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Ciao nonnina, sono Jenny. Come stai?
Hai visto che magnifica giornata.
Sì, hanno appena portato via il resto dei mobili. Adesso è tutto vuoto.
No, non ce la faccio per cena. Devo fare un salto in ospedale.
Sì, arriverò verso le otto. Un bacio al nonno. Ciao.
Credo che ti sentiresti meglio, se ti alzassi, ti lavassi e ti vestissi.
Apriamo la finestra e lasciamo entrare un po' d'aria. Non si respira qui.
L'ultima volta abbiamo conversato bene, no?
Che ti è successo?
Tu lo sai che io ho capito che stai facendo la commedia.
A che serve?
Fronte
Guancia...
Occhio...
Bocca...
Non fare così.
Povera Jenny.
Povera Jenny.
Povera Jenny...
- Ciao nonnina! - Jenny, cara!
Entra.
- Non sai come sono felice di rivederti! - Sì, anch'io, tanto...
Io e il nonno siamo stati tutto il giorno ad aspettarti con impazienza.
Ah sì, e dov'è adesso?
Caro nonno! Come stai?
Sono venuta qui decisa a stare con voi due mesi.
In questi giorni Eric si trova a Chicago per un congresso.
E mi ha appena detto al telefono che avrà un sacco di cose da raccontarvi
Ora vieni cara, vieni che ti faccio vedere la tua stanza. Sai
ti ho messa nella tua vecchia camera di una volta.
Lì non ti disturberà nessuno, non sentirai i rumori che vengono dalla strada.
- Ma non mi disturbano... - E poi ti ho fatto trovare una sorpresa.
Ci ho messo i vecchi mobili che avevi da bambina, li riconosci?
Li ho fatti portare giù dalla soffitta...
Senti cara tu mi devi dire tutto quello che ti occorre. Io e il nonno non vedevamo
l'ora che tui venissi a stare un po' da noi, è un secolo che aspettiamo
questo momento... - Anch'io nonnina cara.
Be', vieni, adesso andiamo a prendere il thè col nonno.
Diventa così impaziente quando è da solo.
Aiuta il nonno, per favore.
E la piccola Anna come sta?
Bene. E' partita l'altroieri per il campeggio.
Si è follemente innamorata di un ragazzo che ha tre anni più di lei.
Uno che le racconta tutto sulla rivoluzione mondiale.
- Anche questo ragazzo è al campeggio? - Non devi preoccuparti, nonna,
Anna ha 14 anni e se la cava benissimo. - Quanto zucchero?
Tre zollette, grazie.
Oh nonna, mi hai fatto le brioches... Proprio adesso che mi sono messa a dieta.
Ma che sciocchezze!
Sai, dop il campeggio, Anna andrà a stare con la famiglia di una sua amica,
nel sud. E non tornerà fino alla ripresa della scuola.
E quand'è che potreste andare nella vostra casa nuova?
In agosto, spero.
I costruttori ci hanno giurato che sarà pronta, ma non si sa mai con loro...
- E hai intenzione di passare l'estate lavorando? - Sì.
Allora non ti prenderai un po' di vacanza quest'anno...
Io e Eric pensavamo di andare in Italia alla fine di ottobre, ma non so se...
Ma dimmi, chi è che sostituisci alla clinica, adesso?
Svolgo le funzioni del primario.
- Spero che ti paghino bene. - Certo nonna, mi pagano molto molto bene.
Ti piace il lavoro?
Io sono una di quelle persone che si trovano bene dovunque. Ho preso da te!
- Cos'è che non va? - Niente. A me va tutto bene.
- C'è forse qualcosa tra te ed Eric? - No, ma che dici!
- Però qualche cosa non va. - No, sono solo un po' sfasata.
Non mi sono ancora ripresa da quella brutta influenza che ho avuto
in primavera, forse dovrei prendere delle vitamine.
Bene! Ora andiamo a dare la buonanotte al nonno, vieni.
Vedi, il nonno sta sempre a guardare quelle vecchie istantanee.
Ci passa ore ed ore.
Questa dev'essere dell'estate del 1948.
Eh sì, deve essere quell'estate, perchè Greta era incinta, vedi?
Ragnar nacque all'inizio di settembre.
Eravamo in tanti a quell'epoca.
E quella dannata barca... si rompeva ogni volte che volevo usarla.
Ti ricordi come la detestavo?
- Tu eri la cocca di papà. - Forse c'erano dei motivi.
Buonanotte. Dormi bene.
E non stare lì a guardare troppo quelle foto, che poi ti fanno male gli occhi.
Vent'anni fa mi resi conto dell'incredibile brutalità dei nostri metodi assurdi,
e del totale e completo fallimento della psicanalisi.
Io non credo che possiamo curare una sola mente umana
Se qualcuno guarisce, ciò avviene nonostante i nostri sforzi.
Io seguiterò ad occuparmi di Maria ancora per un po', se a lei non dispiace.
E' lei il capo. Almeno per il momento.
Mi scusi, ma adesso devo andare, sono invitato a pranzo dal ministro
dell'edilizia. Anche lui è il solito nevrotico incurabile. E poi voglio fumare.
Arrivederci.
Allora, mi affidi Maria appena ne sarà stanca.
preferibilmente prima che Erneman torni dal viaggio in Australia.
Si è messo in testa che questa è una specie di fabbrica che deve vendere
il più possibile, è perciò vuole vedere i lunatici alternarsi.
Ecco perchè piace tanto ai politici, e perchè può girare per tutto il mondo
a divulgare il suo vangelo.
