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Spesso immagino questa Sanità, perché la vedo molto al femminile
come una donna che è stata violentata.
è una donna che ha tante sfaccettature e che
grazie al ponte o a causa del ponte a volte è stata tagliata fuori
è un quartiere molto particolare
è conosciuto per fatti di cronaca nera ma perchè è un ghetto.
Dal tasso di criminalità, all'abbandono scolastico...
un motorino a destra, uno sopra, uno a sinistra
la signora col carrozzino
Ha dei figli, ha dei figli che crescono.
Tramite la bellezza si cresce.
è sempre la solita storia o volete raccontare realmente
dell'associazione, di quello che si fa in questo quartiere
è un quartiere straordinario che ha dato i natali a Totò
e a tanti giovani come me che hanno voglia di andrare oltre ... e vaf***
Buongiorno signore e signori,
buongiorno a tutti.
Io sono qua per voi,
voi siete qua per me.
Good morning!
Come si dice in francese?
Buongiorno, bellissima!
Non avere paura.
Come devo fare con lei?
Buongiorno Elton John!
Buongiorno!
Ma non dobbiamo demordere,
dobbiamo tenere duro perché tutto si risolverà
Lo so, ma Pulcinella mangiava gli spaghetti
poiché c'è la crisi finisce che neanche più gli spaghetti abbiamo da mangiare,
solo un pezzo di pane così
Ci faremo degli spaghetti in bianco.
La storia comincia quando Ernesto Albanese costituisce questa associazione
L'Altra Napoli
e mi chiede di aiutarlo a realizzare un progetto ambiziosissimo a quei tempi
di fare un recupero sociale
non solo sociale
artistico ed architettonico
nel Rione Sanità
L'incontro con Ernesto è stato all'inizio uno scontro
come i più begli incontri che si fanno nella vita.
Io avevo paura di questa associazione,
avevo paura di lui che veniva qui per fare
qualcosa per il quartiere
Invece mi sono accorto col tempo che non è venuto a depredare il quartiere ma
a mettersi in discussione, a conoscere i ragazzi per poterli chiamare
anche lui per nome e ad accompagnare semplicemente i loro sogni.
Nel 2005, una mattina di maggio quando
mio padre
è uscito di casa per andare in banca a cambiare un assegno, è stato seguito
ed è stato
aggredito nel portone di casa.
A seguito di questa aggressione è morto.
La tragica vicenda dalla quale poi è scaturita questa esperienza positiva
di voler mettere un po' del
mio tempo e del tempo di un po' di persone che mi hanno
fin d'allora affiancato in questa avventura
a disposizione della città.
"Lo spillo dal dito di una pigra fanciulletta..."
Fanciulletta...
"Il cocchio è un guscio cavo di nocciola..."
Ok.
"Dai loro fiati guasti pe' i troppi dolci
lascia delle pustole."
Io voglio fare l'attore e questo è il mio sogno. Mi sto preparando per l'esame alla
Silvio D'Amico, l'Accademia Nazionale d'arte drammatica di Roma.
Speriamo che ce la farò.
Ho deciso di fare l'attore, mi sono trovato in questa situazione
perchè essendo sempre stato egocentrico mi è sempre piaciuto
essere al centro dell'attenzione.
Quando si organizzava qualcosa all'oratorio io ero sempre il primo
mi piaceva proprio stare sul palco
e quindi mi cimentavo in tutto. La prima volta che sono salito sul palco ricordo
che...
descriverlo è difficile perchè queste sono emozioni che si provano
stai là
sai che tra due minuti ci sono 100 persone che ascolteranno quello che hai da dire
che non puoi sbagliare, che non è come il cinema che ti fermi e ripeti.
No.
Lì hai una possibilità.
Te la devi giocare.
"Io parlo di sogni, che sono figli di un cervello pigro.
fatti solo di vana fantasia
che sono inconsistenti come l'aria
Brecce, imboscate, lame di Toledo, brindisi con bicchieri senza fondo!"
E poi sogno di andare a studiare fuori, a Roma
di diventare attore, di vincere un premio magari
un Oscar o un David di Donatello, cose così.
