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Nel 1941-42 a Belgrado c'era una delegazione fascista del governo Mussolini
e diceva che come arrivavano i cadaveri dalla Croazia lungo il fiume Sava
sotto Belgrado, a qualche chilometro da Belgrado, il fiume Sava si getta nel Danubio
Come arrivavano questi cadaveri, lui li vedeva. Nel suo diario ha scritto di questi cadaveri
che arrivavano di qua, quindi non soltanto quelli che cadevano
ma anche li buttavano nel fiume direttamente..
Qua li buttavano
Qui ci troviamo al centro del campo di Jasenovac
che si chiamava Poljanec, toponimo locale
Si chiamò poi Jasenovac perché vicino c'era la cittadina di Jasenovac
Poljane, vuol dire "campo"
Jasenovac come cittadina, si trova nella parte Est,
proprio al confine con la Bosnia, sul ponte che cavalca il fiume che divide la Bosnia e la Croazia
Oggi questo fiume fa da confine di Stato fra la Repubblica di Croazia e la Bosnia-Erzegovina
naturalmente al tempo della guerra, lo Stato, cosiddetto "Stato Indipendente di Croazia",
abbracciava, oltre alla Croazia, L'intera Bosnia-Erzegovina,
quindi non era confine quella volta
La Jugoslavia, come del resto prima e anche dopo, era composta da popolazioni diverse
sia come religione, sia come etnia
e soprattutto c'era una intolleranza in particolare tra Serbi e Croati
Poi c'erano i Musulmani della Bosnia ma anche della Macedonia
e di questi attriti su base religiosa e base etnica ne hanno approfittato i nazisti e i fascisti
per poter instaurare questo Stato... lo Stato Indipendente di Croazia
L'Italia aveva sempre questo sogno di espandersi all'Est, nei Balcani
invece la Germania quello del "Drank", verso il Sud
cioè la ricostruzione dell'antico Impero Austro-ungarico
quindi di annettere di nuovo la Slovenia, la Croazia, l'Ungheria, e così via
hanno trovato negli ustaša l'elemento alleato per realizzare questo sogno
dell'Italia di prendersi la Dalmazia e qualcosa di più,
e della Germania di potersi spingere più profondamente possibile verso sud
e contemporaneamente di distruggere completamente la Jugoslavia
Sotto agli occhi dei soldati italiani, hanno cominciato ad ammazzare in questo campo,
ebrei etc.
ma gli italiani ad un certo punto si sono stufati e hanno detto no:
"andate ad ammazzare altrove, questo è il nostro territorio"
e allora hanno creato questo campo di Jasenovac
Questo complesso, del cosiddetto "campo di Krapje"
Era formato da 5 campi di concentramento in sostanza...
"Ferrovie Croate" come "Trenitalia" in Italia
Questi H-D-Ž
era la sigla dello Stato ustaša
in questa parte venivano imbarcati uomini e donne
Veniva attraversato il fiume sulle barche e là venivano liquidati, fucilati, ammazzati
e poi buttati in queste fosse comuni che loro stessi, naturalmente
dovevano scavarsi prima di essere fucilati
A differenza dei metodi tedeschi
qua venivano semplicemente "scannati"...
...con i coltelli
Risparmiavano anche i colpi di fucile
Le future vittime venivano qui per motivi razziali. Serbi in primo luogo, ebrei e zingari
e poi c'era una piccola parte di Croati che erano antifascisti, anti-ustaša
Le uccisioni sono state costanti dal '41 al '45, fino all'ultimo giorno di guerra
Però l'anno in cui hanno raggiunto il culmine, la vetta più alta delle uccisioni
è stata il 1942
Il progetto del Parco Memoriale
vedete questo campo qua?
si prevede di costruire qualche museo e altre costruzioni...
