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Grazie.
Signore e signori, vi presento NAO.
I robot sono un sogno della mia infanzia.
È un sogno che è iniziato quando ero molto piccolo
ed ero un pessimo alunno, il peggiore in tutti i compiti in classe,
espulso da una classe, ripetente in un’altra.
Finché un giorno incontro un parroco – allora ero ripetente in prima media -
che mi ha detto: "Ah, conoscevo un bambino come te che alla fine ha fatto il Politecnico".
Io non avevo idea di cosa fosse il Politecnico, ma mi ha dato fiducia in me stesso, mi ha rassicurato,
e dentro di me mi dicevo : “Beh, chissenefrega, farò il Politecnico”.
Non sapevo ancora chi ero.
Ma mi ha reindirizzato da qualche parte.
Qualche tempo dopo, nell’atrio di una stazione ho trovato un libro di fantascienza,
poco interessante. Ma dentro c’era un mondo di tecnologia, gadget, elettronica, robot
e tra queste pagine è scattato qualcosa. Mi sono detto: Vorrei costruire dei robot! Farò dei robot!
Ho assillato i miei genitori affinché m’iscrivessero a un corso di elettronica per corrispondenza
- non è stato facile, perché i prof ne parlavano e li convocavano regolarmente
per spiegare loro che non ero proprio fatto per gli studi,
ma che non era grave,
perché c’erano tanti buoni mestieri manuali - e d’altronde è vero -
ma non è servito a nulla.
Ho avuto la meglio. Ho seguito un corso di elettronica per corrispondenza
e così ho trovato un nuovo orientamento.
Poi ho fatto gli studi necessari per fare robotica,
ed è così che mi sono lanciato nell’avventura dei robot.
Parallelamente al mio lavoro,
ho passato il tempo a sviluppare dei robot, qui ne vedete qualcuno.
L’ho fatto per scoprire questo nuovo mondo.
L’avventura di NAO è iniziata nel 2005 con una mezza dozzina di altri appassionati come me.
Ci siamo ritrovati e abbiamo deciso
che le nostre passioni potevano trasformarsi in una vera e propria avventura professionale.
Ma avevamo pretese ancora più grandi: volevamo rivoluzionare il mondo all’epoca.
Erano cinque o sei anni fa.
Ognuno ha iniziato nel proprio salotto
- mi ricordo che io avevo tutto in un armadio – sviluppavo e costruivo robot con mezzi di fortuna robot.
Ma cos’è un robot?
È la prima domanda che ci siamo posti.
L’abbiamo rivolta a tutte le persone attorno a noi.
Cos’è un robot? A cosa serve?
E ci siamo imbattuti in risposte abbastanza convergenti.
Un robot è un pupazzetto meccanico, un coso che può capirci,
e soprattutto è qualcosa che deve essere al nostro servizio.
E questa è stata la nostra linea direttrice:
un robot è un umanoide, è a servizio della gente e deve interagire con noi.
Ecco cos’è!
Questo è il primo aspetto che ci ha guidati
e ci ha portati a costruire i robot che vedete qui.
Siamo passati attraverso molte tappe.
Bene, ma allora cos’è NAO?
A me piace definirlo in questi termini: NAO è un precursore.
Un precursore, un po’ come lo sono stati i PC e i microcomputer; così si diceva allora,
trent’anni fa, quando non servivano a niente, erano costosi,
bisognava convincere la propria compagna o coniuge
a investire tutti i soldi per l’acquisto di uno di quei computer
e che si doveva murare il caminetto perché erano così grandi che non si sapeva dove metterli.
Centinaia di migliaia di persone spinte da quella passione
hanno deciso di buttarsi nell’informatica,
di scrivere le prime applicazioni
e qualcuno ha inventato dei giochi, dei tabulatori, dei programmi di videoscrittura.
Sono loro che hanno fatto la rivoluzione dei PC. Sono loro che hanno fatto la rivoluzione dell’informatica.
L’obiettivo di NAO è lo stesso.
Ora siamo più o meno allo stesso punto.
Sappiamo che siamo agli albori di qualcosa di grande con i robot e NAO è un precursore,
è una piattaforma che possiamo esplorare, utilizzare, dare in mano a tutti,
affinché tutti quelli che lo desiderano facciano prove.
A tal fine abbiamo dotato il nostro robot fin dall’inizio di strumenti di programmazione,
dobbiamo fare in modo che faccia quello che vogliamo noi, altrimenti non è divertente.
E poi deve essere solido.
Ahi!
Dai, non è grave, non fare il muso!
Volevo solo far vedere che sei un robot solido.
Va…
Non sono un robot! Mi chiamo NAO.
E allora cosa sei?
Sono un assistente personale con il compito di aiutare gli umani.
Perché?
Risponderò io a questa domanda.
Come potete vedere sul grafico dietro di me,
la piramide dell’età nei paesi del nord tende verso uno squilibrio tra giovani e anziani.
L’esempio migliore è il Giappone.
Vedi Bruno? Ti sto aiutando con la tua presentazione.
Grazie.
Scherziamo ma davvero abbiamo una problematica di evoluzione della ripartizione,
in molti paesi, tra persone attive e inattive e sarà un problema.
È un tema molto complesso,
ed è un tema che in parte possono risolvere i robot.
È anche una delle ragioni che spinge la robotica a cambiare questo paradigma.
NAO dovresti aiutarmi adesso…
Definizione di Wikipedia:
un paradigma è una rappresentazione del mondo, un modo di vedere le cose,
un modello coerente di visione del mondo che si fonda su una base definita.
Anche tu riesci a essere noioso quando parli! (Risate)
Bene… Esistono davvero delle applicazioni per i robot.
