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30 dicembre 2008
Le fabbriche degli angeli
Jabalia, Beit Hanun, Rafah, Gaza City, le tappe della mia personale mappa dell’inferno.
Checché vadano ripetendo i comunicati dei vertici militari israeliani,
trasmessi a grancassa dai media di *** europei,
in questi giorni sono stato testimone oculare di bombardamenti sopra moschee, scuole...
...ospedali, mercati, e decine di edifici civili.
Il direttore medico dell’ospedale Al Shifa mi ha confermato...
...di aver ricevuto telefonate da esponenti dell’Idf (l’esercito israeliano)
che gli intimavano di evacuare immediatamente le corsie, pena una pioggia di missili. Non si sono lasciati intimorire.
Il porto, dove dovrei dormire (ma a Gaza non si chiude un occhio da quattro giorni)
è costantemente soggetto a bombardamenti notturni.
Non si odono più sirene di ambulanze rincorrersi all’impazzata,
semplicemente perché al porto e nell’area circostante non c’è più anima viva, sono morti tutti,
sembra di poggiare i piedi su un cimitero dopo un terremoto.
La situazione è davvero da "catastrofe innaturale", un cataclisma di odio e cinismo...
...piombato sulla popolazione di Gaza come "Piombo fuso" che fa a pezzi corpi umani...
...e, contrariamente a quanto si prefigge, compatta i palestinesi tutti:
gente che prima nemmeno si salutava, perché appartenente a fazioni differenti,
ora si è ritrovata unita, vittima di una immane tragedia.
Quando le bombe cadono dal cielo da diecimila metri,
state tranquilli, non fanno distinzioni fra le bandiere di Hamas e quelle di Fatah esposte sui davanzali.
Non esistono operazioni militari chirurgiche:
quando si mettono a bombardare l’aviazione e la marina, le uniche operazioni chirurgiche...
...sono quelle dei medici che amputano arti maciullati alle vittime senza un attimo di ripensamento,
anche se spesso braccia e gambe sarebbero salvabili.
Non c’è tempo, bisogna correre, le cure necessarie per un arto seriamente ferito...
...potrebbero rappresentare la condanna a morte per il ferito successivo in attesa di una trasfusione.
All’ospedale di Al Shifa ci sono 600 ricoverati gravi e solo 29 macchine respiratorie.
Mancano di tutto, soprattutto di personale preparato.
Per questa ragione, esausti più che per le notti insonni...
...per l’immobilismo e l’omertà dei governi occidentali complici di fatto dei crimini d’Israele,
abbiamo deciso di far partire ieri da Larnaca (Cipro) una delle nostre barche del Free Gaza Movement...
...con a bordo 3 tonnellate di medicinali e personale medico.
Li ho aspettati invano, avrebbero dovuto attraccare al porto alle 8 di questa mattina.
Sono invece stati intercettati a 90 miglia da Gaza da undici navi da guerra israeliane,
che in piene acque internazionali hanno ripetutamente cercato di affondarli.
Li hanno speronati tre volte,
causando un’avaria ai motori e una falla nello scafo.
Per puro caso l’equipaggio e i passeggeri sono ancora vivi...
...e sono riusciti ad attraccare nel porto di Tiro, nel sud del Libano.
Sempre più frustrati dall’assordante silenzio del mondo "civile",
i miei amici ci riproveranno presto;
hanno scaricato infatti i medicinali dalla nostra nave danneggiata, la Dignity,
e li hanno caricati su un’altra imbarcazione, pronta a salpare alla volta di Gaza.
Molti giornalisti che mi intervistano mi chiedono conto della situazione umanitaria dei palestinesi di Gaza,
come se il problema fosse la mancanza di cibo, acqua, elettricità, gasolio,
e non chi causa questi problemi sigillando confini, bombardando impianti idrici e centrali elettriche.
All’ospedale Al Awda di Jabalia ho visto confluire cadaveri e feriti...
...non su ambulanze, ma sopra carretti di legno trainati da animali.
Carri armati, caccia, droni, elicotteri apache, il più grande e potente esercito del mondo...
...in feroce attacco contro una popolazione che si muove ancora sui somari come all’epoca di Gesù Cristo.
Al momento in cui scrivo sono 55 i bambini coinvolti nei bombardamenti,
20 gli uccisi e 35 i gravemente feriti.
Secondo "Al Mizan", un centro per i diritti umani,
Israele ha trasformato gli ospedali palestinesi in tante fabbriche di angeli,
non rendendosi conto dell’odio che fomenta non solo in Palestina, ma in tutto il mondo.
Le fabbriche degli angeli sono in produzione a ciclo continuo anche questa sera,
lo avverto dai fragori delle esplosioni che sento fuori dalle mie finestre.
Quei corpicini smembrati, amputati e quelle vite potate ancora prima di fiorire,
saranno un incubo per tutto il resto della mia vita,
e se ho ancora la forza di raccontare della loro fine...
...è perché voglio rendere giustizia a chi non ha più voce,
forse a chi non ha mai avuto orecchie per ascoltare.
Restiamo umani.
1 gennaio 2009
catastrofe innaturale
Il nuovo anno è subentrato al vecchio con gli stessi auspici di morte e desolazione.
Mai viste tante bombe cadere attorno a casa mia.
Un’esplosione, a meno di 100 metri, ha scosso i sette piani del palazzo,
facendolo oscillare come un pendolo impazzito.
Per un momento ho temuto venisse giù, i vetri delle finestre sono scoppiati.
Panico, ho pregato Dio che l’edificio fosse stato costruito con criteri antisismici,
ben conscio dell’effimera illusione,
Gaza poggia su di una striscia di terra che non trema.
Il terremoto qui si chiama Israele.
Proseguo nella disperata ricerca di quegli amici che non rispondono più al telefono.
Ahmed l’ho rintracciato a casa sua,
una delle poche ancora in piedi nel centro del quartiere Tal Alhawa di Gaza City.
Intorno,
uno scenario apocalittico che ricorda l’area sciita nel sud di Beirut...
...dopo la pioggia di bombe del 2006;
bombe della stessa fabbricazione e provenienza ci cadono addosso in questi giorni.
Ahmed sta bene,
i suoi familiari pure,
ma sua madre se l’è vista brutta sabato.
È un’insegnante della scuola "Balqees" delle Nazioni Unite,
quel giorno si è trattenuta in aula più del solito,
è stata la sua salvezza.
In attesa alla fermata degli autobus,
molti dei suoi studenti sono rimasti seppelliti sotto le macerie prodotte dalle esplosioni.
Una bomba è caduta sull’auto di Ahmed,
una utilitaria verde pistacchio,
la stessa con cui proprio la sera prima scorrazzavamo in cerca di pane...
...in una città in cui la farina viene venduta a peso d'oro.
Rafiq invece alla fine l’ho rintracciato al telefono,
la sua voce cavernosa sembrava provenire da un pozzo senza fondo,
un cunicolo di tristezza e disperazione...
per aver appena appreso della morte di tre dei suoi migliori amici durante l’attacco al porto.
In uno degli ultimi caffè aperti a Gaza,
provvisto di connessione internet, bombe ed energia elettrica permettendo,
sorridendo amaramente a un paio di amici ho mostrato dallo schermo del mio portatile...
...la notizia di un morto e 382 feriti.
Non il computo delle vittime dei lanci di "razzi" Qassam,
che fortunatamente non hanno fatto registrare alcun morto,
ma i numeri della strage compiuta dai nostri botti di fine anno in Italia.
Quelli di Hamas sono dei pivelli, ho detto ai miei amici,
se credono di guerreggiare contro Israele con i loro giocattolini artigianali.
Dovrebbero andare a scuola a Napoli per confezionare dei razzi veramente mortiferi.
Come pacifista e non violento aborro qualsiasi attacco di palestinesi contro israeliani,
ma qui siamo arcistufi di ascoltare la cantilena...
...secondo la quale questa strage di civili...
...sarebbe la risposta d’Israele ai lanci dei modesti "razzi" palestinesi
Per inciso, dal 2002 a oggi...
...i Qassam hanno prodotto 18 morti in Israele,
qui sabato in una manciata di ore...
...di civili morti negli ospedali ne abbiamo contati più di 250.
Chiedo conto agli avventori del caffè della tregua proposta dall'Unione europea e cassata da Israele,
che evidentemente possiede ampie scorte di materiale bellico da smaltire nei magazzini militari.
Tutti scuotono la testa.
C’è mai davvero stata tregua,
prima di questo feroce attacco su una popolazione inerme?
Solo nel mese di novembre, l’esercito israeliano ha fatto fuori ben 17 palestinesi
43 in tutto dall’inizio della "tregua"
E anche prima di allora, l’assedio criminale imposto a Gaza...
...aveva prodotto più di 200 vittime fra i malati palestinesi.
con le carte in regola per essere ricoverati in ospedali all’estero...
...ma impossibilitati a muoversi per la chiusura dei confini.
L’assedio criminale israeliano aveva distrutto l’economia già precaria,
portando la disoccupazione a oltre il 60%,
costringendo l’80% delle famiglie palestinesi a vivere di aiuti umanitari.
Aiuti che stentavano a filtrare oltre la cortina di ferro tesa da Israele...
...attorno alla più grande prigione a cielo aperto del mondo: Gaza.
Da quel caffè alla fine siamo dovuti fuggire a gambe levate,
è giunta l’ennesima telefonata di minaccia: il locale sarebbe stato bombardato entro pochi minuti.
Ieri, al campo profughi di Jabalia,
caccia F-16 hanno lanciato missili contro un’ambulanza,
sono morti un medico, Ihab El Madhoun,
e il suo infermiere di fiducia, Mohamed abu Hasira.
Per questo oggi noi, internazionali dell’Ism,
abbiamo indetto una conferenza stampa...
...davanti alle telecamere di una delle televisioni palestinesi più popolari.
Per informare Israele che da stanotte...
...salteremo sulle ambulanze per dare una mano nei soccorsi,
sperando che la nostra presenza funga da minimo deterrente...
...ai crimini contro l’umanità di cui si sta macchiando Israele.
