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Dunque, questo e' il punto.
Sono molto curiosa di una cosa, essendo una studentessa di Psicologia
e sapendo che tu hai una laurea in Psicologia Sociale
se non mi sbaglio.
In che modo la tua laurea in Psicologia Sociale ha influenzato il corso della tua ricerca nel business?
Direi che e' un'ottima domanda.
La mia tesi in Psicologia Sociale analizzava
un fenomeno chiamato "contagio sociale",
il modo in cui idee e comportamenti si diffondono nelle reti sociali,
e si trattava di reti sociali tradizionali, non necessariamente reti sociali online
e in particolar modo analizzava il modo in cui il comportamento suicidario si diffonde nelle reti sociali,
quindi conoscere un suicida o sentire di qualcuno che ha tentato il suicidio,
come questo puo' influenzare la propensione a suicidarsi.
Quindi ho analizzato il linguaggio attorno al suicidio e le parole che sono parole chiave,
che effettivamente possono, quando senti certe parole chiave positive
che effettivamente danno lo spunto ai pensieri suicidari,
giustificano l'idea del suicidio,
e danno il fondamento logico per farlo.
Quindi nella mia tesi ho messo insieme alcuni consigli per il modo in cui comunicare,
come i media dovrebbero comunicare il suicidio per renderlo meno contagioso,
perche' quel che sappiamo e' che tutte le volte che c'e' una storia di prima pagina sui media
a proposito di qualche celebrita' che si e' suicidata,
il numero di suicidi sale del 10% nelle 2 settimane seguenti,
quindi c'e' questo effetto di contagio per emulazione.
Quindi la mia ricerca evidenziava
che tipo di linee guida possiamo dare ai media
per fermare quella diffusione contagiosa di idee e comportamenti.
Ora, da una prospettiva di business, quello che si vuol fare e',
piuttosto che fermare la diffusione di idee contagiose,
si vogliono creare idee contagiose.
Che siano idee di advertising,
o che siano idee di prodotti.
E si vuole spingere all'adozione del proprio prodotto
attraverso un processo di contagio, l'imitazione, le reti sociali.
Quindi praticamente il mio lavoro nel business e' semplicemente il reverse engineering
del lavoro che ho fatto sul suicidio.
Piuttosto che tentare di rendere un'idea meno contagiosa,
come possiamo renderla piu' contagiosa?
Come si puo' facilitare la diffusione nelle reti sociali?
Nel far questo, ho messo insieme uno strumento,
uno strumento web di ricerca di mercato che praticamente gioca un gioco di associazioni:
quindi se dico "Intervistato", che cosa viene in mente attorno a "Intervistato"?
Quali sono le parole che vi sono associate?
E poi si raccolgono quelle associazioni su Internet,
quindi piu' associazioni hanno le persone,
si crea una nuvole di associazioni piu' frequenti,
e poi si possono usare integrate nella comunicazione,
specialmente le associazioni positive, le parole positive
e per fare connessioni
e questo effettivamente aiuta l'idea a diventare piu' contagiosa.
E se vuoi far si' che "Intervistato" smetta di essere contagioso,
cominci a usare parole negative e non usi le parole positive.
Molto interessante, ma come puoi giustificarlo scientificamente?
C'e' qualche studio o ricerca di questi mesi, anni
a proposito di questo?
Si', ce ne sono moltissimi. Voglio dire, la mia ricerca, per cominciare,
ma c'e' un gran numero di studi riguardo a questa idea del contagio sociale,
l'analisi della diffusione delle idee e dei comportamenti attraverso le reti sociali,
e ci sono un sacco di esperimenti e studi che mostrano che
una volta che sei stato esposto a particolari idee, e' piu' probabile che tu le adotti
e le diffonda in certe circostanze.
La mia ricerca era incentrata sugli esperimenti naturali, abbiamo fatto un esperimento naturale per esempio
riguardo a Kurt Cobain, il cantante dei Nirvana che si e' suicidato
e considerando se l'esposizione al suo biglietto d'addio
che e' disponibile online,
se ha effettivamente influenzato la mente delle persone per farle pensare
quando le persone lo leggono, se loro stesse
sarebbero piu' o meno propense a intrattenere l'idea del suicidio.
Quindi ci sono studi scientifici formali che dimostrano che questo contagio sociale,
questa diffusione di idee e comportamenti attraverso le reti sociali avviene davvero,
e gli strumenti che possiamo usare per facilitarla, accelerarla o
se vogliamo fermarla, fermarla.
