Tip:
Highlight text to annotate it
X
Mario Monti, ieri sera a Piazza Pulita,
ha esortato a non assecondare
quel "senso di vendetta popolare",
calcando di più il tallone sulle banche,
perché le banche sono già in difficoltà per i fatti loro.
Un tema, quello della rivoluzione violenta,
che nel professore esercita un certo fascino,
visto che lo evoca con una certa regolarità,
come quando disse che la domanda di sangue
della politica, nel popolo, è illimitata.
E del resto ha detto che è stato fatto già molto
per incidere sui privilegi dei bankers.
Ma se fossi stato in Corrado Formigli,
gli avrei ricordato la storia delle commisioni bancarie,
un chiaro, chiarissimo esempio di come il Governo
abbia esercitato il pugno di ferro
con l'ABI e con le sue consociate.
La storia è un po' complicata: fate attenzione.
Il 6 dicembre 2011 il Governo Monti fa uscire
il decreto legge cosiddetto “Salva Italia”,
contenente "disposizioni urgenti per la crescita,
l'equità e il consolidamento dei conti pubblici".
C'è tempo, per convertirlo, fino al 6 febbraio,
ma già il 22 dicembre 2011 arriva la legge di conversione.
Si introduce però un articolo 6-bis,
che a sua volta ne introduce un altro, il 117-bis,
che modifica le norme che regolano i contratti
tra banca e cliente, quelle del famoso
“Testo unico in materia bancaria e creditizia",
che risale al 1993.
Quest’aggiunta, cioè il 117-bis, contiene esattamente 4 commi
e dice che i contratti bancari possono prevedere
commissioni di sconfinamento, e al comma 4 dice anche che
il CICR (cioè il Comitato interministeriale
per il credito e il risparmio) adotterà disposizioni applicative
del presente articolo entro il 31 maggio 2012.
Dice, cioè, che a stabilire quali e quante
saranno queste commissioni ci penserà, in sostanza,
il Ministero dell'Economia, del quale il CICR è parte.
Il 24 gennaio 2012 il Governo Monti
emana il decreto legge 24 gennaio 2012, n.1,
quello cioè sulle liberalizzazioni,
recante “disposizioni urgenti per la concorrenza,
lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività”.
Si è visto poi...
Siccome bisogna convertirlo in legge,
Monti e Passera presentano anche il relativo disegno di legge,
il Ddl 3110, dove al Capo VI, “Servizi Bancari e Assicurativi”,
pensano bene di introdurre un articolo 27
che sospende una norma che rendeva gratuite le transazioni
con carte di pagamento presso le pompe di benzina sotto ai 100€.
insomma: si vede proprio che questo non è il governo delle banche.
Ma intanto che ci sono (siccome devono risolvere
un problema interpretativo connesso all’entrata in vigore
del famoso 117-bis del “Salva Italia”),
già che ci sono sempre all’Art.27 decidono di abrogare
la vigente normativa sulla commissione di massimo scoperto.
E qui casca l'asino!
L'asino lo fanno cascare quei buontemponi del Senato,
perchè il primo di marzo approvano un maxiemendamento
interamente sostitutivo del testo originario sulle liberalizzazioni.
Sì, perché all'articolo 27
della legge di conversione del “Salva Italia”
(che si occupava di tutt'altro: di dismissioni immobili)
con questo maxiemendamento aggiungono un articolo 27-bis
dal titolo: "Nullità di clausole nei contratti bancari".
L’emendamento dice: "Sono nulle tutte le clausole
comunque denominate che prevedono commissioni a favore delle banche...
anche nel caso di sconfinamenti in assenza di affidamento,
ovvero oltre il limite di fido".
Tutto bene, se non che gli estensori dell'emendamento
dimenticano di aggiungere
(ma se ne dimenticano proprio, nel senso letterale del termine)
che sono nulle tutte le commissioni, sì,
ma "tranne quelle previste dalla delibera che il CICR
adotterà entro il 31 di maggio".
Il che, detto tra noi, nella loro testa
avrebbe dovuto rappresentare null'altro che
una mera formula di rito, una cosa per dire:
"ci penserà il Comitato Interministeriale entro il 31 maggio,
a stabilire che le commissioni bancarie resteranno
saldamente al loro posto."
