avanzata dei mongoli.
I tartari non hanno osato attraversare
i nostri confini occidentali.
Sono tornati nei loro deserti
e la civiltà' cristiana
e' stata salva.
Per raggiungere questo scopo,
noi dovevamo condurre
un' esistenza particolare che,
pur conservandoci cristiani,
ci ha resi estranei
al mondo cristiano.
Per quel che riguarda
la nostra insignificanza storica,
non posso essere d' accordo con voi.
Non trovate nulla
di notevole nella condizione
in cui si trova oggi la Russia
e che possa sorprendere
lo storico del domani?
Benche' io sia sinceramente
legato al sovrano,
non sono affatto entusiasta
di quel che vedo intorno a me.
Come letterato sono irritato,
sono offeso, ma giuro che
per nulla al mondo
vorrei cambiare patria,
oppure avere alle spalle
una storia che non fosse
la storia dei nostri avi,
cosi', quale Dio ce I' ha data».
Dalla lettera di Pushkin a Ciajadaev,
19 ottobre, 1836.
Va' ad aprire.
Devo aver sbagliato appartamento…
Ighnat, come va?
Marja Nikolaevna e' venuta?
No… e' venuta solo una che…
Ha sbagliato appartamento.
Trovati un' occupazione, oppure
fa' venire qualche ospite.
Conosci delle ragazze?
Quelle della mia classe? Ma no!
lo alla tua età' già' mi innamoravo…
Durante la guerra…
C' era una rossa…
Aveva sempre le labbra screpolate.
Le faceva la corte il nostro
comandante contuso.
Mi senti?
Dove hai sparato?
Pensi che non abbia visto?
Hai sparato verso I' alto.
E allora?
La' non c' e' nessuno.
E se ci fosse stato?
La' ci sono gli alberi.
E se qualcuno fosse salito sull' albero?
C'e' stato l'ordine di girare!
Metti a posto il fucile.
Mi sono girato.
Hai studiato il Regolamento del
Servizio Effettivo dell' esercito?
Girare, in lingua russa, vuol dire
esattamente quel che ho fatto.
«Giro completo» vuol dire
un giro a 360 gradi.
Quali gradi? Dietro front!
Alla linea di fuoco, marsh!
E io ti rispedisco dai genitori.
Da quali genitori?
Da quelli che si deve.
Che linea di fuoco?
Stenditi sul tappeto!
I suoi genitori sono morti
durante I' assedio.
La linea di fuoco e'…
la linea di fuoco.
– Markov.
– Presente.
Enumera le parti principali…
Fucile.
Calcio.
– Canna.
– Canna sarai tu!
E la canna, allora, cos' e'?
Ragazzi! Una granata!
E' una bomba a mano!
No!
A terra!
Ti ammazza!
Ma e' solo da addestramento!
E tu saresti di Leningrado,
un assediato!…
Non credo ai presentimenti.
E non ho paura delle credenze.
Ne' la calunnia, ne' il veleno rifuggo.
Al mondo non esiste la morte.
Sono immortali tutti
E tutto e' immortale.
Non e' da temersi la morte
ne' a diciassette anni,
Ne' a settanta…
Esiston solo la realta' e la luce.
Non esistono il buio
ne' la morte, a questo mondo.
Noi tutti siamo sulla riva del mare
E io sono tra coloro
che scelgono le reti,
Quando arriva l'immortalità'.
Abitate nella casa
e quella casa non crollerà'.
lo richiamerò' un secolo qualunque,
In esso entrerò' e una casa costruirò'.
Ecco perche' sono con me
i vostri figli
E le spose vostre son con me,
alla stessa tavola.
La tavola e' la stessa per il bisavolo
e per il nipote:
L' avvenire prende forma adesso.
E se solleverò' la mano,
Cinque raggi resteranno con voi.
Ogni giorno del passato, qual puntello,
Cogli omeri miei ho sostenuto.
Il tempo con la catena da agrimensore
ho misurato
E attraverso di esso, come i monti
Urali, son passato.
Un secolo mi son scelto,
adatto alla mia statura.
