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Professor Sachs, lei e´ d´accordo?
Negli utlimi 18 mesi cosa ha visto accadere
in termini di impegno per alleviare poverta´, indigenza,
e altri problemi di cui si occupa e che le stanno a cuore?
Credo che sia essenziale adottare una prospettiva a lungo termine
per tutti questi problemi:
l´energia, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica,
la lotta contro la poverta´.
Nessuno di questi temi puo´ essere affrontato anno per anno.
Richiedono tutti una prospettiva a lungo termine.
E quando si destabilizzano i mercati,
come e´ successo negli ultimi anni,
quando il petrolio passa in un paio d´anni dai 25 dollari al barile
a 150, come abbiamo visto, poi ricade a 50,
per poi risalire a 80,
a un certo punto si tira a indovinare.
E´ estremamente difficile per chiunque
operare in questo contesto.
Naturalmente, chi ci rimette sono i piu´ disagiati,
perche´ non hanno margine di sopravvivenza.
L´aumento dei prezzi per le risorse alimentari,
che ci sembra forse il male minore,
e´ invece quello che maggiormente colpisce le persone disagiate,
perche´ il 50, 75, 80 percento
del loro reddito lo spendono in alimenti,
e queste persone sono state duramente colpite.
Dunque ho visto molte difficolta´,
cosa inevitabile nelle condizioni traumatiche che abbiamo vissuto.
Simili traumi non si dovrebbero verificare.
Quando dico che abbiamo bisogno di una nuova macroeconomia,
intendo dire che c´e´ bisogno di una prospettiva
che colleghi i temi finanziari, monetari,
i temi "tradizionali" della cosiddetta domanda aggregata,
con quelli strutturali – con l´energia,
le disponibilita´ alimentari, la popolazione,
la lotta alla poverta´.
Mi sembra che chi decide le politiche macroeconomiche
Sia abbastanza cieco rispetto a questi fenomeni strutturali.
Non li capiscono.
Dicono "non e´ affar nostro;
non ci deve riguardare".
E´ cosi´ che ci rimettiamo anno dopo anno.
E´naturale che ora si concentrino sulla politica monetaria, il loro oggetto naturale.
Non hanno fatto certo un buon lavoro in quel campo.
A dire il vero la Fed e´ stata mal governata
per un bel po´, a mio parere…
oscillazioni selvagge che alimentavano le bolle.
Ma i nostri politici economici non possono piu´ dire
"lasciamo fare al mercato".
Perche´ in questo mondo dove tutto e´ collegato,
quando abbiamo una crisi delle risorse,
abbiamo una crisi sociale globale,
in questo mondo dove tutto e´ interconnesso,
dobbiamo sforzarci di pensare a soluzioni a lungo termine.
E´questa la chiave.
E quale crede sia la responsibilita´
di societa´ come quella del Dott. Scaroni
in questo scenario?
Queste societa´ sono essenziali.
Eni e le aziende leader mondiali come Eni
Devono assumersi quello che io chiamo un ruolo da "statista",
e credo che questa societa´ lo faccia.
Cioe´ dire
"siamo interessati solo agli affari,
lasciateci in pace, questi non sono problemi nostri".
Un´azienda come Eni e, ripeto, e´ quello che Eni sta facendo,
ed e´ per questo che siedo qui
felice di partecipare a questa conversazione,
Eni dice
"dobbiamo occuparci del clima;
e´ questo il vero problema".
Non dice
"e´ una frode, lasciate perdere, sono sciocchezze,"
atteggiamento che sarebbe dettato da una prospettiva limitata,
che guarda solo al proprio interesse e al breve termine.
Un´azienda diversa potrebbe dire,
"prendiamo quello che vogliamo in Africa;
ci entriamo,
e ne usciamo il piu´ velocemente possibile;
miriamo solo al profitto".
Non e´ quello che fa Eni,
Perche´ una societa´ leader seria ha una prospettiva molto diversa
deve averla.
Dice "investiremo decine di miliardi di dollari;
non vogliamo che domani ci caccino via;
non vogliamo che un colpo di stato cambi tutto;
non vogliamo instabilita´ sociale
che renda impossibile ai nostri operai raggiungere i pozzi…"
e cosi´ via.
