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Ora la discussione si sposterà online, dalla diretta TV passerà a Internet!
Chi ci guarda lo sta probabilmente facendo da un PC o portatile,
Smartphone o altri dispositivi di questo tipo... Diamo ai nostri telespettatori un paio di minuti
per collegarsi con noi online, e ai nostri tecnici per spostare i cavi
e le telecamere, in modo preparare lo studio della vicepresidente Reding per l'hangout.
Quando saremo pronti ci raggiungeranno i 10 cittadini
che potete vedere in basso sullo schermo.
Hanno preparato alcune domande da rivolgere direttamente alla vicepresidente Reding.
Intanto vi posso anticipare alcuni dei temi che affronteremo insieme.
Si va dalla parità uomo-donna, alla scarsa presenza femminile nei consigli d'amministrazione
delle grandi aziende, alle discriminazioni, alla libertà di circolazione e di espressione
in Europa, al ruolo dell'Europa nella vita dei cittadini europei.
Un tema venuto alla ribalta negli ultimi mesi è la protezione dei dati personali e privacy online,
ne parleremo questa sera. Abbiamo una domanda sull'Ucraina
e discuteremo della controversa legislazione sulle sigarette elettroniche
per rispondere ai numerosissimi messaggi che ci avete mandato su Twitter!
Integrerò le domande dei partecipanti con
altre che abbiamo ricevuto sui social network. Potete ancora mandare le vostre domande
usando gli hashtag #askreding oppure #eudeb8.
Cercheremo di porre il maggior numero di domande
nel tempo che abbiamo a disposizione: un'ora circa.
Per il momento potete vedere qui sotto 8 cittadini,
2 ci raggiungeranno più tardi. Il motivo è puramente tecnico:
sullo schermo si aprono soltanto 10 finestre alla volta,
ma volevamo invitare il maggior numero possibile di persone.
Mi dicono dalla regia che siamo pronti!
Direi di iniziare con le presentazioni dei partecipanti, anzi li invito a presentarsi!
Iniziamo da Daniella: ci sente?
Sì, buonasera! Si può presentare brevemente...
Vivo a Tel Aviv e ho la doppia nazionalità israeliana e americana.
Mi occupo di marketing in una start-up qui in Israele che raccoglie e analizza dati comportamentali.
Ma non voglio parlare di tutela dei dati personali, mi interessa la parità uomo-donna e in particolare
la presenza delle donne nei consigli d'amministrazione delle imprese.
10 anni fa ho conseguito un master in direzione aziendale presso l'INSEAD in Francia.
Vedo le mie compagne d'università lottare con il soffitto di cristallo, discriminazioni varie
e una mentalità retrograda, mentre la maggior parte degli uomini che hanno studiato con noi
possono contare su prospettive professionali migliori. Ho un blog e scrivo molto su Twitter
sulle donne nel mondo imprenditoriale e seguo il lavoro della vicepresidente su questo tema e
su quello delle quote rosa nelle aziende. Sono qui per parlare di questo.
Va bene, allora parlerà di parità uomo-donna. Adesso passiamo a Eszter: mi può sentire?
Sì, la sento. Buonasera a tutti. Mi chiamo Eszter Soos.
Sono ungherese. Ho 29 anni e ho studiato scienze politiche.
Mi interesso di politica francese. La mia domanda verterà sulla politica europea
della Francia. Sono una federalista europea convinta e spero di poter discutere
questa sera di alcuni aspetti interessanti. Grazie Eszter. Paul?
Buonasera a tutti. Mi chiamo Paul Budurca. Sono un cittadino rumeno. Attualmente vivo e lavoro
in Irlanda e non vedo l'ora di rivolgere la mia domanda alla vicepresidente Reding questa sera.
Grazie Paul. Il prossimo è Hugh. È lì?
Non la sento e non sono sicuro di vederla. Hugh?
Andiamo avanti. Yves…? Sì, sono qui. Mi chiamo Yves Leroux.
A quanto pare sono il più vecchio del gruppo! Sono francese, come può sentire. Mi occupo di
sicurezza informatica e privacy. Le mie domande verteranno perciò sull'informatica, la protezione
dei dati e l'impatto del cloud computing. Passiamo al prossimo, ecco Maria...