Ottimo. Quindi hai iniziato con questo tipo di ricerca sul suicidio,
e credo che sia qualcosa che hai fatto per il Ministero della Difesa,
se non sbaglio.
Si', abbiamo pubblicato e abbiamo lavorato con varie organizzazioni
cercando di vedere come potevamo portarla un po' piu' in la', perche' il suicidio e' correlato al terrorismo suicida,
e abbiamo preso la ricerca che hanno fatto, con la collega Sharon Attia
abbiamo scritto un articolo dicendo che il modo in cui i media trattava
il terrorismo suicida, nella maniera sensazionale nell'utilizzo dei media,
rendeva probabile che avvenissero attacchi suicidi per emulazione.
Io ero a Londra nel periodo in cui abbiamo scritto questo articolo per il Psychologist
in cui dicevamo che il modo in cui il terrorismo suicida veniva comunicato
rendeva probabile la creazione di un effetto di contagio, rendeva probabili altri incidenti per emulazione.
E il 7 ci fu l'attacco terroristico a Londra, proprio dopo che noi abbiamo pubblicato l'articolo
e quindi abbiamo cominciato a parlare con le autorita' di come e' possibile,
il potenziale per moderare il modo di comunicare gli attacchi terroristici
nei media in modo da rendere meno probabile l'eventualita' di successivi attacchi per emulazione.
Bene, quindi in che modo questo tipo di ricerca ti ha effettivamente portato a parlare di business?
Che cosa ti ha portato a farlo, realmente?
Credo sia semplicemente un fatto di, ecco
ho passato 4 anni della mia vita lavorando sul modo per rendere le idee meno contagiose
e per farlo devi capire cosa le rende contagiose
e quindi l'idea che ci stava dietro era
che c'era la possibilita' di fare soldi, lavorando con aziende che vogliono rendere
le idee piu' contagiose e cosi' ho lanciato un'azienda di ricerca di mercato online
chiamata BrainJuicer con un partner, John Kearon, che ora e' una
azienda di ricerca di mercato relativamente grande
che aiuta gli advertiser a capire queste mappe associative
queste mappe mentali associative,
quali sono le associazioni chiave positive e negative attorno a un brand o a un concetto e come possono usarlo, usare questa mappa per
influenzare le menti dei consumatori per generare associazioni positive
le quali associazioni positive faranno,
creeranno associazioni legate alla scelta nella loro mente,
che poi porteranno all'acquisto.
Quindi, la risposta breve alla tua domanda e': perche' il mondo del business ha bisogno
di capire cosa rende le idee contagiose e la mia ricerca ha aiutato in questo.
Dunque, puoi dirmi dove siamo, qual e' lo stato dell'arte per quanto riguarda il social commerce, al momento?
Il social commerce e' leggermente differente rispetto alla mia ricerca,
ovvero la diffusione di idee attraverso le reti sociali.
Ora, se guardiamo la diffusione di un prodotto attraverso le reti sociali,
un elemento chiave e' l'acquisto del prodotto.
Quindi se le idee e i comportamenti si propagano attraverso un processo di diffusione attraverso
le reti sociali, allora sembra ovvio che si dovrebbe permettere alle persone
nelle reti sociali, specificamente le piattaforme di social networking online
di acquistare prodotti, perche' e' cosi' che i prodotti si propagano.
Voglio dire, agli advertiser piace pensare "Ehi, faremo una grande campagna pubblicitaria"
Ma, praticamente tutto quel che sappiamo del modo in cui si diffondono i prodotti e'
che si diffondono grazie a un processo di passaparola e imitazione attraverso i social network.
Quindi e' un'evoluzione logica del commercio permettere alle persone
non solo di diffondere idee attraverso i social network,
ma permettere alle persone di acquistare prodotti nei social network.
Abbiamo avuto questa grande evoluzione nei social media, chiamata social commerce
che e' semplicemente la fusione di social media e e-commerce.
Quindi permettere effettivamente alle persone di acquistare nei social network oppure
di connettersi dove comprano sui website.
Quindi avrai visto il Facebook Connect, tutti questi pulsanti Facebook Connect e Like
che permettono alle persone di connettersi le une con le altre la' dove comprano.
E questo permette loro di prendere decisioni d'acquisto piu' intelligenti
e permette ai retailer e ai brand di vendere di piu' perche'
le persone tendono a fidarsi di piu' le une delle altre rispetto a quanto si fidino della pubblicita'.
Quindi mi hai chiesto qual e' lo stato dell'arte.
