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TEDxCartagine Evento TED organizzato in maniera indipendente
20 marzo 2011 Città delle Scienze - Tunisi
(Applausi)
Grazie, prima di tutto vorrei dire che sono molto contento
e molto emozionato di presentare davanti a voi
dopo una performance così emozionante.
Dunque, la rivoluzione tunisina e la rivoluzione egiziana
hanno permesso tra le altre cose di ristabilire la libertà d'espressione
e questa libertà, con la fine della censura che ne è scaturita,
permetterà automaticamente
di aumentare la quantità di contenuti
prodotti dagli egiziani e dai tunisini
che possono d'ora in poi esprimersi come pare loro.
E questo movimento, in parallelo all'evoluzione che si ha
dall'inizio della società dell'informazione e della comunicazione
da una ventina d'anni, e che produce sempre più contenuti
porta a ciò che potremmo definire infobesità,
ossia che siamo sommersi
da una valanga di contenuti.
Tutti i giorni su Twitter si crea una ventina di Gigabyte di dati
che sono prodotti unicamente dai tweet,
su Facebook siamo nell'ordine dei 70 Terabyte di dati prodotti
Tutta questa mole di informazioni, questa quantità inedita
cambia completamente il prodotto dei media tradizionali.
Prima era assai facile distinguere i giornalisti,
sapere come erano prodotte le informazioni,
perché c'erano i giornalisti che arrivavano,
raccoglievano i fatti, erano chiaramente identificabili
dalle testate,
avevano anche fisicamente delle cartelle stampa
e li si vedeva così come su questa immagine,
li si vedeva su una tribuna.
Oggi è completamente diverso
perché tutti sono potenzialmente un medium,
tutti hanno un profilo su Facebook,
un profilo su Twitter,
un profilo su Flickr o Youtube,
che permette di pubblicare direttamente come i giornalisti.
Al di là di questo, questa foto di Obama non è stata scelta a caso,
anche gli uomini politici sono diventati dei media:
a proposito di Obama, ha milioni di fan su Facebook,
lì può toccare direttamente e può aggirare completamente
l'ecosistema mediatico tradizionale.
Dunque, gli uomini politici sono diventati dei media,
le imprese sono diventate dei media,
le ong sono diventate dei media,
e tutti sono al giorno d'oggi un medium.
Il problema che si pone al di là di questo è che
i contenuti che vengono prodotti non lo sono necessariamente in una forma molto intelleggibile.
Qui ho preso qualche minuto della timeline "Tunisi"
su Twitter ieri, e ciò che si nota
leggendo i tweet uno per uno
è che è molto difficile trovare informazioni interessanti.
Siamo di fronte a un vero e proprio valanga di contenuti
ed è dentro a questo valanga di contenuti
che i giornalisti di oggi dovranno trovare le informazioni.
Poco fa parlavo di 70 Terabyte
prodotti su Facebook ogni giorno.
Un quotidiano, tipo Le Monde, produce
una quantità compresa tra 1 e 10 Megabyte di dati.
Quindi, il giornalista deve fare una sintesi
scalando di 100 millioni di volte l'informazione prodotta
per restituire un'informazione digeribile all'utente finale.
Inoltre, si pone un altro problema:
ieri l'informazione era rappresentata da un testo, un video, un suono.
Oggi, sempre di più,
l'informazione si presenta sotto forma di database.
Qui vediamo un estratto dei documenti sull'Afghanistan messi on line da WikiLeaks,
e constatiamo che quanto ci si fruga dentro
se li si legge uno per uno è molto difficile trovarvi un senso,
ed è per questo che i giornalisti devono acquisire delle competenze
di data mining, che vuol dire essere in grado di usare un linguaggio come Mysql,
essere in grado di usare programmi come Access, o come Excel,
ed è così che giornalisti del Guardian o del New York Times
o dello Spiegel sono riusciti, come possiamo vedere qui,
su un dettaglio di documento di WikiLeaks riguardante l'Iraq,
a preparare dei dati pertinenti.
Oltre al livello micro presente nei dati bisogna anche
allargare il quadro e andare al livello macro con l'analisi delle tendenze,
allo stesso modo, per riprendere l'esempio di WikiLeaks,
è così che i giornalisti hanno potuto dimostrare
che la situazione in Afghanistan peggiorava di mese in mese
il che ha messo completamente in ombra il discorso delle potenze occidentali sulla faccenda.
Nello stesso ordine d'idee oggi abbiamo
una start-up tedesca che usa i dati
inviati via gsm per prevenire gli ingorghi
perché oggi i sistemi gsm sono sempre connessi
e stimando la velocità, si può sapere come si formano gli ingorghi.
I giornalisti stessi possono usare lo stesso tipo di dati,
ed è particolarmente calzante nel quadro delle rivoluzioni per esempio,
in cui si può dire quanti manifestanti ci sono in un dato posto, o dove vanno,
ed è compito del giornalista occuparsene.
