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Avete presente quando un pallone o qualcos'altro cade nella proprietà del vicino e non riuscite
psicologicamente a dover accettare di andare a chiamare quel vecchiaccio per ridarvi l'oggetto?
Questo è ESATTAMENTE quello che è successo a me. Erano le dieci di sera, io e la mia
amica Talia stavamo pranzando sotto gli alberi insieme ai nostri amici. Il mio Pikachu e
il suo Aipom. Decidemmo di giocare a Pokèmon Ping Pong,
aprimmo il nostro tavolino portatile, e le nostre racchette. Un tuono improvviso mi fece
sussultare, facendomi lanciare le racchette nella finestra della macabra casa a cui non
abbiamo osato metter piede. Talia mi fulminò con uno sguardo che significava più o meno
''O ci vai ora, oppure a Evopoli mi compri uno stadio di Ping Pong''.
Imbarazzato, decisi di entrare nella casa, portando Pikachu con me.
Non avevo paura. Ero terrorizzato.
Scavalcai la ringhiera con poca difficoltà, e per sfizio suonai il campanello consapevole
che quella casa abbandonata non ospitava nemmeno un mezzo Rattata.
Con molta sorpresa, e anche fortuna, la porta cigolò e si aprì. Mi voltai e guardai Talia,
che stava con braccia incrociate come se si aspettasse che tornando dovevo portare anche
la mobilia della casa.
Entrai, l'atrio d'ingresso era a dir poco immenso, e pieno di cianfrusaglie. Fiaschette
vuote, cassetti rotti, coperte muffe e stropicciate. Provai ad aprire un cassetto, e quello appena
lo toccai cadde e si ruppe, facendomi sussultare e urlare che Pikachu quasi non usò Tuonoshock
per il terrore del mio terrore.
Andai al piano di sopra, e notai qualcosa che luccicava di viola. O meglio bruciava.
Erano tre candele grandi quanto un cassetto di quelli piccoli. Le fiammelle si innalzarono,
e cominciai a sentirmi stanco d'un tratto, per uno spaventoso momento non seppi nemmeno
perchè ero lì. Guardai le racchette, perfettamente appoggiate sulla poltrona, con un'indifferenza
a dir poco da medaglia d'oro. Le guardavo come se fossero scarafaggi. Mi voltai a guardare
Pikachu.. Aveva le orecchie abbassate, le occhiaie, ed era molto magro. Molto più del
solito. Ma Pikachu era ciccione.
Le fiammelle delle tre candele presero a innalzarsi. Vidi una scritta sul soffitto scritta con
qualcosa di rosso, come scritto con un dito, diceva: VTETEN, I TLWCKII IT URICHCSNAO L'INAMA.
PVRACNO SSDIELAS. Ero sicuro che non fosse scritto così. Ero diventato dislessico. Cercai
di leggere e rileggere.Mi afflosciai per terra cercando di spiegarmi: ''Perchè sono nato?''.
Guardai le mie mani, erano di un violaceo paonazzo, come se il sangue non circolasse.
Mi rannicchiai e presi a soffocarmi come se volessi uccidermi. Le fiamme viola erano più
grosse della cera-candela. Però, ora voltai lo sguardo a destra. Vidi qualcosa che sembrava
dirigere tutto, era immobile. Aveva molte fiamme altissime, che sembravano controllare
le tre candele. Era un candelabro, ma di quelli che si posizionano come lampade sopra le camere
aristocratiche. Mi rannicchiai ancora di più, le fiamme arrivavano al soffitto. Pikachu
sembrava morto affianco a me, ma non mi importava. L'unico pensiero adesso era quello di non
voler uscire vivo da quella camera.
Rilessi e rilessi la scritta come unico e utopico scopo della mia esistenza. Prima di
morire, la lessi, diceva: Vattene, i Litwick ti risucchiano l'anima. Provocano dislessia.
Mi voltai a guardare di nuovo il Candelabro, ma non c'era più, mi voltai a guardare le
fiamme dei Litwick, erano altissime. Chiusi gli occhi e ...