Salve, sono una giornalista bulgara e anche ricercatrice in criminologia. Condivido molti
interessi con gli altri partecipanti: mi interesso di parità fra i sessi, protezione
dei dati personali e libera circolazione all'interno dell'Unione europea.
Seguirò e farò domande su questi argomenti e sono curiosa di vedere
cosa viene fuori dai vari interventi.
Grazie Maria. Adesso tocca a Jakub. Mi sente? Sì, buonasera. Mi chiamo Jakub, sono di
nazionalità ceca, ma adesso vivo in Francia. Studio scienze politiche. Mi interesso in modo
particolare di politica francese, come una degli altri partecipanti, ma più in senso generale.
Sono interessato alle elezioni europee di quest'anno e all'esito che avranno.
Farò domande sulla cittadinanza europea e su cosa la gente pensa dell'Europa.
Grazie, Jakub. Adesso dovremmo riuscire a vedere Timur, vero?
Sì, buonasera, signora Reding, signore e signori. Sono contento di poter partecipare alla discussione.
Ho 16 anni e vivo nella parte sudorientale dell'Ucraina. Quest'anno finirò la scuola
secondaria. Mi preoccupa il futuro economico e politico del mio paese.
Le mie domande riguarderanno questo aspetto. Ok. Resta soltanto da presentare Hugh,
ma non so se c'è e se ci sente...
Per il momento non sembra esserci, ma possiamo comunque cominciare!
Vicepresidente Reding, desidera salutare i nostri partecipanti?
Buonasera a tutti! Sono in attesa delle vostre domande! Iniziamo da Daniella!
Eccomi! La mia domanda riguarda la parità uomo-donna e in particolare la presenza femminile nei consigli
d'amministrazione delle aziende. Mi interessa quello che lei sta facendo in proposito, perché nel 2012
è stata molto attiva e si è fatta promotrice di queste tematiche a livello internazionale.
Ma nel 2013 non ho visto un impegno altrettanto deciso da parte sua. Mi sembra che in Europa
non si stiano facendo dei passi avanti in questo campo. Per esperienza personale so che
l'INSEAD, dove ho studiato, fa parte di un gruppo internazionale di dirigenti donne. Sembra di essere
uno dei tanti gruppi su Linked-in. Non è altrettanto efficace di ciò che possiamo fare per noi stesse.
La mia domanda è questa: prevede per il 2014 nuove iniziative per aiutare le donne
a infrangere il soffitto di cristallo, qualcosa di diverso che possa aiutare le donne,
sia quelle che sono già dirigenti che quelle che stanno scalando i vertici delle carriere?
Sono assolutamente d'accordo con Daniella.
Il 60% dei laureati sono donne e poi le perdiamo nel mondo imprenditoriale:
non raggiungono i vertici aziendali, anche se sono preparatissime.
In un primo tempo abbiamo tentato di proporre progetti a carattere volontario, ma non ha funzionato.
Poi ho presentato una normativa europea per aumentare la presenza femminile nei consigli d'amministrazione.
(Continuo? C'è stata un'interruzione)
Il Parlamento europeo ha approvato questa normativa con una maggioranza schiacciante. Ora la
stiamo discutendo con i governi in riunioni ministeriali affinché venga approvata anche da loro.
Nel frattempo non ci concentriamo soltanto sulle leggi, ma prestiamo altrettanta attenzione
alla realtà. E lì sì che si stanno verificando dei miracoli!
Da quando abbiamo presentato le nuove regole, le imprese hanno cominciato a cercare donne di talento.
E anche le donne hanno iniziato ad organizzarsi. Sta crescendo il numero delle organizzazioni che
aiutano le donne a raggiungere i vertici delle aziende e che propongono candidate con curriculum
di tutto rispetto per farle entrare nel mondo imprenditoriale.
Daniella ha parlato dell'iniziativa "Global Board Ready Women", in cui la sua
Università, INSEAD, ha svolto un ruolo decisivo. Posso confermare che l'iniziativa è stata avviata da
scuole di gestione aziendale francesi e britanniche. Poi è diventata un'iniziativa globale,
con migliaia di istituti di tutto il mondo riuniti in un sito web interattivo,
dove i cacciatori di *** e le imprese possono vedere i curriculum di tante donne
pronte ad assumersi responsabilità dirigenziali. Occupandosi di questo aspetto, l'Europa ha dato il
via ad un movimento che si sta espandendo in tutto il mondo. Lo posso constatare vedendo crescere ovunque
il numero delle donne che vengono promosse ai vertici aziendali. Abbiamo bisogno di donne e uomini insieme.
