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Questi sono chiamati nel Salento i topolini fritti, sono le foglie di borraggine
queste hanno un picciolo fogliare, questa parte molto lunga,
quando viene fritta e impastellata, attorciagliandosi simula la coda del topolino
ed è un modo per catturare l’attenzione dei bambini e indurli a mangiare
Anch’io da ragazzino non mangiavo verdure, e adesso sono qui a parlarvene.
Le erbe spontanee sono un simbolo della biodiversità che contraddistingue il nostro territorio.
Preservare e conoscere queste erbe spontanee fa si che il nostro futuro sia assicurato.
Oggi abbiamo parlato oltre che della biodiversità naturalistica, anche della biodiversità agraria del nostro territorio,
quindi le antiche varietà coltivate nei nostri terreni,
quelle che un tempo erano delle ricchezze per i nostri terreni
oggi purtroppo non essendoci sbocchi di mercato, non lo sono più.
Nessuno conosce questa pianta? questa è un “eryngium”,
il nome italiano è calcatreppola, la cui base delle foglie và mangiata sotto aceto.
In antichità i navigatori, quando non esistevano i frigoriferi,
si fermavano e raccoglievano le foglie del finocchio marino, la salicornia.
Lo conservavano sotto aceto sulle loro navi e lo portavano via
poiché era una fonte di vitamina C. Oggi mangiamo le arance,
invece prima chi viaggiava per mesi, per non andare incontro alle malattie
causate dalla carenza di vitamina le mangiavano abitualmente.
Cerchiamo di non strappare queste erbe spontanee,
che già stiamo calpestando con i piedi, altrimenti è la fine del mondo…
In un altro itinerario mi è capitato che un visitatore abbia strappato un’orchidea
chiedendomi: “è questa?”, quindi un po’ di rispetto.