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Dichiarazione d’amore a una violinista
È Guila Bustabo, nata nel 1916 nel Wisconsin statunitense.
Bambina prodigio si esibisce per la prima volta in pubblico
all’età di quattro anni e appena undicenne debutta alla Carnegie Hall di New York.
Suona con i più grandi direttori d’orchestra dell’epoca:
Furtwängler, Mengelberg, Toscanini, i quali ne promuovono il talento.
Da una mecenate entusiasta riceve in regalo uno dei più preziosi strumenti:
un “Guarneri del Gesù” e con questo riscuote
successi trionfali nella sua prima tournée europea.
Nell’estate del 1939 l’ormai celebre Bustabo stende di getto una lettera colma di fervida ammirazione.
È indirizzata al grande compositore italo-tedesco Ermanno Wolf-Ferrari, a Monaco.
Innamorata di una melodia ricorrente
nell’opera “La Dama Boba”, scrive:
“... è completa, assoluta, perfetta. È l’Amore stesso!
Non un grossolano fuoco di carnevale, ma la fiamma costante che arde in eterno ...”
e prega il maestro di redigere per lei una trascrizione per violino di tale melodia.
La risposta è molto garbata, ma negativa.
Wolf-Ferrari spiega che tale melodia produce l’effetto desiderato
solo all’interno dell’opera stessa
e divisa da questa perderebbe il proprio significato.
Inizia così tra i due artisti una corrispondenza
da cui traspare immediato il legame spirituale che li accomuna.
Non appena il compositore ha occasione di ascoltare di persona una sua interpretazione,
decide di comporre per lei un concerto per violino.
Un concerto in cui “il violino figuri come un re dell’orchestra”.
Dopo aver suonato in casa Wolf-Ferrari i primi abbozzi di composizione,
Bustabo è al colmo dell’euforia.
“Ieri sera dopo essere ripartita – che estasi!
Questo concerto immortale, benedetta ogni nota del lavoro.
Il primo tempo emana una luce d’eternità”.
Nell’estate del 1943 il concerto per violino è condotto a termine.
“A Guila Bustabo con ammirazione”
si legge sulla partitura.
Durante un massiccio attacco aereo su Lipsia
il fuoco distrugge l’intero materiale orchestrale.
La prima assoluta deve essere disdetta all’ultimo momento.
Contemporaneamente anche Monaco di Baviera subisce bombardamenti a tappeto
e Wolf-Ferrari, disperato, ripara ad Altaussee in Austria.
“Nella nostra gioventù – scrive a un amico – non abbiamo potuto
nemmeno immaginare ciò che nella vita è e significa vera sofferenza.
Siamo tutti come Giobbe in attesa di notizie funeste,
ma sono solo pochi ad avere la sua fede.
Ci dimentichiamo troppo delle stelle.
I nostri occhi sono, purtroppo, rivolti in avanti e non verso l’alto”.
Nel gennaio del 1944, mentre la guerra imperversa,
Guila Bustabo celebra finalmente nella “Tonhalle” di Monaco
la prima mondiale del concerto per violino.
È la guerra a dividere nuovamente i due artisti.
Per mesi Wolf-Ferrari cerca di rintracciare la violinista:
“Il mio concerto per violino, felicemente nato nell’ora più felice,
oggi non posso che considerarlo tragico, poiché colei
che lo ha incarnato in modo così incomparabile mi è stata rapita.”
L’intimo desiderio del compositore di rivedere Guila Bustabo
doveva rimanere inadempiuto.
Il 21 gennaio 1948 Ermanno Wolf-Ferrari muore
a Venezia, la sua città natale.
Attraverso i ponti, le calli e i canali della città lagunare,
il feretro raggiunge il cimitero dell’isola di San Michele
e viene deposto in una cappella onoraria.
Il corteo funebre che lo segue in questo suo ultimo cammino inizia a cantare,
dapprima sommessamente poi sempre più forte
il “Bondí, Venesia cara” della sua opera: “Il Campiello”.
Da allora il concerto per violino è caduto in oblio.
Le rarissime interpretazioni degli ultimi sessant’anni
equivalgono a un silenzio pressoché assoluto.
Negli ultimi dieci anni, nessun altro si è dedicato con tanto impegno alla promozione
e alla rivalutazione delle opere di Wolf-Ferrari quanto Friedrich Haider.
Chi ha studiato a fondo la produzione musicale completa di Wolf-Ferrari,
sa che il suo concerto per violino appartiene alle composizioni più intime,
più splendide e più profonde, che egli abbia mai concepito.
Per me è da annoverare tra i più grandi esempi
della letteratura di tale genere musicale!
Wolf-Ferrari nasce a Venezia nel 1876.
I suoi primi successi risalgono all’inizio del XX secolo,
con la sua riscoperta dell’opera buffa; e, considerando che allora trionfavano Wagner e Puccini,
tale recupero equivale a una vera e propria rivoluzione.