Quando mi sveglio c'è la realtà
c'è quella paura di non farcela, di trovarsi a dire
faccio tutto questo e poi?
Cosa succederà?
E intanto penso che se non avessi trovato questo lavoro ora
o ero disoccupato
oppure chi lo sa?
Perché io comunque andavo a scuola e al lavoro
scuola lavoro e teatro
"Calma!"
"Dovete capire che qui comando io!"
Non mangiare le parole.
"Non mi voglio calmare!"
"Non mi voglio calmare!"
"Dovete capire che io non sono lo stronzo di nessuno!"
Vado bene così?
"Non mi voglio calmare!"
Mannaggia!
La prima volta che sono salito sul palco
dietro le quinte avevo una paura bestiale
Avevo paura di dimenticare le battute, di dimenticare di uscire
Iniziai a vivere quel momento
anche ad essere esagerato in quello che dovevo fare, mi ricordo che c'era
da interpretare una lite con un altro personaggio
e in realtà, chi mi doveva trattenere, non riusciva a tratternermi perché io ero totalmente preso
da questa cosa
Cioè io... stavo per picchiarlo veramente!
"Tu non devi parlare proprio!"
"Non ti voglio proprio sentire, capito?"
"E che ti ho fatto?"
"Totò, scemo sei nato e scemo muori!"
"Totò, ma quella è Nunzia! La nostra amica!"
"Tu devi stare zitto capito?"
"Non ti voglio sentire!"
"Devi stare solo zitto!"
Quando recito provo un momento di libertà dove
dove tutto non mi appartiene
Sono un'altra persona
Ciro non c'è più, Ciro è libero.
Sì, ho capito, non te lo dimenticare.
Perché è questo il movimento.
Dopo proviamo un po' i movimenti.
Vai, di più. Vai.
"È lei."
"Ora vado a parlarle."
"No ma cosa le dico?"
'Ciao come stai?!'
'Ciao come stai?!'
'Ciao come stai?!'
Non così?
"Ciao, come stai?!"
Poi non fare quel movimento in avanti.
Quando vai verso di lei, un po' più piano.
Allora, l'altra volta vi ho dato delle azioni da fare.
Io devo stare dietro.
E perché ti metti davanti a lui?
Vincenzo Pirozzi, il mio maestro, è una persona molto alla mano.
è un ragazzo che è nato qui nel quartiere, che cresciuto nel quartiere
e che
è un giovane
è molto esigente
chiede sempre il massimo
"È qui che sono nato ed è qui che devo morire."
Carlo, ricordi cosa abbiamo detto? Con un po' di amarezza
All'inizio c'era.
Sì, ed anche ora.
"È qua, perché questo è il posto."
Perché lo hai dentro.
Non portarlo subito fuori.
"E il resto della comitiva dove sta?"
"Stanno a quel centro sociale."
"Ti ricordi? Ne abbiamo parlato l'ultima volta."
"Totò, tu stai bene?"
"No, vengo sfruttato."
"Ti piacerebbe fare la vita che faccio io?"
"Rispettato."
"Soldi, tanti soldi."
Sergio Castellitto
ha un metodo che
mi piace tanto, lui personifica talmente i personaggi da diventare
in momento quella persona
mi piacerebbe interpretare alcuni personaggi che lui ha fatto
perchè lui è sia molto
comico
che estremamente drammatico
più che altro abbiamo fatto il film Il Professore insieme
Quella serie tv per Canale 5
e lui disse una cosa importantissima tu da questo momento non devi darmi del "voi"
dammi del tu perchè in questo momento io e te siamo colleghi
perché tu sei attore
Quando mi disse così io mi volevo scquagliare
Sergio Castellitto che dice "Io e te siamo colleghi" e io dentro di me mi sono detto
io? Collega di Sergio Castellitto? Fino a ieri ero collega di Gennaro il lattaro e ora sono collega di Castellitto?
Sicuramente
avrà influito tanto l'Accademia Nazionale su di lui, no?
Perché comunque è da lì che lui ha cominciato a lavorare.
e speriamo che
qualcosa di simile
anche per qualcuno di noi...
