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Pecorino crotonese.
È uno dei miei preferiti.
Molto buono.
- A posto così.
- A posto?
- Grazie mille.
- Buona giornata.
Si diverta.
Buona vacanza.
Mi dà un chilo di caffè tostato italiano?
Per la macchina per
l'espresso. Grazie.
È di meno, va bene, signore?
Mi dà questi? Quelli colorati.
Mezzo chilo di rugelach.
- Che gusto?
- Cioccolato.
- Cioccolato?
- Sì.
- Grazie, buona giornata.
- Anche a lei, mi raccomando.
Sì?
Salve, sono quello che
le ha portato le pillole.
- Si ricorda l'ascensore?
- Oh, sì.
- Oh, grazie mille.
- Sì, ero io.
Dio la benedica.
Beh, ho le sue chiavi.
- Oh, le stavo cercando.
- Sì, lo immaginavo.
Oh, grazie.
Adesso sta bene.
Non è più lì dentro.
- No, non sono bloccata.
- Molto bene.
- Sta bene adesso.
- Sì.
- Sarebbe brutto se fosse ancora lì.
- Sì, infatti.
Sarei morta.
Ok.
Inoltre...
- Sua nipote...
- Amia.
Amia?
Mi ha portato una torta.
Lo so, l'ha fatta per lei.
- Sì?
- Già.
Perciò vi ho preso
un paio di cose al negozio.
Oh, no, guarda lì.
Che gentile.
Non sto cercando di circuirla, ho solo...
No. Prego, entri.
Oh, grazie, ok, certo.
Oh, scusi.
C'è Amia?
No, è dovuta uscire.
Oh, ok.
Vuole andarsene?
No.
Buono.
- Da dove viene?
- Ungheria.
- Ci sei stato?
- No.
Oh, dovresti andarci.
È bellissima.
Viaggi?
Non molto.
In giro per l'America sì,
ma non molto per il mondo.
Sono stato in Iraq e in Afghanistan, però.
Eri nell'esercito?
No, no. Intrattenevo le truppe.
In che modo?
Sono un comico.
No!
Anch'io.
Sono una comica.
Cosa?
Sì, l'ho fatto da giovane.
Eravamo una famiglia di comici.
Suonavamo e
facevamo divertire e ridere le truppe.
- Davvero?
- Sì. Il padre di Amia, mio fratello...
Io, mia madre e mio padre.
Cantavamo canzoni divertenti
e l'esercito ungherese ci amava.
Ci volevano sempre.
Che pezzo faceva?
Beh, cantavo.
E cantavo cose molto romantiche.
Aspetta, ti faccio vedere.
Ah, dimenticavo.
Devo farlo in inglese.
Non so se riesco.
Fammi provare.
Devi immaginare una donna giovane e carina.
- Come adesso.
- No, no, come allora.
Ok.
♪ Ti amo ♪
♪ Oh sì, ti amo ♪
♪ Se anche tu mi ami ♪
♪ allora possiamo ♪
Ho sbagliato, la rifaccio.
Non in ungherese.
- Scusi.
- Di niente.
Devo rispondere. Mi scusi.
Pronto?
Parlo con Louis?
Sì.
Sua figlia Jane è dal preside.
Deve venire a prenderla.
Cos'è successo?
Non tolleriamo il suo comportamento.
Deve venire a prenderla.
In realtà oggi dovrebbe
stare con la madre...
Ho già provato a chiamare
la madre, non risponde.
Deve venire a prendere Jane ora.
Ok. Arrivo subito.
Grazie.
Jane! È meglio che ti calmi.
Calmati.
Tutto bene?
Mia figlia è nei guai,
devo andarla a prendere...
Cioè, sta bene. È lei
la causa dei guai.
Devo andare, mi dispiace.
No, dispiace a me.
Salve.
Quindi che è successo?
La porti a casa e basta, paparino.
Andiamo via, Jane.
Senta, mi dispiace.
Bevi tutta l'acqua. Di più.
Ti fa bene.
- Perché?
- Ne hai bisogno.
Ciao, Jane è con me.
Non è a scuola.
Non ti ho trovata al telefono
e la tengo con me finché...
non mi richiami.
È successa una cosa e ne dobbiamo parlare.
Ok, a dopo.
Hai lasciato un messaggio in segreteria alla mamma?
Cos'è successo oggi?
Non lo so.
Non lo sai?
Non è successo niente.
- Non è successo niente?
- No, niente.
È per questo che ora sei
qui invece che a scuola?
Va bene, non importa cos'è successo,
tanto lo scopro.
