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Milano come molte altre città europee, vanta da sempre tradizioni antichissime legate alle
arti magiche e all'uso delle erbe che hanno le loro radici nell'antica religione gallo-cisalpina
pre-romana. Queste tradizioni, oggi ritenute ormai semplici superstizioni, hanno nel passato
subito una fortissima repressione, tanto che fin dal 1218 hanno provocato, secondo i dati
storici, quello che sarà uno dei momenti più cruenti e bui, della nostra storia, ovvero
l'inquisizione. dal 1385 al 1680, nell'arco di 300 anni verranno
giustiziate dopo lunghe torture, un alto, anche se mai precisato numero di vittime,
tra streghe, fattucchiere, stregoni oltre ad altre persone ree di avere uno stile di
vita diverso da quello imposto dai canoni tradizionali, insieme ovviamente ai comuni
malfattori e criminali. Ma quali sono i luoghi dove vivevano, operavano,
e infine, dove venivano giustiziate le streghe a Milano?
Uno dei luoghi più famosi per le esecuzioni è senz'altro Piazza Vetra, dove un tempo
passava l'omonimo canale Vetra nelle acque di cui, i Vetreschi ovvero i conciatori di
pelli lavavano le loro merci prima di lavorarle, ma altri due luoghi sono stati testimoni di
violente esecuzioni di innocenti donne e uomini. Uno di questi è Piazza mercanti dove avvenne
la prima esecuzione di cui abbiamo notizia, ovvero quella di Gaspare Grassi da Valenza,
il 16 settembre 1385. Nel nuovo Broletto, egli viene ucciso sotto lo sguardo di una
grande folla, forse proprio nel punto una targa in latino ammonisce ancora oggi allo
stare attenti a non finire nelle mani della giustizia. In questo luogo infatti venivano
giudicati e spesso giustiziati anche eretici, e i condannati per altri reati. Forse il serpente
con la bocca aperta davanti alla porta di questo palazzo potrebbe avere una qualche
relazione con le esecuzioni qui eseguite. Altra esecuzione eseguita al Broletto di cui
si ha notizia è quella di Antonia da Pallanza bruciata nel 1490 per essere una strega, non
si hanno ulteriori notizie a riguardo. Un altro luogo dove il patibolo era sempre
pronto a mietere le proprie vittime era davanti alla basilica di S. Esutorgio, dove i frati
Domenicani tenevano i loro processi inquisitori. Qui vengono processate e uccise, Sibillia
Zanni (nel 1390), Pierina de' Bugatis (nel 1390), una certa Giovannina (nel 1515) di
cui però si conosce solo il nome, Simona Ostera di Porta Comasina (nel 1519), e Lucia
da Lissono (nel 1542). Il patibolo di S. Eustorgio fu inoltre in funzione dal 1200 fino al 1558
per le esecuzioni dei più disparati delitti e reati.
Una delle testimonianze più evidenti dell'inquisizione giunta fino a noi, è la statua posta in prossimità
di S. Eustorgio, rappresentante il santo Pietro da Verona, un frate inquisitore, raffigurato
con la testa trafitta da una spada. Egli nel 1252 di ritorno da Como fu ucciso a colpi
di "Fulcin" in testa e pugnalato al cuore da alcuni eretici Comaschi che volevano vendicare
le tante vittime da lui condannate. Dopo il 1558 il luogo delle esecuzioni si
sposta nell'odierna piazza Vetra, dove vengono giustiziate Marta de Lomazzi (nel 1599), Isabella
Arienti (nel 1603), detta la Fa bene, Gabbana la Montina (nel 1603), Doralice de' Volpi
(nel 1611), Antonia de' Santini (nel 1611), la fantesca pavese Caterina de Medici (nel
1617), accusata di aver tentato di avvelenare il suo padrone, il senatore Luigi Melzi. Poi,
Giacomo Guglielmotto (nel 1620), Angela dell'Acqua e Maria de' Restelli (nel 1620), Anna Maria
Pamolea, padrona, e Margarita Martignona, sua serva (nel 1641). Queste Sono le ultime
due streghe condannate a Milano, anche se le esecuzioni per altri reati continueranno
ben oltre, fino al 1814. Ed è proprio qui dove ora sorge il monumento
al Vescovo San Lazzaro martire che avvenivano le esecuzioni per mezzo della ruota, impalamento
e con altre crudelissime torture, lo stesso luogo dove fu eretta e poi demolita la colonna
infame, posta in ricordo di Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza, accusati di essere degli
untori e perciò giustiziati. La colonna era ritenuta essere un catalizzatore per le forze
negative, ed è forse proprio per questo motivo che venne abbattuta per poi essere sostituita
con l'odierna statua di S. Lazzaro. Il patibolo si trovava proprio in questo punto
del parco. Per accedere al patibolo i condannati dovevano transitare all'altezza di via delle
Pioppette e per farlo dovevano passare sul Ponte della Morte, anche chiamato ponte dei
Sospiri, una allora tristemente famosa passerella in legno, su cui i condannati dovevano passare
per attraversare il canale Vetra. Proprio in questo luogo c'era il ponte, immaginiamo
quante persone passando di qui hanno sperato inutilmente in qualcosa che mutasse gli eventi
a loro favore, e il terrore con cui si accostavano a quello che sarebbe stato il loro luogo di
tortura di sofferenza atroce e di morte. Proprio in questo luogo si notano delle pietre
disposte a formare una strana biforcazione, forse esse sono in relazione con il ponte
che portava al patibolo, ma non c'è nessuna targa o cartello ad indicare la ragione per
cui queste pietre si trovano in questo punto. Ultimo luogo delle esecuzioni per stregoneria
è Piazza Santo Stefano Maggiore dove venne strangolato e bruciato Carlo Maurizio Anna,
per reati di competenza civile (1680). Era anche accusato di infami scritti, sortilegi
Magici, Diabolici che teneva, e praticava. Egli fu l'ultima vittima giustiziata per stregoneria
a Milano. Tra giugno e agosto del 1788 vengono bruciati
nel chiostro di S. Maria delle Grazie, per volere dell'imperatore Giuseppe II, tutti
i documenti relativi all'Inquisizione di Milano, che coprivano il periodo tra il 1314 ed il
1764. Una leggenda, ricollocabile forse all'esecuzione
di Carlo Maurizio Anna, in Piazza Santo Stefano narra che poco vicino in via laghetto, al
numero 2 vivesse una strega, che era a capo di tutte le streghe del verziere. La casa
e il portone sono tuttora esistenti. Da questa casa le streghe (in milanese Strie) prendevano
il volo per raggiungere i luoghi dove radunarsi a cavallo delle loro scope.
In questa zona, nessuno si ammalava mai di peste, dato che i continui carichi di carbone
scaricati nel porticciolo di via laghetto che era collegato al naviglio che passava
in via Sforza, tenevano lontani i parassiti che veicolavano il mortale morbo. Fu molto
probabilmente questo fatto a dar vita alla leggenda delle streghe di via Laghetto.
È comunque interessante notare che una delle tradizioni milanesi per tenere lontani pericoli
e malefici è proprio quella di tenere una scopa di saggina affianco alla porta di casa,
una delle tante tradizioni oggi cadute in disuso, ma praticate ancora fino a pochi decenni
fa. Anche se la maggior parte dei luoghi che furono
testimoni di tante sofferenze sono oggi molto cambiati, è comunque importante mantenere
memoria storica degli eventi passati in modo da evitare che possano un giorno finire nell'oblio
più totale. Anche questa puntata di Milano Misteriosa
è giunta altermine. Iscrivetevi al canale youtube, alla pagina
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