Non bisogna più sprecare i talenti di cui disponiamo! Posso fare una domanda aggiuntiva? Si tratta del
comitato esecutivo della Banca centrale europea, che fa parte del consiglio direttivo.
È composto di soli uomini: 6 in tutto. I mandati sono molto lunghi. La prossima sostituzione
dovrebbe avvenire fra 4 anni! Non mi sembra che l'Unione europea stia mettendo in pratica ciò che sostiene.
Possiamo sperare che uno dei 6 uomini faccia un passo indietro, o dobbiamo aspettare che qualcuno
di loro vada in pensione? Ho dato un'occhiata al comitato esecutivo su Internet prima dell'hangout:
c'è una foto dell'intero management della BCE: ci sono circa 20 uomini, tutti di pelle bianca.
Sembra una foto in bianco e nero fatta nel XIX secolo. Qual è la sua opinione e cosa si può fare in proposito?
Ha assolutamente ragione. Quello delle banche è un mondo grigio,
un mondo senza colori! Ecco perché sono contenta di potervi dire che
le cose stanno cambiando: ad esempio la francese Danièle Nouy è stata nominata a capo
del consiglio di vigilanza della Banca centrale europea.
Inoltre, nel comitato esecutivo della Banca centrale è stata nominata una donna per sostituire
l'uscente rappresentante della Germania. Pertanto credo che anche nelle banche centrali
il messaggio sia stato recepito: le prime donne si stanno affacciando. Auguro loro ogni successo,
in modo che possano dimostrare di saper lavorare altrettanto bene dei loro colleghi maschi.
Grazie. Grazie Daniella per le sue domande. Ecco una domanda
correlata, che però non verte tanto sulla parità, quanto piuttosto sui diritti delle donne.
È stata scritta su Twitter da EuroParisienne – una francese, direi – che vorrebbe chiedere
alla vicepresidente cosa il Partito popolare europeo pensa del passo indietro compiuto
in Spagna sull'aborto.
La legislazione sull'aborto è oggetto di un acceso dibattito in Spagna e il Parlamento europeo
ne ha discusso proprio oggi. Faccio però presente che le questioni riguardanti
l'aborto sono al di fuori delle competenze dell'Unione europea, ma spettano
ai governi e ai parlamenti nazionali. Sono loro che devono decidere in proposito.
Passiamo al nostro secondo partecipante, Eszter.
Sono Eszter. Tempo fa si è scontrata con il governo francese a proposito della
situazione dei rom in Francia. Vorrei espandere questo dibattito a livello europeo.
Per quanto ne so, tutti gli Stati membri erano tenuti a definire delle strategie nazionali
per l'integrazione delle comunità rom. Queste strategie sono state valutate dalla
Commissione 2 anni fa. Quali sono state le reazioni politiche a tali valutazioni?
Quali sono gli ostacoli all'attuazione di queste strategie? Come valuta la situazione
in Europa, specie per quanto riguarda il dibattito sulla libera circolazione e
i diritti umani a livello europeo? Tutti noi siamo consapevoli della gravità
del problema delle popolazioni rom: da 10 a 12 milioni di cittadini europei,
molti dei quali vivono in povertà. Cercano di uscire dal loro paese di
origine perché non vi hanno un futuro e si recano in altri paesi.
Se nei paesi d'arrivo non si tenta un'integrazione, se i bambini non vanno a scuola,
se non si risolve la questione di come alloggiare queste popolazioni, allora il problema
persisterà anche per le prossime generazioni... Ecco perché la Commissione europea ha preso
la situazione in mano. Siamo riusciti ad ottenere che tutti i governi adottassero una
propria strategia di integrazione dei rom. Ora spetta ai governi mettere in pratica la strategia nazionale
e iniziare ad integrare le comunità rom, per farle uscire dalla povertà, per fare in modo che i bambini
frequentino le scuole e che la prossima generazione possa vivere una vita normale.
Quest'anno organizzeremo un vertice sui rom, con i governi, i rappresentanti delle comunità rom,
i parlamenti nazionali e gli europarlamentari, per fare il punto su cosa è stato deciso.