Ma cosa c'è che non va?
Che ti succede?
Non lo so.
Guardami, guardami.
Cosa ha fatto Jane?
Jane a scuola,
Jane e Jane.
Sei arrabbiata con me?
No.
Sei arrabbiata con la mamma?
Sei arrabbiata con Lily?
Sei arrabbiata con Jane?
Come potrei essere arrabbiata
con me? È impossibile.
Va bene, allora aiutami tu.
Sto provando a capire.
Non voglio andare a scuola.
A scuola?
Dico davvero.
Non voglio tornarci più.
Non mi piace.
- Non mi piace.
- Perché?
Non sanno niente.
Non sanno spiegare niente
che abbia bisogno di imparare.
Non sanno niente e sono dei bugiardi.
Le maestre sono stupide
e i bambini pure.
Davvero, sono tutti stupidi.
Non lo dico per dire. È vero.
Cristoforo Colombo era un assassino.
E vogliono che faccia un disegno
di lui che sorride.
Non sanno come funzionano i numeri
e vogliono farmi sbagliare.
I bambini sono cattivi e infantili.
Non sanno niente.
E lo stesso vale per le maestre.
Sono cattive e stanche.
e stupide. Si limitano a dire
quello che c'è nel libro.
Perché non sanno altro, capisci?
Non hanno risposte alle vere domande.
- Non hanno risposte a cosa?
- Alle vere domande.
- Vere domande?
- Non sanno rispondere.
Ad esempio... Che genere di domande?
Tipo... Perché esiste l'America?
Perché New York non sta sotto la Francia?
Perché
l'Africa e l'India non comandano
il mondo, visto che hanno più persone?
E perché non si sente mai
di Dio al telegiornale?
Cos'è successo oggi?
- Ero sul cavallo a dondolo.
- Su cosa?
Il cavallo a dondolo del parco giochi.
Ce ne sono solo tre.
Io e altri due bambini ci stavamo giocando.
Ma Melissa voleva tanto salire.
E ho detto: "Ok, può salire al posto mio
a patto che poi mi faccia risalire".
Ma non mi ha più concesso il turno!
Ha lasciato il posto a un altro bambino.
E poi a un altro ancora.
E alla fine il gioco è diventato che
tutti salivano sul cavallo tranne me.
Poi è arrivata la maestra e
mi ha detto di stare buona.
Mi ha messo in punizione
e non ho più potuto giocare.
Papà, ho provato a
spiegarle in tutti i modi.
Ok? Ma non ascoltava proprio.
Gliel'ho detto tranquillamente...
Ho fatto un bel respiro...
Non ha funzionato.
Non voleva sentire ragioni.
Niente di niente.
E tu che hai fatto?
Cosa hai fatto?
Le ho afferrato la gonna
e gliel'ho strappata via.
Tutti le hanno visto le sue mutande.
Si è arrabbiata molto, papà.
Piangeva.
Hanno...
Mi dispiace, papà.
Quando ci rivediamo papà?
Mercoledì, come sempre.
Ciao, Patrick.
Oh, ciao.
Sono passato a lasciarvi Jane.
Oh, bene, grazie.
Devo parlare con sua madre.
Con Janet!
Ah, ok.
Janet.
Jane, va' in camera tua.
Dopo facciamo due chiacchiere.
- Ciao, papà.
- Ciao.
Scusa, ho avuto riunioni
tutto il giorno.
Non ti preoccupare.
Possiamo parlare?
Ok.
No, intendo... Andiamo a parlare, ok?
Andiamo a parlarne fuori, va bene?
Vado dietro l'angolo per un po'.
Sai già come la penso.
Come?
Scuole private.
No.
Non puoi limitarti a dire no.
No.
Sì, che posso.
Louie.
Senti, la scuola pubblica
ti prepara al mondo vero.
Lì si impara ad affrontare i problemi
che si incontreranno nella vita.
La vita è così.
Metterle in una scuola privata
è come sequestrarle.
Quando da adulte avranno un problema
non potranno certo rifugiarsi
in questa campana di vetro
in cui tutto è perfetto perché
i loro genitori hanno pagato.
Come impareranno ad arrangiarsi?
Dagliene la possibilità.
Beh, non sta funzionando.
Ha dieci anni e già la
dai per persa? È finita?
Arriviamo al vero motivo per cui
sei contrario alla scuola privata.
Ovvero?
Il motivo sei tu.
Sei cresciuto in una famiglia operaia e
hai sempre provato astio nei confronti
di chi poteva permettersi
la scuola privata.
