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C'č una Community su Google+ che lavora giā da tempo, ma adesso di vi dirā di pių Peppe, č nata sui social network e poi si č trasferita su google plus.
Buon giorno a tutti e grazie per la disponibilitā. Io sono uno dei fondatori della Rete dei Giornalisti e Blogger per l'Ambiente. Sono Peppe Croce, non mi ero ancora presentato.
Qui oggi c'č qualche membro della rete. Cos'č questa rete? E' una delle tante esperienze di cui parlavate voi prima, attualmente tutte separate.
Tengo a precisare, per non rubare l'identitā a nessuno, che non č la stessa cosa che si sta per fondare oggi. Noi siamo molto pių piccoli...
ma molto bravi...
Questa Rete dei Giornalisti e Blogger per l'Ambiente č nata l'anno scorso, per iniziativa di Marina Perotta, che č la Main Blogger di Ecoblog.it, ed č nata come un gruppo su Facebook.
Facebook č un buon strumento, lo abbiamo usato tutti per molti anni, ma mostra i suoi limiti. Adesso ci siamo spostati: a dicembre 2012 abbiamo trasferito il gruppo da Facebook a Google+.
Perché? Perché ha delle caratteristiche che ci permettono di lavorare in maniera molto potente, di sicuro in maniera molto pių potente a livello di comunicazione di quello che si potrebbe fare su Facebook.
Tecnicamente siamo una Community di Google+, che equivale pių o meno ai gruppi di Facebook, siamo circa 110 partecipanti. Una ventina di questi partecipano in maniera assidua e fanno i videoritrovi in diretta. Ci alterniamo, sono lo zoccolo duro.
Non sono tutti giornalisti o blogger, ci sono anche semplici curiosi e comunicatori ambientali che vengono a vedere e a informarsi.
Siamo appena nati: 100 partecipanti sono ancora pochi, ma possiamo crescere.
Per fare un esempio di che tipo di partecipazione abbiamo: mediamente abbiamo 8 commenti per post, 0 condivisioni per post e questo č normale perché le Community vengano intese come gruppi chiusi.
Dentro una Community, o dentro un gruppo Facebook, entri per discutere e ragionare ma non fai poi circolare le notizie. Abbiamo 3 "+1" per post e 834 caratteri per post e questo vi dā la misura di quanto si scrive e si discute qui dentro.
Ad esempio la Community "Google+ Discuss" ufficiale di Google, con 57.000 membri, in cui gli utenti si informano su Google+ e risponde Google U.S., ha statistiche che in alcuni casi sono inferiori: 5 commenti per post, 1 reshare per post, 7 "+1" e 321 caratteri per post.
Questi sono i numeri di cosa facciamo e come lo facciamo.
Chi partecipa? Siamo tutti "i piccoli": Ecoblog, GreenStyle (io scrivo per GreenStyle), Greenme, Qualenergia, Vita...
Se sommiamo le pagine viste di tutti questi siti arriviamo tranquillamente a qualche milione al mese. Sommando tanti piccoli siti ne facciamo uno grande.
La cosa interessante č che č un'iniziativa completamente slegata dagli editori. Siamo tutti presenti su questa rete, con i nostri loghi e i nostri siti, ma a titolo personale.
Questo perché se avessimo provato a mettere insieme anche solo due di questi editori ci avrebbero detto di no. I nostri editori non ci supportano, ma ci sopportano.
Perché gli conviene: produciamo materiale originale di qualitā a costo zero per loro, quindi non ci aiutano ma non ci ostacolano.
Cosa facciamo? Principalmente facciamo una approfondita discussione sui temi ambientali, interviste collettive (i cosiddetti Hangout on Air) e prodotti editoriali originali.
Come il nostro primo ebook, di cui non vi parlo perché ve ne parlerā Sergio Ferraris.
Ci sono delle caratteristiche intrinseche di Google+ che ti permettono di fare un "post ricco" come questo scritto da Sergio Ferraris sulla contrapposizione tra energie rinnovabili e termoelettrico e la polemica sugli incentivi alle rinnovabili che c'č stata un mese fa.
In questo caso c'č un testo formattato, con titolo e virgolettato, dei link a dei video e poi un video incorporato.
Questo non č ancora un prodotto editoriale, non č ancora un vero e proprio pezzo. Perō credo che lo possiamo considerare un ottimo "semilavorato".
Chi non č giornalista, chi non č blogger o comunicatore, chi non conosce la questione o chi ha bisogno di conoscere l'argomento per capire che cosa sta succedendo nel rapporto tra rinnovabili e termoelettrico entra nella Community, trova questo post di Sergio Ferraris ed č giā a metā dell'opera. E l'altra metā la fa cliccando sui link.
A livello comunicativo tutto questo č molto potente, č una riflessione, non č un tweet e non porta migliaia di pagine viste ma se vogliamo approfondire e mettere la conoscenza a disposizione degli altri questo post č utile.
Questo altro post l'ho fatto io: č relativo all'ultima intervista che abbiamo fatto, quella sull'Ilva di Taranto. In questo caso non ci sono link e c'č solo una breve introduzione.
Ma la cosa interessante č che ci sono i timings. Il lettore viene, clicca sul minuto-secondo che gli interessa e senza uscire dal post o dalla Community il video si aggiorna a quel minuto-secondo.
Cosa sono gli Hangout on Air? Lo strumento nasce come una videochat con 10 partecipanti al massimo. Uno č l'intervistato, gli altri siamo noi.
Mentre facciamo l'intervista, contemporaneamente viene registrata su un canale YouTube. In questo caso sul mio perché, per questioni tecniche, sono sempre io che faccio partire e che conduco l'Hangout.
