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Nel 1956 George A. Miller, della Harvard University, pubblica sulla Psycological Review uno degli
articoli cui viene fatto più spesso riferimento in psicologia, intitolato: The magical number
seven, plus or minus two: Some limits on our capacity for processing information
Si tratta di un articolo molto tecnico, da cui viene ricavata l'indicazione secondo cui
il numero di elementi che possiamo gestire, in una singola operazione mentale, è compreso
tra 5 e 9
In termini più generali: la quantità di informazione che siamo in grado di elaborare,
al momento dato, è circoscritta attorno al magico numero 7
Oppure anche: lo span (arco, intervallo) della nostra memoria a breve termine (o memoria
di lavoro) si limita, più o meno, ad una capacità di 7 chunk (pezzo) per volta
Al successo dell'articolo ha certamente contribuito la connotazione esoterica del suo titolo
Mentre il numero di chunk effettivamente gestibili, in un singolo processo di elaborazione mnestica
immediata, è risultato essere con ogni probabilità diverso, secondo molte verifiche sperimentali
successive, attestandosi al di sotto dei 5 chunk: forse 3 o al massimo 4
Un aspetto notevole di questo articolo, rispetto al successo che ha avuto come punto di riferimento
per la psicologia scientifica contemporanea, è che non si tratta di un lavoro sperimentale
Non c'è laboratorio, né campione, né dati originali da cui trarre delle conclusioni
Circostanza che pare sfuggire a molti studenti (anche quelli degli ultimi anni; da me intervistati)
che pure hanno sentito citare questo lavoro
L'articolo è un ragionamento ad alta voce, in cui Miller sviluppa delle ipotesi logiche
su delle risultanze altrui
Si tratta in effetti di una ricerca, o meglio di una dimostrazione, esclusivamente razionale
(razionalista), ancorché a partire da dati sperimentali: prodotti precedentemente, in
laboratorio, da una serie di altri ricercatori (empirici)
Non entro nel ragionamento lì pubblicato, troppo complesso per una scheda introduttiva
Ma penso meriti notare il fatto che il magico articolo di Miller, il quale rappresenta veramente
un punto di partenza per la nuova corrente cognitivista all'interno della psicologia,
è il passaggio ri-fondativo (anche) di qualcos'altro
Rappresenta, dopo quasi un secolo di preminenza assoluta dei dati originali, il ritorno del
ragionamento alla condizione di piena cittadinanza nell'ambito della psicologia scientifica
Dal 7 di Miller in poi, anche l'argomentazione sperimentale (accanto all'esperimento in laboratorio
vero e proprio) diventa una presenza pervasiva nella psicologia accademica ufficiale di fine
Novecento