La nostra intenzione facendo queste cose, questo parco memoriale,
di fare una specie di Giorno della Memoria
Noi Croati e Dalmati non abbiamo mai avuto odio verso gli Italiani
abbiamo sempre avuto la convinzione di essere vicini di casa con l'Italia
e d'altra parte abbiamo anche noi la nostra vergogna che voi avete visto a Jasenovac
qui vicino, quindi non è che dobbiamo né chiedere né pretendere delle scuse
ma vogliamo semplicemente creare un ambiente nel quale si possa studiare
e vedere le cose come sono andate
Di queste 2 semi colonne, queste colonne spezzate
una ha il simbolo della Slovenia
perché in maggioranza erano slovene le vittime di questo campo
e l'altra ha lo stemma della Croazia
Dove ci troviamo è una specie di atrio, almeno così è stato concepito
"un atrio prima di entrare nell'inferno"
perché infatti, quando loro arrivavano al campo - che abbiamo visto all'esterno -
dovevano spogliarsi di tutte le loro cose di valore
e chiamavano questo atrio dove venivano spogliati, controllati e i loro nomi scritti
si chiamava, all'italiana, -ancora oggi si chiama così-
"bonifica", perché erano cominciate le bonifiche di quelle paludi
di quei acquitrini rimasti in loco però la bonifica non si è mai realizzata
perché poi è stato trasformato in un campo di concentramento e la bonifica non si è fatta
ma comunque, quell'ingresso si chiamava "bonifica"
Nella seconda parte di questo memoriale troverete che il sentiero che porta all'interno
è spezzato, perché vuole simbolizzare che a questi prigionieri si cercava
di spezzare la spina dorsale
Le scritte che qua e là troverete, e i nomi dei caduti
sono scritti in modo da ricordare la disposizione geografica delle tende
in quei tre campi, delle donne e bambini degli uomini e poi degli ebrei
Simbolo del fascismo, tutti i fasci littori la lupa etc etc
e poi qua invece questa lupa e questo fascio littore
e tutti gli altri simboli sono diventati delle belve che ammazzavano
vedete questa lupa che ringhia, distrugge, incendia e ammazza
Questi due uomini scheletriti con le catene ai piedi...
questa schiavitù...
In questa circolare si dice:
Quando necessario agli effetti del mantenimento dell'ordine pubblico
delle operazioni, i Comandi possono provvedere:
ad internare, a titolo protettivo, precauzionale o repressivo, famiglie, categorie di individui
della città o campagna, e, se occorre, intere popolazioni di villaggi e zone rurali;
a “fermare” ostaggi tratti ordinariamente dalla parte sospetta della popolazione,
e, - se giudicato opportuno - anche dal suo complesso, compresi i ceti più elevati;
a considerare corresponsabili dei sabotaggi, in genere, gli abitanti di case
prossime al luogo in cui essi vengono compiuti.
Gli ostaggi possono essere chiamati a rispondere, colla loro vita,
di aggressioni proditorie a militari e funzionari italiani, nella località da cui sono tratti,
nel caso che non venissero identificati - entro ragionevole lasso di tempo, ogni volta fissato-
i colpevoli. Gli abitanti qualora non siano identificati -come detto sopra- i sabotatori,
possono essere internati a titolo repressivo.
Verso la fine del '48, non ci sono stati né arresti né niente
però già si cercava un'isola o un posto dove sistemare i prigionieri
un posto da cui non si poteva scappare in nessun modo...
il Comitato istituzionale del Partito Comunista Jugoslavo
decise che tutti coloro, sia nell'esercito che nel partito,
durante una riunione, apertamente dovevano dichiararsi da che parte stavano,
lo dovevano dire pubblicamente.