Per convincersene, basta guardare alla composizione del CICR,
che è presieduto da Mario Monti e conta altri quattro ministri,
dei quali due coincidono con Passera
e un altro, Enzo Moavero Milanesi,
discende nientemeno che dal fondatore della Bocconi.
Qualcuno crede davvero che un simile dream-team
avrebbe mai preso una decisione così ostile al settore bancario
come togliere una fonte di guadagno tanto facile e corposa?
Va beh, comunque sta di fatto
che si dimenticano di inserire questo pezzo.
Apriti o cielo!
Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit,
parla di "incidente che non si deve più ripetere".
Giuseppe Mussari, presidente dell'ABI, si dimette (per finta),
e poi fa il tour di tutte le forze parlamentari
per fare pressione affinché l'emendamento, già approvato,
venga subito stralciato, altrimenti dal giorno dopo
in cui fosse entrato in vigore i clienti
avrebbero fatto causa alle banche,
le quali avrebbero dovuto sopportare, a detta loro,
10 miliardi di minori profitti.
Nessuno ricorda che, secondo i dati dell’Unione Europea,
siamo noi a dover sopportare i costi maggiori
per la tenuta di un conto corrente bancario in Europa:
circa 253,14€ all’anno
contro una media UE 27 di 111,62€
e contro i 154€ della Francia, gli 89€ della Germania
e i 45€ dell’Olanda.
Come faranno a sopravvivere queste banche
in questi scellerati paesi? Bah.. Mistero!
Mario Monti, dal canto suo,
non si lascia sfuggire l'occasione inaspettata per dire,
gonfiando il petto, che quell'emendamento (lo stralcia-commissioni)
è la prova definitiva che lui non appartiene ai poteri forti!
Peccato che l'emendamento stesso sia stato proposto dal Pd,
e non dal Governo.
E soprattutto, peccato che già tutti si stiano impegnando
alacremente per stralciarlo quanto prima possibile,
in ossequio alle disposizioni di Mussari.
Ma il tempo è poco, perché la conversione in legge
deve avvenire entro il 22 marzo (del decreto delle liberalizzazioni),
altrimenti tutto il decreto cade:
non c’è il tempo di fare un altro giro di modifiche.
E non si può neppure stralciare così, lo scellerato emendamento:
perché serve un'altra legge, o perlomeno un decreto legge ad hoc,
perché Napolitano (in conseguenza del selvaggio far west
dei tempi di Berlusconi) a suo tempo fu chiaro:
non si può infilare in un decreto legge
un articolo a caso che con quel decreto non c'entra nulla.
E poi, francamente, chi dovrebbe intestarsi la proposta di modifica?
La popolarità delle forze parlamentari è già bassa così:
in tempi di austerity e di sacrifici per il popolo,
nessuno ha voglia davvero di passare alla storia
come quello che rimette le commissioni bancarie
a vantaggio di quegli istituti di credito
che prendono soldi all'1% da Francoforte
e poi se li tengono senza distribuirli
agli imprenditori che si suicidano.
Ma non c'è problema!
Il Governo, che non è dei poteri forti,
toglie a tutti le castagne dal fuoco
e dice ai partiti: "se mi fate un Ordine del Giorno
dove mi invitate a risolvere la questione
poi io, visto che è il Parlamento a chiedermelo
(quindi il popolo sovrano), generosamente
recepirò la vostra istanza di giustizia,
che non può e non deve rimanere inascoltata,
e ripristinerò immantinente le commissioni bancarie".
Fa niente che gli esodati,
i pensionati che devono pagare l'IMU e sono in ospizio,
gli imprenditori con la corda al collo
e gli italiani tutti, in generale,
attendano a loro volta leggi che risolvano le loro questioni
da mesi, se non da anni: Mussari non può mica aspettare,
insomma... Eh, allora: siamo seri!
Tutto risolto! Ma fate presto a presentarmelo
questo benedetto Ordine del Giorno - dice Monti ai partiti -,
perché il 24 marzo Napolitano promulgherà
il famigerato Ddl sulle liberalizzazioni
- quello che toglie le commissioni bancarie -
e, per evitare i conflitti con la legge del 6 dicembre
- quello che invece le consente -,
dobbiamo assolutamente presentare un nuovo Ddl “salva banche”
nello stesso giorno, cioè il 24 marzo,
così annulliamo gli effetti del primo.
Tutto chiaro? Un vero guazzabuglio!