A volte quando ci troviamo fra noi i discorsi si fanno cupi,
è probabile che alla fine di questa terrificante offensiva...
...qualcuno di noi andrà ad aumentare il conto dei morti, degli scomparsi.
Non ci pensiamo, andiamo avanti.
Restiamo umani.
3 gennaio 2009
Fantasmi che chiedono giustizia
Mentre scrivo, i carri armati israeliani sono entrati nella Striscia.
La giornata è iniziata allo stesso modo in cui è finita quella che l’ha preceduta,
con la terra che continua a tremare sotto i nostri piedi,
e il cielo e il mare, senza sosta alcuna, a tramare sulle nostre ***,
sui destini di un milione e mezzo di persone...
...passate dalla tragedia di un assedio alla catastrofe di bombardamenti...
...che fanno dei civili il loro bersaglio predestinato.
Il mio orizzonte è avvolto dalle fiamme,
cannonate dal mare e bombe dal cielo per tutta la mattina.
Le imbarcazioni di pescatori che fino a qualche giorno fa scortavamo in alto mare
ben oltre le sei miglia imposte dall’assedio illegale criminoso d’Israele,
le vedo ora ridotte a tizzoni ardenti
Se i vigili del fuoco tentassero di domare l’incendio,
finirebbero bersagliati dalle mitragliatrici degli F-16:
è già successo ieri.
Dopo questa massiccia offensiva,
il conteggio dei morti, se mai sarà possibile,
si dovrà ricostruire una città sopra un deserto di macerie.
Il ministro degli esteri israeliano Livni...
...dichiara al mondo che "a Gaza non c’è alcuna emergenza umanitaria".
Evidentemente il negazionismo non va di moda solo...
...dalle parti del presidente iraniano Ahmadinejad.
Su una cosa i palestinesi sono d’accordo con la Livni,
che Joseph, autista di ambulanze, definisce "un’ex serial killer del Mossad"
le derrate alimentari che stanno filtrando all’interno della Striscia...
...in questi giorni sono aumentate, semplicemente perché il mese scorso...
...oltre la cortina di filo spinato tesa da Israele non è passato pressoché nulla.
Ma che senso ha servire pane appena sfornato all’interno di un cimitero?
L’emergenza è fermare subito le bombe,
prima ancora che far arrivare i rifornimenti di viveri.
I cadaveri non mangiano,
vanno solo a concimare la terra,
che qui a Gaza non è mai stata così fertile di decomposizione.
I corpi smembrati dei bimbi negli obitori invece...
...dovrebbero nutrire i sensi di colpa negli indifferenti,
verso chi avrebbe potuto fare qualche cosa.
Le immagini di un Obama sorridente che gioca a golf alle Hawaii...
sono passate su tutte le televisioni satellitari arabe...
...come in spregio alla cappa di lutto che incombe su queste terre.
Quaggiù comunque nessuno si era mai illuso che bastasse il pigmento della pelle...
...a marcare radicalmente la politica estera statunitense.
Ieri Israele ha aperto il valico di Erez...
...per far evacuare tutti gli stranieri presenti a Gaza.
Noi internazionali dell’Ism...
...siamo gli unici a essere rimasti.
Per rispondere al governo di Tel Aviv oggi abbiamo convocato una conferenza,
con la quale abbiamo spiegato le motivazioni che ci costringono a non muoverci da qui.
Ci ripugna che i valichi vengano spalancati per evacuare cittadini stranieri,
gli unici possibili testimoni di questo massacro,
e non si aprano in direzione inversa,
per far entrare i molti medici e infermieri europei...
...che sono pronti a venire a portare assistenza ai loro eroici colleghi palestinesi.
Non ce ne andiamo,
perché riteniamo essenziale la nostra presenza...
...come testimoni oculari dei crimini contro l’inerme popolazione civile...
...ora per ora, minuto per minuto.
Siamo a 445 morti,
più di 2.300 feriti, decine i dispersi.
Settantatré, al momento in cui scrivo, i minori maciullati dalle bombe.
Finora Israele conta tre vittime in tutto.
Non siamo fuggiti...
...come ci hanno consigliato i nostri consolati,
perché siamo ben consci che il nostro apporto sulle ambulanze, come scudi umani e nel dare prima assistenza ai soccorsi,
potrebbe rivelarsi determinante per salvare vite.
Anche ieri un’ambulanza è stata colpita a Gaza City,
il giorno prima due medici del campo profughi di Jabalia...
...erano morti, centrati da un missile sparato da un elicottero Apache.
Personalmente, non mi muovo da qui,
perché sono gli amici ad avermi pregato di non abbandonarli.
Quelli ancora vivi, ma anche quelli morti,
che come fantasmi popolano le mie notti insonni.
I loro volti diafani ancora mi sorridono.
Ore 19.33,
ospedale della Mezza Luna Rossa, Jabalia.
Mentre ero in collegamento telefonico con la folla che protestava in piazza a Milano,
due bombe sono cadute dinanzi all’ospedale.
I vetri della facciata sono andati in pezzi,
le ambulanze per puro caso non sono rimaste danneggiate.
Nelle ultime ore i bombardamenti si sono fatti ancora più intensi e massicci.
La moschea di Ibrahim Maqadme, qui vicino,
è appena crollata sotto le bombe:
è la decima in una settimana.
Undici vittime per ora, una cinquantina i feriti.
Un’anziana palestinese incontrata per strada questo pomeriggio
mi ha chiesto se Israele pensa di essere nel medioevo,
dal momento che continua a colpire con precisione chirurgica le moschee,
come se fosse concentrato in una personale guerra santa contro i luoghi sacri dell’islam a Gaza.
Ancora un’altra pioggia di bombe a Jabalia e, alla fine, sono entrati.
I cingoli dei carri armati che da giorni stazionavano al confine...
...sono penetrati in un’area a nord-ovest di Gaza e stanno spianando le case, metro per metro.
Seppelliscono il passato e il futuro, famiglie intere, una popolazione che,
scacciata dalle proprie terre nel 1948,
non aveva trovato altro rifugio che una baracca in un campo profughi.
Siamo corsi qui a Jabalia dopo che una terribile minaccia era piovuta dal cielo venerdì sera.
Centinaia di volantini lanciati dai caccia israeliani...
...intimavano l’evacuazione generale del campo profughi.
Minaccia che si sta dimostrando purtroppo reale.
Alcuni, i più fortunati, sono scappati all’istante, portandosi via le poche cose di valore,
un televisore, un lettore dvd,
i pochi ricordi della vita in una Palestina...
...occupata e perduta una sessantina d’anni fa.
La maggioranza non ha trovato alcun posto dove fuggire.
Affronteranno quei cingoli affamati delle loro vite...
...con l’unica arma che hanno a disposizione,
la dignità di saper morire a testa alta.
Io e i miei compagni siamo coscienti degli enormi rischi a cui andiamo incontro,
questa notte più delle altre;
ma siamo certo più a nostro agio qui, nel centro dell’inferno di Gaza,
di quanto lo saremmo mai stati nei paradisi metropolitani europei o americani,
dove la gente festeggia il nuovo anno...
...e non capisce quanto in realtà sia complice
di tutte queste morti di civili innocenti.
Restiamo umani.
5 Gennaio 2009
Medici con le ali: Arafa Abed Al Dayem R.I.P.
"All’innocente gente di Gaza: la nostra guerra non è contro di voi ma contro Hamas:
se non la smettono di lanciare razzi voi sarete in pericolo".
È la trascrizione di una registrazione che è possibile ascoltare rispondendo al telefono in queste ore a Gaza.
L’esercito israeliano la sta diffondendo illudendosi...
...che i palestinesi non abbiano né occhi né orecchi.
Occhi per vedere che le bombe colpiscono quasi esclusivamente obiettivi civili,
come moschee...
(15, l’ultima, a oggi, quella di Omar Bin Abd Al Azeez di Beit Hanoun),
scuole, università, mercati, ospedali.
Orecchi per non udire le urla di dolore e terrore dei bambini,
vittime innocenti...
...eppure predestinate di ogni bombardamento.
Secondo fonti ospedaliere, mentre scrivo...
...sono già 120 i minori rimasti uccisi sotto le bombe,
su un totale di 548 morti,
più di 2700 feriti, decine e decine di dispersi.
Due giorni fa, all’ospedale della mezzaluna rossa nel campo profughi di Jabalia, la notte non è mai calata.
Dal cielo elicotteri Apache hanno lanciato ordigni illuminanti in continuazione,
tanto da non farci accorgere di una qualche differenza tra alba e tramonto.
Il cannoneggiare ripetuto di un tank posto a meno di un chilometro dall'ospedale...
...ha crepato seriamente le mura dell’edificio,
ma abbiamo resistito fino alla mattina.
Verso le 10, bombe al fosforo bianco sul campo incolto adiacente l’edificio,
fuoco di mitragliatrice tutt’intorno.
Secondo i medici della mezzaluna rossa si è trattato di un avvertimento dell’esercito rivolto a noi:
evacuazione immediata,
pena la vita.
Abbiamo trasferito i feriti in altre strutture ospedaliere...
...e ora la base operativa delle ambulanze è sulla strada di Al Nady:
il personale medico sta seduto sui marciapiedi in attesa delle chiamate,
che si susseguono febbrilmente.
Per la prima volta dall’inizio dell’attacco israeliano...
...ho visto negli ospedali cadaveri di combattenti della resistenza palestinese.
In numero modesto, di fronte alle centinaia di vittime civili,
che dopo l’invasione di terra sono aumentate vertiginosamente.
Dopo l’attacco alla moschea di Jabalia...
(coinciso con l’entrata dei carri armati) che ha causato 11 morti e una cinquantina di feriti,
scortando le ambulanze per tutta la notte di sabato,
ci siamo resi conto della tremenda potenza distruttiva...
...degli obici sparati dai tank israeliani.
A Bet Hanoun
una famiglia che si stava scaldando nella propria casa dinanzi a un fornellino a legna
è stata colpita da uno di questi micidiali colpi di cannone.
Abbiamo raccolto quindici feriti,
4 in condizioni disperate.
Poi,
verso le 3 del mattino,
abbiamo risposto a una chiamata d’emergenza:
troppo tardi,
davanti alla porta di un’abitazione tre donne in lacrime...
