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Che imbarazzo è mai questo!
Un foglio anonimo...
La cameriera in gabinetto chiusa...
La padrona confusa...
Un uom che salta dal balcone in giardino...
Un altro appresso che dice esser quel desso...
Non so cosa pensar.
Potrebbe forse qualcun de' miei vassalli...
A simil razza è comune l'ardir.
Ma la Contessa...
Ah, che un dubbio l'offende.
Ella rispetta troppo sé stessa, e l'onor mio...
L'onore... Dove diamin l'ha posto umano errore!
Via, fatti core; digli che ti attenda in giardino.
Saprò se Cherubino era giunto a Siviglia:
a tale oggetto ho mandato Basilio.
Oh cielo! E Figaro...
A lui non dei dir nulla, in vece tua voglio andarci io medesma.
Avanti sera dovrebbe ritornar.
Oh Dio! Non oso.
Pensa ch'è in tua mano il mio riposo.
E Susanna?
Chi sa ch'ella tradito abbia il segreto mio.
Oh, se ha parlato, gli fo sposar la vecchia.
Marcellina!
Signor...
Cosa bramate?
Mi par che siate in collera!
Volete qualche cosa?
Signor, la vostra sposa
ha i soliti vapori, e vi chiede il fiaschetto degli odori.
Prendete.
Or vel riporto.
Eh no, potete ritenerlo per voi.
Per me? Questi non son mali da donne mie pari.
Un'amante, che perde il caro sposo sul punto d'ottenerlo...
Pagando Marcellina con la dote
che voi mi prometteste...
Ch'io vi promisi? Quando?
Credea d'averlo inteso.
Sì, se voluto aveste intendermi voi stessa.
È mio dovere,
e quel di Sua Eccellenza è il mio volere.
Crudel! Perché finora farmi languir così?
Signor, la donna ognora tempo ha di dir di sì.
Dunque, in giardin verrai?
Se piace a voi verrò.
E non mi mancherai?
No, non vi mancherò.
- Verrai? - Sì.
- Non mancherai? - No.
- Non mancherai? - Non mancherò.
No, non vi mancherò.
Mi sento dal contento pieno di gioia il cor.
Scusatemi se mento, voi che intendete amor.
E perché fosti meco stamattina sì austera?
Col paggio ch'ivi c'era...
Ed a Basilio, che per me ti parlò?
Ma qual bisogno abbiam noi che un Basilio...
È vero, è vero.
E mi prometti poi, se tu manchi, o cor mio...
Ma la Contessa attenderà il fiaschetto.
Eh, fu un pretesto: parlato io non avrei senza di questo.
- Carissima! - Vien gente.
È mia senz'altro.
Forbitevi la bocca, o signor scaltro.
Ehi Susanna, ove vai?
Taci. Senza avvocato hai già vinta la causa.
Cosa è nato?
Hai già vinta la causa!
Cosa sento!
ln qual laccio cadea!
Perfidi!
lo voglio di tal modo punirvi!
A piacer mio la sentenza sarà.
Ma s'ei pagasse la vecchia pretendente?
Pagarla!
ln qual maniera?
E poi v'è Antonio che a un incognito Figaro ricusa
di dare una nipote in matrimonio.
Coltivando l'orgoglio di questo mentecatto...
Tutto giova a un raggiro.
Il colpo è fatto.
Vedrò mentr'io sospiro, felice un servo mio?
E un ben, che invan desio, ei posseder dovrà?
Vedrò per man d'amore unita a un vil oggetto
chi in me destò un affetto che per me poi non ha?
Ah no, lasciarti in pace non vo' questo contento!
Tu non nascesti, audace,
per dare a me tormento,
e forse ancor per ridere di mia infelicità.
Già la speranza sola delle vendette mie
quest'anima consola e giubilar mi fa.
Andiam, andiam, bel paggio,
in casa mia tutte ritroverai le più belle ragazze del castello,
di tutte sarai tu certo il più bello.
Ma se il Conte mi trova, misero me,
tu sai che partito ei mi crede per Siviglia.
Oh, ve' che maraviglia, e se ti trova, non sarà cosa nuova.
Odi! Vogliamo vestirti come noi,
tutte insieme andrem poi a presentar de' fiori a madamina.
Fidati, o Cherubin, di Barbarina.
