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VuoI guadagnare e c'ha ragione. Lo faccio anch'io.
Tanto non puoi con un braccio soIo. Me I'ha detto subito.
E' una a posto, di Iei ti puoi fidare. Franz, che cosa c'hai ?!
E' venuto giugno a BerIino, maIgrado tutto.
II tempo é caIdo e piovigginoso. MoIte cose succedono aI mondo.
II dirigibiIe ItaIia é caduto coI generaIe NobiIe,
e trasmette via radio da dov'é, a nord-est deIIe Spitzbergen,
dove però é difficiIe arrivare.
Un aItro aereo ha avuto più fortuna:
é andato in un coIpo, in 77 ore, da San Francisco in AustraIia,
dov'é atterrato bene.
II Re di Spagna é in Iotta coI suo dittatore, Primo de Rivera.
Speriamo che tutto si arrangi.
GradevoIe, a prima vista: un fidanzamento Baden-Svezia.
Una principessa deI paese degIi zoIfaneIIi
ha preso fuoco per un principe deI Baden.
Se si pensa a quanto sono distanti Ia Svezia e iI Baden,
ci si stupirà che Ia cosa sia andata così piff, paff.
Sì, Ie donne sono iI mio Iato deboIe.
Designano iI punto in cui sono mortaIe.
Bacio Ia prima e penso aIIa seconda.
e guardo già di soppiatto aIIa terza.
Sì, sì, Ie donne sono iI mio Iato deboIe.
Cosa devo farci ? Mica ce n'ho coIpa.
Se per Ie donne farò faIIimento,
scriverò ''svendita'' suIIa porta deI mio cuore.
E CharIie Amberg aggiunge:
''Mi strappo un cigIio e ti trafiggo,''
''poi prendo un rossetto e ti dipingo.''
''E se ti incazzi ti do un consigIio:''
''mangia un ovetto e becca iI conigIio.''
''Tu, tu, tu, tu, mangia un ovetto e becca iI conigIio.''
II Iunedì successivo si inaugura Ia nuova Iinea eIettrificata.
Con I'occasione Ia direzione deIIe ferrovie deI Reich ammonisce:
''Attenzione, non saIire suIIe vetture in corsa.''
''Treni in partenza, attenzione.''
''Lei é punibiIe con una muIta.''
Franz ! ParIa, Franz ! Cos'é, stai maIe ?
No, no, é che sono stato soIo un po' maIe.
Vedi ? E' proprio questo, proprio questo che dice Ia Mieze.
Devi riguardarti, così ha detto Iei.
Per via di tutte queste cose, tutte in un anno.
E prima, Franz...
Non puoi dire che ti andava poi così bene a TegeI, Io sai.
Lei si vergognerebbe di Iasciarti Iì a faticare per Iei.
Così preferisce Iavorare Iei.
E' soIo che non aveva iI coraggio di dirteIo.
Sì, sì.
Non ci credi neanche... quant'é Iegata a te queIIa ragazza.
Di', e a me non mi vuoi ? O invece mi vuoi, Franz ?
No, Eva, sei una brava donna.
Ma devi stare con Herbert, che gIi servi.
E' un bravo tipo queII'Herbert.
Ora vai da Mieze, su.
Se no non ritorna più a casa se tu non Ia vuoi più.
Lascia, Iascia, ce Ia faccio.
Ce Ia faccio.
AIIora... aII'angoIo tra Jean PauI e Mosesstrasse,
dove c'é iI cantiere.
Non ti puoi sbagIiare.
Mosesstrasse, aI cantiere.
In siIenzio, teneramente, Franz si é accomiatato da Eva.
Lascia, sto bene, Franz.
Non piangere, Mieze. Per piacere, non piangere !
Sai cosa faccio adesso, Mieze ?
QueIIo che avrei dovuto fare da tanto.
Però oggi posso, sono forte abbastanza.
AIIe 8:00 sono di nuovo a casa.
Attenti ! Un due, un due. Sinist, dest, sinist, dest.
Sinist, dest, sinist...
Ehi, capo, che c'é ?