...ci hanno messo in braccio una bambina di quattro anni avvolta da un lenzuolo bianco,
il suo sudario, era già gelida.
Ancora una famiglia colpita in pieno, a Jabalia questa volta dall'aviazione,
due adulti con in corpo schegge di esplosivo.
I due figli hanno riportato ferite lievi,
ma da come strillavano era evidente il trauma psicologico che stavano vivendo,
qualcosa che li segnerà per tutta la vita...
...più di uno sfregio su una guancia.
Anche se nessuno si ricorda di citarli,
sono migliaia i bambini afflitti da gravi turbe mentali...
...procurate dal terrore dei continui bombardamenti,
o peggio dalla vista dei genitori e dei fratellini dilaniati dalle esplosioni.
I crimini di cui si sta macchiando Israele in queste ore...
...vanno oltre i confini dell’immaginabile.
I soldati non ci permettono di soccorrere i superstiti...
...di questa immensa catastrofe innaturale.
Quando i feriti si trovano in prossimità dei mezzi blindati israeliani che li hanno attaccati,
a noi sulle ambulanze della mezzaluna rossa non è concesso avvicinarci,
i soldati ci bersagliano di colpi.
Avremmo bisogno della scorta di almeno un’ambulanza della croce rossa,
in coordinamento con i comandi militari israeliani,
per poter correre a cercare di salvare vite:
provate a immaginare quanto tempo porterebbe via una procedura del genere,
una condanna a morte certa...
...per feriti in attesa di trasfusioni o di trattamenti d’emergenza.
Tanto più che la croce rossa ha i suoi di feriti a cui pensare,
non potrebbe in nessun modo rendersi disponibile ad ogni nostra chiamata.
Ci tocca allora stazionare in una zona "protetta", eufemismo qui a Gaza,
e attendere che i parenti ci portino i congiunti moribondi, spesso in spalla.
Così è andata verso le 5,30 di questa mattina,
quando abbiamo fermato l’ambulanza col motore acceso al centro di un incrocio...
...e indicato tramite telefono la nostra posizione a uno dei parenti dei feriti.
Dopo una decina di minuti di snervante attesa,
quando l’autista aveva già deciso di ingranare la marcia...
...ed evacuare l’area per andare a rispondere a un’altra chiamata,
abbiamo visto un carretto carico di persone sospinto da un mulo girare l’angolo e dirigersi lentamente verso di noi.
Una coppia con i suoi due figlioletti.
La migliore rappresentazione possibile di questa non-guerra. Questa, infatti, non è una guerra,
perché non ci sono due eserciti che si danno battaglia su un fronte:
è un assedio unilaterale condotto da forze armate (aviazione, marina, ed esercito)...
fra le più potenti del mondo, sicuramente le più avanzate in fatto di tecnologia militare,
che hanno attaccato una misera striscia di terra...
...di 360 kmq,
dove la popolazione si muove ancora sui muli...
...e dove c’è una resistenza male armata la cui unica forza è quella di essere pronta al martirio.
Quando il carretto si è fatto abbastanza vicino...
...gli siamo andati incontro e con orrore abbiamo scoperto il suo macabro carico.
Un *** stava sdraiato con il cranio fracassato,
gli occhi, letteralmente saltati fuori dalle orbite,
penzolavano sul viso come i peduncoli di un granchio, lo abbiamo raccolto che ancora respirava.
Il suo fratellino invece aveva il torace aperto,
gli si potevano distintamente contare le costole bianche oltre i brandelli di carne lacera.
La madre teneva poggiate le mani sul quel petto scoperchiato,
come se cercasse di aggiustare quel che il frutto del suo amore aveva saputo generare...
...e l’odio di un anonimo soldato, obbediente agli ordini,
aveva per sempre danneggiato.
Un ulteriore crimine...
...e un nostro ennesimo personale lutto.
L’esercito israeliano continua a prendere di mira le ambulanze.
Dopo il medico e l’infermiere morti a Jabalia 4 giorni fa,
ieri è toccato a un nostro amico, Arafa Abed Al Dayem, 35 anni,
che lascia 4 figli.
Verso le otto e mezza di ieri mattina abbiamo ricevuto una chiamata da Gaza City,
due civili falciati dalla mitragliatrice di un tank;
una delle nostre ambulanze della mezzaluna rossa è accorsa sul posto.
Arafa e un infermiere hanno caricato i due feriti sull’ambulanza,
hanno chiuso gli sportelli pronti a correre verso l’ospedale,
quando sono stati centrati in pieno da un obice sparato da un carro armato.
Il colpo ha decapitato uno dei feriti e ha ucciso anche il nostro amico;
l’infermiere se l’è cavata...
...ma ora è ricoverato nello stesso ospedale dove lavora.
Arafa, maestro elementare, si offriva come volontario paramedico quando c’era carenza di personale.
Sotto pioggia di bombe in una situazione di così alto rischio nessuno se l’era sentita di chiamarlo.
Arafa però si era presentato da solo e lavorava conscio dei pericoli,
convinto che oltre la sua famiglia...
...c’erano anche altri esseri umani da difendere, da soccorrere.
Ci mancano le sue burle,
il suo irresistibile e contagioso sense of humour...
in grado di sdrammatizzare anche le situazioni più deprimenti.
Qualcuno deve arrestare questa carneficina,
ho visto cose in questi giorni, udito fragori,
annusato miasmi pestiferi, che difficilmente riuscirò a raccontare...
...a miei eventuali futuri figli.
Sentirsi isolati e abbandonati...
...è desolante non meno della vista di un quartiere di Gaza dopo una campagna di raid aerei.
Sabato sera...
...mi hanno telefonato partecipanti alla manifestazione di piazza di Milano:
ho passato a mia volta il cellulare ai medici e agli infermieri con cui stiamo lavorando,
li ho visti rincuorarsi per un attimo.
Le manifestazioni in tutto il mondo dimostrano che esiste qualcuno in cui credere,
ma non sono ancora in grado di esercitare la pressione necessaria sui governi occidentali...
...perché fermino i crimini di Israele.
per renderlo responsabile dei suoi crimini di guerra e di crimini contro l'umanità.
Moltissime le donne incinta terrorizzate che in queste ore stanno dando alla luce figli prematuri.
Ne ho accompagnate personalmente tre a partorire.
Una di queste, Samira, al settimo mese,
ha dato alla luce uno splendido, minuscolo *** di nome Ahmed.
Correndo con lei in ambulanza verso l’ospedale di Auda...
...e lasciandoci negli specchietti retrovisori lo scenario di morte e distruzione...
...dove poco prima stavamo raccogliendo cadaveri,
ho pensato per un attimo che questa vita in arrivo potesse essere d’augurio...
...per un futuro di pace e speranza.
L’illusione è svanita col primo razzo piombato a fianco della nostra ambulanza...
...di ritorno dall’Auda verso il centro di Jabalia.
Queste madri-coraggio mettono al mondo creature...
...che assorbono come prima luce nei loro occhi nient’altro oltre il verde militare dei tank...
...e delle jeep e i lampi intermittenti delle esplosioni.
Questi bimbi che adulti saranno?
Restiamo umani.
6 gennaio 2009
Al-Nakba
Sfilano timorosi con lo sguardo rivolto verso l’alto,
arresi ad un cielo che piove su di loro terrore e morte,
timorosi della terra che continua a tremare sotto ogni passo,
che crea crateri dove prima c’erano case,
scuole, università, mercati, ospedali, seppellendo per sempre le loro vite.
Ho visto carovane di palestinesi disperati...
...in fuga da Jabalia, Beit Hanoun e da tutti i campi profughi di Gaza,
andare ad affollare, come terremotati, le scuole delle Nazioni Unite.
Come vittime di uno tsunami...
...che giorno per giorno sta inghiottendo la Striscia di Gaza e la sua popolazione civile:
senza pietà, senza alcun riguardo per i diritti umani, facendo carta straccia delle convenzioni di Ginevra.
Soprattutto senza che nessun governo occidentale muova un dito per fermare questi massacri,
per inviare qui personale medico, per arrestare il genocidio di cui si sta macchiando Israele.
Continuano gli attacchi indiscriminati contro gli ospedali e il personale medico.
Ieri, dopo aver lasciato l’Al Awda a Jabilia, ho ricevuto una telefonata da Alberto,
compagno spagnolo dell’Ism:
una bomba è caduta sull’ospedale.
Abu Mohammed, infermiere, è rimasto seriamente ferito alla testa.
Proprio lui, comunista, poco prima che l’ordigno lo colpisse,
davanti a un caffè mi raccontava le gesta eroiche dei leader del Fronte Popolare,
i suoi miti: George Habbash, Abu Ali Mustafa, Ahmad Al Sadat.
Gli si erano illuminati gli occhi quando aveva scoperto...
...che le prime nozioni sull’immensa tragedia della Palestina mi erano state impartite dai miei genitori,
comunisti convinti.
Mi aveva chiesto quali erano i leader di sinistra italiani del passato davvero rivoluzionari,
e gli avevo risposto Antonio Gramsci.
E quelli odierni? Avevo preso tempo, gli avrei risposto oggi.
Abu Mohammed che ora giace in coma nell’ospedale dove lavorava,
si è risparmiato la mia deludente risposta.
Verso mezzanotte ho ricevuto un’altra chiamata, questa volta da Eva.
L’edificio in cui si trovava era sotto attacco.
Conosco bene anche quel palazzo, al centro di Gaza city,
è la sede dei principali media, ci ho passato una notte con alcuni amici fotoreporter palestinesi,
che stanno cercando di raccontare con immagini e parole
la catastrofe innaturale che ci ha colpito dieci giorni fa.
Reuters, Fox news, Russia today e decine di altre agenzie locali e non,
sotto il fuoco di sette razzi partiti da un elicottero israeliano.
Sono riusciti a evacuare tutti in tempo prima di rimanere seriamente feriti:
i cameramen, i fotografi, i reporter, tutti palestinesi...
...dal momento che Israele non permette a giornalisti internazionali di mettere piede a Gaza.
