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Kite Gen. Ritratto di un'invenzione
"... cioè, una centrale nucleare costa 6 miliardi"
"ormai è accertato che costa 6 miliardi di euro..."
MASSIMO IPPOLITO ideatore del Kite Gen: Abbiamo una fame incontenibile di energia.
L'energia è assolutamente collegata con la civilizzazione e con la qualità di vita delle persone.
"... perché sono 500 milioni un impianto da 1 GW a turbogas"
Per fare un esempio: quando il petrolio costava veramente poco,
quindi avevamo a disposizione un'energia a basso prezzo, è stato il momento più florido per l'umanità
si sono potuti istituire il welfare o lo statuto dei lavoratori
quindi, l'energia a basso prezzo permette molta più libertà agli umani.
Noi siamo veramente oppressi da quello che sono i combustibili fossili
sia per il degrado ambientale, sia per il ricatto sociale, geostrategico, geopolitico che conducono con sé.
L'opportunità dell'eolico troposferico
Il vento è una risorsa... immensa.
Non quello di superficie, diciamo fino a 100 m,
perché questo flusso d'aria viene rallentato, frenato da quello che possono essere le montagne, gli alberi, le case...
Il vento di 6 - 7 m/s è un vento non frequente al livello del suolo
ma diventa il vento medio disponibile a 1000 m.
L'idea del Kite Gen
Mancava, appunto, il metodo per estrarre questa energia.
Quello che state vedendo alle mie spalle è il Kite Gen Stem,
che è formato da una struttura di sostegno della sala macchine e dal famoso braccio di sostegno e manovra delle ali.
Dalla punta dello Stem partono le funi che vanno al vero e proprio elemento che interagisce con il vento,
che è l'ala o kite, detto anche aquilone, impropriamente.
Quindi, una vela appesa trascina il braccio nella direzione e poi la vela inizia a decollare.
All'inizio, abbastanza lento e faticoso, arriva a incontrare una quota con vento più sostenuto
e a quel punto l'ala inizia decisamente a tirare le funi.
Gli argani e gli alternatori sono come la dinamo di una bicicletta
che quando viene messa in rotazione produce energia elettrica.
Il movimento del kite sarà molto ampio, farà questi otto nel cielo
per poter intercettare il più possibile vento "fresco" e indisturbato
e ci farà svolgere le funi fino alla massima estensione.
Ci ritroviamo a un certo momento a non avere più delle funi avvolte sugli argani,
quindi bisogna in qualche modo resettare la macchina
per poter riniziare il processo dall'inizio.
Noi riportiamo giù l'ala dai 2000 m raggiunti col volo precedente fino magari a 1000 m, 400 m ...
per poter poi riniziare il ciclo produttivo.
Tutto il macchinario del Kite Gen gestisce in modo indipendente
la fune di destra dalla fune di sinistra.
Ed è proprio questa caratteristica meccanica della sala macchine
che ci ha permesso di introdurre e provare la scivolata d'ala.
Mettere l'ala in scivolata d'ala vuol dire tirare solo una fune
e questa inizia a sbandierare e venire giu rapidamente.
Rimettendo le funi pareggiate l'ala riprende la sua configurazione di volo.
Questo ciclo si ripete in modo continuo,
dove i tempi di trazione sono nell'ordine dei minuti
e i tempi di recupero sono nell'ordine delle decine di secondi.
Queste sono le batterie di supercondensatori che servono per stabilizzare l'uscita della produzione energetica del Kite Gen.
In pratica, dall'esterno la rete vedrà un flusso continuo di energia.
Possiamo vedere qui le pulegge alla base dell'albero
che mandano verso la sala macchine le funi assiali del braccio,
che provengono direttamente dal kite.
Tutto il materiale, tutto l'equipaggiamento tecnico è in rotazione assieme al vento.
Le difficoltà importanti, che sono subito sembrate insormontabili
erano il problema di condividere lo spazio aereo con l'aviazione.
Però, dopo aver ragionato brevemente su questo problema abbiamo capito che
per esempio le centrali, le installzioni industriali di un certa pericolosità hanno uno spazio aereo chiuso.
Le vele definitive saranno completamente rinnovate, come disegno, come materiali e come struttura.