Fino all’ultimo istante della sua vita egli rimane legato a questa tonalità.
Per tale ragione gli si rimprovera di comporre in una maniera “non consona ai tempi”,
di ignorare il progresso musicale.
E scrivere poi un concerto per violino in re maggiore
mentre la guerra imperversa,
come si fa a non considerare ciò che accade nel mondo?!
Una simile argomentazione è non solo pretenziosa, ma anche estremamente sterile.
A chi dovrebbe render conto l’artista?!
E perché dovrebbe sempre rappresentare il mondo?
L’arte stessa è il mondo, il suo mondo. Ed è libera.
Che succederebbe se un domani si scoprisse in una soffitta
la partitura del concerto per violino
e fosse impossibile risalire sia all’autore sia all’epoca della sua composizione?
Potremmo solo valutare se la musica è in grado di entusiasmarci
e coinvolgerci oppure no.
Nessuno potrebbe però rimproverarle d’essere “conservativa”.
La casa natale di Wolf-Ferrari è situata a pochi passi
da quella che è definita “la strada più bella del mondo”:
il Canal Grande.
Il veneziano, l’idioma di sua madre gli era più confacente
di quello paterno, il tedesco.
Come compositore veneziano era per definizione
un melodico di gran talento.
Soprattutto nei suoi passaggi lenti, sostenuti,
si riconosce il carattere, il fluido di Venezia:
la sua atemporalità.
Questo abbandonarsi alla bellezza
è caratteristica essenziale della sua musica.
Con quale arcano ci confronta il compositore,
inserendo nel primo tempo come citazione due battute
dalla “Vedova allegra” di Lehar?
Dal punto di vista estetico Wolf-Ferrari non ha nulla in comune con Lehar
e quindi può stupire il fatto che lo citi.
Sin dall’inizio ero sicuro che dietro a tale citazione celasse
qualcosa che avrebbe invece voluto svelare.
Per mesi ho riflettuto sul perché di questo richiamo all’operetta,
finché un giorno, controllando il testo
sottostante alla melodia di Lehar,
ne ho scoperto la ragione:
ha a che fare con l’enigmatico rapporto che lo legava a Guila Bustabo.
In questa casa nelle vicinanze di Monaco Wolf-Ferrari ha vissuto 10 anni.
E proprio qui ha steso
i primi abbozzi del concerto per violino;
probabilmente qui ha avuto luogo
anche il primo incontro con Guila Bustabo.
Sono felice di accettare l’invito dell odierno proprietario della villa.
Questo scorcio lo conosco da una foto storica
del tempo in cui il maestro viveva qui.
Esatto! La chiamava il suo “Tusculum”.
La terrazza allora non c’era.
Si accedeva a questa stanza attraverso una scala
e lì era situato uno dei suoi pianoforti a coda.
Wolf-Ferrari ha venduto la casa a suo padre.
Lei non l’ha conosciuto di persona, vero?
Sì, sì, è stata una grande fortuna, soprattutto a posteriori.
Avevo quindici anni e ho potuto essere presente alle trattative.
Lo ricordo come una persona estremamente cordiale,
riservata, discreta, quasi in sordina,
ma con uno sguardo e una voce incredibilmente amichevoli.
Qui intorno ci sono chilometri di bosco.
Era un solitario...
Sì, ma per un compositore questo era un posto ideale!
In primavera gli facevano concorrenza gli uccelli!
È incredibile, ma da marzo, aprile fino a giugno qui al momento dell’alba
inizia un concerto fantastico.
E la Bustabo gli scrive in una lettera
che nel concerto per violino sente la voce degli uccelli
Sì, è veramente straordinario,
e la sera riprende con gli uccelli che cantano dopo il tramonto
adesso naturalmente non si sentono, ma in primavera è una cosa incredibile
Non essendo un seguace del naturalismo, nella sua musica ha ripreso il loro cinguettio stilizzandolo.
È difficile sottrarsi al loro fascino!
Wolf-Ferrari è apollineo.
Tutto è soppesato.
Non ha bisogno di pathos per produrre drammaticità.
Basta un piccolo cambio armonico per far aprire un vertiginoso abisso;
e proprio perché questa musica ha una forza espressiva rasserenante e felice,
questo improvviso sprofondare nel lugubre o minaccioso
è percepito con doppia intensità.
Sorprende con quale prontezza “il bello superiore”,
cioè l’assolo del violino,
riesca a liberarsi sempre di nuovo
dalle angustie e dalle tenebre per risalire alla luce.
Un’interpretazione filosofica è forse la più adeguata:
a questo mondo nulla può contro la bellezza.
Nel quarto tempo risuona uno dei temi
per me più belli e più intimi del concerto.
In esso si percepisce la consolazione che Wolf-Ferrari ha saputo trovare nell’arte.
Nell’arte e nella bellezza sublime.