E Susanna non vien!
Sono ansiosa di saper come il Conte accolse la proposta.
Alquanto ardito il progetto mi par,
e ad uno sposo sì vivace e geloso!
Ma che mal c'è?
Cangiando i miei vestiti con quelli di Susanna,
e i suoi co' miei,
al favor della notte...
Oh cielo!
A quale umil stato fatale io son ridotta da un consorte crudel,
che dopo avermi con un misto inaudito d'infedeltà,
di gelosia, di sdegno,
prima amata,
indi offesa,
e alfin tradita,
fammi or cercar da una mia serva aita!
Dove sono i bei momenti
di dolcezza e di piacer?
Dove andaro i giuramenti
di quel labbro menzogner?
Perché mai, se in pianti e in pene
per me tutto si cangi ò,
la memoria di quel bene dal mio sen non trapassò?
Ah! Se almen la mia costanza nel languire amando ognor
mi portasse una speranza di cangiar l'ingrato cor.
È decisa la lite.
O pagarla, o sposarla. Ora ammutite.
lo respiro.
Ed io moro.
Alfin sposa io sarò d'un uom che adoro.
Eccellenza, m'appello...
È giusta la sentenza.
O pagar, o sposar.
Bravo Don Curzio.
Bontà di Sua Eccellenza.
Che superba sentenza!
ln che superba?
Siam tutti vendicati.
Io non la sposerò.
La sposerai.
O pagarla, o sposarla. Lei ti ha prestato due mila pezzi duri.
Son gentiluomo,
e senza l'assenso de' miei nobili parenti...
Dove sono? Chi sono?
Lasciate ancor cercarli:
dopo dieci anni io spero di trovarli.
Qualche bambin trovato?
No, perduto, dottor,
anzi rubato.
- Come? - Cosa?
- La prova? - Il testimonio?
L'oro, le gemme e i ricamati panni,
che ne' più teneri anni mi ritrovaro addosso i masnadieri,
sono gl'indizi veri di mia nascita illustre,
e sopra tutto questo al mio braccio impresso geroglifico.
Una spatola impressa al braccio destro?
E a voi chi il disse?
Oh Dio!
- È desso. - È ver, son io.
Chi?
Raffaello.
E i ladri ti rapir?
Presso un castello.
Ecco tua madre.
Balia?
No, tua madre.
Sua madre!
Cosa sento!
Ecco tuo padre.
Riconosci in questo amplesso una madre, amato figlio.
Padre mio, fate lo stesso,
non mi fate più arrossir.
Resistenza la coscienza
far non lascia al tuo desir.
- Ei suo padre, ella sua madre: - Son smarrito, son stordito:
- l'imeneo non può seguir. - meglio è assai di qua partir.
- Figlio amato! - Ei suo padre, ella sua madre.
Son smarrito, son stordito.
Figlio amato!
Parenti amati!
Alto, alto, signor Conte,
mille doppie son qui pronte.
A pagar vengo per Figaro,
ed a porlo in libertà.
Osservate un poco là.
Già d'accordo colla sposa? Giusti Dei, che infedeltà!
Lascia, iniquo!
No, t'arresta.
Senti, o cara.
Senti questa!
- È un effetto di buon core. - Fremo, smanio dal furore,
- il destino a me la fa. - Freme, smania dal furore,
- il destino gliela fa. - Fremo, smanio dal furore,
una vecchia a me la fa.
Lo sdegno calmate, mia cara figliuola,
sua madre abbracciate, che or vostra sarà.
Sua madre?
Sua madre.
Tua madre?
E quello è mio padre, che a te lo dirà.
Suo padre?
Suo padre.
Tuo padre?
E quella è mia madre, che a te lo dirà.
Al fiero tormento di questo momento
Al dolce contento di questo momento
quest'anima appena resister or sa.
Eccovi, o caro amico, il dolce frutto dell'antico amor nostro.
Or non parliamo di fatti sì remoti:
egli è mio figlio, mia consorte voi siete;
e le nozze farem quando volete.
Oggi, e doppie saranno.
Prendi, questo è il biglietto del danar che a me devi, ed è tua dote.
Prendi ancor questa borsa.
E questa ancora.
Bravi; gittate pur ch'io piglio ognora.
Voliamo ad informar d'ogni avventura madama e nostro zio.
