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silenzio condiviso con le parole
presenta
Il presente è l'unico tempo che hai
È possibile morire in uno stato di consapevolezza senza essere illuminati?
L'esistenza
segue determinate leggi
e non ci sono eccezioni.
Se uno vuole morire consapevolmente,
può farlo solo
se si è illuminato.
La morte è un'operazione chirurgica davvero profonda:
la tua anima viene staccata
dal corpo
e dalla mente,
con i quali è stata coinvolta
per settanta o ottant'anni.
Persino per un piccolo intervento
hai bisogno di anestesia;
e questa è l'operazione più importante dell'esistenza.
L'inconsapevolezza non è altro che
il metodo della natura per anestetizzarti.
A meno che tu non sia del tutto disidentificato dal corpo e dalla mente,
non puoi morire consapevolmente;
e una morte che non è consapevole
è una grande opportunità mancata.
L'illuminazione è assolutamente indispensabile:
illuminazione significa solo
che il tuo intero essere è cosciente; non sono rimasti angoli oscuri dentro di te.
Morendo in tale consapevolezza,
il corpo, la mente, il cervello
ti possono essere portati via,
perché adesso sai,
non solo come teoria,
ma come tua esperienza autentica,
che siete sempre stati separati.
Il coinvolgimento con il corpo
è stato spezzato
il giorno in cui ti sei illuminato.
Nelle antiche scritture
buddhiste,
l'illuminazione viene chiamata
la "grande morte",
non perché tu stia per morire,
ma la morte è grande
perché sarai in grado di vederla accadere,
ne sarai testimone.
Ora non sei più legato al corpo,
nessun aggrapparsi,
e sei diventato consapevole della tua immortalità.
Puoi morire in stato di consapevolezza solo quando sai che sei
immortale,
che appartieni all'eternità, non al tempo;
che nel profondo del tuo essere
c'è l'inizio dell'esistenza
e la fine dell'esistenza,
se esiste un inizio
o se esiste una fine.
In effetti, non c'è inizio né fine;
tu sei sempre stato qui
e sempre ci sarai.
Una morte consapevole
è uno dei miracoli della vita,
perché dopo di essa non rinascerai di nuovo sotto nessuna forma,
come uomo, come uccello o albero.
Resterai parte dell'eterna consapevolezza dell'universo,
disseminato nell'intero l'oceano.
Per questo è stata chiamata la "grande morte".
Ma non ci sono eccezioni. L'esistenza
segue leggi assolutamente definite,
e questa è una legge dell'ordine più elevato,
perché concerne la tua consapevolezza, la tua vita, la tua morte.
Sono qui seduta e percepisco la quiete dell'universo,
ascolto il dolce canto degli uccelli,
e mi meraviglio.
Poi, ascolto di nuovo la tua visione per l'umanità attuale
e penso che probabilmente io sono le tue mani e i tuoi piedi,
che forse dovrei essere là fuori.
Mi chiedo se questo tenero germoglio sia già abbastanza pronto,
forse gli serve ancora un po' di dolce rugiada e di calore del sole...
tu dici:
"Sono qui seduta e percepisco la quiete dell'universo,
ascolto il dolce canto degli uccelli
e mi meraviglio.
Poi ascolto di nuovo la tua visione per l'umanità attuale,
e penso che probabilmente io sono le tue mani e i tuoi piedi."
Lo sei!
Ogni sannyasin
è le mie mani, i miei occhi, la mia anima.
Io non ti do un insegnamento, ti sto dando me stesso.
Ma questo non significa che devi andare altrove.
Per trasformare la consapevolezza umana
devi soltanto continuare
a elevarti sempre di più nella tua consapevolezza,
non devi andare da nessuna parte.
Tu dici: "Forse dovrei essere là fuori."
Non c'è alcun "là fuori",
tutto è "qui dentro"!
Non sciupare un solo istante in inutili preoccupazioni.
Per me,
se tu sei salva, l'intera umanità si salva.
Non è una questione di andare nel mondo
e cercare di elevare la consapevolezza della gente,
è molto più probabile
che la folla di gente addormentata sia troppa
e anche tu possa iniziare a sentirti addormentata.
Se non sei un illuminato,
è pericoloso cercare
di trasformare la gente.