A proposito, lei ci va alla festa di mia moglie?
Perchè, lei no?
Non mi sembra il caso, visto che lei presenterà un nuovo amante...
Il giovane Stromberg.
- Chi, l'attore? - In persona.
Ha esattamente 26 anni in meno di moglie. E' veramente commovente.
- Lo dico senza sarcasmo. - Ma Stromberg non è...
Sì, ma Elizabeth ama anche i suoi amichetti. Fa da madre a tutti.
Allora ci devo proprio andare.
Le dica da parte mia che per Stromberg prevedo un lungo decorso,
e che nonostante tutto le voglio bene.
Jenny! Carissima! Ma è questa l'ora di presentarsi?
- Ma... la festa non era alle cinque? - Ma no, era alle due!
Ormai se ne sono andati quasi tutti.
Ma vieni, cara, entra, sapessi che grande gioia rivederti.
Ma che bel vestito che hai. Fammi vedere E' elegantissimo, è fantastico!
Ma quanto sei bella. Ah, se fossi anch'io bella come te!
Che gioia rivederti, che piacere! Vieni.
Tuo marito dov'è? Oh, certo, è in America.
Questo è Michael.
Sono molto, molto innamorata di lui.
E' così dolce con me che non puoi nemmeno immaginare.
E questo è il suo miglior amico, Ludvig.
Al quale non piace essere chiamato Lud.
La prossima settimana partiamo per le Bahamas, tutti e tre.
Questo qui è Tomas. Avrai sentito parlare di lui.
Viaggia per i paesi in via di sviluppo per insegnare alle ragazze
ad usare i contraccettivi.
Ti assicuro per esperienza che è il più favoloso dottore del mondo se
uno ha dei problemi d'amore...
Tu mi capisci, vero?
E questo è...
Oh Dio, chi è questo? Michael, sai per caso chi è questo?
Non disturbiamolo. Si sta facendo un sonnellino, ha bisogno di riposarsi
dopo la faticaccia di insultarci tutti quanti. Poverino! E' un ragazzo
molto impegnato. E queste sono due angioletti, due adorabili tesori.
Belle e straordinarie. Hanno appena aperto una piccola boutique qui dietro.
Su, andate a offrire le fragole anche ai ragazzi, non mangiatele tutte voi!
Che ne pensi cara, non sono fantastiche queste ragazze di oggi,
con i loro vestiti così ridotti, e con tutto in mostra!
Pensa se noi due dovessimo metterci dei vestiti così...
Te lo immagini che andiamo in giro conciate così?
Racconta, sei felice ora?
Be', io... a te lo posso dire perchè tu le capisci certe cose...
Abbiamo anche noi dei problemi... - Ah sì?
- Salute! - Salute.
E' così comlpesso, Michael, certe volte mi fa quasi paura.
E sai quel Ludwig... in fondo è un poco di buono.
Credo... credo di poter dire che sono... più o meno felice.
Com'è possibile, Elisabeth?
Sai, in fondo, io sono riconoscente.
Umilmente riconoscente, se mi capisci.
Non soltanto per questa cosa tra me e Michael.
Ma perchè sono ancora padrona di me stessa.
E perchè so che questi sentimenti, queste sensazioni, mi appartengono.
E che io vivo la mia vita con coerenza, con tutto quello che ho a disposizione.
Oh mio Dio, come lo sto dicendo male!
Io quasi ti invidio, sai?
Noi due ti salutiamo, dobbiamo andare in campeggio.
- Ci dispiace ma... - Siete state molto carine a venire...
Oh, è stato bellissimo.
- Come va? - A me bene, grazie. E a lei, come va?
A me va sempre bene.
- E ora di che parliamo? - Noi due...
Pardon.
- Abbiamo un eccellente argomento. - Ah sì?
- Una paziente affidata alle sue cure è una mia sorellastra. - Oh, Maria.
Esatto.
Questo non è certo il posto più adatto per discutere di una paziente. Non crede?
- Nessuno ci obbliga a farlo. - Che cosa intende dire?
Intendo dire, che potremmo cenare insieme, per esempio.
Proprio qui sotto c'è un ristorantino molto simpatico.
- Sì, ma io... - Va bene, un'altra volta.
Io rimango qui in città fino alla fine di agosto. A presto Jenny.
Perchè non mi aspetta giù al ristorante? Il tempo di fare una telefonata.
Sempre che l'invito sia ancora valido.
Ciao, Martin. Per fortuna ti ho trovato. Volevo dirti che stasera non posso.
Eh? Sì, un paziente.
Ma che dici? qualcuno più divertente di te? Non fare lo stupido.
La gelosia non ha nessuna ragione di esistere tra noi due.
Sì, lo so che sai scherzando. Ciao, a domani.
Oh, mio Dio!
Vogliamo entrare o si farà vincere dall'impulso di fuggire?
- Fanno uno squisito filetto di sogliola. - Bene, ho molta fame.
Allora coraggio! Adesso mangiamo e poi vediamo che succede. - Va bene.
La casa sta crollando. E' vecchia, non la cura nessuno.
Ogni tanto penso di prenderne una più moderna, ma poi mi fermo lì.
Quando c'era una donna, il giardino sì che era bello, curato. Adesso invece...
- Cosa vuoi da bere? - Sto bene così, grazie.
- Tutto bene? - E tu?
- Io... io sto sempre bene. Davvero. - Congratulazioni.
- Vuoi un caffè? - No. Più tardi, forse. Suoni tu?
- No, suonava mia moglie. - E' morta?