Per me andare
alla Silvio D'Amico non è scappare dalla mia città, ma anzi
è mettere a dura prova me stesso nel senso che
ho fatto spettacoli sì, ho fatto corsi e laboratori teatrali
ma tutto questo deve portarmi a qualcosa.
Quando gli chiedi "Perché vuoi diventare un attore?"
non ti dicono perché io domani voglio avere i soldi, perché voglio essere
conosciuto
ma la maggior parte ti dirà sempre
perchè è questo che voglio fare nella vita
perché questa è la mia passione e perché questo è ciò che ho nel sangue
E va bene, non lo fare, vediamo però...
"Ma tu ora sei un mafioso e a 22 anni comandi tutto il quartiere."
"Io sono un mafioso."
"Per questo e per quello."
"E se mi volete bene, portatemelo qui."
"Solo per un saluto."
"Devo guardarlo in faccia e devo sparargli!"
Per chi non abita alla Sanità,
per chi non conosce la Sanità,
alla Sanità ci sono solo mafiosi
si fanno solo morti
si vende solo droga
ci sono solo cattivi ragazzi.
Però poi se conosci la Sanità, ti rendi conto che ci sono 3000 altre cose.
Condannare
il giovane addirittura perché viene da questo quartiere su cui
pesa molto il fatto che tu puoi quasi sicuramente diventare un mafioso
un killer un ladro.
Già il fatto che un ragazzo sta qui si impegna
lavora
penso che già questo è un no bello grande contro la camorra
un esempio vivente che non sono tutti uguali che si può anche cambiare
strada, che si può decidere di fare dei sacrifici per raggiungere uno scopo
Guarda, anche il pregiudizio, dire tu vieni da un quartiere del genere quindi sei
condannato ad avere davanti un bivio
o la strada buona o la strada cattiva
Con l'impoverimento generale delle famiglie è venuto anche meno
la funzione di genitorialità che le istituzioni avevano il dovere di sostenere
e quando accade questo, può accadere
che giovani e adolescenti siano più facile preda
della criminalità organizzata.
Superare lo stigma, il pregiudizio per cui
in queste periferie non è possibile addentrarsi
perché pericolose
sostenendo così
credo
un'affermazione
che non corrisponde nemmeno al vero
Se tu sei abituato a vivere qui, non è difficile.
Cioè
È un quartiere comune a tutto il resto del mondo.
Chi cresce qui ha qualche conoscente, amico e parente
prende la strada sbagliata
Come è logico anche che sia
logico per chi vive in questo posto
perché chi ascolterà questo discorso da altre parti del mondo
dirà "Come? È logico?"
Sì, è logico perché
purtroppo non essendoci tanti punti riferimento la sera
si sta per strada
e quando si ha un carattere comunque a cui piace questo
capita spesso che ti lasci trascinare, non è il mio caso perché se non fossi
andato da Enzo, da Annalisa eccetera
comunque io non sarei diventato... però chi lo sa.
Stufi di quest'onda negativa che troppo facilmente
si promuove quando si parla di Napoli
abbiamo deciso di rompere
questo muro di pregiudizio e di far conoscere Napoli per le sue bellezze
Abbiamo fatto una brochure e abbiamo cominciato a promuovere
e a valorizzare il sito.
Abbiamo creato gli impianti di illuminazione
Abbiamo cominciato a fare sistema, come succede in altre parti
di Europa per i siti di interesse culturale.
Abbiamo innanzitutto condiviso
questa consapevolezza, no? Che Napoli può
rimarginare le proprie ferite lavorando sul proprio patrimonio storico-artistico
sulla valorizzazione del proprio patrimonio storico-artistico
Ho sempre vissuto il Rione Sanità per strada, giocavo a pallone per
strada quindi
crescevo come crescono molti ragazzi napoletani, come "scugnizzi"
Enzo non si lasciava facilmente coinvolgere in nessun sogno, in nessuna avventura.
Aveva le sue cose da fare.
Mi ricordo che Enzo era così, era
poco attento
Ha avuto il suo momento di innamoramento e lo ha avuto di certo viaggiando.
Cominciammo a viaggiare con Don Antonio
prima in italia
quindi semplicemente per fare gruppo
Non lo sapevamo ma Antonio già stava cercando di capire
quali risorse umane aveva in questo quartiere.