Chi al par di me contenta?
Chi al par di me contenta?
lo.
- lo. - lo.
E schiatti il signor Conte al gusto mio.
lo vi dico, signor, che Cherubino è ancora nel castello,
e vedete per prova il suo cappello.
Ma come? Se a quest'ora esser giunto a Siviglia egli dovria.
Scusate, oggi Siviglia è a casa mia.
Qua vestissi da donna, e qua lasciati ha gli altri abiti suoi.
Perfidi!
Andiam, e li vedrete voi.
Cosa mi narri! E che ne disse il Conte?
Gli si leggeva in fronte il dispetto e la rabbia.
Piano: che meglio or lo porremo in gabbia.
Dov'è l'appuntamento che tu gli proponesti?
ln giardino.
Fissiamgli un loco. Scrivi.
Ch'io scriva? Ma signora...
Eh scrivi, dico,
e tutto io prendo su me stessa.
Canzonetta sull'aria
Sull'aria
"Che soave zeffiretto"
Zeffiretto
"questa sera spirerà"
Questa sera spirerà
"sotto i pini del boschetto".
Sotto i pini?
Sotto i pini del boschetto.
Sotto i pini
del boschetto.
Ei già il resto capirà.
Certo, certo il capirà.
Piegato è il foglio. Or come si sigilla?
Ecco, prendi una spilla. Servirà di sigillo.
Attendi.
Scrivi sul riverso del foglio: "Rimandate il sigillo".
È più bizzarro di quel della patente.
Presto, nascondi. lo sento venir gente.
Ricevete, o padroncina, queste rose e questi fior,
che abbiam colti stamattina per mostrarvi il nostro amor.
Siamo tante contadine,
e siam tutte poverine,
ma quel poco che rechiamo
ve lo diamo di buon cor.
Queste sono, madama, le ragazze del loco,
che il poco ch'han vi vengono ad offrir,
e vi chiedon perdon del loro ardir.
Oh brave: vi ringrazio.
Come sono vezzose!
E chi è, narratemi,
quell'amabil fanciulla ch'ha l'aria sì modesta?
Ell'è una mia cugina,
e per le nozze è venuta stasera.
Onoriamo la bella forestiera.
Venite qui.
Datemi i vostri fiori.
Come arrossì. Susanna, e non ti pare che somigli ad alcuno?
Al naturale.
Eh cospettaccio! È questi l'ufficiale.
- Oh stelle! - Malandrino!
Ebben, madama...
lo sono, signor mio, irritata e sorpresa al par di voi.
Ma stamane?
Stamane...
Per l'odierna festa volevam travestirlo al modo stesso
che l'han vestito adesso.
E perché non partisti?
Signor...
Saprò punire la tua disubbedienza.
Eccellenza,
voi mi dite sì spesso, qualvolta m'abbracciate e mi baciate:
"Barbarina, se m'ami, ti darò quel che brami".
- lo, dissi questo? - Voi.
Or datemi, padrone, in sposo Cherubino,
e v'amerò com'amo il mio gattino.
Ebbene, ora tocca a voi.
Brava, figliuola! Hai buon maestro che ti fa la scuola.
Non so qual uom, qual demone, qual Dio rivolga tutto quanto a torto mio.
Signor, se trattenete tutte queste ragazze, addio festa, addio danza.
E che! Vorresti ballar col piè stravolto?
Eh, non mi duol più molto. Andiam, belle fanciulle.
Per buona sorte i vasi eran di creta.
Senza fallo.
Andiamo, dunque, andiamo.
E intanto a cavallo
di galoppo a Siviglia andava il paggio.
Di galoppo o di passo, buon viaggio.
Venite, o belle giovani.
E a te la sua patente era in tasca rimasta.
Certamente. Che razza di domande!
Via, non gli far più motti, ei non t'intende.
Ed ecco chi pretende che sia bugiardo il mio signor nipote.
- Cherubino! - Or ci sei.
Che diamin canta?
Non canta, no, ma dice ch'egli saltò stamane in sui garofani.
Ei lo dice! Sarà.
Se ho saltato io, si può dare che anch'esso abbia fatto lo stesso.
Anch'esso?
Perché no?
Io non impugno mai quel che non so.
Ecco la marcia.
Andiamo.
Ai vostri posti, o belle, ai vostri posti.