- No, no. abbiamo divorziato anni fa. - E anche quello fu un successo?
Sì, il mio vero grande successo fu davvero il divorzio.
Immagina un po', mio marito è via per 3 mesi. - L'ho capito da quanto hai detto a cena.
- A dire il vero mi manca, sai. - Certo, capisco bene.
E ho preso per amante uno meno simpatico di lui. Riesci a capire anche questo?
Fino a un certo punto. Non hai altri rimedi per l'angoscia? Qui e qui.
In autunno ci trasferiremo in una casa nuova.
- Stupendo. - Sei cortese e formale. Ti annoi per caso?
No, niente affatto. Stavo pensando ai tuoi seni, come sono, belli?
Solo per soddisfare la tua curiosità, ti dirò che lo sono.
- Ma temo che questo ti dovrà bastare. - Mi fraintendi ma non importa.
- Una sigaretta? - No grazie, non fumo.
Ah già, molto saggia.
Saggia o no, adesso è meglio che vada a casa. Mi puoi chiamare un taxi?
Jenny, aspetta un istante.
- Sono stanca. - Stammi a sentire solo un momento.
Sentiamo.
Non potremmo essere amici? Non fare quella faccia, parlo sul serio.
Mi stai ascoltando?
Ascolto.
Anzi, vorrei che mi dicessi come pensi di portarmi fino alla camera da letto.
E poi mi devi dire come te la caverai con quell'assurda procedura
di toglierci i vestiti.
E voglio anche sapere quali fantastiche tecniche
per soddisfare tutte le mie voglie. E anche le tue.
Inoltre voglio sapere cos'è che ti aspetti dalla mia prestazione.
E fino a che punto mi concederai di essere inventiva e disinibita,
senza però metterti in crisi con il mio ardore.
- Sei molto divertente. - Peccato, perchè anch'io dico sul serio.
E già che ci siamo, dimmi anche come pensi che ci comporteremo dopo.
Ci sarà... tenerezza e silenzio?
La sigaretta che arde nella luce dell'alba,
o ci scambieremo solo qualche
parola nervosa e ci scambieremo i rispettivi numeri telefonici.
- Be', lascia almeno che ti accompagni. - No grazie, prendo un taxi.
E poi, hai bevuto molto.
Per favore, vorrei un taxi per Siiderhamnsvégen 9, Jacobi.
Grazie.
Allora arrivederci, Jenny.
Grazie per la bella serata. Spero di rivederti.
- Potremmo andare al cinema. - O a un concerto.
- Ce ne sono di ottimi in estate. - Volentieri.
- Ti chiamerò. - Mi farò vivo io.
- Mi stupirebbe molto. - Allora lo farò proprio per questo motivo.
- E' già chiaro! - Sono le due passate...
- Ma cosa fai in piedi a quest'ora? - L'orologio.
L'abbiamo caricato ieri sera prima di andare a letto, non ti ricordi?
Si ferma!
- Non è vero che si ferma. - Va indietro.
Non è vero, è preciso come tutti gli orologi.
Ma se tu continui a metterci le mani, andrà a finire che si rompe davvero.
E si romperà del tutto.
Senti, non ho nessuna intenzione di mandarti in una casa di riposo.
Queste cose te le metti in testa tu da solo, hai capito?
La vecchiaia è un inferno.
Su, su! Non fare così. Ci sono io con te.
Io ti sono sempre vicina, lo sai.
- Non ti devi preoccupare di niente. - Perdonami.
Facciamo una cosa, adesso vieni a sdraiarti sul mio letto.
Così starai più tranquillo e dormirai meglio.
Ma io russerò... E ti terrò sveglia.
Io questa notte ho già dormito abbastanza, non ho più sonno ormai.
Su, vieni.
Ti metterò bello comodo, vedrai.
- Dove sono le pantofole? - Quali pantofole?
- Quelle che avevo prima. - Sono nell'armadio.
- Non ci sono, ci ho guardato. - Sì, mio caro, ce le ho messe io.
Tu non trovi mai niente.
- Ti dico che non ci sono. - E va bene, non ci sono.
Chi è lei?
A chi telefoni?
Devo portare Maria in ospedale il più presto possibile.
- Che fretta c'è? - E' svenuta. Che le avete fatto?
Sei sicura che siamo stati noi a drogarla?
- Chiunque sia stato, bisogna portarla in ospedale. - Aspetta un attimo!
Non occorre l'ambulanza.
Non aver paura, non voglio mica farti del male.
Le faccio una proposta: voi ve ne andate subito da qui, e io porto via Maria.
E non vi denuncerò alla polizia.
- Sta a sentire quello che ti dico io. - Non credo proprio che mi interessi.
Che tu voglia saperlo o no, la faccenda è andata così:
Maria ci ha chiamati ieri sera tardi, e ci ha chiesto di prenderla.
Nella notte è stata male e chiedeva di portarla te, dovunque tu fossi.
Abbiamo cercato il tuo indirizzo sull'elenco, e l'abbiamo portata qui.
Ma era tutto chiuso, e così il ragazzo è entrato dalla cantina.
Trovando la casa vuota, ho chiamato il centralino dell'ospedale
e mi son fatto dare il tuo numero.
E' inutile, è troppo stretta.
Certe donne pagano per scopare, lo sapevi?
E adesso chiama pure l'ambulanza.
Sono la dottoressa Isaksson della clinica psichiatrica.
Per favore mandi un'ambulanza al 35 di via Dennavégen 35.
Subito, la prego.