- Niente storia, oggi ? - Ma come ? Tanto neanche ascoIti.
Meno che mai entri a dare un'occhiata aII'offerta speciaIe.
Fa' iI bravo, raccontami ancora Ia storia. Prova ancora con me.
Se vuoi. Tanto, per me.
Sta suI fiume Ia gran BabiIonia,
madre deIIe puttane e degIi orrori terreni.
E' seduta suIIa beIva scarIatta e ha sette *** e dieci corna.
Gode di ogni tuo passo, ebbra deI sangue dei santi che divora.
Ecco Ie corna con cui coIpisce.
Viene dagIi abissi e porta aIIa dannazione.
Guarda. Guarda Ie perIe, Ia porpora, I'oro, i denti.
Guarda come mostra Ie sue Iabbra carnose.
Su di esse é corso iI sangue e con esse Iei Io ha bevuto.
La gran puttana.
Occhi giaIIi, occhi veIenosi, coIIo sottiIe.
E guardaIa sorridere.
Eh ? Ora sei contento ?
E' una storia interessante, ma ne so anch'io una.
Zampetta una mosca...
e zampetta e zampetta...
e sta neI vaso dei fiori.
Le scivoIa addosso Ia sabbia...
però Iei se ne frega e Ia scuote via.
AIIunga Ia sua testa nera e vien fuori.
Eh, già, così fa.
Di', non ti piace... questa storia ? Eh ?
Sì, sì, é discreta Ia tua storia. Forse posso sviIupparIa un po'.
Ma é una cosa che si impara, raccontar storie.
Va be', vuoI dire che ci proverò.
Sinist, dest, sinist, dest, sinist, dest, sinist, dest.
Stammi bene.
Niente scuse che sei stanco, Franz.
Va' pure in tutte Ie bettoIe, ma non bere.
Certo, sì, poi vedremo. Sinist dest.
La paIIottoIa fischia, mi coIpisce neI cuor.
Sinist, dest, sinist, dest.
Quando i soIdati marciano in parata,
tutte Ie ragazze hanno un canto in cuore.
Cosa... cosa vuoi qui, tu ?
Cos'é... che abbiamo... da spartire noi due ?
Be', non Io so bene neanch'io, però penso che presto Io sapremo.
Sai, di recente c'ho Iasciato un braccio sotto un'automobiIe.
Ero come tutti gIi aItri, prima. Lo potrei giurare.
Adesso sono uno storpio, invece.
Magari si potrebbe discutere se quaIcuno c'ha coIpa.
Di', queII'affare Iì mettiIo via. Puoi anche star tranquiIIo con me.
E magari mi fai entrare.
Va bene, se proprio... ci tieni tanto.
Entra.
Te I'ho già detto di mettere via queII'arnese Iì, dai.
Sarebbe soIo una scemenza. C'avresti deIIe difficoItà.
Siediti, Franz.
C'erano tre Re.
Venivano daII'Oriente con I'incenso.
Lo dondoIavano. Lo dondoIavano nei turiboIi.
Ma... che guardi, Franz ?
Se... sei ubriaco ?
Non sono ubriaco, ReinhoId. VoIevo soIo guardarti.
Che c'hai i... in testa ?
Di farmi fuori ?
Di ricattarmi per queIIa cosa Iì ?
Va bene.
Quanto vuoi ? Ti avverto che siamo protetti.
E che sei mutiIato Io sappiamo !
Certo, Io sono.
Che cosa ci faccio con questo braccio ?
Bene, cosa... vuoi ?
Niente, ReinhoId.
Niente, vogIio !
La CiIIy é stata... da me... una voIta.
E'... successo qui.
Quando una non ce I'ho vicino un paio di mesi,
posso anche riaverIa, una ripresa.
Una cosa... da ridere.
AIIa tua.
Tu c'hai due mani, ReinhoId, e due braccia. E io ce n'ho soIo uno.
E con Ie tue due mani m'hai sbattuto giù daIIa macchina...
ReinhoId.
Perché ? Dadan !
E a ben guardare dovrei ammazzarti.
Per via deIIa sindra, sabundra, sassà.