Quando la Commissione ha presentato una normativa affinché in tutti gli Stati membri
vengano condotte azioni comuni per una reale integrazione, il Consiglio dei ministri
ha per la prima volta deciso all'unanimità di accettare queste proposte della Commissione.
Ma, come è stato giustamente detto, per trasformare una proposta, una legge, un impegno in una realtà concreta
il cammino è lungo... Tutti noi sappiamo che non è possibile risolvere la situazione dei rom
in alcune settimane o mesi. Ma serve un preciso impegno, non soltanto da parte degli stati membri,
ma anche da parte delle comunità rom…, vale a dire la volontà di integrarsi e
di condurre una vita normale nelle società in cui hanno scelto di andare a vivere.
Se posso aggiungere una domanda veloce... Ritiene che i paesi europei orientali e
quelli occidentali debbano condurre strategie distinte perché i problemi sono diversi tra
i paesi di origine e quelli di destinazione? Come vede questi due "blocchi" nell'UE?
Vi sono popolazioni rom di tutte le
nazionalità in Europa, ma di solito ci riferiamo ai rom che vivono nelle regioni
e nei paesi poveri e che emigrano perché lì non hanno alcun futuro.
In questo caso abbiamo una doppia strategia: cerchiamo di
aiutarli in Romania e in Bulgaria. Aiutiamo i governi ad investire; diamo loro un
sostegno finanziario affinché creino alloggi, lavoro e scuole, con corsi speciali
per l'istruzione e la formazione dei figli dei rom.
Si tratta di combattere la povertà per evitare che la gente debba lasciare il proprio paese. 173 00:21:05,390 --> 00:21:11,960 Ma se decidono di farlo, vanno integrati nella loro nuova società e l'integrazione è sempre
una strada a doppio senso: richiede la la volontà del paese ospitante di promuovere
l'integrazione e la volontà dei migranti di adattarsi alla nuova realtà. È un
processo difficile. A volte ci sono resistenze da una parte, a volte dall'altra...
se entrambe le parti non hanno la volontà, i problemi rimangono irrisolti.
Prima di tornare a Twitter, andiamo in Irlanda, dove c'è Paul...
Salve, signora vicepresidente... Vorrei sapere perché l'UE permette ai politici
e media britannici di declassare i cittadini rumeni, nel dibattito sulle restrizioni 181 00:22:13,780 --> 00:22:20,780 nel mercato del lavoro. Grazie. Nessun cittadino europeo deve essere
discriminato. Siamo 507 milioni di cittadini con gli stessi diritti e stessi doveri.
Solo questo conta. C'è stato un ampio dibattito al Parlamento europeo sul diritto
dei cittadini europei alla libera circolazione. È stato un grande sollievo per me vedere che
la stragrande maggioranza dei partiti e dei paesi erano d'accordo.
La libera circolazione è uno dei beni più preziosi, uno dei diritti più importanti dei
cittadini europei. Non può essere negoziata. Diciamolo chiaramente: è un diritto
fondamentale dei cittadini europei. E i cittadini europei hanno i loro diritti,
ma anche doveri: si può circolare liberamente per lavorare, studiare,
andare in vacanza ecc., ma certo non per sfruttare in maniera illecita
i sistemi previdenziali. E qui gli Stati membri possono
intervenire per evitare che ciò avvenga. Molti Stati membri respingono
i cittadini che imbrogliano. Poiché imbrogliare non è un diritto dei cittadini
europei, i governi sono autorizzati a prendere misure. Ma impedire la libera
circolazione è contro le norme dell'UE e la Commissione e il Parlamento si opporranno.
Paul, ha qualche commento da fare riguardo alla risposta della vicepresidente Reding?
Condivido ciò che ha detto sull'unanimità, ma gli ultimi 6 mesi sono stati molto duri, c'è
stata una forte pressione da parte dei politici e dei media britannici, che hanno declassato i
cittadini rumeni con tutti i mezzi possibili. Sono contro le persone che imbrogliano, anche
se fosse a spese del sistema ungherese o rumeno… ma ciò non significa tutti quelli che vengono
nel Regno Unito per motivi turistici o di lavoro sono rom...