- Senti, oggi non vorrei parlare molto. - Come vuoi tu.
- Lo capisci, no? - No, non proprio.
Ci sono certe ore della vita che non si possono evitare.
- Cioè, come sarebbe? - Intendo certe ore importanti o minuti.
- Come questo per esempio? - Sì, forse.
- Sono contenta di essere qui con te. - Tu hai bisogno di bere qualcosa.
L'ultima volta siamo stati piuttosto assurdi, non trovi?
Io non mi trovo mai assurdo.
- Hai per caso un sonnifero? - Sì, certo. Lo vuoi?
Sai cosa vorrei più di tutto ora? Che tu mi dessi quel sonnifero, o anche due.
- Se pensi che potrei dormire meglio. - E poi?
Poi vorrei dormire con te, nel tuo letto, senza fare l'amore.
Con te che mi tieni la mano, se necessario...
A te starebbe bene?
Se ne prendi una dose molto forte, non devi bere.
Un *** da mezzo mg, e due Mogadons. Sono una buona combinazione.
La prendo anch'io, non lascia postumi.
Basta bere del caffè forte al mattino, e si riparte in quarta.
- A che ora vuoi che ti svegli? - Verso le 7.
Devo esser ein ospedale per le 8:30.
- Vieni. - Tomas...
E' sufficiente uno sforzo di volontà, affinchè tutto avvenga come al solito.
Non sei d'accordo anche tu?
In genere è così per me.
Tomas, mi è successa una cosa molto strana.
L'altro giorno quando sono andata a prendere Maria,
c'erano due uomini in casa. Uno di loro ha tentato di violentarmi.
All'inizio avevo paura, ma poi ho pensato che era ridicolo.
Allora...
Allora?
Era sdraiato sopra di me, con la faccia contro il mio seno.
Sentivo il suo alito, era eccitato e paonazzo, mentre cercava di penetrarmi.
Continua.
Tutt'a un tratto, senza rendermene conto,
ho desiderato disperatamente che lo facesse.
Credi che sia tanto strano?
No. La cosa strana è che nonostante il mio desiderio,
non potevo riceverlo. Non potevo. Per quanto lo volessi.
Mi sentivo chiusa...
Contratta.
Scusami.
Non so che mi succede.
Tirati su.
Basta, tirati su!
Io non riesco a capire.
Avanti, cerca di respirare con calma. Fa un bel respiro profondo! Su, avanti.
Calmati.
Non voglio!
Voglio andare a casa. Chiamami un taxi. Non voglio che tu mi accompagni.
Me la caverò da sola. Adesso mi passerà.
Su, su. Non fare così, Jenny.
Ascolta, Jenny, vuoi che ti chiamo un medico? Ti chiamo un medico.
Come? Non bastiamo noi due come esperti...
Sono solo stanca. Vado a casa.
Sto benissimo ora. Mi metto a letto e... Non ho assolutamente niente.
Come ti senti?
Molto meglio.
Di' pure quello che vuoi, ma io ti accompagno a casa.
- Non so come scusarmi. - Cerca di riposarti.
Dormirò qualche ora e domani sarò in forma smagliante.
Avrò due giorni liberi.
La volta prossima parleremo solo di te.
Ieri hai dormito tutto il giorno. E poi naturalmente anche tutta la notte.
Incominciavo a preoccuparmi. - Che giorno è?
E' sabato, sono le 9 passate. Ho chiamato in ospedale dicendo
che avevi mal di pancia. - Oh Signore, ho dormito così tanto?
Ecco qui, ti ho portato la colazione.
Sei un tesoro.
E bevi il caffè, mangia qualche toast, vedrai che ti farà bene.
Oggi purtroppo non posso restare a casa. Io e il nonno siamo stati invitati
degli Egerman a casa loro, e non possiamo proprio rifiutare.
Sarebbe una scortesia, capisci.
Inoltre c'è il nonno non vede l'ora di passare qualche giornata
all'aria aperta in campagna, povero vecchio.
Stai tranquilla, me la cavo benissimo da sola.
Ne sei sicura, cara?
Ma oggi è domenica...
Dovrei alzarmi e mangiare qualcosa.
E' tutto così strano.
Ma la cosa che importa è che non ho più ansia.
Devo fare tutto con calma. Una cosa alla volta.
Devo mangiare.
Poi fare una passeggiata.
E un bel libro...
E forse un film.
Ciao Tomas, sono Jenny.
Volevo scusarmi per il mio comportamento dell'altro giorno.
Va bene.
Pensavo che avresti potuto invitarmi al cinema stasera.
Come? Sì, certo, va bene.
No, non ho paura...
Non mi sento sola.
E non sono nemmeno triste
E' una condizione piacevole... quasi...
- Chi è tutta questa gente, nonna? - Lascia stare. Non badarci.
Vieni. Vieni a sederti accanto a me. Così continuiamo a leggere.
"In quel palazzo, viveva anche una vecchia molto cattiva...
Con un marito ancora più cattivo." - Che faccio qui?
"Prima che il signore del palazzo partisse per le guerre... "
Che mi succede?
"Ordinò di preoccuparsi della bambina fino al suo ritorno. Essi promisero di farlo"
- Perchè ho paura? - "Il cavaliere si allontanava al galoppo... "
- Non riesco a respirare, dimmi che c'è. - Che altro c'è?
Cos'è questo orribile odore, nonna? Si soffoca, mi sento morire.
- Non riesco a respirare, nonna. - Sta' buona, Jenny. Non ti agitare.