Anche mio padre e mia madre, in una riunione che si è tenuta qua, in una cellula del partito
con la tessera del partito in mano dovevano dire:
"Io sono per Tito"
oppure "Io sono per Stalin"
Dovevano dichiararlo pubblicamente
loro si sono dichiarati per Stalin... la polizia li ha raccolti e li ha mandati
all'inizio in prigione...
a Stara Gradiška, per esempio, Fiume, Pola, dove c'erano le prigioni
Nel frattempo mia madre era in attesa, di un bambino - che ero io -
nelle prigioni sono rimasti per circa due mesi
In questo frattempo uomini dell'Urbam e anche dei servizi di polizia
hanno cercato l'isola più adatta in cui potevano essere messi
e intanto circa 10 mila in tutta la Jugoslavia erano stati arrestati
dove sistemarli, ed è stata scelta, tra le isole dell'Adriatico
Goli Otok per una ragione molto semplice: già durante la prima Guerra Mondiale
era una campo di prigionia degli Austriaci catturati durante
la I Guerra Mondiale, e quindi è tornato a funzionare come campo di prigionia
Gran parte di questi che poi sono stati mandati a Goli Otok
- ma non solo a Goli Otok, anche in altri campi di concentramento -
a quel punto hanno preso la tessera del partito e l'hanno consegnata dicendo:
"Io non voglio esser più membro del partito"
Il capo della polizia di Arbe...
due suoi amici avevano detto che loro erano per Stalin
lui, come capo della polizia, se l'è tenuto per se e non ha
informato Belgrado... Non ha denunciato questi due amici
Allora hanno preso lui e l'hanno mandato a Goli
Io posso aggiungere
e nel mio libro anche lo scrivo, che molti sono finiti a Goli Otok perché
abitavano in delle belle case, etc e queste abitazioni poi se le sono
prese questi dell'Urbam
Inizialmente tutti venivano mandati, uomini e donne a Goli Otok,
poi dopo li hanno "staccati" ed hanno fatto l'isola di Sveti Grgur,
San Gregori, che è proprio vicinissima a Goli
hanno mandato le donne e a Goli Otok sono rimasti soltanto gli uomini
Ognuno che sbarcava a Goli Otok doveva fare quei 3 mila metri
a piedi sulle pietre aguzze con i piedi quasi sempre nudi
e passare in mezzo a due file del primo gruppo di condannati
e questi avevano l'obbligo di picchiarli, dagli calci, sputargli addosso
e quando passavi questi 3 mila metri,
se ci arrivavi intero, ma pochi ce la facevano, tutti quanti avevano o le ossa rotte
la testa, il naso sanguinanti, insomma...
chi invece non picchiava, all'esterno c'era la milizia, la polizia
che guardava - non si sporcava le mani - veniva segnato
e poi erano loro a venir picchiati bastonati,
quindi dovevano per forza tutti picchiare
Il sistema era questo, la polizia, la milizia, come si chiamava quella volta,
non ha mai toccato con un dito questi prigionieri
non ha mai dato uno schiaffo, niente
era il sistema dell'autogestione e quindi erano condannati, i prigionieri,
a picchiarsi, a maltrattarsi, a spiarsi, e anche i capi delle baracche
venivano nominati tra gli stessi prigionieri
naturalmente quelli che facevano la spia, che riferivano alla polizia che cosa si diceva
nelle baracche, chi, che cosa diceva
e chi non si era dichiarato durante questi due anni per Tito
e per l'altra parte comunista, gli davano ancora altri 2 anni
Questo è il sistema.
Secondo le mie ricerche che poi ho pubblicato in questo libro
- "Goli Otok e i prigionieri di Tito" potete trovarlo a Trieste, Gorizia
la casa editrice è la Lint di Trieste -
sono passati circa 40 mila, più precisamente circa 38 mila, in vari turni,
durante in quegli anni in cui c'era il campo e di questi, sia sull'isola che per le malattie
o le percosse subite, sono morti circa 4 mila di questi prigionieri.
Da queste cose dobbiamo imparare. Noi dobbiamo combattere contro le guerre
affinché non ci siano le guerre perché le guerre suscitano
nell'animo dell'uomo quella parte di ferocia, animalesca
che comunque è insita in noi in noi ci sono il bene e il male
e nella rabbia e nell'esaltazione certe volte, facciamo anche delle cose
truci
Cerchiamo di educare le generazioni future alla pace e non alla guerra.
