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Dopo aver lasciato il Lancashire per trasferirsi in Toscana, Magdalen Nabb ha svolto ogni sorta di lavoretto prima di poter vivere della propria scrittura.
A Montelupo, un paese vicino a Firenze, la scrittrice ha avuto l'opportunità di praticare il mestiere che aveva imparato in Inghilterra: la lavorazione della ceramica.
Il mio mestiere era la ceramista e mi ha permesso di guadagnarmi da vivere mentre cominciavo a scrivere. Più tardi, ovviamente, l'ho lasciato perdere.
Ma a Montelupo ho accumulato una moltitudine di esperienze e soprattutto quella strana fabbrichetta piuttosto vetusta, mi ha fornito la cornice appropriata per un giallo, ovvero un ambiente chiuso.
Come nei grandi classici della letteratura poliziesca britannica in cui c'è un maniero in campagna con un maggiordomo, la cameriera, gli invitati, gli ospiti e nient'altro, il sospettato si trova per forza in quel gruppetto di persone.
In un universo che funziona indipendentemente dal resto del mondo, secondo le proprie regole, questa fabbrica era esattamente in questo modo.
Un piccolo mondo chiuso ermeticamente, popolato da gente particolare, ricco della sua stessa storia, come un maniero britannico ma molto più interessante.
Era un vero e proprio dedalo e uno straordinario sfondo per un omicidio poiché l'indagine di un crimine ha necessariamente qualcosa di labirintico e lo scenario si prestava a meraviglia. Sul piano architettonico, era un edificio magnifico.
Quando l'aiutante penetrò nel sinistro edificio, Berti era scomparso e non vide più nessuno.
Era lì, in un labirinto di cui ignorava la mappa, un dedalo di corridoi, di scale traballanti e una trafila di stanze lo riportavano immancabilmente al punto di partenza.
A poco a poco, l'idea che la giovane donna potesse vivere qui, all'insaputa di tutti, gli sembrò plausibile.
Dopo aver ispezionato il posto in lungo e in largo per un bel po' senza incontrare anima viva e senza sentire nient'altro che il rumore dei propri passi, si ritrovò in una vasta stanza lunga e alta che sembrava vuota.
Gli sarebbe risultato impossibile dire a cosa servisse, ammesso che servisse a qualcosa.
In un angolo, una vecchia vasca era ricolma di blocchi di argilla coperti d'acqua. E lì accanto, dei grossi fili metallici fuoriuscivano da una cassa. Poi, uno spazio vuoto e dall'altro lato della stanza, un mucchio di grandi statue bianche.
Certi romanzi gialli sono collegati ad una letteratura, se così si può dire,
che è una specie di svago piccolo-borghese. Come nei romanzi di Agatha Christie, in cui un mondo perfettamente armonico è sconvolta da un omicidio,
un bel poliziotto arriva, risolve il mistero e tutto torna come prima. Qualcuno da punire, la cameriera toglie le macchie dal tappeto persiano, e tutto torna alla normalità.
Questo è un romanzo giallo. Ed esiste un pubblico per questo genere di libri di evasione, da leggere sul treno o prima di addormentarsi.
Ma non è per niente il mio genere. Perchè ho studiato il crimine da vicino e non ha niente di divertente.
Nel losco universo di Magdalen Nabb, i crimini sono relegati ad un piano secondario. Sono innanzitutto i destini individuali che interessano la scrittrice e che lei consegna al lettore nella loro tragica nudità.
Mette in scena drogati, ***, rapinatori e le loro vittime indelebilmente traumatizzate. Parla anche delle conseguenze devastanti dell'alluvione del 1966 e della crisi abitativa di una città in cui gli affitti hanno raggiunto prezzi esorbitanti.
Magdalen Nabb osserva la sua città d'adozione con curiosità e parla volentieri con la gente del quartiere. Una chiacchierata con Paolo, il proprietario del bar all'angolo, l'incontro quotidiano con il fornaio o con la fruttivendola.