Si sta belli caldi qui, e non c'è nessun odore.
- "Rimasti soli con la bambina..." - E' questa gente che ha
addosso questo orribile odore. - "Incominciarono ad allevarla a modo loro"
Sento che anche i miei nonni puzzano allo stesso modo.
Io odio la gente vecchia. Mi fa schifo. "Il vecchio prese il cagnolino...
Non riesco a respirare.
"... e senza un attimo di esitazione lo buttò dalla finestra."
Io odio la nonna quando viene a posarmi la mano sulla spalla e vuole che la baci.
- Ho paura quando leggi quella favola. - Sta zitta!
Devi star zitta!
Ti consiglio di non aprire quella porta.
- Stai solo cercando di spaventarmi. - Fa come vuoi, io ti ho avvertita.
- Ma mi sveglierò se apro questa porta. - Non puoi svegliarti.
- Posso, se ci provo... - Provaci, allora.
Adesso mi torna in mente una cosa. Ho tentato di suicidarmi e ho fallito.
- Non del tutto. - Che vuoi dire?
Lesioni al cervello per mancanza di ossigeno. Ne hai mai sentito parlare?
- Non è una cosa grave? - Sì, cara Jenny.
Purtroppo lo è.
- E dovrò vivere sempre così? - Sta' tranquilla.
All'ospedale ti terranno in vita, in un modo o nell'altro.
Che tu sia sveglia o in coma, con qualsiasi mezzo.
- A lungo? - Finchè non sarai morta del tutto.
Ci manca ancora molto?
Secondi, minuti, anni. Non lo so.
- Non voglio, non deve succedere. - Sì, Jenny. Deve succedere.
E allora non conta granchè se apro questa porta.
La tua logica è ineccepibile.
- Tu lo sai cosa c'è lì dentro? - No. Come potrei saperlo?
Perchè mi hai fermata allora?
Noi non abbiam paura degli orrori che conosciamo.
Sono quelli che non conosciamo che ci spaventano.
- Io voglio aprirla lo stesso. - Fa' pure. Sei libera.
- Te ne vai, adesso? - Certo, cara Jenny.
Non voglio cacciarmi in un pasticcio peggiore di quello in cui sono.
Perciò se non ti dispiace...
Non andare!
Adesso io esco dal tuo sogno ed entro nel mio.
Non cercare di fermarmi.
Non andare! No! Non andare.
Sono sola...
Nonna...
Se solo potessi svegliarmi.
- Hai freddo? - Sì.
- Tieni cara, mettiti il mio scialle. - Grazie.
- Non hai più paura, vero? - No, non credo.
Non voglio... Non voglio...
La prego mi lasci stare. Non voglio...
Le gambe si sono staccate.
Non c'è qualcuno che può prenderle e può riattaccarle... com'erano?
Ciao...
Sei qui...
Avevamo detto di andare al cinema. Ricordi?
Poi improvvisamente il silenzio. Hai riattaccato.
Non sapevo cosa pensare, era così strano.
Allora ho provato a richiamarti diverse volte, ma non rispondevi.
Pensavo che ti avessero rapita, o cose del genere.
Non sapevo più cosa pensare.
Un po' d'acqua?
Sì grazie.
Ecco. Ti aiuto.
Piano, eh.
Grazie, ti sono molto grata.
Alla fine sono venuto a suonarti alla porta, e siccome non rispondevi
ho fatto aprire dal portiere.
Oh Dio che noia! Quanto sonno... Accidenti...
- I tuoi pazienti sono ormai molte ore che aspettano - Qui?
Ma certo. Questo è il nuovo regolamento. Non ti ricordi più?
Sì, ricordo. Oh che vergogna, mio Dio.
Aiutami. Mi hanno aperto la testa e hanno tirato fuori la mia angoscia.
Ma poi quando l'hanno ricucita ci hanno lasciato il mio solito sgomento quotidiano.
Torna il mese prossimo.
Non si dimentichi di prendere le pillole.
Anna! Bambina mia, cosa fai qui? Anna, non aver paura di me!
Mio Dio, che cattivo odore.
Mi sento sudata e sporca.
- E' arrivato tuo marito, Jenny. - No, non adesso, no...
Brava, sei proprio brava. Fai delle belle sorprese.
Vengo adesso dall'aereoporto.
- Povero caro, chissà come sarai stanco. - No per niente.
- Non vuoi sederti? - Sì, certo.
- Ho un cattivo odore addosso, scusami. - Oh no, cara, non importa.
Perchè non torni a trovarmi domani? Così ci saremo un po' ripresi.
Sì, certo, anche se...
Sai, domani dovrei riprendere l'aereo.
Al congresso mi hanno chiesto di presiedere le riunioni...
Poverino.
Ma cosa fai, mi compiangi?
Quanti fastidi ti do.
Sarebbe stato terribile se tu...
Non me lo sarei mai perdonato.
- Io forse non sono mai stato molto... - Perdonami.
- Ma perchè lo hai fatto? - Ti prego, perdonami.
Perdonami...
In parte è colpa mia, lo sento, anche se non so proprio
dove ho sbagliato. Ho provato a rifletterci, ma...
Un'altra volta, Eric...
- Credi di poter riposare? - Sì, credo di sì. Non preoccuparti.
Che cosa devo dire alla nonna?
- Farà tante domande... - Le puoi dire anche la verità.
E ad Anna?
Meglio che le parli io. Magari telefonale al campeggio
e chiedile come sta. - Sì, certo.
Ora va. Buon viaggio.
Dammi tue notizie.