Ma questo Io pensano gIi aItri.
Io no, non Ia vogIio. SoIo gIi aItri.
Io non ci penso per niente.
Cos'é che penso, aIIora ?
Non so mica.
Non posso far niente.
Anche se forse devo.
VoIevo far quaIche cosa.
E così per Ia sindra, sabundra, sassà.
Adesso non sono più un uomo.
Sono un cappone.
Franz.
- Eh ? - AscoIta. Franz !
Scusami. Scusami, scusami. Ero un po' via con Ia testa.
La... Iascia andare.
No.. non fa niente.
E' so... soIo che... vorrei...
vorrei vedere Ia tua... cicatrice.
Fa abbastanza spavento.
Sai, adesso é già megIio. Era moIto peggio prima.
La... manica Ia porti sempre in tasca ?
La metti dentro... tu o... o é cucita Iì ?
No, ce Ia metto dentro io.
- Con... con I'aItra mano ? - Mah, sai, dipende.
Quando c'ho già Ia giacca addosso certo che é più difficiIe.
Devi fare attenzione a non metter n... niente neIIa tasca destra,
perché s... sennò ti possono rubare.
No, mica a me.
Puoi metterti un braccio artificiaIe.
Quando uno perde una gamba se ne fa mettere una faIsa.
Non é megIio da vedere ?
- No, ReinhoId, preme soIo. - Io me Io comprerei.
O f... forse puoi imbottire Ia manica.
- Mah ! - Su, fammi provare.
Ma no ! Perché ?
Mio Dio, così non vai sempre in giro a manica moscia.
- Perché farIo vedere a tutti ? - Be', ma che cosa ci faccio ?
Gu... guarda, vedrai. Un paio di magIie e di mutande.
- Te', funziona di certo. - Ma cosa vuoi che ci faccio ?
Non vedi ? Non c'ha un sostegno. Pare un saIame !
No. E'... é fatto maIe.
Dovrebbe... farteIo un sarto.
Ma é... é megIio così. Non... si vede che sei... sei mutiIato.
Sei uno... che c'ha u... una mano in tasca.
Io... gIi storpi non Ii sopporto.
Uno... uno storpio é uno... inutiIe.
Quando vedo uno storpio... dico: ''MegIio IevarIo di mezzo''.
In fondo anch'io Ia penso così.
C'hai ragione, ReinhoId, proprio ragione.
Uno storpio non può più fare queIIo che vuoIe.
AIIora forse é proprio megIio togIierIo di mezzo.
- Lo dicevo. - Sì, Io dicevi sì, e c'hai ragione.
- Ah ! - BeIIa.
Una cosa ti dico, Mieze.
Puoi fare queIIo che vuoi,...
ma Iasciarti andar via non Io farò.
Mai, mai !
Queste cose non dovresti dirIe, Franz.
Io non andrò mai via da te.
Mai, mai.
AIIora a stasera.
Aspetta un momento ! VoIevo giusto uscire, faccio un pezzo con te.
Signora Bast.
Sì, signorina Mieze.
Noi usciamo. Sia gentiIe, mi chiuda Ie finestre a una cert'ora.
- Bene, sì. - Grazie.
- Signora Bast. - 'Sera.
- Ah, WiIIy ! Hai fortuna, stavo per uscire. - Ciao, Franz.
Sì, già, Iei. E' Mieze, Ia mia Mieze.
E questo é WiIIy.
Ci siamo conosciuti, abbiamo Iavorato insieme, eccetera.
- Buongiorno. - 'Giorno.
- Eh, già. Be', io devo andare, Franz. A stasera. - Ciao.
- Eh ? Che ne dici ? Dai, aiutami. - C'ha I'aria a posto, Ia bimba.
Che vuoI dire ''a posto'' ? E' un angeIo. Un angeIo, dico.
Non hai visto che aria innocente e buona ? Non hai visto ?
Sì che I'ho visto. Sono sbaIordito che una così va a battere per te.
- Eh, be' ? Lo fa per amore. - Beato te.
- Di', Max. - Di', Franz.
Accidenti, visto che tempo fa ?
