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Stasera sono qui per parlarvi
dello studio che ho condotto sull'Himalaya del Nepal
e di ciò che ho appreso sulle definizioni di matrimonio.
Sono un'antropologa culturale e studio il matrimonio e i sistemi familiari,
da un punto di vista multiculturale, da 20 anni.
Molti di noi americani pensano a uno schema preciso
quando pensano al matrimonio e alla famiglia.
Ci sono alcune cose che consideriamo normali, addirittura ideali,
riguardo al matrimonio e la famiglia.
E molti non pensano di chiedersi da dove viene questo schema.
Ho analizzato l'argomento dalla prospettiva della mia famiglia.
I miei genitori hanno divorziato quando ero piccola,
si sono risposati, hanno avuto altri figli,
e poi ne hanno adottati degli altri da un altro paese.
Per questo il mio concetto di famiglia è stato sempre abbastanza flessibile.
Il mio concetto di matrimonio, invece, era molto più rigido.
Si basava su ciò che vedevo intorno a me,
crescendo nelle campagne del New Hampshire tra gli anni '70 e gli anni '80.
E come molti americani, ho interiorizzato l'idea che il vero e proprio matrimonio
si basasse su una relazione tra un uomo e una donna.
Non avevo mai pensato di mettere in discussione quel sistema,
di domandarmi da dove venisse,
di pensare a che tipo di idee e sistemi esistessero in altre società.
Perciò quando ho iniziato a studiare antropologia culturale,
concentrandomi sul matrimonio e la famiglia,
ho iniziato a chiedermelo più seriamente.
Per finire gli studi
dovevo scegliere una società in cui vivere, imparare la lingua,
e passare più di un anno,
convivendo con quelle persone e imparando le loro abitudini.
Passiamo quindi al 1995,
quando, con pochi spiccioli in tasca,
mi ritrovai a camminare lungo questa vallata,
trasportando una quantità di roba che adesso trovo imbarazzante,
ma che allora credevo fosse necessaria
per sopravvivere in quel posto per un anno.
Questo è il distretto di Humla, nell'angolo nordoccidentale del Nepal,
vicino al confine con il Tibet,
in un posto senza strade.
La strada nepalese più vicina distava tre settimane, alla mia andatura.
Nei villaggi non c'erano elettricità, bagni, acqua corrente,
telefoni e assistenza sanitaria.
Per arrivarci ho viaggiato su questo aereo,
sono atterrata su una pista di ghiaia, e ho iniziato a camminare.
Per arrivare nel mio sito di ricerca, ho dovuto camminare tra le 8 e le 16 ore,
e c'erano molti villaggi tra cui scegliere.
Alla fine ho scelto questo, il piccolo villaggio di Karami,
con 300 abitanti e una primavera molto calda, e ho detto tutto.
Sono rimasta lì per un anno,
ho parlato con la gente che ci viveva, capito il loro modo di vivere
e le loro idee sulla famiglia e il matrimonio.
Ero attratta da questo posto
perché per sposarsi seguono un sistema molto particolare, in cui di solito
le persone praticano la poliandria,
ovvero l'unione di una donna con più mariti.
Ma in realtà il sistema è molto flessibile, quindi molte persone sono monogame.
Alcuni sono poligini, ovvero hanno più mogli,
e c'è un'enorme apertura mentale e flessibilità
per quanto riguarda la definizione di matrimonio nella società.
Il giorno del mio arrivo, ho conosciuto la mia amica Carchun Lama,
con la quale stavo legando molto.
Carchun aveva la mia stessa età.
E all'epoca, aveva cinque mariti e tre figli.
Io invece non avevo né marito né figli,
il che era causa di seria apprensione da parte delle mie amiche,
che passavano ore e ore a consigliarmi
come affrontare gli ostacoli che prevedevano nel mio futuro:
trovare marito, e sopportare
le difficoltà di gravidanza, travaglio e parto alla veneranda età di 26 anni.
(Risate)
Ma ancor più che per me si preoccupavano per il mio ragazzo,
che ha vissuto con me per un po',
e per il grave errore di valutazione che sembrava lui stesse facendo,
avendo scelto una donna tanto pigra ed evidentemente incompetente,
che era felice di passare i propri giorni
a fare domande assurde sul matrimonio e la famiglia
per poi star seduta ad appuntarsele sul suo blocco note.
Lì ho vissuto tante avventure
e fatto tante esperienze che mi hanno aperto la mente.
Ma di tutte queste esperienze,
sia da antropologa culturale, sia da essere umano,
ciò che mi ha aperto di più la mente
è stato capire la flessibilità del loro modo
di definire il matrimonio e la famiglia,
e capire cosa significasse vivere in un luogo
dove non era possibile imporre né delle relazioni tra i coniugi,
né un unico insieme di idee su quale fosse il modo giusto di sposarsi
o di prendersi cura della propria casa e della propria famiglia.