Mi raccomando.
Mamma, dove sei?
Papà, sono a casa.
Perchè vi nascondete?
Cercate di spaventarmi? Su avanti, venite fuori.
Mamma, sono io!
Papà, sono io!
Non riconoscete vostra figlia?
Papà, io ti sono tanto affezionata. Sei sempre stato buono con me.
E' stato così strano quando siete spariti improvvisamente.
Io vi ho visti da morti tutti e due. Eravate all'obitorio.
Mammina, non preoccuparti. Non ho niente di grave.
Non ho più 9 anni. Sono grande adesso. Sì, ho preso i sonniferi adesso.
Ma vedi, non ha funzionato.
Papà? Mamma? Lo so che non potevate fare a meno di preoccuparvi per me.
Mamma, cara la mia mamma.
Con te doveva essere tutto quanto preciso, in ordine, esatto.
Papà, a te piaceva tanto essere coccolato. Eri così tenero.
Eri sempre così triste, così nervoso...
Ci facevamo male a volte, ma senza volerlo. E' naturale.
Pensate ai tanti giorni passati insieme. Le parole dette, le piccole cose.
Papà? Mamma?
Stavamo tanto bene quando eravamo tutti e tre uniti.
Io ero soltanto una bambina, non capivo che succedeva.
E voi vi chiudevate nella vostra stanza, io lì fuori con i sensi di colpa!
Angosciata dai miei rimorsi, con la colpa nel cuore!
Mamma! Papà!
Andate via! Andate via! E non tornate mai più!
Vi odio! Voglio dimenticarvi per sempre! Non voglio vedere mai più
le vostre facce spaventate. Non sentirò più le vostre voci ansiose!
Tomas...
- PErchè sei venuto a vedermi? - Ho i miei buoni motivi.
- E poi, sono il tuo medico. - Non lo sapevo.
- Ora lo sai. - C'è del caffè in quel thermos?
- Sì. - Me ne dai un po' per favore?
No, no. Non stai ancora abbastanza bene per poter bere del caffè.
- Vuoi un succo di frutta? - No grazie.
Ma qualcosa devi bere.
Come puoi fare il tuo lavoro se sei accanto a me giorno e notte?
Non preoccuparti. Sono in vacanza.
In vacanza? E non potevi trovarti qualcosa di più divertente da fare
che montare la guardia a un caso di mancato suicidio?
- No. - E allora, racconta la tua vita.
Dunque, vediamo... All'età di 9 anni imparai a ruttare.
Me lo aveva insegnato mio fratello più grande..
E una sera a cena decisi che era arrivato il momento di mostrare alla famiglia riunita
la mia nuova meravigliosa abilità. Approfittai dell'intervallo tra le polpette
e la torta di mele, e ruttai. Non fu un grande successo.
Purtroppo nel momento preciso in cui ruttavo mi scappò anche una tremenda scorreggia.
- Povero Tomas. - Feci sensazione ma fu un fallimento.
Fui privato della torta di mele alla panna e fui allontanato con sdegno dalla tavola.
La mia educazione è stata severa, direi dogmatica.
Racconta ancora, è così divertente.
- Che cosa vuoi che ti racconti? - Non so, qualsiasi cosa.
Racconta di qualche bel libro che hai letto, o...
di qualche persona interessante che hai incontrato.
Dimmi di qualche bel film che hai visto, un viaggio...
Non mmi è successo più niente di interessante, da un anno in qua.
E un anno fa che ti è successo?
- Sono stato abbandonato. - Ah, certo, il tuo divorzio.
No, no. Mia moglie non c'entra affatto. Fui abbandonato dal mio amico.
Gli volevo bene.
Anzi, molto di più. Lo amavo.
Siamo stati insieme 5 anni.
L'hai conosciuto anche tu, a quella ridicola festa a casa della moglie di Wankel.
Forse hai capito di chi parlo.
- Vuoi dire l'attore, Stromberg? - Proprio così.
- Adesso siamo buoni amici. - Ma come è successo? Povero Tomas.
Purtroppo, tra noi la slealtà è totale, e la concorrenza spietata.
La signora Wanke era in grado di offrire condizioni migliori.
Lei ha accettato anche il suo nuovo amico e adesso li mantiene tutti e due.
- Come tu sai, è ricca. - Ma lui non ci teneva a te?
Sì, credo di sì.
Vedi, lui è bello, poco intelligente, viziato sempre in cerca di nuove esperienze.
Le mie emozioni e la mia gelosia erano troppo per lui.
Su, adesso dormi.
- Che ore sono? - L'1:30. Presto farà giorno.
Mamma! Papà! Aiuto!
Da piccola, io avevo tanta paura della morte.
Era sempre presente. Ne ero continuamente circondata.
Il mio cane fu investito. Una cosa tremenda.
Mamma e papà uccisi in uno scontro d'auto. Forse te l'ho già detto.
Un mio cugino morì di poliomelite Avevo 14 anni.
Ricordo che il sabato pomeriggio ci eravamo baciati sotto la tavola da pranzo.
E il venerdì dopo era morto.
Sarai sempre stata considerata un miracolo di equilibrio mentale.
Prima di sposarmi, io ho vissuto a lungo con un artista folle.
Ci fu una volta che si arrabbiò e mi disse:
"La tua frigidità è così totale che quasi quasi diventa interessante".
Risposi: "Solo con te sono frigida. Con gli altri invece arrivo all'orgasmo."
Qualche tempo fa ero a una festa,
e qualcuno ci volle leggere una poesia, era sull'amore e la morte,
su come l'una e l'altra si appartengano, e si completino a vicenda.