Non ci sono obbiettivi "strategici" attorno a quel palazzo,
né resistenza che combatte l’avanzata dei mortiferi blindati israeliani,
posizionati ben più a nord.
Chiaramente qualcuno a Tel Aviv non riesce a digerire che le immagini dei massacri di civili...
...possano sovrapporsi a quelle dei briefing con tanto di rinfresco offerto ai giornalisti prezzolati.
Tramite queste conferenze stampa stanno cercando di convincere il mondo...
...che gli obbiettivi delle bombe sono solo i terroristi di Hamas...
...e non quei bambini orrendamente mutilati che tiriamo fuori ogni giorno dalle macerie.
A Zaytoun, una decina di chilometri da Jabalia,
un edificio bombardato è crollato sopra una famiglia, una ventina le vittime.
I soccorritori hanno atteso diverse ore prima di poter arrivare sul posto,
i militari continuavano a spararci a contro.
Sparano alle ambulanze, bombardano gli ospedali.
Pochi giorni fa, da una nota emittente radiofonica milanese,
una "pacifista" israeliana mi ha detto a chiare lettere...
...che questa è una guerra dove le due parti contrapposte utilizzano tutte le loro armi a disposizione.
Invito allora Israele a sganciarci addosso una delle sue tante bombe atomiche...
...che tiene segretamente stipate contro tutti i trattati di non proliferazione nucleare.
Ci tiri addosso la bomba risolutiva,
metta fine all’inumana agonia di migliaia di corpi maciullati nelle corsie sovraffollate degli ospedali.
Ieri ho scattato alcune fotografie in bianco e nero alle carovane di carretti trascinati dai muli,
carichi all’inverosimile di bambini sventolanti un drappo bianco rivolto verso il cielo,
i volti pallidi, terrorizzati.
Riguardando oggi quegli scatti di profughi in fuga, mi sono corsi i brividi lungo la schiena.
Se potessero essere sovrapposte a quelle fotografie che testimoniano al-Nakba del 1948, la catastrofe palestinese,
coinciderebbero perfettamente.
Nel vile immobilismo di stati e governi che si definiscono democratici,
c’è una nuova catastrofe in corso da queste parti,
una nuova pulizia etnica che sta colpendo la popolazione palestinese.
Fino a questa mattina si contavano 650 morti,
più di 3000 i feriti, decine e decine i dispersi.
Il computo delle morti civili in Israele, fortunatamente, rimane fermo a quota quattro.
Dopo questo pomeriggio il bilancio sul versante palestinese va drammaticamente aggiornato,
l’esercito ha iniziato a bombardare le scuole delle Nazioni Unite.
Le stesse che stavano raccogliendo migliaia di sfollati evacuati dietro minaccia di un imminente attacco.
Li hanno scacciati dai campi profughi, dai villaggi, solo per raccoglierli tutti in un unico posto,
un bersaglio più comodo.
Sono tre le scuole bombardate oggi. L’ultima, quella di Al Fakhura, a Jabalia,
è stata centrata in pieno. Più di 40 morti.
In pochi istanti se ne sono andati uomini, anziani, donne,
bambini che si credevano al sicuro dietro le mura dipinte in blu con i loghi dell’Onu.
Le altre 20 scuole delle Nazioni Unite tremano.
Non c’è via di scampo nella Striscia di Gaza,
non siamo in Libano, dove i civili dei villaggi del sud sotto le bombe israeliane...
...evacuarono al nord, o in Siria e in Giordania.
Da enorme prigione a cielo aperto la Striscia di Gaza si è tramutata in una trappola mortale.
Ci si guarda sconvolti...
...e ci si chiede se il Consiglio di Sicurezza dell’Onu riuscirà questa volta...
...a pronunciare un’unanime condanna,
dopo che anche le sue scuole sono prese di mira.
Qualcuno fuori di qui ha deciso davvero...
...di fare un deserto, e poi chiamarlo pace.
Ci aspetta una lunga nottata sulle ambulanze, anche se l’alba da queste parti è ormai una chimera.
I ripetitori dei cellulari lungo tutta la Striscia sono stati distrutti, abbiamo rinunciato a contarci.
Spero di riuscire a rivedere un giorno tutti gli amici che non posso più sentire, ma non mi illudo.
Qui a Gaza siamo tutti bersagli ambulanti, nessuno escluso.
Mi ha appena contattato il consolato Italiano, dicono che domani evacueranno l’ultima nostra concittadina:
Un’anziana suorina che da venti anni abita nei pressi della chiesa cattolica di Gaza...
...ormai adottata dai palestinesi della Striscia.
Il console mi ha gentilmente pregato di cogliere quest’ultima opportunità,
aggregarmi alla suora e scampare da questo inferno.
L’ho ringraziato per la sua generosa offerta ma da qui non mi muovo, non ce la faccio.
Per i lutti che abbiamo vissuto...
...prima ancora che italiani, spagnoli, inglesi, australiani, in questo momento siamo tutti palestinesi.
Se solo per un minuto al giorno lo fossimo tutti,
come molti siamo stati ebrei durante l’olocausto,
credo che tutto questo massacro ci verrebbe risparmiato.
Restiamo umani
7 gennaio 2009
Fionde contro bombe al fosforo bianco
“Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola"
mi dice Jamal, chirurgo dell'ospedale Al Shifa, il principale di Gaza,
mentre un infermiere appoggia per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue.
"Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra...
...sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l'ultimo miagolio soffocato".
Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua...
"Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere...
la reazione giustamente sdegnata dell'opinione pubblica mondiale...
...le denunce delle organizzazioni animaliste...";
il medico continua il suo racconto...
...e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate ai miei piedi.
"Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola...
...decine di bambini, e poi l'ha schiacciata con tutto il peso delle sue bombe.
E quale sono state le reazioni nel mondo?
Quasi nulla.
Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi,
saremmo stati più tutelati".
A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia davanti.
Dentro ci sono gli arti mutilati, braccia e gambe dal ginocchio in giù...
...o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia...
...più di cinquanta finora le vittime.
Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal,
in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito.
Poco prima mi ero intrattenuto in una discussione con il dottor Abdel, oftalmologo,
circa i rumors, le voci incontrollate che da giorni circolano lungo tutta la Striscia secondo le quali l'esercito israeliano...
...ci starebbe tirando addosso una pioggia di armi non convenzionali, vietate dalla Convenzione di Ginevra.
Cluster bombs e bombe al fosforo bianco.
Esattamente le stesse che l'esercito di Tsahal utilizzò nell'ultima guerra in Libano...
...e l'aviazione USA a Falluja, in violazione delle norme internazionali.
Davanti all'ospedale Al Awda siamo stati testimoni (e abbiamo filmato) dell'utilizzo di bombe al fosforo bianco...
...cadute a circa cinquecento metri da dove ci trovavamo,
troppo lontano per essere certi che sotto gli Apache israeliani ci fossero dei civili,
ma tremendamente troppo vicino a noi.
Il Trattato di Ginevra del 1980...
...prevede che il fosforo bianco non debba essere usato direttamente come arma di guerra nelle aree civili,
ma solo come fumogeno o per l'illuminazione.
Non c'è dubbio che utilizzare quest'arma sopra Gaza...
...una striscia di terra dove si concentra la più alta densità abitativa del mondo,
è già un crimine a priori.
Il dottor Abdel mi ha riferito che all'ospedale Al Shifa...
non hanno la competenza militare e medica specifica...
per comprendere se alcune ferite di cadaveri che hanno esaminato siano state prodotte effettivamente di armi illegali.
A detta sua però, in venti anni di mestiere...
...non ha mai visto casi di decessi come quelli portati all'ospedale nelle ultime ore.
Mi ha spiegato di traumi al cranio...
con fratture a vomere, mandibola, osso zigomatico, osso lacrimale, osso nasale e osso palatino...
...che indicherebbero l'impatto di una forza immensa sul volto della vittima.
Quello che, dal suo punto di vista è totalmente inspiegabile, è la totale assenza di globi oculari...
che anche in presenza di traumi di tale entità dovrebbe rimanere al loro posto, almeno in tracce, all'interno del cranio.
Invece stanno arrivando negli ospedali palestinesi cadaveri senza più occhi,
come se qualcuno li avesse rimossi chirurgicamente prima di consegnarli al coroner.
Israele ci ha fatto sapere che da oggi ci è generosamente concessa una tregua ai suoi bombardamenti di 3 ore quotidiane,
dalle 13 alle 16.
Queste dichiarazioni dei vertici militari israeliani vengono apprese dalla popolazione di Gaza,
con la stessa fiducia di quelle dei leaders di Hamas quando dichiarano di aver fatto strage di soldati nemici.
Sia chiaro, il peggior nemico dei soldati di Tel Aviv sono gli stessi combattenti sotto la stella di Davide.
Ieri una nave da guerra, al largo del porto di Gaza,
ha individuato un nutrito gruppo di guerriglieri della resistenza palestinese...
...che si muoveva compatto intorno a Jabalia...
...e ha cannoneggiato.
Erano invece dei loro commilitoni, risultato: 3 soldati israeliani uccisi...
...una ventina i feriti.
Alle tregue sbandierate da Israele qui non ci crede ormai nessuno,
... infatti alle 14 di oggi Rafah era colpita dall’aeronautica,
...e a Jabalia l'ennesima strage di bambini:
tre sorelline di 2, 4, e 6 anni
della famiglia Abed Rabbu.
Sempre a Jabilia una mezz’ora prima erano le nostre ambulanze ad essere sotto attacco.
Eva e Alberto, miei compagni dell'ISM, che si trovavano a bordo, hanno videodocumentato l'accaduto
passando poi i video e le foto ai maggiori media.
I cecchini israeliani hanno gambizzato Hassan, fresco di lutto per la morte del suo migliore amico, Araf...
il paramedico ucciso due giorni fa mentre soccorreva i feriti a Gaza City.
I miei compagni sull’ambulanza della mezzaluna rossa, che si erano fermati a raccogliere il corpo di un ferito...
...agonizzante in mezza alla strada, sono stati bersagliati da una decina di colpi.
Un proiettile ha colpito alla gamba Hassan e ridotto un colabrodo l'ambulanza.