In questo momento,
tu sei tutto il mondo.
Sii soltanto totale in questo silenzio,
sii intensa in questa estasi,
e starai lavorando
per l'umanità intera,
perché ne fai parte. Se raggiungi l'illuminazione,
quello è l'inizio per l'umanità di diventare illuminata.
C'è una bellissima storia
sul Mulla Nasruddin.
Era solito
rubare frutta
e dolciumi
al mercato,
se ne aveva l'occasione.
Un fruttivendolo
aveva un cane
apposta per Mulla Nasruddin.
Il cane era molto intelligente.
Il negoziante disse al cane: "Esco per il pranzo,
devi occuparti del negozio.
Siedi qua, e ricorda quell'uomo, Mulla Nasruddin.
Se viene qui,
tieni d'occhio ogni sua azione."
Il povero cane annuì con la testa.
L'uomo andò a pranzo a casa,
ed era quella l'ora... Mulla Nasruddin era in attesa da qualche parte, lì vicino. Aveva sentito
cos'era stato detto al cane;
si sedette di fronte al negozio, chiuse gli occhi, e finse di addormentarsi.
Vedendolo addormentato,
il sonno è contagioso,
anche il povero cane chiuse gli occhi
e si addormentò.
A quel punto, il Mulla portò via dal negozio tutto ciò che voleva.
Quando il negoziante ritornò, vide il cane addormentato,
e vide che mancava della merce.
Svegliò il cane e disse: "Cosa ti succede?
Ti avevo detto di osservare ogni sua azione."
Mulla Nasruddin intanto aveva già portato tutta la frutta a casa sua, ed era tornato per vedere
cos'era accaduto tra il cane
e il negoziante. Si era messo proprio a lato del negozio.
Il cane si sentì molto infelice;
gli vennero le lacrime agli occhi.
Mulla Nasruddin, per compassione, uscì allo scoperto e disse al negoziante:
"Questo è troppo.
Il tuo cane ha seguito le tue istruzioni alla lettera.
Anche dormire è un'attività
e quando io mi sono addormentato,
il povero cane non ha potuto resistere alla tentazione di addormentarsi.
Non essere arrabbiato con lui.
E mentre dormivo, ha pensato:
'Ora non può rubare'
nessuno ha mai sentito di qualcuno addormentato che rubasse frutta al mercato.
Ma, dopotutto, è un cane; non poteva
distinguere tra il sonno simulato e quello vero.
Non essere arrabbiato con lui.
La prossima volta che lo istruisci,
digli chiaramente:
'Se qualcuno dorme davanti al negozio,
è quello il momento di restare ben svegli
perché se ti addormenti, quell'uomo verrà a rubare.'"
E aggiunse: "Non ti preoccupare, io troverò qualche altro modo per rubare."
Il momento non è ancora giusto e maturo per andare nel mondo.
Un giorno, sarò io a dirti di andare nel mondo,
quando vedrò che ora
la psicologia della folla non può influenzarti;
che la tua consapevolezza resterà immutata;
che il tuo silenzio resterà lo stesso; che la tua estasi può perfino diventare
più profonda.
Jivan Mary, hai ragione a dire: "Mi chiedo se questo tenero germoglio sia già pronto
abbastanza pronto, forse gli serve ancora un po' di dolce rugiada e di calore del sole..."
Ha bisogno
non di "un po' di calore del sole" – gliene serve molto;
non "un po' di rugiada" ma di molta.
Ma tu sei sul cammino,
e essere sul cammino è quasi
metà del pellegrinaggio.
Il germoglio diventerà presto
un fiore,
che danza nel vento e nel sole e nella pioggia.
A quel punto, che tu vada o no, la tua fragranza si spanderà
là fuori nel mondo e quella fragranza stimolerà
altra gente.
Per mia esperienza, posso dire
che quando cerchi in modo diretto
di rendere qualcuno più consapevole,
costui comincia a difendersi.
Anziché diventare più consapevole, diventa più chiuso.
È una specie di attacco al suo territorio,
in effetti è un attacco:
stai distruggendo tutto il suo
passato, il suo stile di vita, il suo modo di pensare.