Si andava verso Sud, sollevando
polvere sulla steppa,
Fumando malerbe, il grillo si trastullava,
Toccando coi baffi i ferri di cavallo,
a far previsioni…
Mi prediceva la morte, come un monaco.
Legai allora il mio destino alla sella
E avanzando verso i tempi futuri,
Mi sollevavo sulle staffe,
come un bambino.
Ma l'immortalità' mi basta,
E affinchè' il mio sangue di secolo
in secolo scorra nelle vene,
Per un angolino sicuro e caldo
lo volentieri pagherei con la vita,
Se il suo ago volante
Non mi conducesse, come un filo,
in giro per il mondo.
Marusja! E i bambini?
Dove sono i bambini?
Diro' che hai rubato un libro.
– Cosa?
– Lo diro'.
– Insomma!
– Va', dillo!
Lo diro' lo stesso.
Marina!
Dovresti passare più' spesso.
Lo sai quanto gli manchi.
Lascia che Ighnat viva con me.
Fai sul serio?
Hai detto tu stessa
che lui lo vorrebbe.
Non ti si può' dire niente…
Credi che me lo sia inventato
per diletto?
Chiediamolo a lui.
Che decida lui…
Tra I' altro, sara' meglio anche per te.
Che cosa sara' meglio?
Hai raccolto i libri di testo?
Va' a salutare tuo padre.
lo e la mamma volevamo chiederti…
Cosa?
Non sarebbe meglio
se tu vivessi con me?
Come?
Vivremo insieme.
Non lo hai detto alla mamma?
Cosa ho detto? Quando?
No, non ce n' e' bisogno.
Davvero, io e lei
ci somigliamo molto.
Non avete proprio niente in comune!
Cosa vuoi dalla mamma?
Che rapporti?
Quelli dell' infanzia
sono ormai impossibili.
Parli di un senso di
colpa nei suoi confronti,
dici che ha dato la sua vita per voi…
Che vuoi, tu non
puoi farci niente.
Intanto, lei vuole che
diventi di nuovo piccolo,
affinchè' lei possa portarti
in braccio e difenderti.
Ma perche' non mi occupo
degli affari miei?
Come al solito…
Perche' ululi? Spiegamelo.
Devo sposarlo
oppure no?
– Lo conosco?
– No…
E' ucraino?
Che importanza ha?
– Di cosa si occupa?
– E' uno scrittore.
Il suo cognome, per caso,
non e' Dostojevskij?
Dostojevskij.
Non ha ancora scritto nulla,
non lo conosce nessuno.
E' già' sui 40?
Vuol dire che e' una nullità'.
Sei molto cambiato.
E' una nullità', non scrive niente.
Scrive, ma non viene pubblicato.
Ammira: il nostro caro discolo
ha incendiato qualcosa.
E' inutile che tu faccia dell' ironia
a proposito dei suoi cattivi voti.
Se non finisce la scuola,
fara' il servizio militare e tu
andrai a strisciare presso le varie
istanze, perche' gli diano I' esonero.
Ecco i frutti della tua educazione.
Tra I' altro, al servizio militare
non gli succederbbe nulla di male.
Perche' non telefoni alla mamma?
Dopo la morte di zia Lisa
e' stata tre giorni a letto…
Doveva venire qui
alle cinque.
Ti e' tanto difficile
fare il primo passo?
Stiamo parlando di Ighnat.
Può' darsi che anch' io
abbia delle colpe.
Oppure, ci siamo semplicemente
imborghesiti?
La nostra borghesia ha qualcosa
di sonnolento, di asiatico.
La proprietà' privata non esiste,
ma la prosperità' aumenta.
Non si capisce niente.
Perche' ti irriti?
Il figlio quindicenne di certi
miei conoscenti ha detto:
«Vi lascio. Mi fa schifo
stare a guardare come
vi date da fare per
essere nostri e vostri».
Un bravo ragazzo.
Non come il nostro citrullo.
Il nostro, purtroppo, una cosa
cosi' non la direbbe.
Mi immagino questi conoscenti!
Non sono peggiori di noi.
Lui lavora al giornale.
E anche lui, tra I' altro,
si considera uno scrittore.