Noi, invece, vivevamo la nostra vacanza premio.
Enzo fa parte di un gruppetto
che scelsi di seguire, nonostante la mia età perché ero grande per seguire il gruppo dei giovani
però vedevo che avevano bisogno di stare un po' insieme
Hanno cominciato ad avere delle
emozioni guardando il tramonto sul lago di Tiberiade
Enzo lo ricordo con la bocca aperta a Petra
davanti quelle straordinarie architetture
Mi ricordo Salvatore sotto le stelle, che non si staccava più nel deserto
perché vedeva
un'altra cosa
e questo modo di incontrare persone
d'incontrare popoli, d'incontrare storie, culture
ha cominciato pian piano a rendere questi ragazzi curiosi e attenti
al possibile sogno che poteva realizzarsi nel quartiere.
Ma questa è un'aspirante show girl?
Mamma,
mamma, guarda che ha ventuno anni. - Ventuno anni?
Te la porto come fidanzata, che dici? Ti piace? No?
Come fidanzata no.
E perché?
Sono pericolose quando sono così belle.
A me? Mi hai visto?
Guarda la prima e guarda la terza! Chi vince?
Forza!
E ce lo vuoi dire?
Per dire un un numero ci metti otto anni!
Ora se le va a misurare tutte!
Uffa!
Quindi è giusto seguire un sogno.
Seguire il sogno sì, è giusto.
Montarti la testa, invece...
Diciamo che è parte della tua età.
Guarda che per seguire un sogno ci vogliono pure i sacrifici.
Non è che quando non devo andare a teatro,
resto al letto. No. Questi non sono sacrifici.
O ci vuole un colpo di fortuna
oppure devi avere famiglie alle spalle che
che ti riescono ad far inserire.
Non va bene se ti presenti a un colloquio e dici:
"Io però alle sei devo andare a teatro."
Papà, io fino a quando ho potuto ho lavorato.
Perché non lavoravo ed andavo a teatro?
Ho sempre lavorato.
Sono solo quattro mesi che non lavoro.
Non hai un mestiere
perché non l'hai voluto imparare.
Ma a me non piace il mestiere che mi volevi insegnare tu.
Io non ti ho detto: "Impara il mio mestiere". Impara una cosa che ti piace ma imparala.
E lo sto imparando!
E che stai imparando?
Per te l'attore non è un mestiere ma per me sì!
Ciro?
Stasera. Mi senti?
Che dobbiamo fare stasera?
Ci pensi se ora fossimo a Roma? La sera ce ne usciamo, andiamo a prendere una birra.
Sai che bello? Dopo l'Accademia! Mamma mia...
Sto volando, fratello. Meglio che bevo un altro po'.
Ma poi se davvero riusciamo a entrare all'Accademia,
ma poi lì lo troveremo un lavoro?
La troviamo a Napoli, fratello.
Vuoi vedere che non la troviamo a Roma?
Cominciamo ad andare, fratello.
Ai sogni.
Ai sogni, bravo.
Che non si svelano.
No.
Bottone, deve arrivare ancora Ciro?
Ah, ma stava lavorando.
Enzo, ma ci manca Ciro!
Lo so ma noi alle sei e dieci dobbiamo iniziare.
Lo chiamo io!
Starà sullo scooter, perché non risponde.
Ma sta lavorando, povero Cristo.
Eccolo!
Signore e signori buonasera.
Benvenuti al teatro del Rione Sanità.
Il Teatro "Sotto il Ponte".
Prima di dare inizio allo spettacolo
vi raccomandiamo di spegnere i cellulari
per evitare problemi tecnici e all'audio
e di non consumare cibi o bevande nel nostro teatro.
Sicuri della vostra cortesia
vi auguriamo una piacevole serata in compagnia della nostra arte.
La nostra compagnia vi ringrazia
e vi augura buon spettacolo.
"Ho un regalo per te."
"Questo è un gioiellino."
Otto centimetri di lama.
"Prendilo."
"Vai, vai."
"E portami vittoria."
"Che poi cominciamo a divertirci."
"Devi stare zitto!"
"Non devi parlare!"