Ora, non tutti i dati sono disponibili on line
e a volte bisogna andarseli a cercare
con l'aiuto della propria communità, con quello che si chiama "crowdsourcing",
ne riparleremo più tardi.
Qui abbiamo l'esempio di un sito indiano che si chiama
ipaidabribe.com
in cui gli utenti possono entrare e dire
"ho pagato una mazzetta alla tal ora, nel tal posto, alla tal persona,
per questo problema."
e di conseguenza è il primo database sulla piccola corruzione in India.
Questo genere di crowdsourcing è del tutto applicabile alla Tunisia.
L'altro giorno leggevo un articolo su Nawaat
riguardo alle condizioni della sanità tunisina,
e addirittura si potrebbe domandare ai tunisini
quali sono i problemi che incontrano, in quali ospedali,
in quali reparti, con quali medici.
Questo esempio non è anodino perché nel 2008 in Serbia
c'è stata una blogger che ha chiesto alle giovani madri
cosa pensavano delle condizioni in cui dovevano partorire
e molto rapidamente ha raccolto centinaia di testimonianze
che facevano luce su quello che dicevamo, quali dottori prendevano delle mazzette,
quali erano i reparti maternità in cui si era curate meglio
e di conseguenza grazie a questo sono riusciti a fare una petizione
al Ministero della Salute e far veramente cambiare le cose.
Ed è per questo che una volta che si è identificato il problema
che si è cercato di risolverlo con una comunità
secondo me bisogna piantarla con il gotcha journalisme.
Cos'è il gotcha journalisme?
È il giornalismo per cui identifico un problema, ci punto il dito contro,
dico "non va bene" e vado avanti senza fare niente.
Si può dire che questo tentativo di cambiare le cose
rispetto al giornalismo nuoce un po' all'obiettività
ma d'altro canto quando Greenpeace fa un'inchiesta
sui componenti elettronici dei computer
dicendo che sono pericolosi per l'ambiente
si tratta di giornalismo,
e non si può dire con questo che Greenpeace non tenti di cambiare le cose.
Quando la Quadrature du Net in Francia fa un'inchiesta
sul trattato ACTA sulla proprietà intellettuale
è anche questo giornalismo,
e non si può dire con questo che la Quadrature du Net faccia in modo che il trattato non venga firmato.
Quindi, bisogna che il giornalismo di domani,
parta dall'identificazione di un problema,
che lo dimostri, e che cerchi di risolverlo con una comunità.
ed è per questo che bisogna diventare degli architetti dell'informazione,
non più giornalisti che scrivono un articolo al giorno
ma veramente arrivare, aggiustamento dopo aggiustamento,
a fare in modo di
risolvere i problemi con cui abbiamo a che fare oggi.
Ed è dunque per questo che bisogna raggruppare delle competenze
bisogna passare al giornalismo cosiddetto "di progetto".
Ho parlato di data mining, di training analysis, di crowdsourcing
e per questo ci vogliono degli statistici,
ci vogliono degli architetti di database,
ci vogliono dei designer, degli esperti di ergonomia cognitiva,
e in tutto questo il giornalista diventa un responsabile di progetto,
che raccoglie intorno a sé le migliori competenze per risolvere un problema della società.
Questo permette anche al giornalismo di sperimentare in un nuovo campo
specialmente ciò che si può chiamare "bei media".
Dato che online si è liberi dalla periodicità
si può andare molto in là con il rinnovamento
e fare appello a nuovi mestieri.
Qui avete la prima pagina di OWNI
per la giornata delle donne, ad esempio,
per questa abbiamo lavorato con il fotografo di uno studio fotografico
ed è la foto stessa che fa riflettere l'utente.
In questo modo ci si può rivolgere direttamente all'intelligenza visiva degli internauti,
qui abbiamo anche un altro esempio in cui cerchiamo
di valutare la dimensione dell'Africa in rapporto a quella di altri paesi.
Avremmo potuto farlo benissimo con un testo, parlando dei milioni di chilometri quadrati,
avremmo potuto farlo con una infografica tradizionale
che paragoni la dimensione dei paesi mettendoli fianco a fianco,
ma qui abbiamo raggiunto una dimensione artistica
ed è questo che permette di trasformare il modo di raccontare l'informazione.
Tutti questi strumenti che permettono di fare queste visualizzazioni
oggi sono sempre più facili da utilizzare,
sono gratuiti, spesso, si trovano online,
bisogna che i giornalisti si mettano a provarli,
che si trasformino in hacker.
L'hacker non è il pirata informatico
come cercano di far credere sui mezzi di comunicazione francesi,
è chi fa del bricolage, chi innova,
chi prende uno strumento che già esiste
e lo riutilizza per risolvere un problema nuovo.
