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Il corno portafortuna di Attilio Salerno
Sembrerà strano, ma anche nel mio paese c'è chi crede che i corni portino fortuna. Silvestro
Marotta ha un amico che ne è convintissimo. Costui, un giorno, entra in un negozio dove
si vendono oggetti portafortuna, ne compra uno e lo mette in mano a Silvestro Marotta,
dicendogli: "Approfittàtene!"
Forse Silvestro Marotta,lo getterebbe a terra, rabbrividendo da capo a piedi.
In casa, non si può dire che i suoi due figli, Eleonora e Giacomo, facciano una gran festa
al corno portafortuna, appena lui lo posa come un piccolo sasso sul grande tavolo del
salotto. Non è credibile quanto indifferenti appaiano
gli occhi dei due figli di Silvestro Marotta a confronto con quelli meravigliati del padre.
I due ragazzi, con quel corno portafortuna posato come un ciottolo sul tavolo del salotto,
fanno cascare il peso insostenibile dei loro quattro occhi quasi imbambolati. Non s'aspetta
che suo figlio Giacomo trovi d'improvviso e senza tante cerimonie un più spiccio espediente
per fare uscire quel corno da quello stato di immobilismo in cui si ostina a restare.
Con la punta di un dito Giacomo lo rovescia sul grande tappeto, e subito allora si vede
che il corno gira un paio di volte su se stesso per poi rimettersi nella sua posizione di
partenza. Non c'è, come si vede, da parte dei ragazzi
alcun rispetto per i corni, i quali, di solito, tanta fortuna possono portare. E Silvestro
Marotta cerca di aprire le labbra e tenta un piccolo sorriso, più smorto che mai, e
non ha il coraggio di ammettere per quale ragione il suo amico gli ha regalato quel
corno portafortuna. Silvestro Marotta è un uomo istruito ma affronta
la vita con una particolare ignoranza . Ha un corpo, non decente, senza una grande vergogna,
neppure ai suoi propri occhi. Non riesce neanche lui a credere di aver vissuto tutta la sua
vita in quel suo corpo ridicolo. No, no. Da più di dieci anni si è sposato, lui è come
avvolto e sospeso nel mistero di quella sua unione inverosimile con sua moglie, la signora
Marisa. Però si capisce benissimo come dal loro matrimonio
siano potuti venir fuori quei due figli scriteriati. Appena si rimette a pensare, Silvestro Marotta
comprende subito che quel corno portafortuna non può esser altro che un beffa del destino.
Mentre cammina, si dimentica d'averlo in mano, ma poi se ne sovviene e riflette che avrebbe
fatto meglio a lasciarlo sul tavolo di casa sua; invece si dirige verso il negozio dove
esso è stato comprato. Una volta arrivato, sta un po' a guardare
la porta chiusa del negozio, e poi si guarda in mano il corno portafortuna. Quando il negoziante
apre la porta, glielo restituisce. Ma il negoziante gli ricorda che un simile gesto potrebbe portargli
molta sfortuna. Così si convince e va verso la Villa comunale,
la quale è circondata di una interminabile fila di aiuole. Ad un tratto un poliziotto
chiede a Silvestro Marotta cosa ha buttato dietro l'aiuola:
"Semplicemente un corno portafortuna" risponde un po' confuso e subito si abbassa e lo raccoglie.
Ed ecco ora di nuovo Silvestro Marotta con quel corno portafortuna in mano, in grande
imbarazzo. Oh Dio, potrebbe lasciarlo dovunque, anche in mezzo alla strada, appena fuori della
vista di quel poliziotto che l'ha considerato così male. Tutto a un tratto, si ferma e
nella mente gli balena un'idea. Lì per lì decide di rientrare in casa. Trova la moglie
nel salotto. Con fare deciso si ferma davanti a lei, velocemente si china e le posa davanti
sul tappeto il corno, là, come un ciottolo e, senza dirle nulla, sparisce.