"Sei uno stronzo, Luigi."
"E io con gli stronzi non ci parlo!"
"Totò, ma che vuoi?"
Sulla storia di Luigi Sica abbiamo fatto anche un musical
è stato un peccato
morire a 15 anni, 16 anni è sempre un peccato quindi
qualunque sia stato il motivo, perché poi lì c'è una verità sotto
che conoscono solo loro
la conosce chi è carcerato e chi è morto.
alla fine sono state distrutte due famiglie e due persone
perché anche il ragazzo che è in carcere
comunque bene o male
ha torto o ha ragione
ha sbagliato oppure no, ha ucciso una persona oppure no
ha perso comunque gli anni più belli della sua vita
Io conosco il ragazzo che
la giustizia umana detto che ha ucciso Luigi
ho molta difficoltà pensare che sia un criminale.
La difficoltà sta nel fatto che è un ragazzo molto...
un bravo ragazzo.
Cosa è successo quella sera non te lo so dire però
penso che c'erano molte persone, so che c'era confusione
Lì c'è un dramma delle due mamme
c'è un dramma di questi due ragazzi.
Ho ancora difficoltà
a capire
Interpretare questo personaggio
a me
è pesato tanto perché
non era un personaggio come gli altri
è del mio quartiere quindi
almeno di vista lo conoscevo pure.
È stata un po' dura perché
non sapevo come sarei stato visto dalla famiglia
dell'omicida
sia dalla famiglia dell'assassinato
anche perché mi ricordo
che la prima volta che andammo in scena
a fine spettacolo
io avevo paura di guardare negli occhi
della famiglia di Luigi, perché loro erano lì
Un genitore muore.
Muore anche lui perché la perdita di un figlio già di per sé
è qualcosa che non esiste.
Anche sul dizionario italiano
se perdi una moglie sei vedovo, se perdi un padre sei orfano ma se perdi un figlio
non c'è un nome.
Non c'è un nome per catalogare questa persona.
Il disegno è sempre stata la mia passione. Immagina che da piccolino
facevo come le fotocopie dei fumetti a mano libera, uguali.
Leggevo i fumetti, poi c'era un disegno che mi piaceva
e ne facevo proprio la fotocopia.
Noi eravamo ragazzi che frequentavamo la chiesa
semplicemente come
frequentanti della Basilica.
Andai sulle cupole per disegnare la cupola della basilica
Disegnai la prospettiva delle cupole a mano libera
la mostrai a Don Antonio a cui è piaciuta tanto
e l'ha mostrata a Riccardo Dalisi che aveva da poco conosciuto
Riccardo Dalisi e Don Antonio
hanno avuto questa idea di creare un laboratorio creativo praticamente
su di noi
cioè su di me, che amo disegnare e quindi mi occupo della parte creativa
e di design, di oggettistica e di tutto il resto
Riccardo Dalisi è un noto artista di arte contemporanea
ci ha insegnato le tecniche di lavorazione del metallo, del rame, dell'ottone
del ferro, dell'alluminio.
È il nostro maestro, insomma.
Quando abbiamo aperto la cooperativa, veniva a trovarci.
Ci mostrava i suoi disegni, i suoi lavori
ci commissionava
qualche lavoretto.
Adesso che lui non può venire da noi
perché ha comunque 82 anni
e fa ancora tutto
tutto quello che fa, è veramente incredibile
andiamo noi da lui allo studio.
Naturalmente all'inizio partimmo con
commesse piccolissime
poco lavoro
solo per avere una visione
generale sul mestiere.
Poi piano piano
abbiamo acquisito delle abilità
che ci hanno permesso di fare sculture come questa qui di tre metri
Da dove mi vengono le idee?
Da cosa traggo ispirazione?
Da Napoli.
Sì.
Dal nostro quartiere, dalla nostra città.
La storia è quella.
"Ti senti male?"
"E aspetta!"
"Sono stanco morto."
"Provo, provo qui dentro
e in tutto il corpo
una sensazione..."
Aspetta.
Sempre con lo sguardo vivo.
Magari un po' più su di te.
Spezza meglio qua.
"Sono un padre di famiglia?"
"Io sono un martire!"