Andando verso l'ospedale di Al Quds...
...correndo su uno dei pochi taxi temerari...
...che zigzagando ancora sfidano il tiro a segno delle bombe,
ho visto fermi ad una angolo di strada un gruppo di ragazzini sporchi, coi vestiti rattoppati,
tali e quali i nostri sciuscià del dopoguerra italiano.
Con delle fionde lanciavano pietre verso il cielo,
in direzione di un nemico lontanissimo e inavvicinabile che si fa gioco delle loro vite.
La metafora impazzita che fotografa l'assurdità di questi tempi e di questi luoghi.
Restiamo umani.
10 gennaio 2009
Distruzione totale lavori in corso
Alcune famiglie di palestinesi ci hanno consegnato dei volantini, piovuti dal cielo nei giorni scorsi,
lanciati dall’aeronautica israeliana in alternativa alle bombe.
Volantino n. 1, tradotto dall’arabo:
"A tutte le persone residenti in quest’area.
A causa delle azioni terroristiche con cui i terroristi presenti nella vostra area stanno aggredendo Israele,
le Forze di Difesa Israeliane sono state costrette a reagire immediatamente e ad agire in questo modo nelle vostre zone.
Vi esortiamo, per la vostra sicurezza, ad evacuare immediatamente quest’area.
Forze di Difesa Israeliane".
In pratica l’esercito israeliano sta passando di casa in casa appiccicando sugli usci un avviso di "lavori in corso",
prima di radere al suolo interi quartieri,
affossando per sempre speranze di vita presente e futura.
Seppellire sotto tonnellate di macerie chi non ha un posto dove evacuare.
Poco fa ci hanno comunicato il lancio di nuovi volantini,
avvisano che "la terza fase della guerra al terrorismo sta per iniziare".
Sono cortesi i militari israeliani,
chiedono collaborazione alla popolazione di Gaza, prima di schiacciarli come insetti.
Se i volantini non sono abbastanza persuasivi,
ci pensa l’aeronautica a bussare "dolcemente" sui tetti delle case di Gaza.
È una nuova prassi degli ultimi giorni, piovono bombe un pochino più leggere,
abbastanza per scoperchiare i tetti delle abitazioni e invitare gli abitanti all’evacuazione.
Dopo due o tre minuti i caccia ripassano e non rimane più niente dell’edificio.
Evacuare, ma evacuare dove?
Non ci sono posti al sicuro lungo tutta la Striscia,
io personalmente temo di più per la mia vita sopra un’ambulanza, o passando di fianco a una moschea o una scuola,
che davanti a uno dei palazzi governativi ancora in piedi.
Ieri notte, a 20 metri da casa mia,
i caccia israeliani hanno tirato giù la stazione dei pompieri.
Sulla strada parallela al porto ho scoperto stamane dei crateri profondi tre metri,
come se fossero piovuti meteoriti in un film di fantascienza.
La differenza è che qui gli effetti speciali fanno parecchio male.
Girando per i corridoi dell’ospedale Al Shifa, affollati di feriti in attesa di cure,
è possibile imbattersi in un medico dai tratti somatici non proprio arabi:
è Mads Gilbert, norvegese dell’organizzazione non governativa Norwac.
Gilbert, anestesista, conferma il sospetto di armi proibite utilizzate da Israele sui civili di Gaza:
"Molti feriti arrivano con amputazioni estreme, con entrambe le gambe spappolate,
lesioni che io sospetto siano provocate da bombe Dime".
La bomba Dime è un tipo innovativo di bomba,
concepita per colpire obiettivi mirati con il massimo danno possibile causando un'onda mortale dove cade.
Questo mentre Navi Pillay, Alto commissario dell’Onu per i diritti umani,
denuncia "gravissime violazioni che possono costituire crimini di guerra".
L’ultimo di questi crimini poche ore fa, a est di Jabalia:
la famiglia di Abed Rabbu, appena ha lasciato la propria abitazione,
si stava rifornendo di scorte alimentari in uno dei piccoli negozi ancora aperti...
...che è stato bombardato:
8 vittime, 10 feriti gravi.
L’impressione generale è quella che Israele abbia deciso di prendersela con calma,
le bombe cadono costantemente e le forze di terra avanzano lentamente.
I soldati non hanno problemi nel procacciarsi razioni k, le razioni alimentari militari,
a differenza della gente di Gaza che non trova più il pane.
I panettieri, esaurite le scorte, hanno iniziato a mescolare la farina con quella animale per sfornare pagnotte.
È pane ammuffito, avanzi di produzioni vecchie di settimane, verde di muffa.
Lo si mette su un piccolo fuoco ricavato da un paio di ceppi di legno,
vi assicuro che non è proprio una prelibatezza.
Israele continua a diffondere, specie via internet, immagini riprese dal cielo...
...che dimostrerebbero come i suoi attacchi sono precisi e mirati...
...su "terroristi" o ipotetici magazzini di scorte di armi ed esplosivo.
L’altissimo conto delle vittime civili basta da solo a smentire questi video.
Mi chiedo come Israele possa definirsi civile e democratico,
se per stanare e uccidere un suo nemico nascosto in un edificio abitato...
...il suo esercito non esita un attimo ad abbatterlo seppellendoci sotto decine di innocenti.
Sarebbe come se l’esercito italiano, per catturare un pericoloso boss mafioso,
iniziasse a bombardare pesantemente il centro di Palermo.
Sono 821 i morti palestinesi nel momento in cui scrivo,
93 le donne ammazzate,
12 i paramedici uccisi nell’adempimento del loro dovere,
3 i giornalisti, ben 3.350 i feriti,
più della metà sono minori di diciotto anni.
Secondo il centro Mezan per i diritti umani, noto per la sua attendibilità,
i civili palestinesi massacrati in due settimane rappresentano l’85% delle vittime totali.
Il computo delle vittime civili israeliane, fortunatamente, è ancora fermo a quota 4.
Se le Nazioni Unite non riescono a proteggere la popolazione civile...
...dalle massicce violazioni di Israele agli obblighi umanitari internazionali,
ci proveranno i miei amici del Free Gaza Movement, pronti a sbarcare nella Striscia fra un paio di giorni.
Sono medici, infermieri e attivisti per i diritti umani,
che ritengono loro preciso dovere morale fare il possibile per fornire qualche misura di protezione.
Avevano già provato ad arrivare martedì 31 dicembre sulla Dignity,
ma la marina israeliana aveva speronato la nostra barca, in acque internazionali,
tentando di affondarla e successivamente parlato di "incidente".
Attenderò i miei amici con il loro carico di aiuti umanitari fra le macerie di quel che resta del porto,
e voglio sperare che non si ripetano altri "incidenti" in alto mare.
Il secondo volantino piovuto dal cielo che abbiamo tradotto è una vera chicca:
"Ai cittadini di Gaza. Prendetevi la responsabilità del vostro destino!
A Gaza i terroristi e coloro che lanciano i razzi contro Israele rappresentano una minaccia per le vostre vite...
...e per quelle delle vostre famiglie.
Se desiderate aiutare la vostra famiglia e i vostri fratelli che si trovano a Gaza,
tutto quello che dovete fare è chiamare il numero indicato di seguito e darci informazioni...
...riguardo alle posizioni in cui si trovano i responsabili dei lanci dei razzi...
...e le milizie terroriste che fanno di voi le prime vittime delle loro azioni.
Evitare che vengano commesse atrocità è ora vostra responsabilità!
Non esitate! È garantita la più totale discrezione.
Potete contattarci al seguente numero...
Oppure scriveteci a questo indirizzo di posta elettronica...
...per comunicarci qualunque informazione abbiate riguardo a qualsiasi attività terroristica.
Invito coloro che mi scrivono per esprimermi solidarietà a continuare a manifestare indignazione
...per la tragedia che stiamo subendo e a tifare per i diritti umani.
Se poi avete 5 minuti di tempo e un gettone telefonico da spendere,
i riferimenti contenuti nell’ultimo volantino potrebbero tornarvi utili per dire la vostra...
...a chi per via area, marittima, terrestre, decide cinicamente del destino di un milione e mezzo di persone.
Mai gettone sarà speso meglio.
Quei 235 bambini uccisi vi chiedono questo.
Restiamo umani.
13 gennaio 2009
Avvoltoi e cacciatori di taglie
Del mare proviamo a fare ancora un corridoio salvifico,
una breccia su questa terra martoriata, confiscata e imprigionata, stuprata in ogni suo palmo,
ridotta a un cimitero per salme che non trovano riposo.
Da qualche giorno infatti...
...anche i funerali sono diventati target dell’aeronautica israeliana,
come se i palestinesi meritassero un’ulteriore punizione anche da morti.
Se un corridoio umanitario stenta a schiudersi...
...per venire in soccorso di una popolazione ridotta allo stremo delle forze,
ci penserà la Spirit of Humanity,
una delle nostre barche targata Free Gaza Movement.
Salpata oggi da Larnaca, Cipro,
cercherà di portare sino al porto di Gaza, oltre a tonnellate di medicinali,
una quarantina di medici, infermieri, giornalisti,
parlamentari europei, attivisti per i diritti umani, rappresentanti di 17 nazioni diverse.
Esseri veramente umani,
come i tanti in Italia che mi testimoniano la loro indignazione,
disposti a rischiare la vita...
...piuttosto che continuare a restare seduti e ignavi nel salotto buono di casa,
davanti a un televisore...
...che rimanda solo una minima parte del massacro che ci sta affliggendo.
Il 29 dicembre...
...i miei amici ci provarono con la Dignity:
furono attaccati dalla marina israeliana che tentò di affondarli,
lanciato l’Sos dovettero rifugiarsi in Libano...
...coi motori in avaria e una falla nello scafo.
Per puro caso in quell’occasione non ci furono feriti gravi.
Ci auguriamo...
...che domani siano rispettate le loro vite e i diritti umani.
Ci sono terribili catastrofi naturali inevitabili a questo mondo,
come i terremoti e gli uragani.
A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria innaturale...
...perpetrata da Israele...
...ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria e sottomissione.
Una popolazione disperata che non trova più il pane e il latte per nutrire i suoi figli.