Stai distruggendo la sua stessa mente,
sebbene tu la stia distruggendo
per portare la sua realtà
in superficie.
Non distruggi allo scopo di annientare;
ma per contribuire alla più grande creazione del mondo.
La mia esperienza è che è più facile farlo indirettamente.
Per esempio, quando rispondo a Jivan Mary,
altri ascoltano con maggior disponibilità,
perché non è la loro domanda;
quindi non sono assolutamente sulla difensiva.
Quando rispondo alla domanda di qualcun altro,
è possibile che tu ne tragga beneficio
più di colui che ha posto la domanda,
perché chi fa la domanda diventa
in un certo senso teso;
se è la sua domanda,
lui ne è coinvolto.
Gli altri sono rilassati;
non è il loro problema, anche se è un problema di tutti.
Jivan Mary è solo una scusa;
lei l'ha chiesto
per conto di tutti voi
che siete presenti qui,
e di tutti i miei sannyasin che non sono presenti qui,
ma che a loro volta l'ascolteranno.
Tutti sentono che,
quando giunge la gioia la si vuole condividere;
quando la consapevolezza nasce dentro di loro, si vuole metterne altri al corrente.
Uno dei grandi filosofi tedeschi, Immanuel Kant,
era molto scrupoloso rispetto al tempo,
ne era quasi ossessionato;
era una cosa
quasi folle.
Una volta stava andando all'università.
Aveva piovuto da poco, la strada era fangosa,
e una delle sue scarpe restò bloccata nel fango.
Ma lui era così scrupoloso nel voler arrivare in classe esattamente in orario,
che ci arrivò con una scarpa al piede e l'altra abbandonata nel fango.
"Quando tornerò la riprenderò;
se cercassi di riprenderla adesso arriverei con qualche minuto di ritardo."
Si diceva che la gente usasse
regolare i propri cronometri e orologi quando vedeva Immanuel Kant che usciva per la passeggiata mattutina.
Poteva piovere, poteva nevicare, poteva essere
qualsiasi stagione ma l'orario era lo stesso.
Quando raggiungeva l'università, tutti i professori
facevano una cosa, e cioè regolavano i propri orologi
sull'ora giusta.
Era
un celibe incallito,
e dipendeva da un servo,
ne dipendeva fin troppo!
Kant gli dava un salario doppio
di quanto avrebbe ricevuto altrove.
Ma anche il servo si era accorto che Kant non poteva vivere senza di lui.
Kant si sarebbe liberato di qualsiasi servo nuovo nel giro di un giorno,
le sue pretese sul tempo e l'assoluta puntualità
erano davvero difficili da corrispondere, per le persone nuove.
Il vecchio servo
non diceva mai:
"Signore, è ora di pranzo."
Arrivava e diceva: "Signore, è l'una";
oppure a cena: "Signore, sono le nove";
oppure, all'ora di dormire, si presentava e diceva: "Adesso sono le dieci."
Gli diceva l'ora!
Un giorno, c'era un ospite in visita,
e Kant era così preso da una discussione filosofica complessa
che dimenticò di guardare l'orologio. Il servo arrivò,
lo interruppe, e disse: "Signore, sono le dieci."
Kant si precipitò
con scarpe, cappello e quant'altro
nel suo letto, e si mise sotto la coperta.
L'ospite non riusciva a credere a ciò che stava succedendo.
Chiese al servo, che rispose: "Per lui è ora di andare a dormire."
L'ospite disse: "Ma poteva almeno dirmi buona notte!"
Il servo rispose: "Lui non spreca mai un solo istante.
Lei ha visto le scarpe e il cappello...
non se li è nemmeno tolti, perché avrebbe richiesto tempo."
Era solito svegliarsi alle tre del mattino;
e quella era la cosa più difficile,
dove ogni servo falliva.
Soltanto questo servo
che era stato con lui quasi tutta la vita... Ogni tanto voleva un aumento di stipendio
e se non lo otteneva,
se ne andava, sapendo benissimo che l'indomani sarebbe stato richiamato.
Nuovi servi venivano assunti, perché anche Kant era stufo di quell'uomo
che chiedeva sempre più soldi,
un salario più alto,
ma nessun altro poteva
neppure vagamente sostituirlo.
Il vero problema era alle tre, di mattino presto...
