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Quello che sta succedendo in questi giorni sui mercati finanziari e internazionali dimostra,
se ce ne era bisogno, quello che, le persone più esperte già sapevano e prevedevano,
cioè che i mercati finanziari internazionali quando si crea un movimento cosiddetto speculativo,
a ribasso rispetto ai titoli di stato di un paese, la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda
prima e adesso l’Italia hanno bisogno di segnali molto forti per cambiare il loro orientamento.
La manovra di Tremonti non è assolutamente sufficiente a cambiare l’umore dei mercati
internazionali per due ragioni: 1) comunque le misure di risanamento dei conti e quindi
di consolidamento della finanza pubblica italiana sono per la maggior parte rinviate nel tempo;
2) che queste manovre di inasprimento fiscale da una parte e di taglio della spesa dall’altra,
hanno un loro carattere fortemente recessivo, quindi sono destinate a pesare sulla crescita
dell’economia, dove tutti sanno che il vero antidoto per il debito pubblico degli stati
è una crescita economica sostenuta che faccia aumentare le entrate fiscali.
Il vero tema in discussione, come già diversi economisti che hanno sottolineato, è che
quello che si sta giocando sui mercati internazionali, è una partita che riguarda l’immagine dell’Italia,
la sua credibilità, la credibilità delle sue classi dirigenti e quindi in sostanza
è l’immagine del governo Berlusconi e pesa sull’Italia, ormai si diffonde l’idea
che per cambiare la tendenza dei mercati internazionali rispetto ai titoli di stato italiano, forse
l’unica cosa che potrebbe dare un segnale di svolta, sarebbe un cambio del governo.
Certo, se per cambio di governo intendiamo una caduta del governo Berlusconi, lo scioglimento
delle Camere, la convocazione di nuove elezioni magari per l’autunno e quindi la prospettiva
di mesi di instabilità e allora certamente la cosa sarebbe costosa dal punto di vista
dell’immagine internazionale dell’Italia, quello di cui si parla è l’eventualità
della sostituzione in tempi rapidissimi del governo Berlusconi, con un governo tecnico
di larga coalizione, con tutte le espressioni che si usano nel gergo politico, un cambio
di governo senza lo scioglimento delle Camere almeno nell’immediato, un governo tecnico,
un governo autorevole, per esempio si fa il nome di Mario Monti tanto per dare il senso
del tipo di operazione a cui qualcuno pensa. Il ceto politico italiano sta dimostrando
in questi giorni una cosa che poi se si fa un minimo di analisi è abbastanza evidente,
cioè che per il singolo uomo politico in questo momento vale di più la salvaguardia
di alcuni suoi personali vantaggi e privilegi che non la salvaguardia di un interesse più
generale, questo non è un ragionamento di tipo etico, è proprio il fatto che in termini
razionali oggi un rappresentante del ceto politico che attualmente occupa le istituzioni,
ha più probabilità razionalmente di trarre vantaggio dal vitalizio, dai suoi emolumenti,
dai suoi viaggi gratis etc., che non di aspettarsi dei vantaggi di medio – lungo termine da
una situazione migliore anche del rapporto tra politica e cittadini e quindi questo è,
secondo me, la spiegazione razionale del fatto che la cosiddetta casta persegue delle politiche
e delle scelte che con tutta evidenza non fanno altro che aumentare la rabbia dei cittadini.
Il problema è che questa classe politica ormai di fatto considera già perduta la partita
del consenso e della propria popolarità e quindi tentano di salvare il salvabile finché
ne sono in grado, per esempio quando si parla di ridurre gli emolumenti, di tagliare i vitalizi
etc., provvedono a fare tutto questo sempre in modo tale che entri in vigore dal prossimo
turno e non al presente. Però questa è la fenomenologia di una classe
politica che non ha più nessun interesse a guardare al futuro perché la partita del
futuro l’ha già persa! No, le probabilità che l’Italia vada in
default sono basse per due ragioni: 1) perché oggettivamente la situazione dei conti non
è così grave; 2) comunque adesso in queste ore i governi europei stanno discutendo di
come salvare la Grecia perché se salta la Grecia i problemi per tutta la zona dell’Euro
potrebbero essere enormi, in Italia il discorso è lo stesso moltiplicato per 10, il default
dell’Italia non esiste se, il default dell’Italia sarebbe il default dell’Euro, sarebbe anche
il default della Germania, della Francia e quindi se c’è una probabilità, una possibilità
che l’Italia vada in default dobbiamo discutere di un default di quella specie di strana grande
nazionale monetaria che si chiama Euro.