Solo che non riesce a capire
che un libro non e' un mezzo per
guadagnare, ma un' impresa.
Un poeta e' chiamato a creare
sconvolgimenti spirituali,
non a creare idolatri.
Insomma, che devo fare?
Sposarti.
Non ricordi a chi e' che apparve
la visione di un cespuglio infuocato?
Cioè', un angelo sotto forma
di cespuglio?
Non ricordo. Ad ogni buon conto,
non a Ighnat.
E se lo mandassimo
alla Scuola di Suvorov?
L' angelo in forma di cespuglio
infuocato apparve al profeta Mose'.
Egli porto' il suo popolo
oltre il mare.
Perche' io non ho mai avuto
apparizioni del genere?
Faccio sempre lo stesso sogno
con sorprendente frequenza.
Come se cercasse
di costringermi a tornare
in quei luoghi disperatamente amati
dov' era la casa di mio nonno,
dove nacqui 40 anni fa, sul tavolo
da pranzo. Ma quando voglio
entrare nella casa, c' e' sempre
qualcosa che me lo impedisce.
Sogno questo molto spesso.
E quando rivedo le pareti di assi
di legno e I' oscurità' del vestibolo,
già' in sogno so che
sto solo sognando.
Cosi', un' insostenibile gioia viene
rovinata dall' attesa del risveglio.
A volte, succede qualcosa
e smetto di sognare
sia la casa che gli abeti intorno
all' abitazione della mia infanzia.
Allora, comincia la nostalgia.
Aspetto con impazienza
questo sogno
per potermi
rivedere bambino
e sentirmi
di nuovo felice,
perche' e' ancora tutto nel futuro,
perche' tutto e' ancora possibile…
Mamma.
– Mamma, stanno aprendo.
– Che hai?
Buon giorno.
Buon giorno.
– E' lei Nadezhda Petrovna?
– L' ho già'…
Sono la figliastra di Matvej Ivanov.
Era un amico di suo marito.
Quale Matvej?
E' un medico, prima abitava qui
e poi si e' trasferito a Jurevetz ed e'
diventato medico legale.
Viene dalla citta'?
Siamo di Mosca, ma abbiamo
una stanza a Jurevetz.
Siamo stati evaquati lo scorso autunno.
Hanno cominciato a bombardare Mosca
e io ho due bambini.
Intanto, qui la mamma
ha delle vecchie conoscenze…
Mio marito adesso non c' e',
e' in citta'.
Smettila di grattarti!
Ho bisogno di voi.
Ho un segreto femminile per lei.
Entri.
Perche' stiamo qui in piedi…
Si pulisca le scarpe.
Masha ha lavato i pavimenti.
Tu resta un po' qui.
Non staremo via molto.
Perche' te ne stai al buio?
Si e' spenta?
Perche' non ci hai chiamati?
– Come ti chiami?
– Aljosha.
Ho un figlio anch' io,
certo, non cosi' grande.
E' difficile coi bambini, adesso,
con la guerra.
lo vorrei avere ancora una bambina.
Vuole dare un' occhiata? Dorme.
Facciamo piano piano.
E' delizioso.
Poco tempo fa, ha chiesto al padre:
«Perche' 5 kopeke sono più' grosse,
e la moneta da 10 e' più' piccola?».
lo sono rimasta terribilmente sorpresa
e suo padre non ha saputo rispondere.
Voleva avere una figlia.
Le aveva anche trovato il nome.
lo avevo preparato il corredo
rosa, la copertina e il nastro.
Poi ho dovuto rifare tutto.
Ci ha dato un sacco di lavoro,
questo brigante.
Ti abbiamo svegliato?
Ecco che mamma che hai,
chiacchiera sempre.
Chi e' venuto a trovarci?
Degli sconosciuti?
Allora, non riesci
proprio a svegliarti?
Dormi, su, fragolina mia.
Mi stanno bene? E I' anello?
– Che ha?
– Mi sento poco bene.
Si e' stancata,
non ci ho pensato subito.
Beva, si riscaldi.
Mi sono distratta con le chiacchiere,
invece di preparare la cena.