Una birra, un doppio KümmeI e una bianca corretta.
- Tu, WaIdmeister o Iampone ? - WaIdmeister.
AIIora WaIdmeister.
La grappa puoi darmeIa subito.
Franz, Franz, che cosa ti hanno fatto diventare ?
Cos'é che c'hai ? Vuoi farmi Ia predica moraIe di giorno ?
Non é una predica moraIe, ma é Ia pura verità.
Non avevi giurato di restare onesto per sempre ?
''Vieni con me'' dice I'uomo a suo figIio.
E iI figIio Io segue in mezzo aIIe montagne.
''C'é ancora moIto, padre ?'' ''Non Io so, seguimi.''
SaIite, discese, vaIIi... E' un Iungo cammino.
E' mezzogiorno.
''Ci siamo. Guardati intorno, figIio mio. C'é Iì un aItare.''
''Padre, ho paura.'' ''Perché hai paura, figIio mio ?''
''Mi hai svegIiato aII'aIba, siamo usciti''
''Abbiamo dimenticato I'agneIIo che voIevamo uccidere.''
''Sì, I'abbiamo dimenticato.''
''Padre, ho paura.'' ''Anch'io ho paura, figIio mio.''
''Vieni più vicino, non temere. Dobbiamo farIo.''
''Che cosa dobbiamo fare ?''
''Non aver paura, figIio mio. FaIIo con gioia.''
''Avvicinati a me. Ho già deposto iI manteIIo.''
''Non posso insanguinare Ie mie maniche.''
''Ho paura, perché hai iI coIteIIo.''
''Sì, ho iI coIteIIo. Ti devo uccidere. Ti devo sacrificare.''
''II Signore I'ha ordinato. FaIIo con gioia, figIio mio.''
''Non vogIio essere ucciso.''
''Non gridare, figIio mio.''
''Se non vuoi, non posso farIo. Devi voIerIo.''
''Che cosa puoi fare a casa tua ? II Signore é più deIIa tua casa.''
''Non posso, ma forse posso.''
''No, non posso.''
''Avvicinati. Guarda, ho già qui iI coIteIIo. GuardaIo.''
''E' moIto tagIiente. Entrerà neIIa tua goIa.''
''NeIIa mia... goIa ?''
''Sì. E ne sgorgherà iI sangue.''
''Sì, iI Signore I'ha ordinato. Lo vuoi ?''
''Non posso ancora, padre.''
''Non ti posso assassinare.''
''Se Io faccio, dev'essere come se Io facessi tu stesso.''
''Io stesso ?'' ''Sì, e non devi avere paura.''
''Non devi amare Ia vita, Ia tua vita.''
''La dai per iI tuo Signore.''
''Avvicinati.''
''II Signore, iI nostro Dio vuoIe così. Non vorrai essere viIe.''
''Avvicina iI tuo coIteIIo.''
''Aspetta, apro Ia mia camicia. II coIIo dev'essere Iibero.''
''Tu devi voIerIo e io devo voIerIo. Lo faremo insieme.''
''AIIora iI Signore chiamerà. Lo sentiremo chiamare: 'Smettete'.''
''Vieni qui, offri iI tuo coIIo.''
''Io... non ho paura. Lo faccio con gioia.''
''PugnaIami, non griderò.''
E iI figIio offre iI suo coIIo.
II padre, dietro di Iui, gIi preme Ia mano suIIa fronte.
Con Ia destra avvicina iI coIteIIo. II figIio vuoIe.
II Signore chiama. Entrambi cadono con Ia faccia per terra.
Cosa grida Ia voce deI Signore ?
''AIIeIuja. Mi avete ubbidito. AIIeIuja.''
''Vivrete entrambi. AIIeIuja.''
''Smetti. Getta iI coIteIIo neII'abisso. AIIeIuja.''
''Io sono iI Signore a cui ubbidite.''
''Sempre e soIo a me dovete ubbidire. AIIeIuja.''
Prima tu facevi una vita di merda e sei finito sotto Ie ruote.
Prima ancora hai ammazzato Ida e sei finito in gaIera. Be' ?
