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Gli argomenti di cui abbiamo discusso
sono i punti elencati nel Millennium Development Goals.
Rispetto al Millennium Development Goals
a che punto direbbe che siamo arrivati?
Avremmo dovuto raggiungere quegli obiettivi entro il 2015
e ormai siamo… dove? A due terzi del cammino?
Esatto.
A che punto siamo secondo lei?
Sono degli obiettivi notevoli,
e´ notevole gia´ il fatto di averli stabiliti, in realta´,
obiettivi specifici con un impegno temporale preciso
e target quantitativi,
otto grandi obiettivi fissati all´inizio del millennio.
Credo che quegli obiettivi abbiano incoraggiato molti cambiamenti
ora c´e´ piu´ attenzione alla necessita´ che i bambini frequentino le scuole,
la necessita´ di avere un sistema sanitario funzionante,
di aiutare gli agricoltori che sono centinaia di milioni
e sono tra le persone piu´ povere al mondo,
ma che potrebbero essere molto piu´ produttivi
se ricevessero l´aiuto di cui hanno bisogno.
Abbiamo fatto dei progressi.
Ci sono per esempio casi come il morbillo
che nell´Africa sub-sahariana e´ diminuito di oltre il 90%.
Ma ci sono anche gravi insufficienze,
e la causa principale di queste insufficienze, purtroppo,
e´ che i nostri governi,
a partire dal mio, gli Stati Uniti,
non hanno neanche cominciato a onorare le promesse
che avevano fatto quando hanno preso questo impegno.
I piu´ poveri tra i poveri hanno bisogno di aiuto,
non di denaro.
Hanno bisogno di tecnologie, know-how,
attrezzature, avranno bisogno di sementi di buona qualita´, di fertilizzanti,
di pannelli solari… qualsiasi cosa,
che li aiuti a salire il primo scalino
della scala che porta allo sviluppo.
I paesi ricchi lo hanno promesso,
ma anche quando fanno promesse precise,
come hanno fatto i paesi del G8 nel 2005,
promettendo che avrebbero raddoppiato gli aiuti all´Africa entro il 2010,
una promessa ripetuta probabilmente decine di volte,
io per esempio sono stato a tanti meeting dei G20,
dove lo si e´ promesso espressamente
sono dichiarazioni senza alcun effetto.
I politici non fanno altro che annunciare dei numeri,
senza responsabilita´,
poi passano al meeting seguente
e annunciano gli stessi numeri,
ma non onorano gli impegni.
Perche´ non hanno altro scopo
che di ottenere i voti per le prossime elezioni.
E purtroppo quei voti,
a causa di tanta confusione e tutto il resto,
non dipendono dal mantenimento delle promesse
che hanno fatto ai poveri e agli indigenti,
e alle persone che muoiono a questo mondo.
Quindi direi che siamo molto indietro rispetto agli obiettivi del MDG.
Non perche´ le promesse non siano quelle giuste,
o perche´ ci mancano le tecnologie,
non perche´ non abbiamo provato le dimostrazioni,
o perche´ i paesi poveri non hanno programmi,
bensi´ perche´ i paesi ricchi non hanno messo in atto quei propositi sistematicamente.
Se lo sviluppo fosse gestito come un´azienda,
con profitti e perdite e responsabilita´ precise,
raggiungeremmo gli obiettivi del Millennium Development Goals,
a mio parere, senza problemi.
Ma se lo si considera nel contesto piu´ ampio
e si vede dappertutto un sistematico fallimento
e l´enorme numero di necessita´ che ancora esistono,
come si puo´ fare la differenza
nel contratto sociale con le societa´ locali?
Come e´ possible fare la differenza,
dato il quadro appena dipinto dal Professor Sachs
della mancanza di un sistema sovraordinato che se ne occupi davvero
e dei governi che promettono ma non mantengono?
Questo e´ interessante perche´ anche nei paesi…
nei paesi produttori che sono abbastanza ricchi,
e lo sono perche´ di norma
la popolazione e´ ridotta e il petrolio e´ tanto,
e´ cosi´, in fondo,
si incontra spesso lo stesso fenomeno,
e cioe´ che nei paesi produttori, tutti vivono del petrolio.
Vivono tutti del petrolio perche´ petrolio significa denaro, dollari…
dunque tutti i talenti del paese sono nel petrolio,
cio´ significa che tutto il resto,
vale a dire agricoltura, infrastrutture, sanita´, ecc.,
rappresenta un´area in cui una societa´ internazionale puo´ avere un ruolo fondamentale
e aiutare le persone.