L'Hangout puō essere aperto alla partecipazione del pubblico. Noi non lo facciamo, lo teniamo chiuso per ottimizzare la banda. E' uno strumento che stiamo imparando a usare.
Mentre facciamo l'intervista la si puō guardare in diretta ma viene anche registrata sul canale YouTube, quindi si puō dopo inserire in qualunque sito come un normale video di YouTube.
C'č anche una chat testuale che non si vede nel video ma che vedono solo i partecipanti. E' utilissima per chiedere la parola: l'intervistato dice una cosa e uno dei partecipanti chiede di intervenire per rispondere.
Hai quindi la possibilitā di dialogare in diretta ma al di fuori di quello che si vede e che si dice in video. E' utile perché magari l'intervistato dice di aver presentato una proposta di legge, uno degli intervistatori sa che non č vero e chiede di intervenire e lo dice immediatamente.
Gestire dieci persone č un lavoraccio. Io esco con il cervello fritto dalle interviste, ve lo dico onestamente. Considerate che sono interviste che durano 40-60 minuti.
ti volevo chiedere: gli intervistati non si sentono un po' al centro dell'arena? Essere intervistati da dieci giornalisti...
Il discorso č semplice: se io vado da Chicco Testa e gli chiedo un'intervista lui mi risponde di no. Se glielo chiedo insieme ad altre 8-9 persone Chicco Testa sa che appare in almeno 4-5 siti č diverso.
E' proprio questo il concetto: faccio rete con gli altri e ottengo ciō che voglio. Infatti tutti i video vengono pubblicati con licenza Creative Commons perché il copy right non puō essere di nessuno, deve essere di tutti.
Nei video privati č possibile vedere anche altri video di YouTube e delle slide o altro materiale, ma non č possibile nei video in diretta e registrati. Molto probabilmente per evitare violazioni di copy right.
E' probabile che entro qualche mese sia possibile farlo, almeno per i video con licenza Creative Commons. Se questa cosa dovesse succedere, lo strumento cambierebbe completamente perché potresti fare un talk show in casa.
Potrei portare un video che io ho girato, come una testimonianza di uno sversamento di materiale inquinante in un fiume, e farlo vedere durante l'intervista. E questo darebbe ulteriori strumenti.
Come ci organizziamo? L'Hangout č il risultato finale: ci organizziamo in Community. Si lancia il tema, chi č interessato prenota un posto. I posti vengono riservati in base alle competenze, non ha senso far parlare tutti di qualunque argomento.
Considerate il fatto che se ci sono temi su cui non abbiamo specialisti possiamo chiamare qualcuno esterno. E' successo nel caso di un Hangout sull'agricoltura: abbiamo chiamato un giornalista di Radio CRC Campania che č una delle poche radio italiane che ha un giornale radio interamente dedicato all'agricoltura.
Poi si cercano i contatti con le persone da intervistare tramite vari canali: Facebook, uffici stampa, societā di comunicazione. L'importante č che risponda.
Ci sono delle prove tecniche da fare perché lo strumento č quasi sconosciuto in Italia: io chiamo l'intervistato il giorno prima, sistemiamo la webcam, disegno la didascalia.
Facciamo un Hangout privato in cui io gli spiego come funziona e dopo andiamo in diretta. Viene diffusa la notizia per avere la partecipazione di tutti. L'intervista viene registrata automaticamente, fa tutto YouTube.
Nelle 24 ore successive diffondiamo l'intervista sui nostri siti web. Ed č questo che ci dā forza: non passiamo dagli editori e gli intervistati vanno su 4-8-10 siti.
Ne vale la pena? Questa cosa č molto interessante perché fino a ora abbiamo avuto poche visualizzazioni, poche migliaia: 5-6000. Il video pių popolare č stata l'intervista ad Angelo Bonelli che ha avuto 700-750 visualizzazioni.
Si potrebbe dire: "Con tutto questo lavoro, non ti conviene farlo...". Sono poche visualizzazioni, dobbiamo essere onesti, non pochissime ma comunque poche.
Ma noi partivamo sostanzialmente da zero. E da zero abbiamo creato una sorta di redazione virtuale, che č un progetto molto interessante. E, soprattutto, ci interessa la fidelizzazione nei video e le nuove iniziative che stiamo facendo.
La fidelizzazione la potete vedere: il video di Chicco Testa ha avuto 450 visualizzazioni, ma oltre un quarto degli spettatori č arrivato alla fine, a 56 minuti. Circa 150 persone hanno visto un'ora di intervista a Chicco Testa.
scusa Peppe ma dobbiamo tagliare perché c'č poco tempo.
Come nuove iniziative cito Greenpolitica.it che ci aiuta su Twitter. Ci fanno da desk su Twitter: gli teniamo un posto libero e loro ci fanno da interfaccia da e per Twitter.
Tengo anche a dire che iniziamo a diventare una fonte giornalistica: quando abbiamo fatto l'intervista a Chicco Testa abbiamo ricevuto una richiesta da Assosolare per fare una replica. Ovviamente gliela abbiamo concessa.
Commenti Google+, ve ne accenno velocemente: č una funzione uscita pochi giorni fa ma molto importante.
E' simile ai commenti di Facebook per i siti web, perō č bidirezionale: ogni volta che condividi l'articolo, la condivisione finisce nell'articolo. Quindi se quel sito attiva il sistema dei commenti Google+ lo puoi bombardare di commenti e condivisioni.
E' una cosa che non conosco ancora abbastanza bene, me la sto studiando, ma che potrebbe cambiare tutto.
Chiudo qui, grazie.