Inoltre ritengo che stranamente i governi,
quelli a cui guardiamo per risolvere questi problemi,
sono molto meno consapevoli delle soluzioni
delle dirigenze aziendali.
Quindi per quanto mi riguarda, la parte difficile e´
- sia detto con tutto il rispetto… un profondo rispetto -
che se le aziende perseguono obiettivi limitati,
se sono li´ a fare lobbying per ottenere i massimi vantaggi
nel breve periodo,
il sistema mondiale andra´ in rovina.
Ecco cosa e´ successo:
Wall Street ci ha portato a colpi di lobby verso la bancarotta.
Ma se le aziende dicono
"noi siamo il riferimento di centinaia di migliaia di lavoratori,
di decine di paesi, siamo i depositari di tecnologie all´avanguardia;
siamo in realta´ i depositari di soluzioni chiave,
ma da soli non possiamo farcela perche´ siamo societa´ del privato;
abbiamo bisogno della collaborazione della comunita´ globale,
sia dei governi sia della societa´ civile,
e dobbiamo trovare soluzioni a lungo termine",
allora ci sara´ un futuro.
Per questo posso dire con tranquillita´ che
Non sono le aziende la fonte del problema
questo movimento contro le grandi aziende
dei gruppi anti-globalizzazione si sbaglia.
Dobbiamo trovare risposte efficaci
a lungo termine
e anche le principali multinazionali hanno bisogno
di trovare risposte a lungo termine,
perche´ investono miliardi
o decine di miliardi di dollari
e hanno bisogno di stabilita´ per trarne profitto.
Non e´ un´operazione di incursione
con cui si cerca di accaparrarsi velocemente qualcosa.
Dott. Scaroni, come risponde?
Dovete fare i conti con l´immagine di alcune aziende
che vihanno preceduto
e che volevano solo prendere le risorse e scappare via.
Sono d´accordo al cento per cento col Professor Sachs.
Credo sul serio che le aziende possono giustificare la loro esistenza
solo se considerano i benefici a lungo termine
della societa´ in cui operano.
Diro´ di piu´, usando le parole di Adrian Cadbury,
un guru della corporate governance:
tra le aziende e la societa´
C´e´ un accordo implicito in cui la societa´ consente alle aziende
di lavorare, di vendere i loro prodotti, di fare profitti
purche´ i benefici che trae da quelle aziende
siano superiori al danno che le aziende fanno alla societa´.
E questo e´ vero su scala mondiale,
ma anche su scala locale.
Noi siamo sempre stati, direi sin dalla nostra fondazione,
molto, molto attenti a dare piu´ di quanto prendiamo.
Eni e´ una societa´ relativamente giovane.
E´ stata fondata dopo la Seconda Guerra Mondiale
e ha dovuto farsi strada nel mercato petrolifero
tra i giganti del settore che operavano gia´da tanti anni
Il mio predecessore, che ha fondato la societa´,
pensava che il modo migliore per entrare in paesi nuovi,
l´Africa in particolare,
era di trovare un approccio diverso
un approccio con cui
ci siamo seduti a fianco dei governi,
piuttosto che dall´altra parte del tavolo,
cercando di trovare soluzioni per i paesi in cui operiamo,
in molti campi diversi che non hanno nulla a che vedere col petrolio,
Comprese le infrastrutture, l´agricoltura, l´industria, l´elettricita´…
Con questi modi facciamo la differenza
e cosi´ ci siamo proposti ai paesi produttori con un approccio diverso,
che ha avuto un enorme successo,
perche´ la nostra societa´ e´ cresciuta piu´ velocemente delle altre
…e ancora sta crescendo.
Ora siamo i primi produttori di petrolio e gas in Africa
e nella mia opinione, questo e´ dovuto all´approccio iniziale
che oggi chiamiamo sostenibilita´…
ma a quei tempi era semplicemente
un diverso modo di avvicinarsi a governi e paesi.
E continuiamo su questa strada,
Perche´ siamo convinti che la sopravvivenza della nostra societa´
E la sopravvivenza della nostra attivita´ dipenda molto dalla nostra capacita´
di lavorare per un mondo a lungo termine
e per i paesi in cui operiamo.