Che non piange neanche più i suoi lutti...
...perché anche agli occhi è stata imposta una dieta ferrea.
Il mondo intero non può ignorare questa tragedia...
...e, se lo fa, non includeteci in questo mondo.
Ogni giorno invochiamo le forze che ci governano affinché fermino questo genocidio in corso,
per domani mattina...
...chiediamo solo che la nostra piccola imbarcazione approdi a Gaza...
...con il suo carico di comprensione, pace, amore, empatia,
che a tutti i palestinesi siano concessi gli stessi diritti di cui godono gli israeliani...
...e qualsiasi altro popolo del pianeta.
Il mare come ancora di speranza,
il mare come meta di distruzione.
Secondo l’agenzia di stampa Ma’an, e la Reuters conferma,
gli Stati Uniti stanno per rifornire Israele di 300 tonnellate di armi,
tramite due navi cargo in partenza dalla Grecia.
Armi e una grande quantità di esplosivo e detonatori,
tutto il necessario...
...per spianare la Striscia da migliaia delle sue abitazioni.
Sono già 120 mila gli sfollati da Gaza a Jabalia...
...ma i più, compresi diversi miei amici,
non sapendo dove rifugiarsi non si sono mossi.
Giornalisti, medici e becchini.
Sono le professioni che si danno più da fare, senza sosta ormai da 16 giorni.
Gli avvoltoi, oltre i caccia bombardieri, preoccupano e suscitano disprezzo,
specie quelli che fino a ieri sedevano sulla stessa sedia del compianto Arafat...
...(1929-2004), l'ex presidente dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina,
e ora anelano a venire a riprendersi il trono sulle ceneri di quel che di Gaza sarà.
Siamo giunti a 923 vittime,
4150 i feriti,
255 i bambini palestinesi orribilmente trucidati.
Il computo delle vittime civili israeliane, fortunatamente, è sempre fermo a quota 4.
Gira voce che Olmert avrebbe fatto sapere ai suoi...
...che il raggiungimento di 1000 vittime civili è il termine ultimo per arrestare questa brutale offensiva infanticida.
Un po’ come succede alla Vucciria di Palermo,
dove i quarti di manzo gocciolano sangue all’aperto...
...e si contratta la carne un tanto al chilo.
Le apparizioni di Ismail Haniyeh sullo schermo sono seguitissime dai palestinesi della Striscia.
Non si può parlare di tregua senza contemporaneamente prefissare una fine dell’assedio.
Continuare ad assediare una Gaza ridotta in macerie,
non permettere il confluire di viveri e medicinali,
impedire l’uscita di malati e di feriti,
significa condannarla a una più lunga agonia.
Questo il sunto delle parole del leader di Hamas...
...che fanno breccia nell’opinione pubblica gazawi.
Il discorso di un leader che avrebbe potuto fuggire a ripararsi altrove,
invece è rimasto qui a prendersi bombe sulla testa come chiunque altro.
Mentre sto scrivendo,
arriva la solita telefonata intimidatoria...
...che ordina l’evacuazione prima di un bombardamento.
Mi trovo nel palazzo dove risiedono i principali media internazionali,
tra cui, Al Jazeera, Ramattan e Reuters.
Ci siamo dovuti precipitare giù per le scale riversandoci in strada,
cercando di scorgere con gli occhi incollati al cielo...
...da dove giungerà il fulmine distruttivo.
Questa notte non ci saranno telecamere e reporter a documentare il massacro di civili,
mentre aleggia il fondato sospetto che le vittime innocenti saranno più del solito.
Per strada fisso il mio compagno Alberto e gli strizzo un occhio,
si avvicina e gli sussurro in un orecchio...
...se ritiene plausibile che la telefonata intimidatoria sia stato un segnale per noi due soli,
dopo la scoperta di un sito statunitense di estrema destra...
...che ci ha messo una taglia sulla testa:
"Allertate i militari dell'Idf per colpire l'Ism.
Numero da chiamare se localizzate i covi di Hamas con i membri dell’Ism.
Dall’America chiamate...
...011-972-2-5839749.
Da altri paesi non digitare lo 011.
Aiutateci a neutralizzare l’Ism,
che è ormai parte integrante di Hamas sin dall’inizio della guerra.
Bersaglio ISM #1 Per le forze aeree israeliane e le truppe di terra dell'Idf:
Invito all'omicidio di Vittorio Arrigoni che attualmente assiste Hamas a Gaza.
(dal sito www.stoptheism.com.)".
Non prendetevi la briga di visitare questo sito...
...ne tanto meno di linkarlo ai vostri blog.
È solo una testimonianza sociologica da tramandare ai posteri.
Analizzando questi tempi,
il futuro pronuncerà la sua sentenza inappellabile...
...su come l’odio fosse il sentimento più puro,
e il livore verso il diverso muovesse eserciti...
...e fosse il collante di intere masse di uomini.
Non è necessario che i miei detrattori...
...e chi mi vorrebbe morto compongano quel numero,
l’esercito israeliano sa benissimo dove trovarmi anche questa notte,
sto sulle ambulanze dell’ospedale Al Quds di Gaza City.
Restiamo umani.
Restiamo umani.
16 gennaio 2009
Geografie rivoltate
Si racconta che un anziano palestinese, uscito di casa per procurarsi del cibo...
...durante una delle rare tregue mattutine,
non sia stato più in grado di trovare la via del ritorno.
I bombardamenti hanno modificato radicalmente la geografia di Gaza,
alterandone allo stesso tempo il tessuto sociale.
Costrette a fuggire verso punti cardinali differenti lungo tutta la Striscia,
centinaia di famiglie che per anni hanno vissuto una accanto all’altra...
...non hanno più alcun contatto fra loro.
Per raggiungere il quartiere Tal el Hawa, a sud est di Gaza City,
bisogna attraversare a piedi una superficie lunare.
Lasciandosi dietro crateri e collinette di macerie,
i carri armati israeliani si sono ritirati ieri mattina dopo 48 ore di assedio.
A far da cornice alla desolazione, l’insalubre inconfondibile odore della morte.
Arrancando fra ciò che resta di interi palazzi e case, carcasse bruciate di automobili e ambulanze,
mi sono messo alla ricerca della casa di Ahmed.
Non è stata impresa facile, proprio a causa di questo mutamento di interi quartieri
messi a ferro e fuoco dai soldati.
Ricordavo che Ahmed abitava al termine di una strada sterrata, impossibile da riconoscere...
...ora che mi trovavo a incespicare su un unico fondo terroso di detriti...
masticati e risputati fuori dai cingoli dei carri armati.
Qualora alla fine di questa massiccia offensiva genocida si effettuasse una fotografia satellitare di Gaza City,
credo sarebbe arduo convincere qualcuno che si tratta della stessa città fotografata venti giorni prima.
Ahmed l’ho riabbracciato...
...e per entrambi è stato come rivedersi dopo tanti anni,
alla fine di un lungo viaggio, di ritorno da un paese lontano.
Purtroppo invece il nostro viaggio al termine della notte non prevede ancora albe...
...che non siano detonate dall’odio di chi ha mobilitato generali e truppe per questo sterminio.
Il mio amico mi ha mostrato dov’è rimasto piazzato il tank israeliano per due giorni,
proprio davanti al suo giardino.
Per tutto quel tempo la sua famiglia ha vissuto in un sottoscala,
con il terrore che un colpo di obice seppellisse per sempre le loro esistenze.
Solo ieri notte, Ahmed contraddicendo agli ordini dell’apprensivo padre,
strisciando sul pavimento si è avventurato fino a una finestra per dare uno sguardo all’inferno circostante.
Ha visto il carro armato muoversi a 30 metri da lui...
...e andare a sbattere contro la saracinesca di un supermercato, aprire una breccia...
...e di seguito smontare dal mezzo corazzato alcuni soldati.
Li ha visti recarsi festosi a "fare la spesa".
"Hanno riempito il blindato a tal punto che facevano fatica e rientrarci dentro".
Poi mi ha descritto le risate, i canti di scherno,
che per tutta la notte hanno intercalato le esplosioni:
"Alì, Mohammed, this is a message to your Allah Akbar!".
La resistenza che per alcuni giorni era riuscita stoicamente a limitare l’avanzata dei blindati israeliani,
si è come eclissata nelle ultime ore.
Lo scontro è impari, i kalashnikov fanno il solletico alle corazze dei tank,
al contrario i colpi di obice riescono a perforare le case da una parte all’altra.
Il quartiere residenziale di Abraj Towers,
popolato per lo più dalle famiglie dei professori che insegnano all’università di Al Aqsa, vicino a Fatah,
non ospita "terroristi di Hamas".
Come ne sono a conoscenza io, è ovvio che ne sono informati anche a Tel Aviv,
ma per loro non conta, il quartiere è stato ridotto a un cumulo di macerie.
A fianco dei palazzi colpiti, l’ospedale Al Quds, dato alle fiamme nelle giornata di ieri.
I miei compagni hanno assistito il personale medico...
...nell’evacuazione dei 300 feriti ricoverati nell’altro ospedale di Gaza City, lo Al Shifa.
Ci hanno impiegato diverse ore, specie perché per il trasporto di alcuni pazienti gravissimi...
...sarebbe stato necessario usare ambulanze specializzate che i palestinesi non hanno a disposizione.
Con il dottor Dagfinn Bjorklind dell’Ong novergese Norwac abbiamo atteso gli ultimi evacuati...
...e posto alcune domande agli infermieri scampati all’incendio dell’Al Quds.
Resoconti agghiaccianti, confermati anche dai miei compagni testimoni oculari.
A duecento metri dall’ospedale stavano riversi in strada una trentina di corpi,
molte donne e bambini, alcuni dei quali ancora vivi.
Non hanno potuto raggiungerli: i cecchini dai tetti delle case sparavano a qualsiasi cosa si muovesse.
Quei corpi sanguinanti per strada erano civili in fuga dalle loro case colpite e incendiate dalle bombe.
Gli snipers israeliani non hanno esitato un secondo a stenderli uno ad uno,
una volta inquadrati nell’occhio del loro mirino, bambini compresi.