Un robot come questo è al contempo un oggetto che è in grado di agire nel mondo,
che è in grado di muoversi, camminare, afferrare delle cose, spostarsi
e soprattutto è un oggetto che è connesso, collegato a tutto il mondo digitale.
È un oggetto in grado di aiutare chi è debole di vista a cercargli dei file,
delle riviste, dei testi, dei giornali e leggerglieli.
È un oggetto in grado di aiutare i disabili a manipolare dei telecomandi o a telecomandare la televisione.
È un oggetto in grado di aiutare le persone anziane sole che hanno bisogno di un accompagnatore.
Ecco che, in quegli ambiti della società, anche lui può modificare i paradigmi.
NAO, dovresti aiutarmi ancora…
Eh? Grazie a me, sai cosa vuol dire.
Chi ti credi di essere?
(Risate)
Non l’abbiamo ancora programmato per non essere così pesante. Scusate ma presto lo faremo.
Bene… NAO è una rivoluzione.
NAO è una grande evoluzione.
Certo è piccolo.
E proprio perché è piccolo, non è in grado di agire su cose importanti e forti.
Ma ci sono altri robot in fase di sviluppo.
Quello che vedete là è un robot ROMEO.
Sono molte le squadre al mondo che lavorano sui robot
affinché un giorno possano, nelle case di cura o nei servizi ospedalieri,
aiutare le persone anziane cadute a rialzarsi,
lavorare nelle miniere e così via.
I robot si stanno diffondendo e diventeranno sempre più numerosi,
e saranno davvero utili.
Potremmo definire i robot in questi termini.
Potremmo dire che si tratta di una nuova specie meccanica, una nuova specie di macchina.
Una nuova specie al servizio dell’uomo.
Quando dico questo, può sembrarvi un po’ futuristico,
un po’ teorico, un po’ lontano nel tempo.
Ma vorrei farvi due esempi che illustrano cosa intendo più concretamente.
Per primo, i bambini autistici.
I bambini autistici hanno un cervello che non si è formato allo stesso modo,
che non si è formato del tutto,
e hanno molte difficoltà a interagire con le persone.
Fanno davvero molta fatica.
E pertanto sono più attratti dalla tecnologia,
hanno fiducia nella tecnologia, e interagiscono con essa molto più facilmente.
E questo è stato sfruttato all’università di Notre-Dame nell’Indiana,
a Pitié-Salpêtrière a Parigi,
nei Paesi Bassi,
dove alcuni medici utilizzano i robot come assistenti di un educatore di bambini autistici.
I bambini autistici si trovano a loro agio con i rituali, con le ripetizioni,
quando si svegliano la mattina, si mettono sempre il calzino destro e poi quello sinistro,
e i robot sono piuttosto bravi con i rituali e tutte quelle cose lì.
Quindi ci sono già delle applicazioni concrete che vengono studiate per aiutare i bambini autistici con i robot.
Vi farò vedere un’altra applicazione,
un altro esempio che mi sembra davvero eccezionale,
e che riguarda l’insegnamento dell’inglese.
Come sapete, la Corea è un grande paese esportatore.
Ma è anche un paese in cui si parla molto male l'inglese,
e questo crea loro problemi nella vita professionale.
Il governo coreano ha deciso di risolvere il problema e di investire molte risorse nell’insegnamento dell’inglese.
Lo ha fatto servendosi di professori, a vari livelli.
Ha deciso di provare con i robot nelle classi dei più piccoli.
Qui i robot assistono i professori d’inglese – sono i loro assistenti, non sono i professori -
ma fanno da assistenti ai professori d’inglese nelle classi dei più piccoli.
Si è scoperto una cosa fantastica: i robot non giudicano.
Se parlate male, se pronunciate male, il robot vi chiederà di ripetere,
e alla 125esima volta, continuerà a chiedervi di ripetere,
ma non susciterà emozioni, non creerà tensioni, difficoltà, mentre un prof sì.
E con questi due esempi vorrei anticiparvi alcune cose --
ecco l’università di Notre-Dame, nell’Indiana, dove si lavora con i robot e i bambini autistici.
Qui ho visto un’applicazione in funzione con i bambini autistici, che è fantastica.
Un bambino autistico che non riusciva ad interagire con le persone, ed era solo in una stanza,
ogni volta che una persona entrava nella stanza,
iniziava a divergere gli occhi.
Era a disagio, non poteva stare con le persone.
Non ha mai fatto le coccole a nessuno. Era molto chiuso.
Questo succede a Parigi – collocando due robot,
uno tra le mani del bambino e uno tra le mani del medico a fianco a lui, che lo accompagnava,
il medico ripeteva i gesti che faceva il bambino con il suo robot.
Si attua una sorta di risonanza,
di sintonizzazione, di sincronizzazione,
non sappiamo cosa sia successo.
Dopo un po', il bambino ha gettato il robot,
ed è andato a fare le coccole al medico che stava lì.
Una cosa che non si era mai vista prima.
Ecco.
Quello che volevo dirvi è che c’è una nuova specie in arrivo.
Abbiamo una nuova specie di macchina
che ci aiuterà dove noi uomini non possiamo arrivare per motivi strutturali.
Ecco cosa sta succedendo nella robotica.
C’è una rivoluzione in atto.
I pionieri e i campioni del mondo in questo momento sono i francesi
e se c’è qualcosa da dire a questo proposito,
se ho un messaggio da darvi,
è quello di accettare quello che la tecnologia può offrirci di buono,
entriamo tutti nel mondo di NAO o dei robot,
e facciamo sì che centinaia di migliaia di persone possano esplorare le nuove possibilità della robotica,
e trasformare queste possibilità in applicazioni reali e aiuti reali alle persone.
Grazie infinite, e grazie a NAO.
(Applausi)