Kant era solito spiegare ai suoi servi:
"Alle tre, qualsiasi cosa accada,
mi dovete tirar fuori dal letto.
Io farò resistenza,
potrei anche picchiarvi;
voi dovete picchiare me!
Dovete lottare contro di me,
qualsiasi cosa accada, perché io dormo e voglio continuare a dormire, in quel momento.
Ma questa è la mia routine: alle tre mi devo alzare."
Naturalmente, nessun servo nuovo poteva picchiare il padrone.
Ma il vecchio servitore era davvero in gamba:
lo gonfiava di botte!
Lo prendeva per le gambe e lo tirava fuori dal letto e Kant urlava,
insultandolo,
ma l'altro non ascoltava.
A volte, quando il servo lo schiaffeggiava dicendo:
"Sveglia! Sono le tre.
Non fare storie
né rumore, perché ci sono anche i vicini,
e loro non vogliono essere svegliati alle tre."
Doveva in pratica lottare con lui,
ed era una routine giornaliera...
alle tre, un incontro di lotta.
Kant continuava a scivolare sotto le coperte, e il servo continuava a tirarlo fuori.
Il mondo
può sentirsi attratto dall'idea del risveglio,
ma il sonno ha una sua calma
consolatoria.
Quindi, quando parli con la gente della consapevolezza, gli altri possono ascoltarti,
possono anche pensare che faranno un tentativo,
ma rimanere inconsapevoli è molto consolante.
E quando sei circondato da
milioni di persone che dormono,
il loro sonno ti può contagiare,
a meno che tu abbia raggiunto la più alta vetta della consapevolezza, dalla quale
non c'è ritorno.
Jivan Mary, vedo il tuo tenero germoglio,
e posso vedere il tuo immenso desiderio di aiutare la gente;
ma questo lo si può fare
qui e ora, non là e allora.
Diventa sempre più matura;
quando vedrò che sei in una posizione
in cui nessuna inconsapevolezza della folla
può strisciarti dentro,
sarò io a volere che tu vada nel mondo.
Ma puoi aiutare la gente da qui;
e puoi aiutare la gente da qui meglio
di quanto potresti fare stando là fuori,
perché qui non sei sola.
Con te ci sono
centinaia delle mie persone,
il mio intero giardino,
in diverse fasi
di crescita.
Tutti sono un sostegno per te; sono tutti
un nutrimento incredibile per te.
Non troverai questi alberi in nessun altro luogo,
perché questi alberi hanno assorbito il silenzio, la pace, la gioia, l'estasi.
Qualche giorno fa il sindaco di Pune è venuto nella mia stanza.
Non è riuscito a frenarsi:
mi ha toccato i piedi.
E mentre stava uscendo, ha detto a Neelam:
"Non sono mai stato in una stanza così silenziosa,
così quieta e fresca,
è un vero tempio.
Sono sommerso dall'atmosfera della stanza."
Chiunque venga qui
sarà
sommerso.
Questi alberi non sono più comuni,
sono sannyasin!
L'aria stessa
ha una vibrazione diversa:
anche quando te ne vai,
il tuo canto, la tua danza,
la tua gioia qui continuano a vibrare.
È così che si crea un tempio.
Un tempio non è fatto di mattoni,
non è fatto di statue; un tempio è fatto di una vibrazione diversa,
la vibrazione del silenzio, della pace, della gioia e della beatitudine.
Fermati un altro po'
in questo buddhafield.
Quando sarai matura, lo saprai da sola
che adesso non ci sarà alcun problema:
potrai restare qui e continuare a crescere – la tua crescita
sarà
di incredibile aiuto per la crescita dell'umanità,
oppure potrai andare altrove.
Ma qui – poiché siete una Comune,
una sangha,
non siete soli;
così tante persone riversano la loro consapevolezza,
diventa in pratica una colonna di fuoco.
Io non esco mai dalla mia stanza, vengo soltanto
il mattino e la sera
per stare con voi.
Ma restando nella mia stanza,
semplicemente seduto in silenzio, so
che sto facendo tutto il possibile per salvare l'umanità.
È davvero possibile essere sempre nel quieora?
Mi sembra di passare la maggior parte del tempo pianificando o preoccupandomi del futuro.
