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Umberto Boccioni
Reggio Calabria 1882 - Verona 1916
l'avanguardia futurista
nata nel 1909
può essere considerata il più importante contributo dato dall'Italia
all'arte del ventesimo secolo
Boccioni occupa un ruolo di primo piano
all'interno del Movimento
incarnandone appieno lo spirito
egli riesce a rendere pittoricamente e plasticamente
il dinamismo e la velocità
in cui risiede il nuovo concetto di bellezza.
La città che sale
1910 1911
Olio su tela
Centimetri 199,3
per 301
New York, Museum of Modern Art
Dopo essersi formato a Roma
Boccioni si stabilisce a Milano nel 1907.
Attorno al 1910 realizza "La città che sale".
L'opera, anticipata da numerosi bozzetti, in origine era intitolata "il lavoro",
e faceva parte di un trittico.
Il dipinto rappresenta un cantiere alla periferia di Milano.
In primo piano
degli uomini tentano di trattenere i cavalli imbizzarriti;
sullo sfondo, partendo da sinistra,
vediamo il tram elettrico,
le impalcature delle fabbriche in costruzione
e le ciminiere fumanti.
La metropoli moderna, il lavoro e il progresso
sono temi molto cari al Futurismo.
I cavalli impetuosi,
ricorrenti nell'arte di Boccioni, simboleggiano la vitalità della città
in evoluzione.
Poiché sono frutto del montaggio operato dalla visione mentale,
le architetture presentano prospettive dissonanti;
il dipinto mostra la ricerca di "una sintesi di quello che si ricorda e di
quello che si vede".
Nella composizione
prevalgono le linee curve
che descrivono il movimento vorticoso degli uomini e dei cavalli.
Sullo sfondo,
le linee rette
proiettano la città verso l'alto
e all'esterno della tela.
L'impiego della tecnica divisionista accentua il dinamismo e l'energia da cui
la scena è pervasa;
Boccioni fonde tra loro colori puri brillanti e luminosi
con pennellate rapide e filamentose.
La velocità crea coni di luce che si proiettano nell'atmosfera.
Forme uniche della continuità nello spazio (1913)
Bronzo
Centimetri 112 x 40 x 90
Milano, Museo del Novecento.
Forme uniche della continuità nello spazio risale al 1913.
Con quest'opera l'artista toglie alla scultura il ruolo celebrativo che aveva
rivestito nel secolo precedente, rifiutandone lo statico monumentalismo.
La scultura rappresenta una possente figura priva delle braccia
che incede a grandi passi. L'artista coglie in una visione simultanea la
sequenza di attimi determinata dall'avanzare dell'uomo.
La deformazione delle sue membra
è dovuta al fatto che Boccioni
ne studia il moto nel tempo;
la quarta dimensione entra così a far parte della scultura.
Le "scie" che prendono forma nel bronzo e accompagnano la figura, fissano nella
memoria gli istanti e i passi precedenti:
in questo modo l'artista
suggerisce il potente dinamismo del corpo,
che appare in continua trasformazione.
Un groviglio di linee curve che si intersecano,
definisce i piani e i volumi che si compenetrano con lo spazio circostante.
La scomposizione e la sovrapposizione dei volumi,
di derivazione cubista, crea un grande effetto di mobilità.
La luce che scivola sul bronzo,
mette in evidenza le masse muscolari che sembrano modellante dalla forza del
vento.