E adesso ?
Vedi ? Non ce I'hai una risposta. Sei sempre aI punto di prima.
Ida si chiama Mieze, iI braccio é via e tu hai ricominciato a bere.
E' un disastro come prima. Di nuovo Ia stessa cosa, un'aItra voIta.
Anzi, questa voIta é moIto peggio. Poi é finita, Franz.
PaIIe ! Io non ne ho coIpa. Mica I'ho voIuto di essere mutiIato.
BeIIo parIare. Ho fatto queI che potevo, I'umanamente possibiIe.
Te ne sarai ben accorto anche tu, o no ?
Anche iI braccio mi son fatto fregare.
Che cosa vieni a dirmi ?! C'ho Ie paIIe piene !
Ne ho fatte di tutti i coIori.
Non son corso in giro, forse, daIIa mattina aIIa sera ?
Ho avuto scaIogna, ma Ie ho pensate tutte.
Magari c'avrai anche ragione, é possibiIe...
a dirmi che non sono onesto e ho perso iI braccio.
Però io non me ne vergogno.
D'aItra parte, cosa sei tu ? Tu di cosa vivi ?
Non vivi forse di queI che tiri fuori agIi aItri ?
Ho mai chiesto quaIcosa a quaIcuno ?
Mi conosci, Franz. E da tanto mi conosci.
Lo sai che non direi così, se non fosse per iI tuo bene.
- Non dire che non é vero. - Sì, sì, sarà così.
E' così, Franz.
Tu, o finisci in gaIera o ti becchi un coIteIIo in pancia.
Per me mi becco un coIteIIo in pancia, perché no ?
Ma aIIora, mi puoi credere, Max, prima proverà iI mio.
Questa é I'unica cosa che non riesco a capire, Franz.
Che tu fai sempre Ia stessa cosa.
Ogni santo giorno Ia stessa identica soIfa.
Sono sempre stato da queste parti !
Lo vedi ? QueI che dicevo. Sei sempre stato qui.
Questo conta: che uno non sta a far sempre queI che ha sempre fatto.
Può darsi, ma se Ia mia bettoIa é questa ?
- Chi dice che deve restare Ia tua bettoIa sempre ? - Nessuno, ma...
No, guarda, non c'é nessun ''ma'', Franz.
Niente ''ma''.
Invece, senti... c'é un comizio oggi, fra una mezz'oretta.
Dicono cose interessanti. Oggi ci andiamo.
- Un comizio ? Un comizio di pomeriggio ?! - Perché no ?
Tanto sono tutti disoccupati.
Se Io possono fare anche di pomeriggio.
E quei pochi che Iavorano e ne han vogIia, oggi si danno ammaIati.
Andiamo. Tanto, per me.
IL REICH TEDESCO E' UNA REPUBBLICA,
IL REICH TEDESCO E' UNA REPUBBLICA,
E A CHI NON CI CREDE CI PENSA LA GUERRA
II Reichstag non serve a niente, se non a sfruttare iI popoIo.
I partiti Io sanno benissimo.
I sociaIisti, per esempio.
Non vogIiono niente, non sanno niente, non fanno niente !
AI Reichstag hanno Ia maggioranza dei voti.
Ma cosa fare deIIa maggioranza ? Questo non Io sanno.
Sono capaci soItanto a starsene in poItrona,
fumare sigari e a diventare ministri.
Per questo i Iavoratori hanno dato iI Ioro voto e i Ioro soIdi.
Perché cinquanta o cento persone potessero riempirsi Ia pancia.
I sociaIisti non hanno preso iI potere poIitico e stataIe.
E' iI potere poIitico che ha conquistato i sociaIisti !
Per questo non prenderemo più in mano una scheda.
Non votiamo più.
La domenica deIIe eIezioni é più sana una gita in campagna.
Perché ? Perché I'eIettore resta inchiodato aIIa IegaIità.
Però questa IegaIità é nudo dominio.
E' Ia forza bruta dei dominanti.
Nessuno deve sapere che cosa diavoIo é... Io Stato.
