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Dopo aver dato uno sguardo all’analisi fondamentale passiamo a esaminare il mio argomento preferito:
l’analisi tecnica. Sono un operatore giornaliero a tempo pieno e durante la mia giornata di lavoro
faccio continuamente riferimento ai miei grafici per definire i criteri in base ai quali chiudere o
aprire una posizione sul mercato. E lo faccio comunque, indipendentemente se opero con valute,
oro o persino azioni. Più avanti vi farò una carrellata delle mie mosse di trading preferite,
ma prima diamo un’occhiata più da vicino ai fondamenti dell’analisi tecnica.
L’analisi tecnica, come la conosciamo oggi, è costituita da componenti diverse, ma gli elementi
sostanziali sono in verità solo 4: 1 Prezzo, 2 Tempo 3 Volume, 4 Momentum
Il prezzo è considerato la quinta essenza dei mercati. Stiamo parlando dell’unica verità con cui avremo a che
fare: il prezzo corrente Se vi capita mai di seguire CNBC o Bloomberg e sentire qualcuno affermare che una
certa azione raggiungerà un certo prezzo, ricordate sempre che si tratta solo di un’opinione e che la cosa
che l’unica cosa che ha davvero importanza è il prezzo corrente. Anche il tempo è un argomento importante
importante che davvero pochi operatori prendono in considerazione quando operano sul mercato.
Il volume, invece, è considerato uno strumento importante in molte analisi di trading.
Forse vi sarà capitato di sentire un analista affermare che le grandi mosse sul mercato richiedono grandi volumi,
Non è così secondo la mia esperienza: osserviamo l’apertura dei mercati, sia al ribasso sia al rialzo:
spesso aprono con un volume molto piccolo e chiudono con un volume molto grande.
In ultimo c’è il Momentum, uno strumento incredibilmente importante, almeno per il modo in cui ho impostato il
mio modo di operare. Serve a misurare la velocità di variazione dei prezzi, e vi mostrerò in seguito in
che modo utilizzo il momentum in una strategia di trading a breve termine.
I direttori generali che, intervistati in televisione, affermano che il prezzo corrente delle azioni sul
mercato sottovaluta il valore reale delle loro aziende, non fanno altro che dimostrare di non conoscere il
mercato. Con il mercato non si discute, non ci sono negoziazioni da fare. Il prezzo è tutto.
Non ci sono azioni “a buon mercato” o “costose”. Ci sono solo domanda e offerta.
Non dimenticatelo mai. Prima o poi vi troverete nella situazione in cui pensate che il titolo che
volete scambiare abbia superato i limiti. Niente di più falso.
Non trasformate lo schermo del vostro computer in uno scudo da usare in difesa o contro il mercato.
L’andamento di un titolo sarà determinato esclusivamente dalla domanda o dall’offerta.
W.D. Gann, leggenda dell’analisi tecnica, disse una volta: “un’azione non è mai troppo alta per essere
comprata, o troppo bassa per essere venduta”.
A breve parleremo di prezzo e delle leggi che regolano l’azione dei prezzi, ma prima sarà meglio dare uno
sguardo alle caratteristiche dei trend: in particolare i trend primari, che durano mesi e mesi
Una volta che un trend si è imposto, invertirlo richiede tempo ed energia. I trend primari sono
visibili quando il mercato è mobile verso l’alto o il basso. Questi trend a cui si fa riferimento come
“mercati in rialzo” o “mercati in ribasso” posso durare anche vari anni. Anche se è inevitabile
che un mercato in rialzo sia segnato da giornate buone e cattive, il trend generale procede in
un’unica direzione. Accade raramente che un trend inverta la propria rotta
senza dare segnali di avvertimento. Questi ultimi possono essere un aumento nelle attività di volume,
o uno spike, di prezzi e/o volumi. Un altro segno può essere una perdita di momentum seguita da un
periodo di mercato laterale. Di solito, dopo il completamento dell’inversione iniziale del trend si
può osservare una diminuzione della volatilità del trend.
Un mercato fortemente connotato da una trend consuma lentamente l’offerta globale, oppure, come nel caso si
una tendenza verso il basso, intacca costantemente il prezzo. Di solito, i trend fanno la loro apparizione
dopo che il mercato ha raggiunto un limite. Questi limiti, chiamati anche punti di resistenza o di supporto,
indicano i punti in un mercato che danno una possibile indicazione della direzione che verrà seguita da quel momento in poi.
sé una parziale influenza sulla direzione del mercato.
Mi ricordo cosa dicevano gli investitori intervistati da CNBC durante il 2002, dopo aver perso somme
considerevoli investendo in titoli tecnologici Non è facile affrontare le situazioni
sotto la spinta delle emozioni. Possiamo anche illuderci e pensare che se fosse stato nostro
un titolo che ha perduto l’80% del suo valore nel giro di un anno ci saremmo comportati diversamente.