Che tu lo sappia o no,
non puoi essere in nessun altro luogo che qui e ora.
Ovunque tu sia, sarai qui e ora.
Ti viene dato solo un momento alla volta
e tu sprechi quel momento pianificando o preoccupandoti del futuro;
e il futuro non arriva mai.
Ciò che arriva è sempre il quieora:
è una serie di istanti,
un istante, un altro istante,
ma tu stai sempre vivendo nell'istante, quieora. Non c'è futuro.
Quindi come puoi preoccuparti del futuro?
È a causa di questo tipo di preoccupazione
e di pianificazione del futuro
che un certo proverbio
esiste in tutte le lingue del mondo:
"L'uomo continua a desiderare,
a pianificare,
a preoccuparsi del futuro,
e Dio continua a deluderlo."
Non esiste un Dio che ti deluda;
è proprio nel tuo pianificare, che spargi i semi della delusione.
Ed è proprio preoccupandoti del futuro che sprechi il presente;
e, piano piano, diventa la tua seconda natura
preoccuparti del futuro.
Per cui, quando il futuro arriva,
arriverà come presente;
ma a causa della tua abitudine a preoccuparti del futuro,
sciuperai anche quel momento in preoccupazioni.
Continuerai a preoccuparti del futuro per tutta la vita;
smetterai solo quando arriva la morte
e si porta via tutte le tue possibilità di un futuro.
Avrai sprecato tutta la tua vita:
avresti potuto vivere,
ma hai solo pianificato.
Vivi intensamente e in modo totale adesso, perché il prossimo momento nascerà da questo momento;
e se l'avrai vissuto totalmente e gioiosamente,
puoi essere assolutamente certo che il prossimo momento
porterà maggiori benedizioni, più gioia.
Ho sentito che a una stazione ferroviaria tre professori di filosofia stavano discutendo.
Il treno era
fermo sul binario. Mancavano pochi minuti alla partenza,
ma loro erano così presi dalla discussione che solo quando il treno partì
se ne resero conto. Allora cominciarono a correre...
Solo due professori riuscirono a salire sull'ultima carrozza, il terzo
rimase sul marciapiede. Il treno era partito
e a lui vennero le lacrime agli occhi.
Un facchino era lì vicino. Vedendo la scena, disse:
"Perché piangi?
Almeno due dei tuoi amici sono riusciti a salire sul treno."
Rispose: "È quello il problema: erano solo venuti a salutarmi!"
Anche loro probabilmente piangevano, sul treno.
L'esistenza a volte gioca scherzi alla gente.
Cessa quest'abitudine a pianificare,
smetti di preoccuparti per il futuro:
se il domani arriva,
tu ci sarai;
e se sai come vivere,
se sai vivere gioiosamente e danzando,
anche il tuo domani sarà pieno di danza e gioia.
È l'uomo infelice
che pianifica il futuro,
perché il suo presente è così misero
che vuole evitarlo, non lo vuole vedere.
Pensa ai suoi domani:
le buone giornate che arriveranno.
È assolutamente incapace di trasformare questo momento in un buon momento.
E una vecchia abitudine
a trasferire tutto nel futuro,
rimandando, vivendo per il futuro,
si porterà via l'intera tua vita dalle tue mani.
Non c'è altra possibilità.
Tu chiedi: "È davvero possibile
essere nel quieora sempre?"
Questa è l'unica possibilità.
Non puoi essere altrove.
Fai la prova:
prova a essere nel domani.
Nessuno c'è riuscito finora,
non puoi essere nel
minuto che verrà.
Pensi di poter saltare
e raggiungere il futuro?
Saltare fuori dall'oggi e arrivare al domani?
Anche se fai piani per il domani, anche quello avviene nel quieora;
anche se ti preoccupi per il futuro, anche quello accade nel quieora,
Non puoi essere altrove: qualsiasi cosa tu faccia,
l'esistenza ti concede solo
questo spazio
del quieora.
Io ti posso dire
che sto vivendo qui e ora.
Anch'io ho provato
a raggiungere in qualche modo
il futuro,
ma non è possibile.
Non puoi tornare
al passato, non puoi proiettarti in avanti nel futuro.