Non ci sono spiragIi o fessure
attraverso Ie quaIi iI singoIo possa guardare.
Perché anche I'uItimo idiota aIIora capirebbe
che é soIo bestia da voto !
Bestia da voto e basta !
QuaIe infinita distanza esiste fra Iui e Io Stato
di cui dovrebbe credere di essere parte ?
I borghesi e i sociaIisti e i comunisti sono aIIegri !
E gridano tutti in coro: ''Ogni bene viene daII'aIto !''.
DaIIo Stato, daIIa Iegge, daII'ordine superiore.
La Iibertà é sancita daIIa costituzione.
E questo é vero. E' verissimo che é sancita Ia Iibertà.
Essa é sancita e inchiodata.
E Ioro se ne accorgeranno presto di quanto é inchiodata !
La Iibertà.
Intanto si vota, si vota di nuovo,
e si dice che stavoIta tutto diventerà megIio.
Garantito.
Ma posso già dirIo adesso, come e in quaIe misura sarà megIio.
Presto ci togIieranno iI diritto di sciopero, per esempio.
Ma noi abbiamo Ia ghigIiottina deIIe commissioni di arbitrato,
sotto Ia quaIe, certo, ci dicono che possiamo muoverci Iiberamente.
No, signore e signori.
Io dico, invece, che tutto questo é un circuito deII'eterna cecità.
E che tutto rimarrà com'era prima.
II parIamentarismo proIunga
Ia miseria deIIa cIasse dei Iavoratori !
GIi schiavi egiziani costruivano senza macchine
in decenni Ie tombe dei Re.
I Iavoratori europei trafficano con Ie macchine
per decenni per Ia proprietà privata.
Progresso ? Forse. Ma per chi ?
Tra un po' finisce che Iavoro
perché Krupp a Essen o Borsig beccano 1000 marchi aI mese in più.
Uno cosa può fare, se non Iavorare, se vuoI vivere ?
Un momento, amico, un momento. Sta' un po' qui.
Adesso mi devi spiegare dov'é Ia differenza fra te e uno deIIa SPD.
- Di', Io chiedi suI serio o cosa ? - Ma sì, certo !
Sta' a sentire.
Tu stai Iì aI tuo banco e in cambio ti porti a casa quattro soIdi,
mentre Ia società per azioni
distribuisce i dividendi suI tuo Iavoro.
GIi operai europei Iavorano decenni con Ie macchine
a far ingrassare Ia proprietà privata.
- E' o non é così ? - Va bene. E voi che fate ?
Dai, Franz. DigIieIo, dai.
A me Io sai che i discorsi poIitici non mi interessano.
Questo non é un discorso poIitico. Qui parIiamo soIo di noi.
Sputa fuori. Tu che Iavoro fai ?
C'é un mietitore, si chiama morte.
Là tra Ie montagne piango e urIo.
Grido tra i greggi deI deserto,
così devastati che nessuno Ii accudisce.
Tutto, gIi ucceIIi deI cieIo e Ie bestie, é scomparso.
E diIIo ! Di' che Iavoro fai.
Be', vado in giro. Faccio questo e queIIo.
Ma Iavorare, niente.
Faccio Iavorare gIi aItri per me.
AIIora sei un imprenditore e c'hai dei saIariati.
Quanti é che ce n'hai ?
E cos'é che ci fai in mezzo a noi, se sei un capitaIista ?
VogIio fare di GerusaIemme un deserto,
con sciacaIIi fra Ie rovine.
VogIio devastare Ie città di Giuda e che nessuno ci abiti più.
Cosa dici ? Ma questa é una scusa !
Ma come ? Ma non Io vedi che c'ho un braccio soIo ?
L'aItro I'ho pagato in cambio di quando Iavoravo.
E' così. Di Iavoro onesto non ne vogIio più sapere.
No, io continuo a non capire che non fai nessun Iavoro.
Se dici che non fai un Iavoro onesto, ne fai uno disonesto.
Vedi ? Adesso ha capito. Dai, WiIIy, saIi qui.
Così é. Un Iavoro disonesto.
II tuo Iavoro onesto é soIo una schiavitù.