Torniamo a Twitter, dove ci chiedono come evitare le manipolazioni e il populismo da
parte dei politici nell'attuale dibattito sulla libera circolazione. Esiste un
sistema che l'UE potrebbe introdurre o ciò finirebbe con il favorire i populisti?
L'obiettivo della Commissione europea è l'applicazione concreta del diritto dell'UE,
ma certo non possiamo impedire ai politici di dire quello che pensano. Li invito solo
ad essere più responsabili, a basarsi sui fatti e sulle cifre e a non creare discriminazioni,
perché sono vietate dalla legge. E i politici dovrebbero essere i primi
a rispettarla. Per rispondere alle osservazioni di Paul,
dovete sapere che tutte le nostre analisi dimostrano che questo
vale non solo per il Regno Unito, ma anche per la Germania e altri paesi membri:
i cittadini che scelgono di andare in un altro paese ci vanno per lavorare. La maggior parte
dei cittadini che emigrano lo fanno perché cercano un lavoro. Pagano le tasse e i
contributi previdenziali. Contribuiscono in media molto di più dei cittadini nazionali
se non incontrano problemi. Smettiamola dunque con le discriminazioni e risolviamo i
problemi esistenti e non creiamone laddove non ce ne sono!
Andiamo avanti perché dobbiamo rispettare i tempi. Hugh è di nuovo con noi. Hugh, mi sente?
Salve! Buona sera, signora Reding. Sono un cittadino britannico che vive a Bruxelles.
Sono qui da 10 anni e prima ho vissuto in Francia per 17 anni. Sono quindi
abbastanza "continentale". Ho lavorato alla Commissione e per un paio di anni anche al
Parlamento e ora lavoro come freelance. La mia domanda é: nei dibattiti a Stoccolma
lei ha risposto ad un membro del pubblico che si chiedeva se l'UE portava dei vantaggi
considerando che l'80% delle leggi svedesi in realtà non erano svedesi bensì europee.
Questo vale per tutta l'UE o gli svedesi ricevono un trattamento speciale?
Nessuno riceve un trattamento speciale, tutti i
cittadini e tutti gli Stati membri sono uguali. Non so se sia l'80 o il 75%... la verità è
che la maggior parte delle leggi che vengono applicate e attuate a livello nazionale si
basa su leggi e direttive europee che vengono recepite nella legislazione nazionale. Le
leggi attuate nei 28 paesi membri dell'UE sono approvate dal Parlamento europeo
in codecisione con il Consiglio dei ministri europei. È per questo che la gente
deve essere consapevole dei poteri che conferisce agli eurodeputati,
che possono approvare a maggioranza le leggi da attuare o non attuare successivamente
negli Stati membri dell'UE. Andiamo avanti... Vorrei ora tornare su
Twitter, perché continuiamo a ricevere tantissime domande, e mi scuso
per i ritmi un po' frenetici, ma ci sono così tanti temi da affrontare.
Alice Stolmeyer ci chiede: la Commissione adotterà misure
adeguate, ossia basate su prove scientifiche, per proteggere il clima ed evitare che
si superi la soglia dei 2°C? Come saprà, l'UE è stata la prima al mondo
non solo a dire che c'era un problema concreto con il surriscaldamento
del pianeta, ma anche ad adottare leggi adeguate per contrastare questo fenomeno.
Queste leggi vanno ora riviste e il relativo dibattito è iniziato con
toni molto accesi; un dibattito tra la Commissione europea, da una parte, e il
Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri europei, dall'altra.
Personalmente mi auguro che l'impegno che abbiamo preso a livello mondiale sia seguito
da una normativa adeguata, affinché l'Europa dia l'esempio agli altri paesi e spero che
riusciremo a dare il giusto messaggio anche alle riunioni dell'ONU sul riscaldamento
globale – avvertendo che corriamo un grande rischio – in modo che non si muova solo
l'UE, ma anche il resto del mondo. Passiamo ora a un altro tema importante,
di cui abbiamo già parlato prima nello scambio con Isabel, ossia la protezione
dei dati. Diamo la parola a Yves. Mi sente?
Sì, grazie. Prima parlava del fatto che il cosiddetto "pacchetto",
ossia un regolamento più una direttiva, sarà
approvato prima della fine dell'anno. Ma ci sono due ostacoli: innanzitutto, come
ha spiegato, passa all'esame del Parlamento europeo e va quindi adottato
entro il 17 aprile, se non sbaglio, con l'ultima sessione del Parlamento.