Credo che quello che stiamo vedendo sono due cose che si stanno evolvendo nel social commerce,
due grandi aree: una e' la cosiddetta f-commerce, Facebook commerce,
che permette di mettere negozi nei siti di social networking, come Facebook,
cosi' le persone nel tab o nella bacheca possono acquistare direttamente
dall'interno del social network, senza dover andare su un altro sito e-commerce.
Quindi per esempio Warner Brothers e Paramount permettono alle persone o di comprare biglietti per il cinema
oppure avere un live streaming da una pagina su Facebook e pagare.
Dall'altra parte dell'area Facebook commerce, o f-commerce,
c'e' la possibilita' di connettere i siti e-commerce a Facebook,
cosi' le persone in pratica possono comprare con il loro social graph:
puoi comprare con i tuoi amici, possono piacerti delle cose, puoi mandare cose,
puoi avere una conversazione con i tuoi amici via Facebook su un sito.
Quindi questa e' un'area, l'intera area f-commerce, ed e' veramente decollata
e Mark Zuckerberg dice che, se dovesse indovinare,
la prossima cosa importante nel mondo digitale sara' il social commerce.
E chiaramente lui e' all'epicentro, 1/10 esseri umani sono su Facebook,
quindi e' il posto piu' grande in cui vendere e distribuire prodotti.
Quindi abbiamo quell'area, e poi dall'altra parte abbiamo
quest'area del group buy, tutti questi siti che permettono ai consumatori
di mettersi insieme e collettivamente usare il loro potere collettivo,
per negoziare e ottenere sconti migliori sui prezzi.
Abbiamo visto l'avvento di Groupon e Living Social e centinaia,
letteralmente centinaia di altre piattaforme che permettono ai consumatori di mettersi insieme,
e ottenere ottimi prezzi.
Quindi permettere alle persone di connettersi online, e solo grazie al loro numero
dire "Va bene, ne compreremo 100 di questi, ma vogliamo un prezzo significativamente piu' basso."
Abbiamo broker, come Groupon, che stanno facilitando
questo processo del potere dei consumatori.
Va bene, dunque stanno decisamente decollando. Social commerce, f-commerce, anche m-commerce
stanno tutti decollando, ma sembra che abbiano una piccola,
rappresentano solo una piccola parte del mercato, in realta'.
Pensi che la tecnica, lo stato in cui sono ora
sia quello finale, o evolveranno ancora?
E come...
E' in continua evoluzione, voglio dire, se avessi chiesto 15 anni fa
se l'e-commerce avrebbe avuto successo, le persone avrebbero detto
"No, e' un'idea folle, le persone vogliono andare nei negozi."
E le cose evolvono.
La tecnologia si sta evolvendo cosi' rapidamente, e credo tu abbia menzionato l'm-commerce,
credo che l'm-commerce non abbia aspetti sociali, particolarmente il mobile commerce
al momento.
Ma quel che stiamo vedendo e' questa tendenza enorme in cui tutto converge insieme
nel palmo della mano dei consumatori, attraverso i tablet o i telefoni,
e quindi credo che il mobile commerce prevarra', penso che quel che cominceremo
a vedere sono queste nuove tecnologie che - la convergenza tra il sociale
che permette agli acquirenti di prendere decisioni piu' intelligenti chiedendo agli amici, ottenendo feedback
e cercando recensioni;
E il mobile che permette loro di effettivamente - per quella intelligenza sociale che
devono essere mobile e disponibili e permettere loro di
acquistare e comprare.
Diventa quasi il loro cervello mobile,
e in relazione a questo, servizi basati sulla geolocalizzazione, perche' il telefono
attraverso il GPS sa esattamente dove sei, e grazie a questo
puoi ricevere contenuto contestualmente rilevante ovunque tu sia, in qualsiasi momento.
Quindi credo che queste 3 cose che stiamo vedendo siano l'inizio
di come tutto questo sta cominciando a profilarsi. Dunque, la risposta breve e'
il social commerce e' molto nuovo, ha una penetrazione molto bassa,
le persone ancora non comprano con il loro social graph,
fare shopping sui social network e' ancora - sembra folle alla maggioranza delle persone,
e' molto, molto nuovo, ma credo che diventera' sempre piu' mainstream,
almeno - forse non il Facebook commerce o group buy come li conosciamo,
ma quest'idea di permettere alle persone di comprare con l'intelligenza sociale,
essere consumatori intelligenti usando tecnologia sociale,
tecnologia mobile e tecnologia basata su geolocalizzazione.