Nelle tue mani c'è sempre il presente;
di fatto, il presente è l'unico tempo che hai.
E "ora"
è una parola così piena di significato,
perché rappresenta tutta la tua vita,
un "ora" allungato
dalla tua nascita alla tua morte.
Ma è sempre un "ora"...
e "qui" è l'unico spazio.
Non puoi essere
altrove che qui;
ovunque tu sia, quel posto diventerà "qui".
Sii solo chiaro al riguardo,
altrimenti la vita continuerà a sfuggirti dalle mani come fosse acqua.
Presto ti ritroverai a mani vuote;
e incontrare la morte a mani vuote
è un fallimento totale.
Incontra la tua morte
pieno di gioia,
silenzio e serenità.
Incontra la morte con le mani
piene di estasi.
In quell'estasi, la morte stessa muore.
Tu non muori mai...
il tuo quieora continua
nei secoli dei secoli...
Seduto durante il discorso, a occhi chiusi,
mi ritrovo tutto solo con la tua voce e il canto degli uccelli;
è tocco uno spazio dove tutto è uno.
È un'esperienza di silenzio,
chiarezza e pace eterna.
Anche il sonno, la guerra o la distruzione
appaiono come espressioni divine di vita.
Quando torno al mondo delle forme, vedo persone, conflitti, dualità ovunque.
L'esistenza diventa un punto interrogativo,
e temo che questo pianeta possa venire distrutto, e tutta la sua bellezza scompaia.
In profondità, sento che io sono entrambi e che entrambi sono uno.
È la consapevolezza una barca che porta all'altra riva,
e l'amore un ponte per tornare indietro
che unisce le sponde del fiume della vita?
Quello che dici
è assolutamente vero:
"La consapevolezza è una barca
che porta all'altra riva,
e l'amore un ponte per tornare
che unisce le rive del fiume della vita."
È un'affermazione molto significativa.
I vostri cosiddetti santi
si sono fermati a metà strada.
Possono aver raggiunto una certa cristallizzazione,
una certa consapevolezza,
ma non sono in grado
di ritornare
alla vecchia riva
con un carico d'amore.
Un santo
senza amore
è solo cresciuto a metà.
Un amante
che non sa nulla della consapevolezza
vive anche lui
parzialmente.
I vostri santi reprimono il loro amore;
i vostri amanti reprimono la loro consapevolezza.
Io voglio che siate
tutt'e due le cose: consapevolezza e amore.
Solo allora il cerchio della vita è completo.
Zorba è amore, il Buddha è consapevolezza.
E quando sei
Zorba il Buddha,
hai raggiunto
l'altezza massima possibile
nell'esistenza.
Ma sfortunatamente,
l'uomo ha vissuto per secoli diviso.
Gli zorba pensano di essere contro i buddha, e i buddha pensano di essere contro gli zorba;
e a causa di quest'idea di antagonismo,
Zorba reprime il buddha che ha in sé:
lui è bellissimo nel suo amore, nel suo canto, nella sua danza,
ma la sua consapevolezza è inesistente.
Il Buddha ha represso il suo Zorba:
la sua consapevolezza è molto limpida,
ma molto arida.
Non contiene succo,
è come un deserto,
dove nessuna rosa fiorisce,
dove non si vede alcuna verzura.
Un Buddha senza uno Zorba è solo un deserto.
Io vengo condannato sui due versanti:
i comunisti,
i socialisti e tutti gli altri tipi e categorie di materialisti
mi condannano perché parlo di crescita spirituale,
di consapevolezza, di illuminazione.
Secondo loro,
l'uomo è solo un corpo,
e dovrebbe vivere come un corpo.
E vengo condannato anche dall'altra parte,
dai buddhisti,
perché porto il materialismo
nella loro spiritualità; contamino la purezza della loro spiritualità.
L'ambasciatore dello Sri Lanka in America
mi ha scritto una lettera:
"Tu chiami i tuoi
ristoranti,
le discoteche,
'Zorba il Buddha'.
La cosa ferirà i sentimenti
dei buddhisti di tutto il mondo,
perciò vorrei che tu riconsiderassi la cosa
e cambiassi quel nome.
Zorba non dovrebbe essere unito al Buddha."