Quando sono venuta da loro la prima volta,
ne parlavamo ieri ridendo
non avevo capito bene il contesto in cui mi sarei trovata.
Era stato tutto un po' confuso e poi
poi loro mi hanno mostrato i monologhi, le scene e mi sono detta
che bravi questi ragazzi, veramente.
Un ottimo livello per quello che è il mio gusto.
Sono tutti tecnicamente preparati per la loro età.
Poi è nata
insomma, ci siamo presi in simpatia e
loro devono tentare
alcuni di loro devono tentare l'esame all'Accademia
quindi sono tornata a dare una mano.
In fase di preparazione siamo stati seguiti da
Alessandra Mortelliti
è stata favolosa
poi è molto disponibile
e paziente.
Nel senso che è chiara nello spiegare le cose.
Te le imbocca proprio con il cucchiaino.
In questa puoi mettere un po' più di tensione quando la fai.
Scandendo bene le parole.
Ansia
"Caro amico. Siediti."
"Ti devo chiedere un favore."
Pausa.
Pausa.
Trova il coraggio.
"Prestami una pistola."
"Dimostrami la tua amicizia."
Scandisci bene le parole.
Sei tu a guidarlo.
Facciamo solo questo pezzo.
"Non chiedermi niente."
"Non domandarmi particolari."
"Prestami solo la pistola."
"Ti supplico, guarda. Prestami solo la pistola."
"Basta, Ivan! Ma che discorsi sono questi?"
Ok. Va bene. Ascolta.
Resta giù.
Lui dice: "Ma che discorsi sono questi?"
Resta giù.
è carino perché sembra proprio
che ti umili.
Potresti anche arrivare giù a terra. "Prestamela, ti prego!"
Esagerala. Esagera molto.
è preparatissima.
Ma tanto! Non so
se riuscirò
ad arrivare ai suoi livelli e superarli però
davvero mi sorprende tantissimo.
è un'ex allieva dell'Accademia, ora attrice
sia di teatro che di cinema.
Lei è abituata a lavorare,
perché lei fa l'attrice di mestiere quindi
alcuni atteggiamenti da parte mia per lei sono inauditi
il fatto che io parlo mentre lei parla
la fa diventare matta ed è giusto così.
Mi presento con
un pezzo tratto da "Terapia di gruppo"
che è
uno spettacolo teatrale comico di Cristopher Duran, un autore inglese che
è molto molto divertente
"Tutti i bambini sono innatamente bisessuali.
Se porti un bambino all'Orgia Club vedrai che sarà attratto da tutti e due i sessi."
"Credo che si terrorizzerebbe e basta."
"Può essere. Non ho mai portato un bambino all'Orgia Club."
"Non credo sia permesso."
"Comunque non conosco nessun bambino!"
Va bene.
Solo una cosa. Vedi se ho ragione.
All'inizio
mi sentivo un po' sottotono: è così? - Sì.
Non era solo una sensazione.
Tu conosci i movimenti
hai presente il percorso del personaggio
c'è lei, guarda lei.
Qualsiasi cosa accada
qualsiasi cosa accada a te o a te, non devi preoccuparti.
Perché c'è lei e viceversa.
Quindi liberatevi di un po' di responsabilità.
Tu e tu.
Che posso fare?
Io vado lì, faccio quello che posso fare e devo fare.
Non mi faccio troppi problemi.
Mi sento abbastanza positivo.
Per il momento non ho ansia però
perché comunque potrà salire la tensione perché in dieci minuti si decide tutto.
Non hai altra chance.
E la tua parola d'ordine prima di girarti qual è?
Qual è?
Divertimento?
Whatever!
This is a good one.
Divertiti, eh!
E domani mattina alle ore 5
sveglia
se si riesce a dormire stanotte
poi ci mettiamo sul treno
e andiamo là, vediamo un po' come va.
Andar via da napoli per andare in un contesto del genere
sarebbe l'ideale per noi perché
se vuoi fare questo lavoro da grande devi andare via da Napoli
devi andare
devi andare fuori.
Diciamo che è un bel crocevia questo perché
se sono ammesso
ho ragione io.
All'inizio sono partito un po' sottotono
proprio alla prima battuta.