Gli antropologi si sono interessati all'argomento per secoli.
La maggior parte delle cose non sono culturalmente universali,
non esistono in tutte le società.
Ma una delle cose presente in quasi tutte le società
è la messa in atto di una serie di pratiche che regolano il rapporto tra coniugi,
tra coniugi e suoceri, tra i coniugi e i propri figli.
Ed è questo ciò a cui ci riferiamo quando parliamo di matrimonio.
Non ci spingiamo oltre, non entriamo nel dettaglio.
E il motivo per cui non lo facciamo
è perché le società sono incredibilmente varie in tema di matrimonio.
Molte persone sapranno come la monogamia sia molto comune.
Oltre la monogamia, però,
un maggior numero di società permette o incoraggia
la poligamia in una o due forme.
La poliginia, che prevede più di una moglie,
o la poliandria, molto meno diffusa, che prevede più di un marito.
Oltre a questi tipi di matrimonio, abbiamo molte società,
sia storiche che contemporanee,
che permettono il matrimonio fra persone dello stesso sesso.
C'è il levirato, in cui se muore il marito,
la donna può risposarsi con suo fratello,
e il sororato, in cui, rimasto vedovo,
il marito può risposarsi con una delle possibili sorelle della moglie,
se non sposata.
Abbiamo addirittura delle società in cui esiste il cosiddetto matrimonio fantasma,
in cui, se una famiglia perde un figlio
prima che egli raggiunga l'età per sposarsi e riprodursi,
il suo spirito può essere fatto sposare con un altro membro della società,
e gli eventuali figli di quest'ultima saranno attribuiti allo spirito del coniuge,
la cui stirpe potrà così continuare.
Una delle cose che gli antropologi del matrimonio comprendono
è che esistono svariati tipi di matrimonio che funzionano nelle società.
Permettono inoltre di vivere bene, portano prosperità.
Non devono rientrare in nessuno schema particolare.
Tra questi tipi, la poliandria fraterna è la meno comune.
In Humla funziona così: la donna sposa un uomo e i suoi fratelli.
Quindi i suoi mariti sono fratelli tra di loro.
In alcune famiglie ciò porta numerosi vantaggi,
perché sull'altopiano del Tibet, dove questo tipo di poliandria era comune,
e sulle alte valli dell'Himalaya nepalese, in Nepal e in India,
la terra arabile è al suo massimo.
Quindi mantenere intatta la proprietà della terra coltivabile da questi contadini,
passarla di generazione in generazione,
può essere molto vantaggioso se i fratelli si sposano tutti con una sola donna.
La gente ne era consapevole, me ne ha parlato.
In questa famiglia c'erano tre fratelli, e mariti, e una moglie.
Mi ero avvicinata molto a questa famiglia, e osservavo
il modo in cui organizzavano la propria vita e la propria famiglia,
partendo dalla loro poliandria.
Ciò che accadeva era tipico delle famiglie poliandriche del villaggio.
Uno dei mariti poteva assentarsi per lunghi periodi di tempo,
impegnato nelle attività mercantili.
Un altro marito poteva essere impegnato con il pascolo degli yak, ad alta quota,
per una buona parte dell'anno.
E il terzo marito restava a casa, preoccupandosi dell'agricoltura.
Per la moglie, ciò significava
che i tre mariti sarebbero stati raramente a casa tutti insieme,
in competizione per le sue attenzioni.
Un tratto speciale che caratterizza questo gruppo di persone
è che sono molto sinceri e rispettosi
del fatto che non a tutte le donne possa andar bene questa situazione.
È tipico che le persone, almeno inizialmente, abbiano un matrimonio poliandrico.
Alcuni restano poliandrici per tutta la vita adulta,
ma altri scelgono altre forme di matrimonio.
Lei era la mia assistente di ricerca, Manga Lama,
e lui aveva dei fratelli,
quindi tecnicamente avrebbe potuto iniziare un matrimonio poliandrico,
condividendo sua moglie con i suoi fratelli.
Ma, a causa delle loro personalità e dei loro desideri riguardo al matrimonio,
hanno deciso di volersi sposare separatamente con le proprie mogli,
e non hanno mai fatto parte di un'unione poliandrica.
Alla fine, la prima famiglia che vi ho mostrato, dopo quasi 20 anni
decise di passare dalla poliandria a famiglie separate e monogame.
Questa decisione, insieme a quella di Manga di non entrare nella poliandria,
non fu vista come particolarmente preoccupante dalla comunità.
Non ci furono attribuzioni di negatività, giudizi di valore, senso di colpa e vergogna
ad accompagnare quelle decisioni.
