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Un saluto a tutti gli amici del blog. Io mi chiamo Giovanni Fasanella, sono un giornalista
che da molti anni tenta di ricostruire aspetti nascosti della storia italiana recente e passata,
nascosti perché occultati , occultati perché aspetti troppo imbarazzanti per poter essere
raccontati, detti, all'opinione pubblica. Il tema del libro è la trattativa Stato -- mafia,
che sarebbe avvenuta tra il 1992 e il 1993, negli anni del crollo della prima Repubblica,
di Tangentopoli, delle bombe, delle stragi, degli omicidi eccellenti di Falcone e Borsellino.
Ma non è una ricostruzione di tipo giudiziario, anzi il presupposto del libro è che la verità
giudiziaria fino a ora raggiunta è assai fragile e che anzi lo strumento dell'inchiesta
giudiziaria non sia adatto da solo a ricostruire uno scenario così complesso e complicato
com'è quello che ha prodotto nel corso degli anni l'intreccio perverso, patologico, tra
lo Stato, le istituzioni, l'economia, la politica e la mafia.
La mafia non è solo una organizzazione di malavitosi, è una forma di potere che trova
la sua legittimazione, la sua linfa vitale, la sua capacità di auto-riprodursi, proprio
nelle relazioni intrecciate con il potere nel corso della nostra storia unitaria.
La mafia moderna nasce con l'Italia unita. Garibaldi sbarca in Sicilia grazie anche all'aiuto
dei picciotti, prosegue la sua impresa grazie all'aiuto dei picciotti e nel periodo post-risorgimentale,
nell'età liberale la mafia consolida il suo legame con la politica, in uno scambio di
favori: voti in cambio di potere e di affari. Inoltre la mafia viene usata dal potere, dallo
stato, come un vero e proprio strumento di repressione delle rivolte sociali e del dissenso
politico. In epoca fascista, quando naturalmente sciolti
i partiti, sciolte le organizzazioni sindacali, abolita la libertà di stampa, la libertà
di pensiero, e quindi ogni forma di protesta e di dissenso, la mafia criminale perde un
po' della sua funzione, del suo ruolo e viene smantellata, come una zavorra inutile, da
gettare a mare. Ma l' "alta mafia", quella delle grandi relazioni
politiche, delle grandi relazioni economiche, invece resta fortemente legata al regime fascista
e anzi in Sicilia è una delle condizioni che consentono al regime di mantenere il controllo
nell'isola. Per smantellare la mafia criminale, la manovalanza
malavitosa, il fascismo usa il prefetto Mori, ne fa un mito, che alimenta la propaganda
del regime. In realtà nel libro questo mito viene demolito, perché attraverso documenti,
testimonianze si capisce come in realtà il fascismo volle sbarazzarsi dalla zavorra ingombrante,
mantenendo, però, un legame molto stretto con l'alta mafia, dall'altro utilizzò il
prefetto Mori per regolamento di conti all'interno delle organizzazioni mafiose, tra le famiglie
mafiose e quindi per ridisegnare nuovi equilibri. E questo succede nel '43, quando gli americani
sbarcano, gli anglo - americani, sbarcano in Sicilia. Attraverso le famiglie italo americane
che già i servizi della marina militare americani avevano coinvolto nella difesa dei porti americani
della costa atlantica dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor, che aveva cambiato completamente
lo scenario della seconda guerra mondiale, l'America entrò direttamente in guerra e
si preoccupò innanzitutto di difendere i suoi porti. E per difendere i suoi porti della
costa Atlantica utilizzò le famiglie mafiose italo americane e poi attraverso le famiglie
mafiose italo americane stabilì un contatto con le famiglie di Cosa Nostra in Sicilia.
E grazie al contributo dei boss siciliani gli anglo - americani sbarcarono in Sicilia
senza troppi problemi, perché la mafia aveva provveduto a creare le condizioni logistiche
per lo sbarco e anche quelle di intelligence, fungendo da vero e proprio servizio di informazione
dell'esercito alleato. Liberata la Sicilia mentre gli anglo - americani
salivano verso nord, verso la linea gotica, lo scenario cambiò di nuovo. Ufficialmente
era una guerra combattuta contro il nazifascismo, ma in realtà dentro a questa guerra se ne
combatteva un'altra, la guerra contro un nuovo nemico che si stava già profilando, nel 44,
e cioè il comunismo, il comunismo sovietico, che era particolarmente aggressivo e aveva
una sua quinta colonna molto forte e attiva sia sul piano militare che su quello politico
in Italia, e era il Partito Comunista. Quindi gli anglo americani si posero il problema
di costruire già nel 44, nell'ultima fase della guerra, si posero il problema di come
creare le condizioni per fronteggiare il nuovo nemico del dopoguerra.