Mi sono concentrato
il triplo perché mi sono detto "Non mi devo far deconcentrare da questa cosa!"
Enzo, è stato tutto un crescendo.
Ma pensa che alla fine si sono messi a ridere.
Per noi è un sogno che si è avverato.
Noi conoscevamo il Sistema Abreu
non nella didattica
ma lo conoscevamo come sistema che in Venezuela aveva prodotto
quasi 300 orchestre in 30 anni.
Va bene, va bene. Grazie
Allora, queste le dobbiamo tutte studiare. Ora le stiamo leggendo.
L'altro?
Li abbiamo selezionati secondo un po'
le loro caratteristiche fisiche e musicali.
Cominciammo con le selezioni poi grazie a Don Antonio Loffredo che è il nostro
deus ex machina, nostro mentore, senza Don Antonio Loffredo è inutile dirvi
che
il progetto avrebbe avuto sicuramente molte difficoltà nel nascere
perché lui conoscendo il territorio, essendo il parroco
della Sanità ha riunito le famiglie, i collaboratori e individuato
i ragazzi che potevano
far parte dell'Orchestra Sanitansemble.
All'inizio penso che
nessuna delle mamme sapesse
cosa succedeva, cosa dovevano fare.
Dicemmo dall'altare che, se volevano
avrebbero potuto portare i loro bambini in chiesa per essere selezionati per fare un po' di musica.
Dicemmo poche cose anche perché
era un inizio di un progetto, no? Quindi vennero, penso
50, 60 mamme che portarono bambini
alcune dicendo "Andiamo a vedere che si fa" giusto per togliersi i bambini
dai piedi
e tenerli in qualche posto.
Quindi fecero questa selezione a cui ho assistito con molta curiosità perché m'interessava capire
come i maestri avrebbero scelto i ragazzi. Mi ricordo che
facevano fare piccoli esercizi con le dita,
guardavano le labbra
per capire verso quali strumenti potevano rientrare
perché i bambini erano orientati al niente.
Per loro la musica era uguale a zero.
Ci siamo?
Chi vuole portare la giacca, la porti perché fa un po' freddino.
Strumenti! Solo strumenti senza custodia, leggii e andiamo!
Tramite la bellezza si cresce.
Si cresce e ci si evolve,
si diventa più civili.
La persona che fra noi ha più insistito per il progetto dell'orchestra
è stato Eusebio Brancatisano.
Ha avuto questa intuizione felice che attraverso la musica si poteva ripetere
qui l'esperienza positiva, ovviamente con le dovute proporzioni, che era stata fatta
con successo in Venezuela
da quell'uomo straordinario che è Abreu.
Mi presero per matto perché mi dicevano quello che di solito
si dicono quando uno propone una cosa un po' strana
"Eh, ma da noi non funzionerà. Figurati se li mandano a studiare la musica!".
Riuscire a suonare dopo pochi mesi, all'auditorium della Rai, davanti a 1000 persone
per bambini che
fino a qualche mese prima non sapevo nemmeno cosa fosse un violino
ho provato anche a capire quale potessero essere le emozioni di un bambino
di quel tipo e sinceramente, per quanti sforzi faccia,
non riesco a immaginare cosa significa trovarsi su un palco con 1000 persone che
ti battono le mani, a te che venivi in un contesto di quel tipo dove eri abituato
a passare la giornata per strada
Ciro?
Dove sei?
Sei a casa? Stai dormendo?
Devi scendere ora.
Dobbiamo andare da Vincenzo. Sono usciti i risultati della Silvio D'Amico.
Capito?
Ce la fai ad arrivare in 10 minuti?
Ciao, ciao.
Ciro mi ha detto che non poteva venire e già gliel'ho detto.
Puoi posare questo coltello per piacere?
Se lo chiudi, sì.
Si chiude con quel pulsante, dietro.
Ecco bravo.
Dicevo: agli altri ho detto di andarli a controllare ma gliel'ho fatto capire, più o meno.
Guarda questo bastardo.
Lui già lo sa: già sa che non sono entrato e sta ridendo.
è entrato solo lui
- Io? - Non sei entrato?
Dai, dimmi almeno se sei entrato tu.