Susanna, dammi il braccio.
Eccolo.
Temerari.
lo son di ghiaccio.
Contessa...
Or non parliamo.
Ecco qui le due nozze: riceverle dobbiam.
Alfin si tratta d'una vostra protetta.
Seggiamo.
Seggiamo.
E meditiam vendetta.
Amanti costanti, seguaci d'onor,
cantate, lodate sì saggio signor.
A un diritto cedendo
che oltraggia, che offende,
ei caste vi rende ai vostri amator.
Cantiamo, lodiamo sì saggio signor.
Eh già, solita usanza,
le donne ficcan gli aghi in ogni loco.
Ah, ah! Capisco il gioco.
Un biglietto amoroso che gli diè nel passar qualche galante,
ed era sigillato d'una spilla
ond'egli si punse il dito.
Il narciso or la cerca, oh che stordito!
Andate, amici,
e sia per questa sera disposto l'apparato nuziale
colla più ricca pompa.
lo vo' che sia magnifica la festa,
e canti e fuochi,
e gran cena, e gran ballo:
e ognuno impari com'io tratto color che a me son cari.
Amanti costanti, seguaci d'onor,
cantate, lodate sì saggio signor.
A un diritto cedendo che oltraggia, che offende,
ei caste vi rende ai vostri amator.
Cantiamo, lodiamo sì saggio signor.
L'ho perduta, me meschina!
Ah chi sa dove sarà?
Non la trovo.
L'ho perduta, meschinella!
Ah chi sa dove sarà?
E mia cugina...
E il padron cosa dirà.
Barbarina, cos'hai?
L'ho perduta, cugino.
- Cosa? - Cosa?
La spilla che a me diede il padrone per recare a Susanna.
A Susanna? La spilla?
E così tenerella il mestiero già sai di far tutto sì ben quel che tu fai?
Cos'è, vai meco in collera?
E non vedi ch'io scherzo?
Osserva, questa è la spilla
che il Conte da recare ti diede alla Susanna,
e servia di sigillo a un bigliettino.
Vedi s'io sono istrutto?
E perché il chiedi a me quando sai tutto?
Aveva gusto d'udir come il padrone ti diè la commissione.
Che miracoli!
"Tieni, fanciulla, reca questa spilla alla bella Susanna,"
"e dille: Questo è il sigillo dei pini".
Ah, ah! Dei pini, dei pini!
È ver ch'ei mi soggiunse: "Guarda che alcun non veda!"
- Ma tu già tacerai. - Sicuramente.
A te già niente preme.
Oh niente, niente.
Addio, mio bel cugino: vo da Susanna
e poi da Cherubino.
- Madre. - Figlio.
- Son morto. - Calmati, figlio mio.
Son morto, dico.
Flemma, flemma e poi flemma.
Il fatto è serio e pensarci convien.
Ma guarda un poco che ancor non sai di chi si prenda gioco.
Ah! Quella spilla, o madre,
è quella stessa che poc'anzi ei raccolse.
È ver.
Ma questo al più ti porge un dritto di stare in guardia,
e vivere in sospetto.
Ma non sai se in effetto...
All'erta, dunque: il loco del congresso so dov'è stabilito.
Dove vai, figlio mio?
A vendicar tutti i mariti. Addio.
"Nel padiglione a manca", ei così disse.
È questo, è questo.
E poi se non venisse!
Son morta!
È Barbarina.
Chi va là?
Son quelli che invitasti a venir.
Che brutto ceffo! Sembri un cospirator.
Che diamin sono questi infausti apparati?
Lo vedrete fra poco.
ln questo stesso loco
celebrerem la festa della mia sposa onesta
e del feudal signor.
Ah, buono, buono! Capisco come egli è.
Accordati si son senza di me.
Voi da questi contorni non vi scostate.
A un fischio mio correte tutti quanti.
Tutto è disposto:
l'ora dovrebbe esser vicina.
lo sento gente.
È dessa.
Non è alcun.
Buia è la notte...
Ed io comincio omai
a fare il scimunito mestiere di marito.
Ingrata!
Nel momento della mia cerimonia
ei godeva leggendo,
e nel vederlo io rideva di me senza saperlo.
Oh Susanna, Susanna, quanta pena mi costi!
Con quell'ingenua faccia...
Con quegli occhi innocenti...