Basta. Basta così.
Il problema è che ora
non te lo puoi permettere
e per questo ti senti in colpa.
Mentre io posso permettermelo.
Janet, solo perché ora
guadagni più di me
non significa che hai più potere decisionale
sulla vita delle nostre figlie.
Invece è proprio così.
Stai prendendo una posizione...
Sì, decisamente.
Janet, non provare a sbattere le nostre figlie
in una scuola privata perché non lo permetterò.
E io non permetterò alle tue turbe
di tenere le mie figlie
in una scuola di basso livello.
Ora sono figlie tue?
Le tue figlie.
Vedi, il punto sei tu.
Il problema non sono io.
Il punto è che vuoi
che le tue figlie riflettano
la tua posizione.
È tutta una questione personale...
Invece di...
Dovremmo parlare di Jane.
Invece parliamo di noi
e non è questo l'argomento.
Beh, non lascerò che le mie
figlie diventino delle fallite.
E io non le lascerò entrare
nella Gioventù Hitleriana!
Cosa?
Non ti permetterò di metterle in qualche
accademia così che tu possa
vantarti quando sei in coda al supermercato.
Mentre loro crescono senza
sapere cos'è una persona.
Adesso stai esagerando.
Lo so.
Cosa?
Lo so che sto esagerando.
Sono troppo nervoso per
dare un contributo reale
alla conversazione. E sei tu a ridurmi così.
- Oh, quindi è colpa mia?
- No che non lo è!
Sto solo dicendo che ora non sono più
in grado di dire niente di utile.
Sono troppo nervoso per via delle mie
ansie sul futuro delle nostre figlie,
per via dei nostri problemi
che non abbiamo mai risolto...
E hai perfettamente ragione quando dici che
il mio giudizio è influenzato dai miei problemi.
Invece i problemi che oscurano
il tuo giudizio, non li ammetterai mai.
Quindi sono io a dovermi
fare carico di tutto.
Per cui ora mi è impossibile dire qualunque
cosa che non sia una stronzata.
Che è esattamente quello che sto facendo.
Ok.
Che cosa vuoi fare?
Parliamone in seguito.
Oh, ciao.
- Ciao.
- Ciao!
Ciao.
Ciao.
Hai fame?
Vuoi uscire a mangiare?
- No, sto andando...
- Fuori?
Sì, tipo io e te.
Gnam, gnam, tipo mangiare qualcosa insieme.
- Oh, most?
- Most?
- Most?
- Most.
"Most" è "mangiare"?
Most.
Oh, "adesso".
Sì, adesso.
Adesso.
Sì, adesso?
Most?
Oh, ok.
Sì? Ok.
Ok.
Sì.
Ok.
Andiamo...
Questo è il migliore.
Si chiama "Russ e Figlie".
Ecco qua.
Oh, mio Dio. Ok,
ecco come devi fare.
Basta prenderlo e mangiarlo.
Forza, prova, è buonissimo.
Ok.
Puoi farcela.
È buono? Ti piace?
Oh, no, non ti piace.
Oh, credo che le serva una sputacchiera.
Stai bene?
Scusa, pensavo
ti sarebbe piaciuto.
Di solito piace a tutti.
Che cos'è quella luce?
Quello è il New Jersey.
New Jersey, sì.
New Jersey.
Spazzola?
Spazzola?
No.
Capelli... Cosa?
Non capisco.
Shampoo?
Nem, nem, nem shampoo.
Ok.
Va bene.
Ok.
Ok.
Va bene.
Ok.
Bene.
Non sono sicuro di cosa fossero.
Ok.
Asciugamani.
Oh, ok, ok, ok.
Aspetta un secondo.
Aspetta un secondo.
Aspetta un secondo.
Asciugacapelli.
Va bene, fantastico.
Forza, andiamo a pagare il phon.
Ciao.
Ciao.
Mi sono divertito, è stato bello.
Avevo bisogno di... Grazie.
Ciao.
Ciao.
Penso che il cannibalismo sia demonizzato.
Molti dicono: "Se facessi un incidente aereo,
"non mangerei nessuno,
morirei di fame."
Io mangerei tutti.
Se un aereo si schianta e devi mangiare
uno... Ok, ci sono tutti i tipi di persone.
Devi fare una scelta. Ad
esempio che tipo di persona
mangiare quale
parte della persona.
Io mangerei le tette
di una vecchia signora nera.
Perché è la cosa più diversa da me.
Traduzione: Paolo Burini, Luca Paini
Revisione: Adrien Vaindoit
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