Ricordo che mi commossi tanto e a un tratto incomincia a singhiozzare.
- Infantile da parte mia, che ne dici? - Può darsi.
Papà era gentile. Era quasi alcolizzato.
Un gran coccolone. Stavamo sempre a coccolarci papà e io.
Ma la mamma si irritava "Smettetela con queste smancerie". E la nonna
rincarava: "Tuo padre è gentile, sì, ma è un buono a nulla, uno sfaccendato".
E la mamma era d'accordo con la nonna, si alleavano per criticare mio padre.
E io finivo per pensarla come loro, e lo disprezzavo.
E improvvisamente i baci e le carezze di papà cominciarono a imbarazzarmi.
Ero ansiosa di far contenta mia nonna.
Che continuava incessantemente a dire a tutti che papà era un pigro.
Poi nacque mia figlia. Anna aveva una maniera molto strana di piangere.
Differente dagli altri. Piangeva non perchè avesse fame,
o perchè stesse male. Ma solo perchè le piaceva.
Era così ossessionante. A volte avrei avuto voglia di picchiarla,
e a volte invece mi faceva una gran tenerezza.
Comunque mi sentivo sempre di troppo.
Provavo una strana, strana, paura. Non riuscivo a lasciarmi andare.
E così la gioia se ne andava.
Ricordo la prima volta che vidi piangere mia madre.
Ero chiusa nella mia camera e sentii la mamma e la nonna che parlavano.
La nonna aveva una voce bassa, e dura,
poi tutt'a un tratto la mamma si mise a gridare, non lo so perchè.
Ebbi paura, perchè la voce della nonna era così cattiva.
Corsi nel soggiorno per vedere che cosa succedeva,
e lì c'era la mamma seduta accanto alla finestra.
La nonna invece stava al centro della camera. Entrai a precipizio.
La nonna si voltò guardandomi negli occhi,
era la faccia della nonna, però allo stesso tempo era un'altra faccia.
Assomigliava a un cagnaccio lì pronto ad azzannarmi.
Ebbi ancora più paura, e allora ritornai di corsa in camera mia,
e mi misi a pregare affinchè alla nonna tornasse la faccia che aveva prima,
e la mamma non piangesse mai più. E' terribile quando
una faccia ca mbia tanto da non riuscire a riconoscerla.
Non posso parlare di questo.
Non posso e non voglio!
Fa' qualcosa aiutami! Non resisto!
Adesso mi viene da vomitare.
Non riesco ad andare avanti così.
Calmati Jenny, ti prego.
No, no, non ti devi mettere quel vestito oggi! Lo sai che è quello della domenica!
Non puoi farcela da sola, tesoro. Lascia che ti aiuti.
Finisci quello che hai nel piatto, non lasciare niente.
Ti metti il rossetto adesso? Non devi farlo finchè sei in casa nostra.
Anche oggi di nuovo in ritardo. Quand'è che imparerai ad essere ordianta e puntuale?
Tu sei una ragazza viziata e pigra. Guarda che se non impari a comportarti
come si deve, io e tuo nonno saremo costretti a chiuderti in un collegio.
Lì sì allora che dovrai impararle le buone maniere. Con la frusta!
Ricordati che in questa casa, Jenny, siamo tutti gente perbene,
che si è sempre sforzata di vivere con dignità e onestamente.
E se ci tieni a stare in questa casa insieme a noi, devi innanzitutto
imparare a comportarti come si deve.
Dovresti esserci grata e molto, invece tu mai hai dimostrato gratitudine.
No! Non picchiarmi! No! Cos'ho fatto, adesso?!
Adesso t'insegno io come ci si comporta! Finiscila con queste stupidaggini!
Io non credo alle tue lacrime.
Io faccio come voglio! Non hai il diritto di comandarmi!
Sei una strega! Strega! Strega! Io ti odio!
Sai, è meglio che decidi tu per me.
Lo so nonna che tu mi ami. Lo co che fai tutto per il mio bene.
E lo so che devo fare come dici tu.
Perchè devo sempre avere questo terribile senso di colpa?
Va bene, le chiederò perdono. Perdono. Vedi ti chiedo perdono.
Sì, lo so di chi è la colpa. La colpa è sempre mia.
Io sono la bambina della nonna. Io sono la cocca della nonna.
Ci diciamo tutto noi due.
Sto sempre tanto bene con la mia nonnina.
Muoio, se mi chiudi un'altra volta nell'armadio.
Farò tutto quello che vuoi tu. Devi promettermi però di non chiudermi di nuovo.
Cara, cara nonnina mia.
Ti chiedo ancora perdono. Sono sicura che morirò se mi chiudi ancora nell'armadio.
Ma tu te lo immagini, chiudere in un armadio una bambina che ha paura
del buio? Non è incredibile?
Rispondi, non è incredibile? - Sì, lo è.
Credi che sia rimasta mutilata nei sentimenti?
Tu credi che siamo un esercito di milioni, di anime invalide
che si aggirano per il mondo, chiamandosi con parole disperate,
senza riuscire a comprendersi, suscitando in noi terrore?
Non lo so.
- C'è una formula magica per noi miscredenti. - E qual'è?
- Ogni tanto la ripeto a me stesso. - Puoi dirla anche a me?
Vorrei che qualcuno o qualcosa avesse tanta potenza su di me
da farmi diventare vero.
Io me lo ripeto giorno per giorno, fate che possa diventare vero.
Che cosa intendi per "vero"?