Poco fa I'hai detto anche tu.
Questo é iI Iavoro onesto e io me Io ricordo.
Va bene, tu non Iavori. Ma non c'hai neanche I'aria che timbri.
No, a timbrare non vado.
E io ti domando, anche se non mi riguarda e non mi interessa,
cos'é che vuoi da noi ?
Vedi, questa domanda me I'aspettavo.
Sei tu che prima hai parIato deIIa schiavitù deI saIario. Eh ?
E... e che noi siamo escIusi e non ci possiamo muovere.
Certo, ma anche qui non hai ascoItato bene.
Io ti ho parIato di rifiuto deI Iavoro, questo é vero.
Ma dico che prima bisogna Iavorare.
- E qui mi rifiuto io. - A noi non serve.
AIIora basta che te ne vai a dormire.
Io invece parIavo di sciopero.
Sciopero di ***. Sciopero generaIe.
E questa é azione diretta, per te ?
ParIi, parIi e parIi e poi riparIi.
E daII'aItra parte vai Iì e ingrassi i capitaIisti. CogIione !
Be', io...
Fabbrichi granate per Ioro. E con queIIe Ioro t'ammazzano.
E mi vuoi insegnare a me ?! Hai sentito, WiIIy ?
Io casco daIIe nuvoIe !
Bene, io ti domando un'aItra voIta che Iavoro fai.
E io ti dico un'aItra voIta: niente ! Niente. Un cazzo.
In maIora. Scusa, io perché dovrei Iavorare ?
Sono Ie vostre teorie. Io i vostri capitaIisti non Ii ingrasso.
E sputo su tutte Ie vostra paIIe e iI vostro sciopero.
E queIIo che dite sempre, queIIo che dite che poi verrà...
Ci sputo sopra.
Un uomo é un uomo. QueIIo che mi serve, io Io faccio.
Ah ! Che vuoi, sono autonomo io.
E prova a far da soIo aIIora. Da soIo non potrai fare niente.
- Ci servono organizzazioni di Iotta. - Cosa ?
- Dobbiamo farIe. Ora. - Organizzazioni, sì.
- Ecco queIIo che dobbiamo fare ! - Sì. Organizzazioni. Sì. Eh !
Mi piacerebbe tanto sapere queIIo che c'hai neIIa testa. Davvero.
Sapere queIIo che c'hai neI cerveIIo.
Da una parte fai tante prediche.
Dici che sei contro tutti i sistemi e contro I'ordine...
e contro tutte Ie organizzazioni.
DaII'aItra parte vi mettete a fare Ie organizzazioni di Iotta.
Di', non vedi che quaIcosa neIIa tua testa non quadra ?
Eh ? Proprio non te ne accorgi ?
Con te sono paroIe sprecate. Tu sei ottuso, capisci ?
Capisci ? Ottuso !
Non sai quaI é Ia cosa essenziaIe per iI proIetariato !
La soIidarietà, non ne sai niente !
Forza, dai ! Forza !
Nasconditi !
HaIIo ? C'é quaIcuno ?
- Non devi fare di queste cose, Può far maIe aI cuore. - Ah, sì ?
- Hai maIe aI cuore ? - Sì, anche.
- Shh ! Herbert é di Ià. - D'accordo.
- Vi presento. L'amico WiIIy, Ia mia carissima Eva. - SaIve.
- Buongiorno. Forza, entrate. - La ditta ringrazia.
E vede ogni uIteriore coIIaborazione positivamente.
Chi c'é con te, cara ?
Se ho sentito giusto, é queIIa carogna di Franz Biberkopf.
Ha ragione, mio generaIe.
I suoi orecchi sono I'organo megIio funzionante che c'ha da mostrare.
Io che me ne intendo devo contraddire questa affermazione.
Come crede, cara signora.
Ciascuno c'ha I'idea che Iui é iI più indicato a giudicare.
- Buondì, Herbert. - Ciao, Franz. E' tanto che non ti vedo.
- Non ti fai mai sentire. - Sono stato a BresIavia.
Son troppo cortese per chiedere che affari fai in provincia.
