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Dodici anni fa scompariva il maestro gelese Cristoforo Legname, un grande artista, forse un po' sottovalutato.
Lo vogliamo ricordare insieme a Vincenzo Pinna, poeta, scrittore, ma soprattutto amico dell'artista.
Buongiorno Vincenzo! Ciao! Dal discorso che fai tu, sottovalutato a Gela,
perché in tutti i posti che lui è stato, dove ha esposto nelle più grandi gallerie, come Trieste, Basilea,
le gallerie dalle giacenze di quadri che tengono all'interno loro adesso fanno delle mostre
e quindi i quadri vengono anche venduti a prezzi abbastanza eccessivi, perché ai tempi
Legname quando era a Gela svendeva i quadri per bisogno. E quindi (a) Gela io ho fatto diverse proposte
(a) diversi assessorati alla Cultura, ma la risposta è sempre stata negativa, nessuno mai...
ma neanche m'hanno risposto, né nel bene né nel male.
Ci vuoi dire come e quando è avvenuto il vostro incontro?
E allora... Io l'ho conosciuto a lui nel dicembre del '93, mentre lui usciva dal reparto di Psichiatria dell'ospedale di Vittoria,
dove i parenti avevano deciso di rinchiuderlo, perché pensavano che avesse problemi di mente,
dove il primario ha contattato la mamma, gli ha detto: "signora - dice - ma perché l'ha portato qua?".
Dice: "Sa, dottore, mio figlio fa cose strane". "Ma suo figlio - dice - è normalissimo".
Poi in un secondo momento si è capito che il problema non era di quel tipo, ma era un altro tipo di problema,
un problema di alcolismo, che ci voleva un'altra strada per risolvere il problema.
Ci vuoi fare qualche cenno sulla vita di Cristoforo Legname, la sua formazione di artista anche?
Cristoforo, che a casa lo chiamavano tutti Lucio, il bambino Lucio, che voleva fare da grande l'artista a tutti i costi,
dove il padre l'ha seguito per lungo tempo, perché anche il padre ci credeva, anche la mamma,
la signora Vincenza, lui dopo il diploma, dove prende il diploma all'Industriale, si diploma nel indirizzo di chimico e poi,
tramite un amico, Franco, che è da pochi giorni che è scomparso, si trasferisce a Firenze,
dove lì inizia a frequentare una scuola di pittura, dove frequenta il maestro Piccioni, Canessa e anche il maestro Zola.
Vive a Firenze, fa questi studi e inizia a esporre nelle più grandi gallerie di Firenze, come 'La telaccia'
('La telaccia' è a Torino), il 'Perseo', La 'Galleria 14', 'Il cortilaccio' e quindi inizia a frequentare... naturalmente Firenze
essendo la capitale, la culla della cultura in Italia, lui lì si trova adagiato, diciamo, e quindi inizia a esporre
e quindi lì ci sono i primi discorsi artistici, ci sono i primi critici che lo contattano, si scrivono le prime recensioni
e naturalmente si vede una certa validità artistica di questo giovane ragazzo.
Durante la sua permanenza a Firenze succede una cosa molto importante che un pochettino lo segna.
Loro, assieme all'amico Franco in un bar a Gela, comprano delle monete, pensando che erano delle piccole sculture
e le portano a Firenze, le fanno incorniciare e pensano che sia un quadro per arredamento. Durante una festa
tra gli invitati c'è un poliziotto in borghese, dove il poliziotto capisce che queste sono delle monete
rubate al museo archeologico di Gela, di un valore inestimabile. Quindi Legname viene arrestato, l'amico viene arrestato
e dal dispiacere dell'evento il padre muore per infarto. Alla fine tramite avvocati si fa chiarezza,
che c'è stato un errore naturalmente, che loro non c'entravano niente,
perché loro neanche sapevano del valore di queste monete. - Erano in buona fede.
...in buona fede. Dopo 40 giorni vengono scagionati tutti due e dopo la morte del padre
lui si trasferisce di nuovo a Firenze, dove organizza una grande mostra, dove lì ci abbiamo
l'intervento di diversi critici d'arte come Philip Daverio, Dell'Olmo, Mistrangelo, Masillo e Lucia Bruni.
Quindi da lì inizia il percorso, inizia a girare di nuovo, ripeto, va a New York, Madrid, fa Trieste.