Avremo delle vele specializzate per la produzione di energia, non per il divertimento, lo sport.
L'ultimo tassello che è "ancora nella scatola" è il contollo,
che dovrà essere testato sul campo.
Alcune parti del controllo sono già state collaudate, sperimentate sul prototipo.
Adesso ci mancano delle fasi abbastanza impegnative come il decollo,
ma anche per il decollo abbiamo almeno cinque soluzioni diverse, per poter fare un decollo in sicurezza.
Decollo. Primo metodo
Se c'è vento di terra, e quello che c'è in questo momento potrebbe già bastare,
la vela si alza e si solleva da sola.
Decollo. Secondo metodo
Utilizzare lo stem che dà dei brevi impulsi di trazione all'ala
in modo tale che questa possa, impulso dopo impulso, guadagnare quota.
Decollo. Terzo metodo
Unire a questi impulsi di trazione, sempre in assenza di vento,
anche dei movimenti di brandeggio del braccio.
Decollo. Quarto metodo
L'utilizzo di un pallone gonfiato ad elio ma che serve solo brevemente
in una fase per sollevare le funi e, in un transitorio breve, solleva l'ala
dopdiché il pallone viene ritirato.
Decollo. Quinto metodo
L'ultimo metodo è di usare dei ventilatori che supplementano il vento di terra
e permettono di fare un decollo totalmente artificiale.
Il Kite Gen ha già funzionato nel 2006 con un prototipo addatto alle attività di ricerca
Devo dire, acluni guasti che ho avuto mi facevano addirittura piacere.
Ovvero: le pulegge nelle quali passano le funi, che si scaldavano oltre i 250°C
per la fatica, per lo sforzo.
Questo voleva dire che eravamo di fronte veramente all'energia che fluiva, che arrivava...
Poi abbiamo rotto moltissimi kite, che esplodevano letteralmente in aria per lo sforzo.
E questo ci ha fatto capire di nuovo, nella stessa direzione, che l'energia c'era
e che dovevamo comunque trovare dei presidi, dei metodi per proteggere l'attrezzatura.
Pian pianino si è formata questa convinzione di essere di fronte a una novità,
a una novità assoluta, un'opportunità incredibile
di produrre energia a dei costi mai visti fino ad oggi.
Qui possiamo vedere forse uno dei pezzi più pesanti della struttura del Kite Gen
Questo vuol dire che questa macchina può essere facilmente portata
in territori di difficile accessibilità, con dei mezzi normali.
Il concetto del Kite Gen disinnesca tutta quella problematica paesaggistica,
e devo dire anche l'accaparramento un po' avido dei siti che è avvenuto nel meridione (ndr d'Italia)
perché con il Kite Gen va bene qualsiasi luogo.
Questa macchina deve produrre i 3 MW nominali con il vento medio che riusciamo a trovare qui
in quota su questo sito (ndr Sommariva Perno, CN, Italia).
Se pensiamo all'idroelettrico, può essere fatto solo in luoghi
dove ci sono bacini naturali o dove si possono realizzare dei bacini di accumulo per l'acqua.
L'eolico ha bisogno di siti ventosi.
Per Kite Gen il problema è quello di essere nella zona temperata,
quindi tutta l'Europa e, andando a zoomare, le zone industriali, le zone degradate
possono ospitare liberamente il Kite Gen.
Se non c'è vento sufficiente a 1000 m si può salire a 2000 e così via,
in modo tale da poter avere a disposizione sempre la stessa quantità di potenza da erogare in rete.
Il vento di alta quota, pur essendo presente con più costanza e più intensità rispetto a quello di terra,
può anche mancare per brevi periodi
ma, producendo 6000 ore l'anno, non siamo molto diversi da una centrale a carbone
o da un impianto nucleare, perché anche questo, in ogni caso,
ogni 2 anni dev'essere fermato e per 3 o 4 mesi si cambiano le barre di combustibile
Una torre eolica installata nei pressi di Linate (ndr vicino Milano), e dico Linate perché di L. abbiamo tutti i dati del vento dettagliati,
lavorerebbe 70 ore all'anno, quindi 70 ore su 8760.
A Linate il Kite Gen potrebbe produrre migliaia di ore, 4000 ore senza problemi andando...
Sottotitoli fatti dalla comunità Amara.org