Non se ne dia pensiero, la prego.
– Come posso lasciarla andare cosi'?
– Abbiamo mangiato prima di uscire.
Che brutta tosse.
Corre dappertutto…
Bisogna farlo visitare
da mio marito.
Non possiamo aspettare,
ci vogliono due ore per tornare.
E gli orecchini?
Il denaro lo ha mio marito.
Uccideremo un galletto.
Ho solo una richiesta da farle…
Sono al quarto mese,
ho continuamente la nausea.
Anche quando mungo la vacca,
mi viene proprio una cosa qui…
e un gallo…
Non potrebbe farlo lei?
Faccio io…
Anche lei?
No, e' solo che non
I' ho mai fatto.
Ma e' una sciocchezza. Immagino che
a Mosca li mangiavate già' ammazzati.
lo lo faccio qui,
su questo ceppo.
Ecco I' accetta. Mio marito
I' ha affilata stamattina.
– In camera?
– Metteremo un catino.
E domani vi darò'
del pollo da portare via.
Non ce la faccio.
E se chiedessimo ad Aljosha?
E' pur sempre un uomo.
Perche' Aljosha?
Allora lo tenga forte, senno'
scappa e rompe tutti i piatti.
Oh, proprio non… Allora?
Calmati! Andra' tutto bene.
Peccato che ti vedo
solo quando
sto molto male.
– Mi senti?
– Si.
Ed eccomi volata in aria.
Che hai, Marusja?
Ti senti male?
Non ti meravigliare.
Ti amo.
Se ne va? E gli orecchini?
Tra poco arriva mio marito.
– Il denaro ce I' ha lui.
– Abbiamo cambiato idea.
Ci sono 15 verste fino alla citta'.
Dove volete andare, di notte?
Non fa niente, non si preoccupi.
L' uomo ha un corpo,
Una cella d'isolamento.
Di tale involucro
L' anima e' stanca,
Le orecchie e gli occhi
Grandi un soldo,
E la pelle – una cicatrice dietro l'altra –
Tirata sopra le ossa,
Vola attraverso le cornee
Verso celesti sorgenti,
Verso il gelido raggio
Del cocchio degli uccelli
E ode attraverso le sbarre
Della sua vivente prigione
Il mormorio dei boschi e dei campi
E la tromba dei sette mari.
L' anima peccherebbe senza il corpo,
Come un corpo senz' abiti indosso,
Non avrebbe pensieri, ne' gesti,
Ne' propositi, ne' parole.
Un indovinello senza soluzione:
Chi tornerà' a ritroso,
Dopo aver danzato sullo spiazzo
Dove non c' e' chi possa danzare?
Allora io sogno un' altr' anima,
D' altri abiti vestita:
Passando veloce dal timore
Alla speranza, essa arde
Di fuoco e d' alcool,
E priva d' ombra se ne va per la terra,
Lasciando sulla tavola
Un ramo di lilla' per ricordo.
Corri, bambina, non pianger
Per la povera Euridice
E col bastoncino spingi per il mondo
Il tuo cerchio di rame,
Finche' risuoni almeno un poco,
In risposta ad ogni tuo passo,
Allegro e deciso,
Il rumore della Terra nelle orecchie.
Mamma, la lampada a petrolio fuma.
Come?
Tutto dipende da lui stesso.
Possibile che un' angina possa
avere conseguenze simili?
Che c' entra I' angina?
– E' un caso comune.
– Comune?
Impovvisamente muoiono la madre,
la moglie, il bambino…
Pochi giorni e una persona non
c' e' più'. E prima era del tutto sana.
Ma non gli e' morto nessuno!
Ma esistono la coscienza… la memoria…
Cosa c' entra la memoria?
– Lo credete colpevole di qualcosa?
– Lui lo crede.
Lasciatemi in pace!
– Ha detto qualcosa?
– Lasciatemi in pace!
Volevo soltanto essere felice.
E cosa ne sara' di tua madre,
se tu non ti alzi?
Non fa niente, si sistemerà' tutto…
Tutto…
Chi vorresti di più',
un bambino o una bambina?
FINE