E nel frattempo si deve pronunciare anche il Consiglio, perché poi si passa al sistema
del dialogo a tre. A mio avviso, il problema però è che alcuni paesi presentano tantissime
interrogazioni. Sembrerebbe che non vogliano un regolamento, e ne occorre uno sulla
protezione di dati, altrimenti, come ha spiegato rispondendo alla domanda dalla Svezia,
avremo ancora una volta un'iniziativa diversa una diversa attuazione, come è successo con la
direttiva ed è stato un incubo per la gente Cosa ne pensa? Crede che entrambi
si pronunceranno in tempo per il dialogo a tre?
Sono assolutamente d'accordo con Yves. E il motivo per il quale ho presentato la nuova
normativa europea è che, in un mondo senza frontiere, nell'era digitale, ed Internet è un
mondo senza frontiere, non possiamo avere 28 normative diverse e a volte contraddittorie.
È per questo che ho presentato una normativa unica per
l'Europa – da applicare ovunque, per dare certezza giuridica alle imprese e ai
cittadini. In base al trattato europeo, i cittadini hanno il diritto alla tutela
della loro privacy e alla protezione dei loro dati personali.
Come giustamente afferma Yves, il Parlamento europeo ha già fatto la sua parte, perché ha
presentato una posizione alle commissioni responsabili della protezione dei dati e
ha promesso che voterà in seduta plenaria prima del 17 aprile. È una promessa che
prendo molto sul serio e che anche i governi dovrebbero prendere sul serio. Ecco perché
la prossima settimana ci sarà una riunione dei 28 ministri, insieme ai relatori del
Parlamento europeo e ai presidenti delle commissioni del Parlamento europeo,
per decidere come attuare questo piano e approvare le norme sulla protezione dei dati
prima delle elezioni. Il dialogo a tre inizia già prima, ma continuerà con il nuovo Parlamento.
Grazie per la risposta. Ho un'altra
domanda sullo stesso argomento: ha spiegato prima che il cosiddetto "cloud computing" necessita di
un sistema globale e che alcuni paesi iniziano ad avviare delle iniziative autonome, creando
"nuvole nazionali localizzate". Credo che se si continua così, assisteremo alla balcanizzazione
della nuvola: ogni paese avrà la sua nuvola e i suoi sistemi di sicurezza
e non vorrà aprirsi agli altri. Cosa farebbe per evitare questa sorta di balcanizzazione?
La Commissione ha presentato una strategia
sul cloud computing per evitare quella che lei chiama una balcanizzazione e per offrire una
opportunità concreta alle imprese europee di creare una nuvola europea
e non una nuvola balcanizzata. Quello che è successo, lo spionaggio da parte della NSA
e anche tutti i [...problemi di audio, perdita del collegamento...]
Abbiamo perso l'audio. Qualcuno mi può dire cosa sta succedendo con l'audio.
Non sento nulla e non so se riescono a sentirmi.
Vi sento, ma non riesco a sentire la vicepresidente Reding.
Abbiamo perso il collegamento con la vicepresidente Reding.
Ne approfitto per dirvi che potete anche inviare una domanda su Twitter.
[perdita del collegamento …}.
Yves, può spiegarci cosa intende per balcanizzazione dell'Internet?
Il fenomeno di cui parliamo è presente in molti paesi ormai. In Germania applicano
già un sistema di sicurezza nazionale. In Francia ci sono due imprese che curano la
pubblicità dei vostri dati e che dicono che tutti i dati rimarranno in Francia. Lo stesso
accade in molti altri paesi, perché la gente non vuole che i suoi dati siano accessibili in
altri paesi. Qualcuno ha detto che i dati devono rimanere nello spazio Schengen, perché non possiamo
fare affidamento sugli altri paesi. Il problema dunque è: se ho una nuvola per ogni paese,
è difficile crearla a livello mondiale. Cosa potrebbe fare la Commissione per
risolvere questo problema? Il regolamento proposto punta a creare un sistema
comune di protezione dei dati in tutta Europa e a far sì che non vi siano differenze.