E ricordiamoci sempre che anche nelle guerre, quando succedono
questi crimini, questi crimini li commette, non un popolo,
non bisogna mai accusare un popolo intero di questi crimini ma sono sempre
i singoli individui che li fanno, certo dietro c'è un'ideologia
c'è qualcuno che li ha istigati, ma comunque dobbiamo cercare il singolo
e punire il singolo, se è possibile ma mai accusare un popolo intero
"tutto il popolo italiano era fascista", "tutto il popolo croato era ustaša",
"tutto il popolo serbo era celtico", non è così
ci sono sempre chi ha le proprie responsabilità e non bisogna
coinvolgere un popolo intero. Non è tutta la Germania, anche se in un
certo periodo politico hanno tutti sostenuto Hitler
ma non tutti i Tedeschi sono dei criminali
io so, per esempio del dopoguerra, le prime amicizie attraverso
i turisti che venivano, erano i giovani Tedeschi
che maledicevano Hitler eccetera, comunque
hanno fatto il karakiri spirituale i Tedeschi
comunque hanno chiesto perdono ai Polacchi
hanno chiesto perdono per i loro crimini
cose che dalla parte italiana non so se sono state ancora fatte...
Questo paese era piccolo, fatto tutto di queste case di pietra
e questo edificio e pochi altri che poi vedete qua intorno
sono rimasti come li hanno lasciati dopo che il paese è stato bruciato
per rappresaglia, dopo l'episodio che vi avevo raccontato in corriera
il 30 aprile del 1944
nel pomeriggio sono arrivati qua subito dopo l'ora di pranzo
alla sera era già tutto finito
e la prima volta che siamo venuti ci ha colpito molto questa targa
che potete leggere:
che in sostanza dice:
"Gli occupatori tedeschi e italiani il 30 aprile del '44
hanno bruciato e distrutto 87 case di abitazione
e 85 edifici "accessori" come stalle, pollai, magazzini, box
come potremmo avere oggi i garage
Hanno bruciato questo villaggio dalle fondamenta, completamente
poi bisognava aggiungere di che cosa era formato il villaggio
era formato da 87 edifici di abitazione e 85 altri edifici come fienili, stalle etc.
quindi il villaggio è stato distrutto completamente
in questo senso, "do temelja", "dalle fondamenta" proprio
e poi dice da che cosa era formato il villaggio, non soltanto
hanno bruciato 85 case del villaggio e non bisogna pensare che poi
ne sono rimaste altre 40... no! non ce n'è rimasta neanche una
Se fate due passi qua dietro vedere i resti di alcune di queste case
e gli edifici accessori
Quello che ci ha colpito è questa scritta:
"Gli occupatori Tedeschi e Italiani" è il discorso che ha fatto anche
La nostra amica Carmen a Rab, noi siamo Italiani
e non abbiano certo condiviso quello che è successo
e sentirci corresponsabili è dura, sarebbe stato per noi più corretto
scrivere "Nazisti e Fascisti"
però potete immaginare il sentimento di quelle persone
di chi aveva partenti qua, che aveva amici
dei pochi che sono sopravvissuti che poi erano ragazzi giovanissimi,
della vostra età che erano a far pascolare le mucche nei boschi
in quel momento, e magari dai boschi hanno visto quello che è successo
ma sono veramente meno delle dita di una mano...
Alcune donne che erano Fiume, quella volta si andava a piedi,
- Sì a piedi, fino a Fiume - Ci si alzava alle 4, 5 del mattino
e si andava a fare delle compere al mercato, quella volta
quanto sono tornati hanno trovato il villaggio distrutto
quindi si sono salvate 2,3 donne
e si sono salvati una decina di uomini che già da mesi combattevano con i partigiani
Anche se poi vedete lì c'è la lapide dei partigiani che a Lipa chiaramente ce n'erano
e lì sono tutti i caduti di Lipa nella guerra partigiana