Vi confido che il mio "restiamo umani"...
...ha vacillato spesso in questi ultimi giorni, ma resiste.
Resiste come l’orgoglio, l’attaccamento alla terra natia...
...intesa come identità e diritto all’autodeterminazione della popolazione di Gaza,
dai professori universitari alla gente incontrata per strada, medici e infermieri,
reporter, pescatori, agricoltori,
uomini, donne e adolescenti, quelli che hanno perso tutto e quelli che non avevano più nulla da perdere,
fino all’ultimo fiato in gola mi esprimono l’inshallah di una vittoria vicina,
il sincero convincimento che le loro radici raggiungono profondità tali...
...da non poter essere recise da alcun bulldozer nemico.
Mentre scrivo uno schermo televisivo vicino trasmette immagini dall’interno dell’ospedale Al Shifa,
uomini in lacrime si battono le mani sul viso come per arginare l’irrompere di lacrime di disperazione.
A Shija’ya, est di Gaza City, un colpo sparato da un carro armato ha mietuto sette vittime e 25 feriti.
Erano tutti riuniti in veglia funebre per un lutto che aveva colpito la loro famiglia il giorno precedente.
Ieri il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak si è scusato con il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon,
per i colpi di artiglieria sparati sulla sede dell’Agenzia delle Nazioni Unite...
...per i rifugiati palestinesi a Gaza City
(fra l’altro costruita con i soldi del governo italiano, Berlusconi se ci sei batti un colpo!).
"Si è trattato di un grave errore", queste le sue parole.
Non una richiesta di perdono per le famiglie dei 357 bambini palestinesi uccisi sino ad oggi.
Evidentemente NON si è trattato di un errore.
Da un paramedico della Croce rossa ho ascoltato il resoconto del loro arrivo sulla scena del massacro di Zaitun.
Un bambino, visibilmente denutrito, stava accucciato davanti al corpo della madre...
...in avanzato stato di decomposizione.
Per quattro giorni si era preso cura di quel corpo come se fosse ancora vivo;
l’aveva asciugato dal sangue sulla fronte...
...e strisciando fra le macerie di quella che era stata la sua casa...
...si era procurato acqua, pane e dei pomodori, che aveva posato vicino al viso della madre morta.
Pensava stesse semplicemente dormendo.
I soccorsi della Croce rossa impediti dai cecchini israeliani,
sono riusciti a raggiungere il luogo del massacro solo parecchi giorni dopo.
Restiamo umani.
17 gennaio 2009
L’amore sotto le bombe
Fare l’amore sotto le bombe. Ricordo un amico di Nablus che mi spiegava...
...quanto gli fosse difficile ritagliarsi un momento d’intimità con sua moglie durante l’occupazione.
Una sera, mentre se ne stavano abbracciati, un proiettile si era conficcato nella tastiera del letto,
a un palmo dalle loro ***.
Di amoreggiare sotto le bombe a Gaza in questi giorni non se ne parla proprio...
...e anche il futuro coniugale delle giovani coppie palestinesi si prospetta difficile,
dal momento che in molti hanno perso la casa e sono costretti a vivere ammassati nelle scuole dell’Unrwa...
...o stipati con altre 20 persone in un minuscolo appartamento.
"Oggi è sabato, stasera a Tel Aviv le giovani coppie vanno a divertirsi nelle discoteche o in spiaggia...
...mentre qui noi non riusciamo neanche a fare l’amore nei nostri letti",
mi dice Wissam, sposato da novembre.
"Le luci stroboscopiche però ce le abbiamo anche noi"
e mi indica dei lampi a sud: bombardamenti in corso.
Ragazzi come Wissam, 19 anni, diventano padri molto presto e a quarant’anni sono già nonni di diversi nipoti,
consci che l’essere prolifici è l’unica immortalità per la Palestina.
Mentre dall’esterno si vocifera di una tregua,
negli ultimi due giorni c’è stata un’impennata di bombardamenti...
...e vittime civili.
Soltanto ieri più di 60,
tra cui una decina fuori da una moschea nell’ora della preghiera.
Ciò che preoccupa enormemente i palestinesi è che si possa arrivare a un cessate il fuoco...
...senza la contemporanea riapertura dei valichi di frontiera.
Prima ancora di far entrare i materiali per la ricostruzione...
...servono alimenti...
...ed è necessario far uscire i feriti gravi.
Gli ospedali sono al collasso,
lungo tutta la Striscia hanno una capienza massima di circa 1.500 posti letto...
...ma i feriti, al momento in cui scrivo, sono già 5.320.
L’opinione pubblica palestinese inoltre non si fida del ruolo d’intermediario svolto dall’Egitto,
la cui leadership è notoriamente servile ai voleri d’Israele.
"Perché non si è chiesta l’intermediazione di un paese europeo?
Per la risoluzione del conflitto fra Israele e Hezbollah...
...fu fondamentale il ruolo della Germania, paese veramente neutrale",
mi dice sconsolato Hamza, un docente universitario.
Questa mattina un’altra scuola dell’Onu...
...è stata centrata dai tank israeliani a Beit Lahyia, nel nord della Striscia.
Quattordici feriti e due fratellini di 5 e 7 anni ammazzati, Bilal e Mohammed Al-Ashqar;
la loro mamma è sopravvissuta ma ha perso entrambe le gambe.
Come altre 42.000 persone...
...si erano rifugiati nella scuola dopo che Israele aveva intimato l’evacuazione dalle loro case.
Ritenevano di essere al sicuro, esattamente come i 43 profughi...
...sterminati il 6 gennaio scorso nella scuola dell’Unrwa a Jabalia.
"Questi due bambini erano innocenti, senza dubbio,
così come non c’è dubbio che siano morti",
ha dichiarato il capo dell’Onu a Gaza, John Ging,
che da giorni continua instancabilmente a denunciare i crimini di guerra compiuti dai soldati israeliani, invano.
I generali israeliani si apprestano a dichiarare al mondo "missione compiuta".
Sono tornato sulle macerie di Tal el Hawa,
la parte ancora in piedi dell’ospedale dato alle fiamme dai soldati...
...ha ripreso a funzionare come pronto soccorso e base logistica per le ambulanze.
Dai palazzi seriamente danneggiati continuano a tirare fuori feriti imprigionati tra le macerie.
All’ospedale Al Shifa è ricoverato un bambino di nome Suhaib Suliman,
unico superstite di una famiglia di 25 persone .
Una ragazzina, Hadil Samony, di familiari ne ha persi 11.
Quando verrà dimessa, non avrà più nessuno che potrà occuparsi di lei.
Scusate, qualcuno è in grado di spiegarmi di che missione si trattava?
Dalla punizione collettiva alla strage di ***.
Un arabo frustrato di nome Raja Chemayel sul suo blog la definisce così:
"Prendete un pezzo di terra, lungo 40 chilometri e largo all’incirca cinque.
Chiamatelo Gaza.
Poi riempitelo con un milione e quattrocentomila abitanti.
Dopo di che circondatelo con il mare ad ovest, l’Egitto di Mubarak a sud, Israele a nord e ad est...
...e chiamatela la Terra dei Terroristi.
Poi dichiaratele guerra e invadetela con 232 carri armati,
687 blindati,
43 postazioni di lancio per jet da combattimento,
105 elicotteri armati,
221 unità di artiglieria terrestre,
346 mortai, 3 satelliti spia,
64 informatori, 12 spie infiltrate e 8.000 truppe.
E ora chiamate tutto questo "Israele che si difende".
Adesso fermatevi per un momento e dichiarate che...
"eviterete di colpire la popolazione civile"
e definitevi l’unica democrazia in azione.
Sarà un miracolo, da qualunque punto di vista, evitare di colpire quei civili oppure sarà semplicemente una menzogna...
...dal momento che nessuno potrebbe evitare di colpirli a meno che non sia un bugiardo.
Ora arriva la mia domanda:
Che cosa succederebbe se questo invasore si rivelasse un bugiardo?
Che cosa accadrebbe a quei civili disarmati?
Come potrebbe perfino Madre Teresa, o addirittura Topolino, con una tale potenza di fuoco,
riuscire ad evitare di colpire quei civili in presenza di una tale equazione/situazione/scenario?
Chiamate tutto questo come volete.
Israele era perfettamente al corrente della presenza di quelle persone disarmate,
perché è stato proprio Israele a metterle lì.
E allora chiamatelo genocidio. È più credibile".
A parte un paio di leader assassinati,
Hamas non ha risentito di questa offensiva,
non ha certo perso consensi,
semmai ne ha guadagnati.
Ogni tanto qualcuno dovrebbe ricordarsi che Hamas non è un gruppuscolo di terroristi e neanche un partito politico,
ma un movimento...
...e in quanto tale non certo neutralizzabile con una pioggia di bombe a grappolo.
Quando domando ai palestinesi un parere sul reale obiettivo di questo brutale massacro,
molti rispondono che secondo loro è in funzione delle elezioni israeliane del febbraio prossimo.
"Fanno propaganda sulla nostra pelle,
è sempre stato così alla vigilia di ogni elezione".
Netanyahu, che solo un mese fa pareva il vincitore certo,
nei pronostici ora è dato per perdente dinanzi agli occhi iniettati di sangue di Olmert e Livni.
Avigdor Lieberman è il leader di Yisrael Beitenu, al momento la quinta forza politica del paese,
ma i sondaggi lo danno in forte crescita specie dopo una dichiarazione aberrante come questa:
"Gaza dovrebbe essere cancellata dalle mappe con una bomba atomica,
come hanno fatto gli americani con Hiroshima e Nagasaki."
Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua ha detto ieri su Ha’aretz:
"Uccidiamo i loro bambini oggi per salvarne tanti domani".
Temo che il suo Viaggio alla fine del Millennio...
...sia terminato a bordo di un carro armato parcheggiato dinanzi a un ospedale in fiamme.
Voltaire invitata a rispettare qualsiasi opinione,
io invito a smetterla di gettare i semi dell’odio...
che qui, innaffiati di sangue, alimentano il germe di un risentimento insanabile.
Restiamo umani.
19 gennaio 2009
I morti e i vivi
A Gaza solo i morti hanno visto la fine della guerra.