Purtroppo è molto più probabile che ci saremmo trovati a pronunciare le stesse parole del giovane
che aveva investito tutti i suoi risparmi in un’impresa di commercio elettronico di successo e aveva
e aveva visto maggior parte del proprio capitale volatilizzarsi sulla carta.
Amazon è una buona compagnia e risalirà,deve risalire.Il punto è che le azioni
azioni non devono fare assolutamente nulla se non rispettare domanda e offerta
è importante che si abbia un’idea dei possibili avvenimenti prima di iniziare a negoziare.
La parte più dura del gioco è quella di saper controllare le proprie emozioni durante il trading
Non si può presentare un corso di analisi tecnica senza fare cenno alle sue origini
Contrariamente al modello delle candele giapponesi, che risale a migliaia di anni fa,
i fondamenti teorici veri e propri dell’analisi tecnica furono posti da Charles Dow intorno al 1900
A tutt’oggi la teoria di Dow continua ad essere alla base di quanto conosciamo come analisi tecnica.
La teoria di Dow fu estratta da una serie di articoli pubblicati sul Wall street Journal
a firma di Charles H. Dow dal 1900 al 1902, anno della sua morte.
Gli articoli rispecchiavano le convinzioni di Dow sui comportamenti delle borse valori e
e di come queste ultime potesse dare la misura dello stato di salute dell’ambiente delle imprese.
Buona parte di quanto oggi conosciamo come analisi tecnica affonda le sue radici nell’opera di Dow
Pertanto, passeremo ora in rassegna i principi fondamentali della teoria di Dow.
secondo il presupposto fondamentale della teoria di Dow tutte le informazioni
relative a passato, presente e persino futuro, sono già assimilate dal mercato
e rispecchiate dai prezzi di indici e azioni
Per informazioni si intende praticamente tutto: dalle emozioni degli investitori
ai dati relativi a inflazione e tassi di interesse o ai comunicati sui profitti di un’azienda attesi
dopo la chiusura dei mercati
Stando a questo dogma, l’unica informazione che non è incorporata dal mercato
è l’imprevedibile, una catastrofe naturale, per esempio.
Tuttavia rischi come questi sono espressi dai prezzi del mercato
Come l’analisi tecnica tradizionale, anche la teoria di Dow è incentrata principalmente sul prezzo
con la differenza che la teoria di Dow fa riferimento ai movimenti su tutto il mercato e non di specifici titoli
Un elemento importante della teoria di Dow è l’ individuazione della direzione generale del mercato
Per far questo, la teoria utilizza l’analisi dei trend.
Secondo la teoria di Dow i principali tipi di trend sono tre:a breve, medio e lungo termine.
Le analisi di trend sono un tentativo di previsione del corso di un trend,alla ricerca dei possibili modi
modi per cavalcarlo fino a quando i dati disponibili non indicheranno che ha invertito la sua rotta.
Prima di approfondire gli elementi specifici dell’analisi di trend della teoria di Dow,
sarà opportuno comprendere i trend. Prima di tutto occorre osservare che
sebbene il mercato nel muoversi tenda a seguire un’unica direzione, o trend, non lo fa in linea retta
Il mercato si muoverà al rialzo fino a raggiungere un massimo (punto di massimo)
e subito dopo crollerà verso il basso fino a raggiungere un minimo (punto di minimo),
anche se in generale si muoverà in un’unica direzione
Un trend in rialzo è suddiviso in rialzi successivi, ognuno dei quali presenta un massimo e un minimo.
Per parlare di mercato rialzista, è necessario che i minimi e i massimi
massimi siano più alti di quelli visti nel corso del rialzo precedente.
Anche le tendenza ribassiste si suddividono in crolli successivi, che presentano ognuno massimi e minimi
la teoria di Dow, per poter parlare di una tendenza al ribasso, sia i picchi massimi sia i minimi
devono essere inferiori a quelli del ribasso precedente
Dopo aver compreso la definizione del concetto di trend secondo la teoria di Dow
possiamo osservare più nel dettaglio le analisi di trend.
Secondo la teoria di Dow all’interno del mercato si identificano tre trend: primario, secondario e minore
Un trend primario, a cui abbiamo brevemente accennato al principio di questo modulo,
è il trend più ampio che dura per più di un anno.
La durata dei trend secondari, invece, è compresa tra tre settimane e tre mesi,
e sono spesso associati con un movimento in controtendenza rispetto al trend primario
Infine, i trend minori sono caratterizzati da una durata inferiore a tre settimane
e sono a loro volta associati a movimenti del trend intermedio.