Chi creduto l'avria!
Ah che il fidarsi a donna è ognor follia.
Aprite un po' quegli occhi,
uomini incauti e sciocchi,
guardate queste femmine,
guardate cosa son.
Queste chiamate Dee
dagli ingannati sensi,
a cui tributa incensi
la debole ragion,
son streghe che incantano per farci penar,
sirene che cantano per farci affogar,
civette che allettano per trarci le piume,
comete che brillano per toglierci il lume.
Son rose spinose, son volpi vezzose,
son orse benigne, colombe maligne,
maestre d'inganni, amiche d'affanni
che fingono, mentono, amore non senton,
non senton pietà, no, no!
Il resto nol dico, già ognuno lo sa.
Signora, ella mi disse che Figaro verravvi.
Anzi, è venuto; abbassa un po' la voce.
Dunque un ci ascolta,
e l'altro dee venir a cercarmi.
Incominciam.
lo voglio qui celarmi.
Madama, voi tremate, avreste freddo?
Parmi umida la notte, io mi ritiro.
Eccoci della crisi al grande istante.
lo sotto questi pini,
se madama il permette,
resto a prendere il fresco una mezz'ora.
Il fresco, il fresco!
Restaci, in buon'ora.
Il birbo è in sentinella. Divertiamci anche noi.
Diamogli la mercé dei dubbi suoi.
Giunse alfin il momento che godrò senza affanno
in braccio all'idol mio.
Timide cure, uscite dal mio petto,
a turbar non venite il mio diletto.
Oh come par che all'amoroso foco
l'amenità del loco, la terra e il ciel risponda!
Come la notte
i furti miei seconda!
Deh vieni, non tardar, o gioia bella,
vieni ove amore per goder t'appella,
finché non splenda in ciel notturna face,
finché l'aria è ancor bruna e il mondo tace.
Qui mormora il ruscel, qui scherza l'aura,
che col dolce sussurro il cor ristaura.
Qui ridono i fioretti e l'erba è fresca.
Ai piaceri d'amor qui tutto adesca.
Vieni, ben mio, tra queste piante ascose.
Vieni, vieni!
Ti vo' la fronte incoronar di rose.
Perfida! E in quella forma meco mentia?
Non so s'io veglio o dormo.
Il piccol paggio!
lo sento gente: entriamo ove entrò Barbarina.
Oh, vedo qui una donna!
Ahi, me meschina!
M'inganno! A quel cappello che nell'ombra vegg'io
parmi Susanna.
E se il Conte ora vien? Sorte tiranna!
Pian pianin le andrò più presso, tempo perso non sarà.
Ah se il Conte arriva adesso qualche imbroglio accaderà!
Susannetta!
Non risponde. Colla mano il volto asconde.
Or la burlo, in verità.
Arditello, sfrontatello, ite presto via di qua!
Smorfiosa, maliziosa,
io già so perché sei qua.
Ecco qui la mia Susanna.
Ecco qui l'uccellatore.
Non far meco la tiranna!
Ah, nel sen mi batte il core!
- Via, partite, o chiamo gente. - Un altr'uom con lei si sta.
Dammi un bacio, o non fai niente.
- Alla voce è quegli il paggio. - Anche un bacio! Che coraggio!
E perché far io non posso...
Temerario!
...quel che il Conte ognor farà?
Temerario!
- Temerario! - Oh ve' che smorfie!
Sai ch'io fui dietro il sofà.
Se il ribaldo ancor sta saldo,
la faccenda guasterà.
Prendi intanto.
Oh ciel! Il Conte.
Vo' veder cosa fan là.
Perché voi nol ripetete, ricevete questo qua.
Ah! Ci ho fatto un bel guadagno con la mia curiosità.
Ah! Ci ha fatto un bel guadagno con la sua temerità.
Partito è alfin l'audace.
Accostati, ben mio.
Giacché così vi piace, eccomi qui, signor.
Che compiacente femmina! Che sposa di buon cor!
Porgimi la manina.
lo ve la do.
Carina!
Carina?
Che dita tenerelle!
Che delicata pelle!
Mi pizzica, mi stuzzica, m'empie d'un nuovo ardor.
La cieca prevenzione...
- Che dita tenerelle! - ...delude la ragione...
Che delicata pelle!
...inganna i sensi ognor.