È caratteristico di questo gruppo di persone.
Sono molto sinceri nell'ammettere che personalità diverse
sono adatte a diversi tipi di matrimonio.
Inoltre, capiscono
che una cosa che poteva andar bene nei primi anni dell'età adulta,
potrebbe essere diversa da ciò di cui si ha bisogno col passare del tempo.
E considerando che gli Humalesi vivono relativamente a lungo,
rispetto alla media dei nostri tempi,
i loro bisogni possono cambiare.
Questo è mio fratello minore adottivo, Angduk Lama,
mentre fa amicizia con la sua prima trota, qui a Missoula.
Ha vissuto con me per qualche tempo.
Al momento, è ad Humla.
La settimana scorsa parlavamo via email, e abbiamo pensato:
non sarebbe bello fare un video della nostra amica Andu Lama,
che è poliandrica, con due mariti,
e vedere cos'ha da condividere riguardo la sua visione della poliandria?
Quindi, ecco Anda che ci parla con parole sue.
Cosa pensi del sistema poliandrico, ci sono dei vantaggi?
Se i mariti vanno d'accordo, allora va bene.
Uno può occuparsi dei lavori locali, e l'altro può andare fuori.
Non abbiamo grandi terreni da dividere, solo tre pezzi di terra.
Dipendiamo completamente dalle competenze dei miei mariti.
Quest'anno la produzione di prezzemolo è stata bassa.
Ci sono mai stati problemi di gelosia?
No, a volte se sono ubriachi litigano, altrimenti vanno d'accordo!
Adoro che uno dei mariti si intrometta alla fine:
"Funziona tutto alla grande, a meno che qualcuno non sia ubriaco."
(Risate)
Proprio come un sacco di famiglie che conosco.
(Risate)
Ci sono stati molti cambiamenti negli ultimi decenni,
facendo avanti e indietro da questi villaggi.
Sono fiera di lavorare con un'organizzazione
chiamata Fondazione ISIS
che porta servizi igienici, progetti sanitari e istruzione alle persone che vivono lì.
E ciò mi permette di ricoprire un altro ruolo nella mia vita,
di dedicarmi ad un'altra delle mie passioni, ovvero pulire latrine.
Perché credo fermamente che ad Humla,
ogni famiglia dovrebbe avere un bagno da amare.
Altri cambiamenti si sono messi in moto.
Recentemente, o in realtà nell'ultimo decennio,
il Nepal ha affrontato una guerra civile.
Uno dei punti della campagna dei ribelli era
chiedere al popolo nepalese di analizzare attentamente le loro tradizioni culturali.
Ad Humla, si sono scagliati principalmente contro la poliandria.
Nonostante queste spinte verso un cambiamento,
la poliandria è andata avanti.
Abbiamo da poco ricondotto dei sondaggi,
e un buon 30 per cento delle famiglie si basa ancora su matrimoni poliandrici.
E dei matrimoni monogami presenti oggi
a Karnali, più del 70 per cento proviene da situazioni poliandriche.
Quindi persistono sia la poliandria, sia la flessibilità del sistema.
Non voglio ritrarre Humla come una Shangri-La senza conflitti, perché non lo è.
I conflitti ci sono, per varie questioni.
Ma uno dei conflitti per il quale non si scontrano
è la definizione di matrimonio.
E credo che sia tutto merito della flessibilità inerente al sistema,
e della loro compassionevole, empatica, saggia consapevolezza,
in cui caratterialmente, in termini di personalità,
persone diverse sono adatte a diverse situazioni matrimoniali.
In più, le loro preferenze possono cambiare col tempo,
così come i loro bisogni.
Non vi sto esortando ad avere tutti dei matrimoni poliandrici.
Non so cosa proviate per i vostri fratelli, o per i fratelli di vostro marito,
ma suppongo che la poliandria fraterna non sarebbe proprio la vostra prima scelta.
Vi esorto però a esaminare con attenzione quanto
la nostra cultura abbia ristretto la definizione di matrimonio,
e a chiedervi da dove proviene questo sistema.
Per quanto riguarda me, avendone l'opportunità,
e basandomi su 20 anni che ho passato a pensarci
e ad osservare questa società incredibilmente flessibile e degna di nota,
vorrei esortare a un sistema più flessibile.
Un sistema che eviti il senso di colpa e la vergogna,
e che riconosca, rispetti ed elevi
più di un'unica vera e propria configurazione del matrimonio.
Per concludere, vorrei proporvi la domanda che mi sono fatta da giovane:
se aveste l'opportunità di ridefinire gli schemi,
come vi piacerebbe che fossero, e perché?
In tibetano: Thuk-je-che, grazie.
(Applausi)