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Un giorno di guerra per la pace.
Messaggio alla gioventù del mondo.
1944
Vent'anni fa.
La guerra fiammeggiava.
Un mondo pazzo, di strage,
insanguinato, martirizzato, terrorizzato.
Da un piccolo villaggio di Francia, dove avevo dovuto cercare rifugio, scrivevo al
presidente Roosevelt:
un giorno questa guerra finirà,
finirà per dove avrebbe dovuto cominciare, la pace.
Io propongo allora a lei,
ai suoi alleati
e ai suoi avversari di prolungare teoricamente le ostilità per 24 ore.
Voglio dire che, durante 24 ore, l a guerra costi ancora
ma non distrugga più.
Il denaro che vi permette di uccidere ogni giorno da 5 anni, voi l'avreste
bentrovato - non è vero? -
per uccidere un giorno in più.
Allora, quei miliardi, metteteli in comune per ricostruire assieme qualcuna di
quelle opere che sono la proprietà e l'onore di tutti gli uomini
e che la guerra ha distrutte senza volerlo,
senza prestarvi attenzione,
stavo per scrivere per sovrappiù.
Dopo tante sanguinanti disperazioni
sarà per i vostri popoli la prima ragione di sperare.
Non ho ricevuto alcuna risposta e fui senza dubbio il solo a meravigliarmi.
Bisogna essere molto ingenui per credere che gli uomini abbiano il tempo,
mentre fanno la guerra, di pensare alla pace.
Tuttavia, durante questi 20 anni, ripresi e rinnovai il mio appello.
Nel 1954 mi rivolsi ai due grandi di quell'epoca dicendo loro: Rinunciate
ciascuno ad un aereo da combattimento
e noi potremo curare tutti i lebbrosi del mondo. Invano.
Forse che si può disturbare personaggi così grandi per così poco?
Rinovai la mia richiesta nel 1955,
poi nel 1959.
Sempre niente;
infine nel 1962.
Nel frattempo il mondo continuava a correre alla velocità di una valanga
verso il più grande cataclisma della sua storia:
io ve l'ho detto tempo fa
Gli uomini che hanno fame rappresentavano nel 1938 il 35 per
cento dell'umanità.
Sono oggi due terzi,
tra 10 anni saranno i tre quarti.
Ogni anno la fame ammucchia più cadaveri di quanti ne fece l' ultima
guerra in 5 anni.
Se presto, molto presto,
un immenso slancio d'amore non sconvolgerà la coscienza universale,
la fame degli uomini precipiterà alla fine del mondo.
Siete voi che direte no al suicidio dell'umanità:
in questo mondo che cammina titubante tra gli sperperi insultanti e le
carestie disperate,
tra i ventri vuoti e i ventri troppo pasciuti,
voi esigerete che gli uomini d' oggi prendano le loro responsabilità davanti
a voi,
uomini
e donne di domani.
Vi ho chiesto: "Volete aiutarmi?"
Voi mi avete risposto: "Che dobbiamo fare?"
Ve lo dico.
Riprendendo la mia proposta di vent'anni fa, ho appena scritto una nuova lettera
all' ONU.
Ecco perchè;
calcolare quanto costa ogni anno la corsa agli armamenti è una chimera.
I grandi non ce lo diranno,
forse non lo sanno.
Tuttavia, parlando di mille miliardi di dollari, siamo certi di essere sotto
alla realtà.
E' una bella somma ...
soprattutto quando si pensa che durante lo stesso tempo i popoli pasciuti
non consentono a offrire che 4 miliardi di dollari per nutrire coloro che hanno
fame.
Infatti si può ben immaginare che, con spese simili, non abbiano i mezzi di
pensare anche alla miseria del mondo.
1000 miliardi di dollari per uccidere,
4 miliardi per soccorrere.
E' questa la civiltà?
Allora ecco quello che io propongo:
che tutte le nazioni decidano, ogni anno, in occasione di una giornata mondiale
della pace
di prelevare dai loro rispettivi bilanci ciò che costa loro un giorno di armamento
e metterlo in comune per lottare contro le carestie, i tuguri e le grandi
endemie che decimano l'umanità.
Un giorno di guerra per la pace.
Si penserà forse che io non sono molto esigente
ma questa prima riconversione di armi di morte in opere di vita, sarà un gesto
risonante capace di abbozzare la salvezza di una umanità che, con le mani
legate e la bocca cucita,
si precipita impotente verso la fossa comune.
Disarmate, per poter amare. Ecco
quello che io ho detto all' ONU.
Da solo il mio appello rischia ancora una volta di restare vano.
Errando di piano in piano,
perdendosi, sprofondando di ufficio in ufficio,
è condannato a finire, come i precedenti, nel dimenticatoio di quella torre di
Babele
che fu la tomba già di tante speranze.
Ma se alla mia voce rispondono migliaia d' altre voci,
di giovani voci ardenti, intransigenti
che non accettano di essere soffocate e rigettano il silenzio come un'ingiuria,
allora i volontari della sordità,
i muti per vocazione,
invece di pensare ancora a lui, si diranno loro,
già loro, quelli che vengono, che vanno all'assalto
e che vogliono impedire ai responsabili di dormire attendendo di domandar loro
dei conti.
Allora bisognerà bene che vi intendano e che ci ascoltino
perchè domani siete voi che sarete i grandi.
Dunque voi scriverete a New York, subito,
a gruppi di 10 voi firmerete le cartoline che metteranno in evidenza la
vostra determinazione.
Se ogni giorno, a migliaia e migliaia, quelli che hanno il potere e il dovere di
rispondere ricevono la testimonianza esigente
delle vostre giovani volontà, si finirà bene.
Sommergiamo dunque coi nostri appelli i loro uffici e i loro burocrati;
bisogna che le loro pratiche cessino di giocare a rimpiattino con le nostre vite.
Tre potenze hanno oggi l'ascolto e il rispetto del mondo:
il numero,
la forza e il denaro.
Mettere il numero non più al servizio della forza cieca
o del denaro corrotto
ma al servizio di un raggiante amore.
Ecco il vostro compito umano.
La sola verità è amarsi.
Perciò non accontentarsi di fare il morto,
di accettare, di approfittare o di subire;
ma costruire, difendere,
illuminare, elevare.
Nessuno ha il diritto d' essere felice da solo. Così
non contenti d' essere vissuti, voi avrete meritato di vivere.
Durante i migliori 20 anni della mia vita,
davanti alla terrificante assurdità degli armamenti, contro la diffidenza
ottusa e l'odio delirante, io ho lottato per proteggervi.
A voi ora il difendervi.
Raoul Follereau