Tutti non idonei. Non idoneo. Non idoneo.
Ciro.
Almeno Ciro è entrato?
Dimmelo tu, dai.
Bella botta, eh?
Oggi all'improvviso
abbiamo saputo che sono usciti i risultati
dell'ammissione all'Accademia.
Li abbiamo letti e...
mano mano che scorreva
la pagina si leggeva "Non idoneo. Non idoneo."
No, adesso mi devo distrarre.
Devo uscire.
Non ve la prendete ma devo andare.
Mi sembra d'impazzire.
Carlo Geltrude.
Non idoneo.
Non è che ci sia rimasto malissimo
Un po' me lo aspettavo.
Non perché sono andato male perché io comunque
ho dato
non il 100% perché si può sempre fare di meglio, però il 90% l'ho dato.
In 4 minuti devi far colpo
su 4 persone che non ti conosco
che non ti hanno mai visto
e non se ne fregano niente di te.
E quindi tu in 4 minuti devi riuscire
a fargli dire: "Io questo qui, lo voglio rivedere."
Però comunque
non è che mi arrendo
l'anno prossimo
oltre all'Accademia Nazionale
andrò a fare i provini per altre scuole.
Se c'è qualcosa in me
qualcuno se ne dovrà accorgere.
E se qualcuno se ne accorgerà, da lì poi si vedrà.
Carlo ha una storia affascinante. È un ragazzo di una famiglia difficile, con un'infanzia complicata
che poi si innamora del teatro casualmente in questa
splendida
scuola di teatro
gestita da
Enzo Pirozzi.
Aveva abbandonato la scuola però poi a un certo punto ha capito
che doveva tornare a studiare, ci è riuscito, si è diplomato e adesso punta
ad entrare in una scuola di specializzazione, all'Accademia Nazionale
Teatrale.
Secondo me tutti questi casi, quello di Carlo, Enzo
quello di tutti ragazzi che in qualche modo
hanno
vissuto
con noi questa straordinaria storia, questa straordinaria esperienza
sono degli esempi viventi positivi.
La prospettiva di tutti questi ragazzi è di poter vivere il
proprio territorio
con la speranza
di affrancamento
sociale e soprattutto economico.
Il turismo, l'arte, la cultura, fanno economia
e la fanno soprattutto a favore dei ragazzi.
Tant'è che tutti i gruppi
impegnati al Rione Sanità
per la valorizzazione del territorio
sono occasioni forti
per dare
possibilità lavorative
e occupazionali ai giovani.
Più se ne fanno di iniziative del genere
e meglio è. E più il territorio si arricchisce economicamente e culturalmente.
Se lasci
libere le braccia che spesso sono ferme, conserte
per l'inattività nella quale siamo stati ridotti
un po' per la marginalità di questo tremendo e stupendo ponte
che ci sovrasta
Se metti in moto l'energia vitale viene fuori qualcosa di straordinario.
Hanno tirato fuori le energie vitali che erano un po' compresse, perché non stimolate
semplicemente non liberate.
Penso che tutti i ragazzi -a volte la mia tristezza
è di vederne tanti dalla porta della chiesa, che sì, li conosco
forse di qualcuno so il nome però non possiamo
farli viaggiare tutti,
farli suonare tutti
non possiamo tenerli nelle nostre case tutti, né a teatro
Ce ne sono ancora molti e molti di più.
Ci vorrebbero più spazi, più persone che si mettono in gioco
politiche che possono risolvere tranquillamente questi problemi perché
qualunque ragazzo che riesce ad avere la fortuna
di intercettare questi servizi
cambia.
Questo te lo posso assicurare.
Il mio sogno più grande
è quello di poter vivere facendo l'attore
cioè io il San Carlo non è che lo devo vedere per forza.
Posso anche non vederlo mai
però io voglio
tornare a casa
e
portare i soldi
facendo questo lavoro.
Voglio sposarmi facendo questo,
voglio crescere un figlio
sapendo che
c'è il macellaio che ha la bottega
c'è il falegname che ha il suo mestiere. Io voglio avere questo.
Voglio essere riconosciuto per tale, io voglio essere conosciuto come attore.