Oltre la dote, o cara,
ricevi anche un brillante,
che a te porge un amante in pegno del suo amor.
Tutto Susanna piglia
dal suo benefattor.
Va tutto a maraviglia!
Ma il meglio manca ancor.
Signor, d'accese fiaccole io veggio il balenar.
Entriam, mia bella Venere, andiamoci a celar.
Mariti scimuniti,
venite ad imparar.
- Al buio, signor mio? - È quello che vogl'io.
Tu sai che là per leggere io non desio d'entrar.
- La perfida lo seguita. - I furbi sono in trappola.
- È vano il dubitar. - Comincia ben l'affar.
Chi passa?
Passa gente.
È Figaro!
Men vo.
Andate, andate!
lo poi verrò.
Tutto è tranquillo e placido.
Entrò la bella Venere.
Col vago Marte prendere,
nuovo Vulcan del secolo,
in rete li porrò.
Ehi, Figaro!
Tacete!
Oh, questa è la Contessa.
A tempo qui giungete.
Vedrete là voi stessa
il Conte e la mia sposa.
Di propria man la cosa toccar io vi farò.
Parlate un po' più basso.
Di qua non muovo il passo, ma vendicar mi vo'.
Susanna!
- Vendicarsi? - Sì.
Come potria farsi?
- L'iniquo io vo' sorprendere, - La volpe vuol sorprendermi,
- poi so quel che farò. - e secondar la vo'.
Ah, se madama il vuole!
Su via, manco parole.
Eccomi ai vostri piedi.
Ho pieno il cor di foco.
Esaminate il loco.
Pensate al traditor.
Come la man mi pizzica!
Come il polmon mi s'altera!
Che smania! Che furor!
Che smania! Che calor!
E senza alcun affetto?
Suppliscavi il dispetto.
Non perdiam tempo invano,
datemi un po' la mano.
- Datemi un po'... - Servitevi, signor.
Che schiaffo!
E questo, e questo,
e ancora questo.
- E questo, e poi quest'altro. - Non batter così presto.
E questo, signor scaltro, e questo, e poi quest'altro ancor.
- Oh schiaffi graziosissimi! - Impara, impara, o perfido,
- Oh mio felice amor! - a fare il seduttor.
Pace, pace, mio dolce tesoro, io conobbi la voce che adoro,
e che impressa ognor serbo nel cor.
La mia voce?
La voce che adoro.
Pace, pace, mio dolce tesoro, pace, pace, mio tenero amor.
Non la trovo, e girai tutto il bosco.
Questi è il Conte, alla voce il conosco.
Ehi, Susanna!
Sei sorda? Sei muta?
Bella, bella! Non l'ha conosciuta!
- Chi? - Madama.
- Madama? - Madama.
La commedia, idol mio, terminiamo, consoliamo il bizzarro amator.
- Sì, madama, voi siete il ben mio. - La mia sposa!
Ah, senz'arme son io!
Un ristoro al cor mio concedete.
lo son qui, fate quel che volete.
Ah ribaldi!
Ah corriamo, mio bene,
e le pene compensi il piacer.
Gente, gente, all'armi, all'armi!
Il padrone!
Gente, gente, aiuto, aiuto!
Son perduto!
Cosa avvenne?
Il scellerato m'ha tradito, m'ha infamato,
e con chi, state a veder.
- Son stordito, sbalordito. - Son storditi, sbalorditi.
- Non mi par che ci ò sia ver! - Oh che scena, che piacer!
Invan resistete,
uscite, madama,
il premio or avrete di vostra onestà.
Il paggio!
Mia figlia!
Mia madre!
Madama!
Scoperta è la trama, la perfida è qua.
Perdono, perdono.
No, no, non sperarlo.
Perdono, perdono.
No, no, non vo' darlo.
- Perdono, perdono. - No, no.
Almeno io per loro perdono otterrò.
Oh cielo!
Che veggio!
Deliro!
Vaneggio!
Che creder non so.
Contessa, perdono.
Più dolce io sono,
e dico di sì.
Ah tutti contenti
saremo così.
Questo giorno di tormenti, di capricci e di follia,
in contenti e in allegria solo amor può terminar.
Sposi, amici, al ballo, al gioco, alle mine date foco,
ed al suon di lieta marcia corriam tutti a festeggiar.