Evidentemente quando si parla di giornalismo su internet
l'hacker è colui che conosce il codice.
Quindi il giornalista deve lavorare con degli sviluppatori e dei programmatori.
Secondo me il problema è che
degli esempi che ho citato fino ad ora
la maggior parte non viene dai media tradizionali.
Dunque, anche gli sviluppatori possono benissimo diventare dei giornalisti.
OWNI è un medium che è stato creato da sviluppatori, ma ce ne sono altri,
e può benissimo accadere che domani siano gli hacker, gli sviluppatori
come ha mostrato Julian Assange,
ad appropriarsi di questo ruolo di "quarto potere" a discapito dei giornalisti,
il che sarebbe un vero peccato considerando l'esperienza
che possono proporre i giornalisti.
Fin qui ho parlato di creazione di contenuti,
ora passo alla diffusione dei contenuti
che è un'altra delle missioni del giornalismo.
È evidente che bisogna raggiungere l'utente
là dove si trova, quindi, ovviamente,
andare sulle piattaforme mobili,
se ne parla molto da alcuni anni,
ci mettono del tempo ad arrivarci.
Ma del resto è certo che bisogna andare a cercare
tutti gli utenti.
In Tunisia per esempio
il 95% delle persone hanno un classico gsm.
Perché non proporre loro dei contenuti via sms
o spingere e recuperare delle informazioni via sms?
Bisogna anche abituarsi ai nuovi schermi,
qui abbiamo l'iPad, abbiamo visto che in poco più di un anno
l'Ipad ha completamente rivoluzionato
il modo di consumare l'informazione,
e domani vedremo gli amoled di Samsung
che sono dei touch screen flessibili
per cui potremo immaginare display tattili sui vestiti, sui mobili, sui muri.
Qui bisogna che i giornalisti si abituino
a proporre contenuti anche per questo genere di esperienze.
Bisogna anche adattarsi agli usi:
oggi l'informazione viene consumata
in reti come Facebook, come Twitter.
Qui abbiamo l'esempio di Rockville Central
che è un sito americano che pubblica solo su Facebook,
che ha definitivamente chiuso il suo sito web.
Quindi bisogna che i giornalisti siano pronti anche a fare questo.
Presto avremo anche l'emergenza dell'Internet degli oggetti,
Ecco la tv nei trasporti pubblici,
è qualcosa che esiste da molto tempo in parecchi paesi,
salvo che domani la tv sarà capace di comunicare
direttamente con il telefonino
e per restare su questa idea di trasporti pubblici
possiamo benissimo immaginare che un domani, quando il bus va in panne,
il mezzo di comunicazione arrivi a proporre all'utente
informazioni di servizio, dicendogli
in base al traffico che c'è sulla strada,
se è più proficuo per lui attendere il bus
o andare a piedi, o prendere il taxi,
e allo stesso tempo proporgli delle inchieste
per fargli capire perché l'autobus si è fermato:
per una cattiva gestione dell'agenzia dei trasporti,
o perché il materiale è obsoleto.
Arricchendo l'esperienza di fruizione del contesto
i media finiranno col diventare molto più pertinenti per l'utente,
e gli scenari di consumo dei media si diversificheranno ancora di più
con l'arrivo della realtà aumentata,
e non è necessario per questo dimenticare
i format tradizionali della carta, della radio e della tv.
Qui abbiamo Politico, un blog americano
che nel corso degli anni è diventato
un giornale cartaceo con una tiratura di migliaia di copie a Washington.
Quindi, osservando a grandi linee tutto ciò che è disponibile ai giornalisti di domani
ci si può domandare se
i giornalisti si dovranno occupare anche della distribuzione.
Negli Stati Uniti alcuni media possiedono i camion per la distribuzione,
ma in Europa la maggior parte dei media
ha esternalizzato la stampa e la distribuzione,
e ci si può ben immaginare domani su Internet
che i media e i giornalisti si concentrino veramente
sulle cose in cui sono capaci e pertinenti,
ossia nella creazione dei contenuti.
Ed è per questo che bisogna a mio parere
che i media diventino liquidi, nel senso che possano proporre dei contenuti
che possano fluire in tutti i tipi di supporto,
dei contenuti che gli sviluppatori possano andare a prendere direttamente nei media
e, per ritornare a quello che dicevo all'inizio,
questo vuol dire che i media possono diventare delle vere e proprie centrali dell'informazione
a partire dalla valanga di contenuti,
riuscire ad estrarre il senso,
portarlo in un posto identificabile, che sarà la loro testata,
e da questo posto riuscire in seguito a far fluire i contenuti prodotti,
a farli adattare a tutti i tipi di supporto.
Secondo me è così che i media
riusciranno a ridiventare il fulcro del processo informativo,
a ridiventare dei portatori di senso,
ed è così che resteranno pertinenti,
in quanto quarto potere .
Grazie.
(Applausi)