E questo periodo è un periodo particolare, perché poi lui viene assunto alla Fiat di Torino.
Qui stiamo parlando noi fine anni '70 - inizi anni '80. In questo periodo Legname si trasferisce appunto a Torino
dove lavora alla Fiat e il responsabile... - Lavora con quale qualifica? Cosa fa lì?
Lui entra come operaio ufficialmente, ma tramite la responsabile, Luisa Mazzoni,
lo mettono in un laboratorio di chimica, dove lui fa a tempo pieno all'interno della Fiat di Torino il pittore,
dove quando oggi si parla delle grandi collezioni degli Agnelli, dove ci sono i Picasso, i Van Gogh, oggi all'interno delle collezioni
ci sono anche quadri di Legname realizzati durante il suo lavoro, un decennale, lui ha lavorato per 10 anni, perché poi
anche dalla Fiat si è stufato, ha mandato tutti a quel paese e poi si è trasferito, in quel periodo poi si è spostato a Tokio.
Quindi oggi quando noi si parla del grande museo di Torino di Umberto Agnelli, all'interno ci sono anche
dei lavori di grafica su carta con una tecnica, la cinereazione appunto, che una volta lui me l'ha spiegato,
con un'elaborazione chimica, ci sono diversi quadri anche di Legname all'interno, ritorno a ripetere, della collezione Agnelli.
E allora, per quanto riguarda diciamo le caratteristiche artistiche, si può collocare in una corrente, un filone?
Possiamo dire qualcosa sul modo di lavorare dell'artista?
Naturalmente il percorso artistico di Legname è molto complesso, infatti qua io c'ho ad esempio
una recensione di Mistrangelo che dice: "Il linguaggio di Cristoforo Legname si configura con l'esperienza informale
che è il recupero di una forma primigenia, nella quale si individuano gli elementi di una realtà rivisitata e riinventata,
all'interno di come afferma Emilio Vedova" - perché lui ha conosciuto anche tra l'altro Picasso a Madrid ed Emilio Vedova,
che è uno dei più grandi pittori della pittura italiana naturalmente, che è morto già da diversi anni. Vedova dice di Legname:
"questo artista ci propone nuovi gesti, nuovi segni, nuove immagini in relazione con nuove perentorie esigenze espressive".
Anche io sono d'accordo con Mistrangelo, quella di Legname non era una mania iconoclasta,
che a tutti i costi voleva rompere l'immagine, ma il discorso di Legname è un momento espressivo
sostenuto dalle vibranti accensioni cromatiche. Cioè nelle sue composizioni il colore
assume una dimensione preminente, colore che è istante emozionale e allusivo, che è il segno di un nuovo universo
nel quale sono riconoscibili gli elementi caratterizzanti della società tecnologica avanzata,
che noi già qua stiamo parlando degli anni '80. Figuriamoci oggi che siamo nel ventesimo secolo.
Per quanto riguarda il discorso artistico di Legname, naturalmente avendo avuto molte esperienze, perché lui ha frequentato
le capitali d'Europa, Londra, è inutile elencarle tutte, il suo discorso artistico si avvicina per esempio anche alla Pop Art,
come il discorso di Andy Warhol, della Factory, anche Legname poteva stare benissimo là dentro assieme a Lou Reed, David Bowie,
Dalila Di Lazzaro, che faceva la modella a Andy Warhol. Anche Jean Michel Basquiat, che è molto vicino...
Legname è molto vicino a Jean Michel Basquiat, perché Jean Michel Basquiat è un grande maestro
e nessuno vuole mettere in dubbio la bravura di questo artista.
Legname quando ritorna a Gela è un periodo molto brutto e difficile, anche a livello economico, esistenziale, ci sono delle crisi
anche esistenziali, sviluppa dei diversi linguaggi artistici, naturalmente lui si avvicina alla transavanguardia, alla Pop Art,
lui mi parlava della Pop Art, del recupero della materia, a lui piaceva andare ad esempio nel secchio della spazzatura
e trovare tutto ciò che era già vecchio per attaccarlo, padelle, bambole mi ricordo, anche le ossa. Una volta ha realizzato due opere
con delle ossa, che c'era la macelleria vicino mi ricordo, prendeva le ossa, le faceva pulire dai suoi cani,
quando erano tutte pulite, tramite sempre un discorso chimico, con del Vinavil, lui realizzava delle opere con delle ossa di animali
Io ricordo di Legname principalmente la sua estroversione, la sua eccentricità. Ci vuoi dare qualche aggettivo,
ricordarcelo, tu che l'hai conosciuto. Sì, sì. Lui da bambino già era...