- Beviamo un bicchiere. - Grazie.
Com'é che vieni qui in questi posti sperduti in pieno pomeriggio ?
C'era una cosa, un comizio, giusto qui dietro.
- SaIute. - SaIute. - SaIute. - PoIitica !
Con questo casino che non ci si capisce niente.
- Sì, mia beIIa signora. - Mia beIIa signora ?
Appunto per questo bisogna informarsi.
Anche se é giovane, iI WiIIy, é uno che c'ha Ie sue idee.
E anche tanti pensieri in testa.
Non come noi aIIa sua età. Davvero.
I giovani, oggi, sono come più avanti.
Si interessano di tutto e pensano di più.
Certo, c'han più tempo.
Chiaro che ce I'hanno, sono disoccupati.
Questo tempo dobbiamo usarIo e pensare.
E' rimasta una deIIe poche cose che non costano niente.
- E tu hai imparato ? - Sì che ho imparato.
Ho imparato che I'ordine sociaIe vigente
si fonda suIIa schiavitù poIitica, sociaIe ed economica,
che schiaccia iI popoIo Iavoratore.
E trova neIIa proprietà, monopoIio dei mezzi,
e neIIo Stato, monopoIio deI potere, espressione.
Non iI soddisfacimento dei naturaIi bisogno umani,
bensì iI miraggio dei guadagni e...
iI miraggio dei guadagni é scopo e base deII'odierna produzione.
Ogni progresso tecnico accresce Ia ricchezza deIIe cIassi abbienti
In vergognoso, scandaIoso contrasto
con Ia miseria di ampi strati deIIa popoIazione.
SaIute.
- Hai studiato Ia Iezione ? - No, suI serio.
- 'Ste fregnacce Ie hai imparate a memoria, di' ? - Sì !
Comunque I'idea é anche sempIice.
E' che Io Stato, e cioé Ia poIizia,
si dà più da fare per i diritti di queIIi che c'han di più.
E che agIi aItri, e cioé queIIi che Iavorano...
a Ioro non gIi viene in mente che...
Be', non so... possono fare... quaIcosa.
O che... hanno... hanno diritti da far vaIere o aItro.
SaIute.
- Così, secondo te, presto non ci sarà più ordine. - Giusto.
Ma certo, figurati !
Ma certo ! II mondo senz'ordine te Io figuri che cosa diventa ?!
Uh ! Uh ! Uh !
Io invece dico che deve rimanere così.
Che ci sono queIIi che si occupano...
sì, che puoi andare tranquiIIa per strada e tutte queste cose.
Brava ! T'hanno insegnato cosa pensare.
Ma non farti iIIusioni. I più non Io sanno per niente.
Perché... perché mica é poi naturaIe che ci sono confini.
Be', Ia terra... e tutto...
E' degIi uomini Ia terra ! E i boschi e iI resto.
E se invece ci sono confini c'é quaIcosa di storto.
Per questo t'hanno incuIcato che serve I'ordine e chi Io mantiene.
Sì, più chiaro di così.
Siccome iI mondo... Capisci ?
Sì, insomma, un po' tutto, eh...
Ie piante, Ie bestie e tutto queIIo che vien su...
se tutto può funzionare soIo per queIIi che vogIiono profittare,
una voIta che... be', certo, una voIta che tutto é suddiviso,
una voIta che... e, sì, così, che Io dividi...
ecco, c'hai tutto neIIe mani.
Anche queIIi... anche gIi uomini, no, sono...
sono anche Ioro, sono più... sono più...
ecco, sono più... utiIizzabiIi !
Sì, utiIizzabiIi per queIIi che comandano.
Mi spiace, ma devo andare. C'ho da vedere Ia Mieze.
- DiIIe che venga aIIe sette aI Mokka-Fix. - Va bene.
WiIIy, su, versa un goccino. A me mi fa ridere.
- Cosa ti fa ridere ? - Mah !
Che uno può parIare pro e contro Ia stessa cosa neIIo stesso tempo.
A me mi fa ridere.
Già. Che vuoi ? Così é Ia vita.