Intendo poter sentire una voce umana, e avere l'assoluta certezza che proviene
da uno che è fatto come me.
Vorrei toccar e un paio di labbra, e in quel millesimo di secondo
avere l'assoluta certezza che sono delle labbra.
- Voglia perdonarmi... - Come mai è qui di notte?
- Di notte? - Certo, io faccio le 4:05.
Nell'infermeria sono le 8:05.
- E' martedì, vero? - Sì, certo.
La figlia della Dr. lsaksson è qui fuori. E desidera vederla.
Sì certo, la vedo subito, ma non qui. E' possibile nel salottino?
Sì, certo. La moglie del generale che è sempre lì a sferruzzare ora è a passeggio.
Devo sistemarmi un po'.
Oggi potremmo anche dimettere la dr. Isaksson, se lo desidera.
- Forse dovremmo dirlo al Dr. Wankel? - Non credo che occorra.
Desidera fare colazione nel salottino? Magari le porto del caffè,
e qualcosa per sua figlia.
Sì, grazie.
Ti rivedo?
Certo. Ma non tanto presto, temo.
- Come mai? - Oggi parto per la Giamaica.
- Non me l'avevi detto. - Me ne sarò dimenticato.
- Allora adesso dovrò cavarmela da sola... - Sono io che dovrò cavarmela da solo.
E se venissi con te in Giamaica?
- No, grazie. - Che cosa ci vai a fare?
Ho sentito dire che laggiù si può fare una splendida vita di vizio.
- Tornerai un giorno? - Forse, chi lo sa, dipende da tante cose.
- Allora, ciao. - Ciao.
Abbi cura di te...
e di tutti quelli che ti amano.
- Ciao. - Ciao, mamma.
Papà mi ha detto che stavi male, e allora ti sono venuta a trovare,
anche se lui mi ha detto di non verire. - Ti ha anche detto perchè sono qui?
Sono, solo che sei stat male all'improvviso, e che ti hanno portato qui in ambulanza.
- E non ti ha detto che cosa ho avuto? - No.
- Prego, dottoressa. - Grazie.
- Vuole che chiuda la porta? - Sì. Sediamoci.
- Prendi anche tu qualcosa? - No.
No grazie.
Non sarà facile... Nè per te nè per me.
L'altro giorno ho fatto una cosa molto sciocca.
Io ho tentato di suicidarmi.
Sono che è una cosa difficile da spiegare.
Tu magari potresti pensare che io non amo nè te nè papà.
Ma non è così.
Tu sei la persona che io amo di più.
Insieme alla nonna, e a papà.
Ti è mai successo di fare qualcosa di impulso,
senza sapere perchè? - Sì, forse.
- Tu devi cercare di perdonarmi. - Non capisco che cosa vuoi dire.
- Questa sera te ne torni al campeggio? - Sì, c'è un treno tra un'ora.
- Hai abbastanza soldi con te? - Sì, grazie.
- Ti diverti su? - Così.
Salutami Lena e Karin.
- Tornerai venerdì? - Sì.
Che ne diresti di cenare insieme, la prossima volta che sei qui?
Tu arrivi in città da Skene il pomeriggio presto,
e il treno riparte la sera alle 10:30.
Potremmo cenare e andare al cinema. Sarà una cosa divertente, no?
Senti, mamma...
Tu pensi di farlo ancora?
- No. - Come faccio a saperlo?
- Devi credere a quello che ti dico. - Ma tu lo sai quello che dici?
- Ma ne sei sicura? - Certo.
Dimmi dove vuoi arrivare. Ma non riesci proprio a capire?
Io no ti sono mai piaciuta.
Ne sono convinta.
Devo andarmene adesso.
Sta tranquilla, so cavarmela da sola.
- Stai meglio adesso, cara? - Sì, molto meglio.
- Ma perchè non mi hai mai detto niente? - Non c'era niente da dire.
Ho chiesto notizie di te al Dr. Jacobi, che mi ha telefonato, e lui...
lui mi ha detto che eri soltanto un po' esaurita.
- Proprio così. - E il povero Eric che si è precipitato qui.
- Ma è anche ripartito subito. - E sì, è naturale.
Quando si è reso conto che non vi era nulla di grave.
Anche lui mi ha detto che eri solo esaurita.
Sarai stanca. Vuoi che ti faccia il letto,
così puoi riposarti un po'? - No grazie, lascia stare.
Se sei esaurita, dovresti andare da qualche parte e riposarti.
Adesso non è possibile. Il dr. Erneman starà lontano altri due mesi.
Dopo forse me ne andrò in vacanza con Eric.
Cos'hai, nonna?
Ho l'impressione...
che il nonno stavolta non si riprenderà più.
Che vuoi, pazienza.
Certo lo sapevo che un giorno o l'altro doveva succedere.
Adesso che il giorno è arrivato...
...mi pare così strano...
E' così...
Voglio vederlo.
Rimasi a lungo sulla porta ad osservare i due vecchi...
il loro modo di appartenersi...
Li vidi avvicinarsi lentamente al momento misterioso e terrificante
in cui avrebbero dovuto lasciarsi.
Vedi la loro tenerezza. La loro dignità.
E tutt'a un tratto capii che l'amore abbraccia tutto.
Anche la morte.
Mi passi la sorella Gunnel, corsia 11.
Buon giorno sorella Gunnel, sono la Dr. Isaksson...
Sì, grazie. Dica al Dr. Wankel che sarò in ospedale
domattina alle 7:30 come al solito.
Bene, grazie.