Ed e´ proprio quello che facciamo, in particolare in ambito sanitario.
Costruire ospedali, gestire ospedali, o gestire programmi,
come stiamo facendo in Africa, contro la malaria… vaccinazioni.
E ci costa relativamente poco,
non immaginatevi ingenti somme di denaro.
Ma quello che si ricava, per esempio,
da un programma di vaccinazione per centinaia di migliaia di bambini,
e´ un risultato fenomenale che si ottiene da una somma di denaro relativamente piccola.
Tutto cio´ richiede naturalmente molto impegno,
perche´deve essere organizzato,
ma all´interno di Eni,
come in tutte le societa´ internazionali,
vi sono risorse tali, in ambito di project management,
che riescono in compiti che per altri risultano difficili
o addirittura impossibili, mentre per noi sono relativamente semplici.
La nostra gente sa come fare.
Professor Sachs, vorrei riprendere
il concetto piu´ ampio con cui abbiamo iniziato,
vale a dire guardare le cose da un punto di vista globale,
e parlare delle conferenze sui cambiamenti climatici, come quella di Copenhagen.
I paesi di tutto il mondo hanno lavorato per mesi,
cercando un accordo da portare a Copenhagen,
ma una volta li´ lo abbiamo visto cadere,
distrutto dalle volonta´ dei singoli paesi.
Forse non c´e´ problema che piu´di questo
richieda una soluzione globale.
Come si puo´ applicare allora la sua teoria
e farla funzionare per un tema cosi´ importante?
Copenhagen e´ stata una sconfitta,
e se io – come loro…
si sono dati due anni per arrivare a un accordo,
ora, se io assegnassi ai miei studenti una prova scritta, e dicessi
"avete due anni di tempo",
e al termine dei due anni gli studenti mi presentassero 4 pagine, dicendo,
"non abbiamo ancora finito,"
non passerebbero la prova.
Non credo che il mondo meriti un buon voto
per quanto e´ successo a Copenhagen.
Qundi non e´ stata una trattativa ben condotta.
E´ stata un´operazione a un livello etereo, astratto,
piuttosto che un serio confronto su cosa fare e come farlo
Le aziende non sono invitate
a questa discussione, cosa strana,
dato che in fondo,
occorre una trasformazione tecnologica
e se le aziende non sono presenti…
chi sono i negoziatori?
Sono diplomatici non sanno cosa e´ possible fare.
Per me seduti attorno a quel tavolo
era come se giocassero a poker,
trattavano giocando a poker,
ma le carte che avevano in mano erano blank,
perche´ non ne conoscevano il valore reale!
Non sanno quali sono le opzioni reali!
A mio parere bisogna ristrutturare i negoziati:
ho discusso con il governo messicano,
che ospitera´ il prossimo round,
dei modi per essere piu´ pratici.
Come concentrarsi su particolari settori:
sul settore dell´energia, dei trasporti,
dell´edilizia, su alcuni dei settori industriali fondamentali.
Come utilizzare tecnologia e dimostrazione
e trasferire i metodi transformativi.
Come superare le discussioni
su chi paghera´ chi per fare cosa,
e cominciare a parlare in dettaglio delle strategie realmente praticabili,
dei costi di queste stretegie,
dei tipi di dimostrazione di cui abbiamo bisogno,
di che tipo di approccio tecnologico bisogna costruire,
collaudare e dimostrare.
Quindi io credo che, in fondo,
dobbiamo ammettere che e´ un argomento estremamente complicato.
Io vivo in un paese
in cui la maggior parte delle persone non credono nemmeno sia vero
che il cambiamento climatico e´ provocato dall´uomo, ma e´ vero!
I dati scientifici ce lo dimostrano,
ma l´opinione pubblica e´ estremamente confusa.
E non e´ un bene. E´ un problema a lungo termine,
un problema globale, scientificamente complesso,
complesso anche dal punto di vista tecnologico.
Ha tutte le caratteristiche di un problema difficile scritte a caratteri cubitali:
DIFFICILE.
Ma anche cosi´, bisogna essere piu´ furbi,
oltre a trovare il modo di organizzare le trattative e le discussioni,
e io non farei entrare prima i diplomatici.
Farei entrare prima gli esperti,
gli ingegneri.
Cercherei di ottenere una valutazione molto piu´ chiara:
cosa fare, come farlo,
che tipo di approcci adottare
nelle diverse parti del mondo,
e capire a cosa porterebbero quegli approcci.
Solo dopo i diplomatici dovrebbero completare il processo,
fin´ora abbiamo cominciato dalla fine, secondo me.