Detto fatto, il 22 di marzo, al fotofinish,
il Parlamento presenta l'"’Ordine del giorno 9/5025/202,
presentato da Fluvi, Saglia, Lulli, Cera, Bernardo, Polidori",
che impegna il Governo ad emanare in tempi rapidi
un provvedimento che prevede
“che la nullità delle clausole dei contratti bancari
si applichi alle linee di credito non conformi
a quanto previsto dalla delibera CICR”.
In pratica, un testo dove si chiede che il famoso emendamento
ammazza commissioni bancarie venga stralciato.
Molti sono gli onorevoli, a dire il vero, che vorrebbero discuterlo,
ma Maurizio Lupi, che presiede la seduta, liquida tutti
e approva l'ODG in tre secondi netti di orologio.
Tre! Guardate il video.
Lo avrebbe capito anche un porcospino in letargo
che era tutta un maneggio per salvare la faccia ai partiti
e tranquillizzare Mussari.
La De Micheli però, ospite de L'Ultima Parola il 23 marzo,
cerca di tranquillizzarmi e mi ricorda che
“un ordine del giorno non è legge:
è un impegno per cui il Governo
dovrà ritornare su quella materia...
Non è che domani mattina quella norma viene cancellata”.
Infatti l’indomani mattina esatto,
il 24 marzo del 2012,
il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
“ritenuta la straordinaria necessita` ed urgenza
di modificare talune disposizioni […]
concernenti la nullità di clausole nei contratti bancari”,
su proposta nientedimeno che del presidente del Consiglio Monti
- quello che si gonfiava il petto con l'emendamento che non era il suo -,
emana il Decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29,
il quale all’articolo 1 annulla gli effetti
dell’emendamento della discordia,
quello che avrebbe stralciato tout court le commissioni bancarie.
E per non far sembrare che emanino un decreto legge ad Mussari,
ci aggiungono anche la creazione di un Osservatorio
sull’erogazione del credito da parte delle banche alle imprese.
L'ennesimo carrozzone di presunti fannulloni dato che,
a rigor di logica,
un'osservatorio di osservatori che non hanno niente da osservare,
- eh, visto che il credito non viene erogato -
ha anche poco da fare.
Ma, per essere sicuri che nessuno si sbagli,
ritenendo che un decreto legge non abbia vera forza di legge
ma rappresenti solo un consiglio per gli acquisti,
nello stesso giorno, cioè contestualmente,
Monti presenta anche il disegno di legge di conversione del medesimo.
Il quale, sempre per non sbagliarsi,
contiene un solo articolo.
Non sia mai che anche questa volta lo trascrivano male
e si perdano qualche pezzo.
E quando, il 30 marzo, all’Ultima Parola,
in risposta a quanto aveva detto la De Micheli
- e cioè che un Ordine del Giorno mica lo recepiscono,
se mai lo recepiscono, in quattro e quattr'otto -
faccio notare che ci hanno messo meno di 36 ore
per passare dall’ordine del giorno all’emanazione del decreto legge
(mentre in media un ordine del giorno giace nei cassetti polverosi
di Palazzo Chigi anche per sempre),
Gian Luca Galletti, UDC (che verrà premiata alle amministrative
con un notevole consenso) dice che io do informazioni false
e che un decreto legge in ogni caso non è legge,
fingendo di ignorare che il decreto legge
è un decreto provvisorio avente forza di legge.
Altrimenti perché dovrebbe chiamarsi decreto "legge"?
Certo, deve essere convertito entro sessanta giorni
ma nessuno, nessuno onesto intellettualmente,
poteva avere anche solo il minimo dubbio
che questo non sarebbe accaduto.
Ma io sono solo un blogger:
cosa vuoi che ne sappia, io?
E infatti, il 17 maggio 2012, una settimana fa,
il disegno di legge n. 3221
che converte il decreto lampo di Napolitano,
dopo essere stato approvato dal Senato
viene approvato anche dalla Camera,
nientemeno che con voto di fiducia
(a onor del vero, senza quello di *** Crosetto).
Et voilà: le commissioni bancarie sono servite di nuovo!
Insomma, avete capito?
Quel senso di vendetta popolare
cui accennava con tanta apprensione Mario Monti ieri sera
può dunque placarsi perché ci ha già pensato lui,
il nostro Mario Monti.
Noi dobbiamo preoccuparci solo di pagare,
che per riscuotere
ci han già pensato quegli altri:
i banksters.