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Sono Antonio Ingroia
procuratore aggiunto a Palermo
ho lavorato per tanti anni
vent'anni ormai alla procura di Palermo
come pubblico ministero anti-mafia
ho iniziato la mia carriera con Falcone e Borsellino
e ho condotto tante indagini e processi sulla mafia
sui rapporti mafia-politica, mafia-economia
credo con qualche buon risultato.
Ho avuto una carriera piena di soddisfazioni ma anche piena di difficoltà
affrontare un'organizzazione come la mafia
non è una cosa semplice, perchè la mafia è sopratutto un sistema di potere
un sistema di potere criminale che ha molte coperture, che ha molte entrature
nella società, nel mondo delle istituzioni, nel mondo della politica e dell'economia
e anche nel mondo della magistratura.
E quando poi ti occupi non solo della mafia militare
ma anche del rapporto fra mafia istituzioni, mafia e politica, mafia e economia
è chiaro che i guai vengono presto, ci sono le noie
ci sono gli attacchi
io sono stato spesso oggetto di attacchi politici, di campagne di stampa di delegittimazione
di denigrazione, mi sono sentito a volte isolato, bersaglo a volte di critiche anche interne alla magistratura.
Non è facile diciamo operare in queste situazioni
però quando sei con la coscenza a posto
quando hai una tua motivazione forte
e quando hai tanti amici che ti aiutano e ti sostengono si riesce ad andare avanti.
La mia scelta di andare in Guatemala
non è ne una fuga, ne un abbandono e neppure un esilio
io avvertivo da un pò l'esigenza di chiudere per un certo periodo
un capitolo importante professionale della mia vita
e ho chiuso l'indagine più importante degli ultimi anni
l'indagine sulla cosidetta trattativa fra stato e mafia
contemporaneamente le nazioni unite mi hanno offerto un incarico internazionale
e io sono sempre stato convinto che la mafia va affrontata non solo a livello nazionale ma anche trans-nazionale
ho chiesto un pò di tempo, ho chiesto una proroga alle nazioni unite perchè potessi prima completare l'indagine
e appena completata l'indagine mi sono deciso di accettare l'incarico
e vado in Guatemala senza rimpianti ma con grande entusiasmo.
L'Italia sta attraversando un momento complicato
ma che nel contempo ha dentro di se dei fattori positivi e dinamici.
Si può migliorare, si può cambiare si può svoltare
ed io sto andando in Guatemala ma non ho intenzione di perdere di vista l'Italia, anzi
ho sempre interpretato il mio ruolo partecipando attivamente al dibattito nel mio paese
e lo farò anche dal Guatemala.
E proprio perchè voglio stimolare sempre di più questo movimento
io vedo che cresce, un movimento che vuole più giustizia e vuole più verità
e su questo mi impegnerò a fondo.
Se ci guardiamo indietro, noi vedremo che ad esempio l'Italia
la Sicilia è stata in preda della mafia per decenni e decenni
oggi la mafia non è stata sconfitta, però la mafia è costretta un pò a nascondersi
a mimetizzarsi, a restare invisibile
e allora questo significa che la mafia ha un pò, diciamo, di vergogna
ed è costretta appunto ad arretrare
e contro di questo dobbiamo impegnarci più a fondo
e sopratutto quello di cui abbiamo bisogno è l'impegno dei giovani
abbiamo bisogno di una nuova classe dirigente che non faccia più patti osceni con le mafie.
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