...io oggi sono molto vicino alla mamma, e quindi passo molti pomeriggi a parlare con la signora Vincenza di questo bambino.
Lui già da bambino era un bambino diverso rispetto a tutti gli altri. Era un bambino molto estroso, c'era un periodo
che voleva fare anche il cantante, quindi ha fatto anche... ...voleva andare a scuola di canto.
L'estrosità di Legname alla fine è anche una maschera per quanto riguarda tutte le problematiche
che ci sono nella vita quotidiana. Certo, la sua estrosità per Gela è stata...
- Debordante. Debordante... Una novità, perché si vedeva questo personaggio
così strano, no? Perché alla fine a Gela era tutto standard, no? Quindi questo personaggio, io mi ricordo una volta
è uscito con un cappotto nudo di sotto, i suoi cani tutti vestiti con smoking, con il papillon, con le mutande, lui era molto estroso,
una volta mi ricordo che si è fatto portare una vasca da bagno grandissima, lui si faceva il bagno alla Salvador Dalì,
dentro questa vasca da bagno, e mi ricordo che in via Crispi tutti per guardare lui c'erano sempre tamponamenti a catena,
perché non si vedeva la macchina che si fermava e per guardare alla nostra sinistra,
è capitato anche a me, per guardare a lui c'erano dei tamponamenti. Perché dava all'occhio, no?
Poi il punto dove abitava era un punto molto particolare,
perché c'è molto passaggio di persone. Le cose più strane di Legname: una volta lui chat...,
no chattando, ai tempi non c'era ancora Internet, una volta tramite delle telefonate con l'144,
gli arrivò una bolletta telefonica di tre milioni e mezzo di lire, stiamo parlando che ancora c'era la lira. Lui dalla sua brillante idea,
chiamò un onoranze funebri e si fece realizzare il necrologio, dove lui era morto in un incidente aereo e purtroppo
non si poteva trovare il maestro Legname. L'ufficiale giudiziario ripetutamente arrivò a casa sua
e sempre dà (riceve?) questa notizia, ma poi alla fine il gioco è durato poco, perché si è scoperto,
e poi l'ha dovuto pagare l'intero importo con la Telecom. - In compenso però è salito alla ribalta delle cronache nazionali, no?
Si, sì. Mi ricordo anche il Tg5 con Cesara Buonamici, sono arrivate tutte le più grandi emittenti,
giornali di tutto il mondo a Gela per questo evento, per intervistarlo. E poi un'altra cosa, da un'idea di Rosario Crocetta,
avevano fondato il Partito del Fico, dove lui il leader, il pittore trasgressivo, una volta lui mi ha detto:
"ma scusa, ma se scende in campo Di Pietro, perché non devo scendere io"? Che poi non ha avuto un gran successo,
perché poi si è arenata la cosa del Partito del Fico. - Questa è un po' una provocazione, no?
Sì, una provocazione, da un'idea di Rosario Crocetta ripeto ai tempi è stata.
Benissimo. Allora, brevemente in chiusura, Vincenzo. Cosa si può fare qui a Gela per ricordare questa figura del maestro?
Cosa ti piacerebbe contribuire a fare? Hai un sogno da questo punto di vista?
Io un progetto mio personale, aprire una fondazione proprio intitolata a Cristoforo Legname, naturalmente
ci vuole l'ausilio del Comune di Gela per fare tutto ciò, perché ci sono delle spese, dei locali da pagare,
fare anche delle mostre permanenti, perché forse a parte Torino e Firenze le collezioni più importanti si trovano anche a Gela,
perché lui è vissuto... si è trasferito a Gela nel '91-'92 e nel 2000 è morto. Quindi è quasi un decennio
dove lui ha lavorato, ha vissuto solo di pittura e quindi quadri suoi a Gela ce ne sono molti.
E quindi si potrebbe fare anche questo. Però bisogna fare attenzione! Perché in giro ci sono anche molti falsi!
Quindi la fondazione ha lo scopo, il sottoscritto, di riconoscere la validità delle opere realizzate
appositamente da Legname. - Bene!
D'accordo, Vincenzo! Grazie mille, allora! Grazie a voi! Ciao!