E così strinsero un patto con le famiglie mafiose e non solo con le famiglie mafiose,
inglobarono nei loro apparati anche molte organizzazioni, molti uomini e organizzazioni
dell'esercito nazista e della Repubblica sociale, e crearono in Sicilia un vero e proprio apparato
per la guerra clandestina contro i comunisti, un apparato militare segreto che si fondava
proprio sulla alleanza strettissima tra servizi angloamericani, ex organizzazioni della Repubblica
sociale e cosche mafiose. In cambio dell'aiuto dato agli anglo americani
la mafia naturalmente ottenne dei benefici enormi.
L'ultimo atto di Re Umberto prima di abdicare fu la approvazione del decreto che istituiva
la regione autonoma siciliana, insieme a quel decreto vennero creati tutti una serie di
enti, economici, finanziari, che vennero di fatto assegnati alla mafia e quindi la mafia
riuscì a creare i presupposti per il suo potere economico, per il suo dominio politico
e economico sulla Sicilia. Questo equilibrio venne poi blindato addirittura
attraverso il trattato di pace del 1947, il trattato di pace imposto dalle forze vincitrici
della guerra, americani e inglesi, alla nazione sconfitta, l'Italia, trattato di pace in cui
c'era una clausola aggiuntiva, aggiuntiva perché inserita all'ultimo momento, addirittura
a pena, in cui si imponeva al governo italiano di garantire l'impunità ai cittadini del
nostro paese che avevano aiutato gli anglo americani dal 1943 al 1947. Quindi anche i
boss mafiosi utilizzati per lo sbarco. E tra i documenti allegati c'era un elenco di persone
a cui l'Italia, il governo italiano, non avrebbe dovuto torcere un capello, e tra questi c'erano
molti personaggi che nei decenni successivi sarebbero diventati gli uomini più potenti
e più noti di Cosa Nostra. Fu in questo modo che quell'equilibrio creato
durante gli anni della guerra, tra il 43 e il 1945 in Sicilia venne difeso, blindato,
perché serviva durante la guerra fredda in funzione anticomunista.
Organizzazioni mafiose e organizzazioni neo fasciste vennero inglobate nel sistema difensivo
clandestino, segreto, anticomunista, quel sistema per la guerra non ortodossa che funzionò
durante l'intero arco della guerra fredda, fino alla caduta del muro di Berlino.
Quando il muro di Berlino cadde si creò un vuoto, perché il sistema della guerra clandestina,
di cui mafia e neo fascisti facevano parte del suo ruolo e con tangentopoli e con le inchieste della
magistratura che decapitarono l'intero ceto politico anticomunista della prima repubblica
questo mondo che durante la guerra fredda era stato utilizzato contro i comunisti e
per mantenere il controllo totale, assoluto, sulla Sicilia che in quel contesto aveva un
ruolo strategico di fondamentale importanza, quel sistema, dicevo, si trovò improvvisamente
privo di rappresentanza politica e delle protezioni politico -- istituzionali e internazionali
di cui aveva goduto fino a quel momento. Fu allora che si ruppe qualche cosa! Quelle
forze che avevano partecipato, compresa la mafia, che avevano partecipato alla guerra
segreta contro i comunisti spaventate dall'iniziativa della magistratura e dal pericolo che gli
ex comunisti che avevano combattuto per quasi 50 anni potessero ora conquistare il potere
si attivarono, si mobilitarono e lasciarono segnali, chiesero di essere difesi, chiesero di rinegoziare,
di fatto, il vecchio patto del 43 -- 47, e lo fecero nel modo più brutale, attraverso
omicidi eccellenti, attraverso le bombe, le bombe del 92 -- 93.