Per i vivi non c’è tregua che tenga alla battaglia quotidiana per la sopravvivenza.
Senza più acqua, gas, corrente elettrica,
senza più pane e latte per nutrire i propri figli.
Migliaia di persone hanno perduto la casa.
Dai valichi entrano aiuti umanitari col contagocce...
...e si ha come la sensazione...
...che la benevolenza dei complici dei massacratori sia solo momentanea.
Domani il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon verrà a visitare Gaza,
siamo certi che John Ging, a capo dell’Agenzia per i profughi palestinesi, ne avrà da raccontargliene;
dopo che Israele ha bombardato due scuole delle Nazioni Unite,
ha assassinato 4 suoi dipendenti,
ha colpito e distrutto il centro dell’Unrwa di Gaza City,
riducendo in cenere tonnellate di medicinali e beni alimentari...
...destinati alla popolazione civile.
Le macerie di Gaza continuano a vomitare morti in superficie.
Ieri fra Jabalia, Tal el Hawa e Zaitun, paramedici della Mezza Luna Rossa...
...con l’aiuto di alcuni volontari dell’Ism...
...hanno estratto dalla rovine 95 cadaveri,
molti dei quali in avanzato stato di decomposizione.
Camminando per le strade della città di Gaza...
...senza più il costante terrore di un bombardamento chirugicamente mirato alla mia decapitazione,
tremo ancora alla vista dei cani randagi raccolti in circolo,
a ciò che mi si potrebbe parare davanti agli occhi...
...come loro pasto.
Gli uomini tirano un sospiro di sollievo e tornano a frequentare moschee e caffè,
ma è facilmente smascherabile il loro atteggiarsi alla normalità,
per i molti che non hanno più dove abitare e per i moltissimi che hanno perso un familiare.
Fingono un ritorno alla routine per incoraggiare le mogli e i figli:
in qualche modo bisogna oltrepassare anche questa catastrofe.
Con alcune ambulanze questa mattina ci siamo recati nei quartieri più colpiti della città,
Tal el Hawa e Zaytoun,
muniti di un questionario, porta a porta abbiamo registrato l’entità dei danni agli edifici...
...e preso nota delle primissime urgenze per le famiglie:
medicinali per gli anziani e i malati, e riso, olio, farina,
il minimo per alimentarsi.
Tutto quello che abbiamo potuto consegnare al momento sono metri e metri di nylon,
da apporre alle finestre laddove prima c’erano i vetri a difendere dal freddo.
Compagni dell’Ism a Rafah mi hanno informato...
...che la municipilità ha distribuito alcune migliaia di dollari, poca cosa,
a quelle famiglie che hanno visto la loro casa rasa al suolo da bombe
che a detta d’Israele erano destinate alla distruzione dei tunnel.
Al termine del conflitto in Libano,
gli Hezbollah staccarono milioni di dollari in assegni per ripagare i civili libanesi rimasti senzatetto.
In una Gaza sotto assedio ed embargo,
ciò che Hamas potrà versare come risarcimento alla popolazione
"basterà a mala pena a rimettere su un capanno per il bestiame",
mi fa sapere Khaled, contadino di Rafah.
La tregua è unilaterale, quindi Israele unilateralmente decide di non rispettarla.
Ieri a Khan Yunis, un ragazzo palestinese ucciso e un altro ferito.
A est di Gaza City...
...elicotteri innaffiavano di bombe al fosforo bianco un quartiere residenziale.
La stessa cosa si è verificata a Jabalia.
Oggi, sempre a Khan Younis navi da guerra hanno cannoneggiato su uno spazio aperto,
fortunatamente senza ferire nessuno;
e mentre scrivo arriva la notizia di un’incursione di carri armati.
Non ci risultano lanci di razzi palestinesi nelle ultime 24 ore.
Giornalisti internazionali sciamano affamati di notizie lungo tutta la Striscia,
sono riusciti a raggiungerci solo oggi: Israele ha concesso loro il lasciapassare a mattanza finita.
Dinnanzi allo scheletro annerito di ciò che resta dell’ospedale Al Quds di Gaza City,
un interdetto reporter della BBC mi ha chiesto come è stato possibile per l’esercito...
...scambiare l’edificio per un covo di terroristi.
Gli ho detto:
"Per lo stesso motivo per cui dei bambini in fuga da un palazzo in fiamme a fianco dell’ospedale,
sono entrati nel mirino dei cecchini israeliani...
...che non hanno esitato un istante a ucciderli...
...spandendo la loro materia cerebrale sull’asfalto".
Ho risposto al giornalista inglese, ancora più accigliato.
È evidente l’abisso fra noi che siamo testimoni di questo massacro...
...e chi ne viene a conoscenza tramite i racconti dei sopravvissuti.
Da Roma mi informano che l’Unione Europea...
...avrebbe congelato i fondi per la ricostruzione...
...fino a quando Gaza sarà governata da Hamas.
Lo ha lasciato intendere...
il Commissario europeo per le Relazioni estere, Benita Ferrero-Waldner:
"Gli aiuti per la ricostruzione della Striscia", ha detto la diplomatica europea,
"potranno arrivare solo se il presidente palestinese Abu Mazen...
...riuscirà ad imporre nuovamente la sua autorità sul territorio".
Per i palestinesi di Gaza questo è un chiaro invito dall’esterno alla guerra civile,
ad un colpo di stato.
Come legittimare il massacro di 410 bambini...
...che sono morti perché i loro genitori hanno scelto la democrazia
ed eletto liberamente Hamas.
"L’unione Europea ricalca alla perfezione la criminale politica di punizione collettiva imposta da Israele.
perché non affidano i fondi all’Onu?
O a qualche organizzazione non governativa?."
"Gli Stati Uniti sono liberi di eleggere un guerrafondaio come Bush,
Israele di scegliere leader con le mani sporche di sangue come Sharon e Netanyahu,
e noi popolazione di Gaza...
...non siamo liberi di scegliere Hamas...",
mi suggerisce Mohamed, attivista per i diritti umani...
...che non ha votato per il movimento islamico;
non ho argomenti per contraddirlo.
I palestinesi vivi imparano dai morti,
imparano a vivere morendo, sin dalla più tenera età.
Tregua dopo tregua, la percezione è quella di una macabra parentesi...
...per contare i cadaveri fra una mattanza e l’altra,
verso una pace che non è mai stata così distante.
Perlustrando Gaza City a bordo di un’ambulanza, per una volta con la sirena muta,
la guerra resta presente impressa...
...nelle rovine di una città saccheggiata di sorrisi e popolata da sguardi spauriti,
occhi che insistono a scrutare il cielo verso aerei ancora incessantemente in volo.
All’interno di una casa che ho visitato coi paramedici palestinesi,
sul pavimento ho notato dei disegni in pastello,
chiaramente una mano infantile li aveva abbandonati evacuando in fretta e furia.
Ne ho raccolto uno:
carri armati, elicotteri e omini stilizzati fatti a pezzi.
In mezzo al foglio un bambino ritratto con una pietra riusciva a raggiungere l’altezza del sole...
...e danneggiare una delle macchine volanti con impressa la stella di David.
Si dice che il significato del sole in un disegno infantile...
...è il desiderio di essere, di apparire.
Quel sole che ho visto piangeva in pastello rosso, lacrime di sangue.
Per lenire questi traumi, una tregua unilaterale basta?
Restiamo umani.
20 gennaio 2009
Tracce di morte
"Quando emergeranno le enormi distruzioni della Striscia di Gaza,
non potrò più andare ad Amsterdam per turismo,
ma solo per comparire davanti al Tribunale Internazionale dell’Aja".
Queste le parole rilasciate al quotidiano Ha’aretz...
...da un ministro israeliano che ha chiesto di restare anonimo.
Organizzazioni umanitarie e singoli cittadini indignati di mezzo mondo...
...stanno provando infatti a trascinare davanti ai giudici l’esercito e il governo israeliano,
nella speranza di farli inquisire per i crimini di guerra di cui si sono macchiati durante i 22 giorni di massacri a Gaza.
Nelle loro apparizioni pubbliche i vertici militari e governativi non paiono preoccuparsene:
dichiarano di avere prove tangibili per dimostrare che gli edifici bombardati...
...erano in realtà basi logistiche utilizzate dai terroristi di Hamas.
Intendiamoci,
stiamo parlando di più di 20 mila case danneggiate dalle bombe,
e di oltre 1.300 vittime.
Per accertarmi della precisione chirurgica...
...con cui questi ipotetici centri nevralgici del terrorismo islamista sono stati colpiti...
...sono andato a Jabal Al Dardour, nel nord della Striscia, una delle aree più massicciamente colpite dall’artiglieria israeliana.
Decine gli edifici rasi al suolo,
con i mastodontici bulldozer corazzati che la Caterpillar (da boicottare)...
...assembla appositamente per l’abbattimento delle case palestinesi...
e che vengono utilizzati per dare manforte ai tank nell’opera di distruzione.
Tra le rovine ho visto uomini e donne rovistare in cerca di qualcosa di ancora utilizzabile, qualche indumento,
un paio di cartelle scolastiche ricoperte di polvere, foto di famiglia in cornici crepate.
Non ho scorto resti di arsenali distrutti,
ma solo edifici scoperchiati dove s’intuiscono salotti, avanzi di stanze da letto,
cucine ridotte in cenere.
Abu Omar, biologo molecolare,
mi ha invitato a vedere ciò che è rimasto in piedi del suo appartamento,
e anche il suo vicino di casa, Osama, pediatra,
mi ha mostrato la sua casa ridotta una gruviera.
La forza di propulsione dei missili...
...ha trascinato contro il palazzo i frutti dell’adiacente aranceto.
Il loro succo, mescolato al sangue rappreso sul pavimento,
pareva la tavolozza di un pittore naif.
Un anziano col capo fasciato da un kefia...
...si è avvicinato per informarsi sul paese di provenienza di Natalie, la nostra compagna libanese dell’Ism.
Agitando nell’aria un bastone,
come a disegnare un lungo arco, dinanzi a quel panorama di devastazione...
...le ha detto:
Restiamo umani.