Gli ho scritto una lettera:
"La questione non riguarda solo
i miei ristoranti che vengono chiamati Zorba il Buddha,
io sto creando degli esseri umani viventi
che siano degli Zorba il Buddha.
L'intero sforzo della mia vita, tutta la mia dedizione consiste
nel portare Zorba e il Buddha mano nella mano,
a danzare in una discoteca."
Entrambi sono menomati:
Zorba vive una vita inconsapevole;
il Buddha vive una vita senza amore.
L'incontro di entrambi
creerà l'uomo completo
e l'uomo completo è l'unico uomo santo.
Per favore parlaci della freschezza dell'amore.
Ti sei abituato troppo agli hot dog!
La passione è ardente,
ma la passione non è amore.
La passione è uno sforzo per usare l'altro
per i tuoi bisogni biologici e sessuali.
E l'uomo
che ha rinunciato alla passione
diventa freddo come il ghiaccio,
praticamente morto.
L'amore si trova
esattamente tra questi due estremi,
hot dogs e santi gelidi!
Nel tuo ristorante dovresti cominciare a vendere hot dogs e santi gelidi:
sono i due estremi.
Proprio tra i due
si trova la freschezza dell'amore.
L'amore non è freddo
e l'amore non è ardente;
è una brezza rinfrescante, una fresca brezza,
una brezza mattutina.
Quando ti raggiunge, ti senti in pratica
tornato giovane,
di nuovo fresco,
come se all'improvviso
ti fossi fatto una doccia.
La passione usa l'altro; ecco perché la passione è una continua lotta,
perché i cosiddetti amanti passionali
cercano entrambi di usare l'altro.
L'amore non usa l'altro;
dona
il proprio cuore
all'altro.
Non è un desiderio di ottenere qualcosa,
ma un anelito a condividere qualcosa.
Si è pieni di pace e silenzio e gioia,
e si vuole condividerli con coloro
che ci sono vicini:
possono essere gli amici, possono essere i mariti, le mogli, i figli, il padre, la madre, chiunque.
L'amore ha
un'immensa freschezza intrinseca;
ma pochissime persone hanno raggiunto la freschezza dell'amore.
O sono ardenti e passionali,
oppure, quando diventano stanchi e stufi di questo calore,
passano all'estremo opposto, diventano santi gelidi, congelati.
La mente tende a muoversi come un pendolo:
passa da un estremo all'altro.
È così che l'orologio funziona,
con il pendolo che passa da un estremo all'altro.
Se il pendolo si ferma a metà,
quella sarà la freschezza dell'amore;
e se il pendolo si ferma a metà, anche l'orologio si fermerà.
Posso dirlo in un altro modo:
nei momenti di fresco amore,
ti sembra che il tempo si sia fermato;
non c'è alcun movimento,
tutto si è fermato.
C'è un tale silenzio che non c'è neppure un'increspatura nel lago della tua consapevolezza.
Il mio anelito è
riempire il mondo intero con amore fresco,
e grazie a un amore fresco possiamo far nascere
l'uomo nuovo, una nuova umanità
di cui c'è urgente bisogno.
E io spero che l'uomo abbia abbastanza intelligenza
da non scegliere la morte,
spero che scelga uno stile diverso di vita,
senza conflitti, senza guerre,
pieno della pace che travalica ogni comprensione.
Spero che l'uomo non
si dimostri così ritardato
da distruggere se stesso.
La cosa più grande che può accadere per salvare l'umanità è la freschezza dell'amore,
l'amichevolezza.
La passione ti consuma,
e, allo stesso modo, il gelido santo è già morto.
L'amore ti mantiene vivo,
e la freschezza ti mantiene giovane e fresco.
L'uomo può avere
un pianeta davvero bello
e una umanità davvero splendida.
Basta un minimo di comprensione,
e io penso che quella comprensione stia sorgendo, lentamente,
ma in modo costante.
Se voi mi potete comprendere,
allora chiunque altro al mondo è in grado di capirmi.
Forse a loro occorrerà un po' più di tempo,
ma non è mai esistita
in precedenza un'epoca
in cui ci fosse un simile bisogno di comprensione,
perché ora comprensione equivale a sopravvivenza.
Non è una questione da poco.
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