Con le stragi del 92 -- 93 i boss di Cosa Nostra lanciarono dei messaggi e tra questi
la richiesta di ammorbidire il regime del carcere duro previsto dal famoso articolo
41 bis, in una lettera inviata al allora Presidente della Repubblica Scalfaro lo chiedevano esplicitamente
e nel libro attraverso molte testimonianze racconto quello che avvenne intorno al 41
Bis, come attraverso la mediazione dei cappellani penitenziari, utilizzati tra l'altro in un'altra
dal Vaticano per trattare con la liberazione con le brigate rosse la liberazione di Moro,
che cosa che fecero per 55 giorni, anche se non riuscirono a ottenere il risultato.
Ecco, nel 92 -- 93 i cappellani penitenziari si mobilitarono di nuovo per fare da intermediari
tra Cosa Nostra e lo stato per ottenere l'alleggerimento del carcere duro per i boss mafiosi in cambio
della cessazione della strategia terroristica della mafia.
Ma questo era soltanto un aspetto, ci fu poi tutto un altro contesto che si aprì e riguarda
ciò che avvenne tra Cosa Nostra, gli apparati della guerra clandestina contro il comunismo,
che erano stati organizzati durante la guerra fredda e i loro referenti, non solo interni,
italiani, ma anche e forse soprattutto internazionali, e cioè gli anglo americani con cui avevano
stretto un patto ferreo durante la guerra, un patto che era durato fino alla caduta del
muro di Berlino e alla fine della guerra Fredda.
Nel libro c'è un lungo capitolo basato su una testimonianza inedita, che io registrai
nel 1998 per un altro libro, era dell'ambasciatore Reginald Bartolomew il quale mi diede la sua
testimonianza su quella fase critica dell'Italia e sul suo ruolo anche personale nel nostro
paese. Bartolomew mi raccontò la sua storia e la
ragione per cui Bill Clinton, appena eletto Presidente degli Stati Uniti aveva deciso
di mandarlo in Italia, lui era ambasciatore americano alla Nato a Bruxelles, stava per
lasciare quell'incarico, aveva ricevuto un'altra destinazione, Israele, aveva già presentato
le sue credenziali al governo Israeliano, ma all'ultimo momento Clinton lo chiamò e
gli disse lei non va più in Israele, lei va in Italia.
Quando Bartolomew chiese ma perché proprio io e perché in Italia, si sentì rispondere
perché data la situazione che si è creata in Italia a Roma ci serve un professionista
come lei, un diplomatico di carriera con il suo curriculum. Allora quando io gli chiesi
ma ambasciatore che curriculum ha lei? Lui chiamò la sua segretaria e fece portare un
elenco o di cose che aveva fatto, di operazioni a cui aveva partecipato, di missioni che aveva
compiuto per conto della amministrazione americana, era stato dal Libano alla Bosnia, della Cina
di Piazza Tienanmen alla crisi iraniana, al Golfo Persico, era stato in tutti i teatri
di guerra civile con il compito di rimettere le cose a posto e di salvaguardare gli interessi
americani. Lo stesso compito che aveva ricevuto da Clinton
per l'Italia. Lui assunse la sede, si insediò nella ambasciata
americana a Roma con il compito di stabilizzare la situazione italiana così difficile e così
drammatica. E questo fece Bartolomew. Una volta stabilizzato
il sistema politico italiano e quindi scongiurato il rischio di una rottura territoriale o di
una guerra civile, un colpo di stato, un colpo di stato è una espressione che non uso io
nel libro, ma è una espressione usata all'epoca da un ministro dell'interno, Vincenzo Scotti
e poi in tempi più recenti ripresi dal Presidente del consiglio dell'epoca e poi divenuto Presidente
della Repubblica Carlo Azzeglio Ciampi, e quindi una volta salvata l'Italia, diciamo
così, da quel pericolo che cosa è avvenuto? Che esattamente come era successo durante
il periodo fascista la zavorra criminale della mafia, i boss malavitosi sono stati arrestati
a centinaia, ma l'alta mafia ancora una volta si è riciclata! Si è inabissata e è tornata
discretamente ai propri affari. Oggi siamo esattamente in questa situazione.
C'è da domandarsi essere e quanto può reggere un paese, uno stato, che pure avendo liberato
grande parte della Sicilia dalle bande criminali mafiose è però fortemente inquinato e condizionato
dal potere economico della mafia. E come potete immaginare è un tema molto
scabroso, è un tema su cui molti vorrebbero che calasse definitivamente il silenzio, ma
io credo che faccia bene al paese invece conoscere la storia dalla quale arriva.
Passate parola.