Dovremmo fare lo stesso con la nuvola informatica; stanno pensando di creare una
"nuvola informatica europea", ma dobbiamo avere la certezza che i governi nazionali
non spingano in altre direzioni. Andiamo avanti anche se manca il collegamento
con la vicepresidente. Parliamo di protezione della privacy. È tornato il collegamento con la
vicepresidente. Maria, lei ha una domanda sulla protezione della privacy...
Sì! La mia domanda nasce dal dibattito sulla protezione della privacy e dalla forte
partecipazione della vicepresidente Reding a questo dibattito. È vero, siamo tutti indignati;
tutti noi vogliamo affrontare il problema. Ma credo che la persona che ha divulgato i dati,
Edward Snowden, e chiunque si trovi nella sua situazione, vive ora nell'incertezza ed è
perseguitato ovunque. Ciò scoraggia tutti gli altri potenziali informatori
che vogliono denunciare gli illeciti gravi delle istituzioni. Cosa accadrebbe a un cittadino
europeo che decidesse di denunciare un illecito così grave, un tale abuso di potere?
Cosa fa l’UE in caso di denunce di irregolarità? Posso rispondere anche se non mi vedete?
Ho sentito la domanda. La politica in materia di denunce di irregolarità è di competenza
nazionale, non è prevista dai trattati europei. La Commissione europea può solo
fare quanto previsto dai trattati. Quindi questo tema va bel al di là del singolo caso di Snowden.
È una questione di diritto fondamentale e purtroppo l’Unione europea non ha competenze
in merito. Ora però vorrei ritornare sul tema del
clouding informatico europeo. Yves ha ragione: abbiamo creato una strategia europea in questo settore.
Abbiamo cercato di renderla il più attraente possibile per favorire lo sviluppo in Europa.
Ora stiamo elaborando la legislazione necessaria. Ovviamente, il timore che
i dati non siano sicuri in un sistema globale di clouding fa sì che le persone abbiano paura di
trasmettere i loro dati. È la situazione peggiore che si possa verificare a livello europeo:
occorre un ambiente sicuro che garantisca il trattamento corretto dei dati,
così come previsto dalla legge. È per questo che abbiamo presentato
il regolamento sulla protezione dei dati.
Posso fare un’altra domanda? Cosa succederebbe se, per esempio, qualcuno denunciasse
delle irregolarità riguardanti la Commissione, senza che esista una procedura europea per trattare
questi casi? E, per tornare alla domanda: ci fa molto piacere che il Parlamento europeo
sostenga la libertà di circolazione, sarebbe strano se non lo facesse, ma
noi bulgari incontriamo ostacoli per trovare lavoro in Europa occidentale,
la gente è inquieta. Come far rispettare i nostri diritti? A chi possiamo rivolgerci se
i nostri diritti non sono rispettati dai potenziali datori di lavoro?
Per fortuna in Europa vige la democrazia. Per presentare una denuncia o segnalare
irregolarità – per es. commesse dalle istituzioni europee – ci si può rivolgere
al Mediatore europeo, che poi analizza il caso e
prende le misure necessarie. Esiste anche la commissione per le petizioni
del Parlamento europeo, che riceve ugualmente le denunce dei cittadini. Il problema è
gestito molto bene a livello europeo, e dovrebbe esserlo ancora meglio
a livello nazionale. Quanto alla libertà di circolazione,
capisco benissimo che i giovani vogliano trovare il posto ideale per lavorare
e che, se non trovano lavoro nella loro regione o se non sono pagati adeguatamente,
vogliano trasferirsi. Occorre rispettare la loro libertà personale
se vogliono emigrare. Però nell’Europa del futuro che vorrei io
i giovani non dovrebbero essere costretti a emigrare, dovrebbero poter trovare un lavoro ben
retribuito nella loro regione. È per questo che il meccanismo di solidarietà dell’UE -
- con i suoi programmi regionali e sociali - per aiutare le aree meno sviluppate
e più povere a svilupparsi rapidamente, è di estrema importanza.
Dobbiamo investire per sviluppare le regioni più povere, per crearvi posti di lavoro
e permettere a chi lo desidera di restarvi.
Non abbiamo più molto tempo. Vorrei che tutti i partecipanti
facessero le loro domande finché dura il collegamento.
Diamo la parola a Jakub? Grazie e buona sera. La mia domanda
riguarda la cittadinanza. Sono della Repubblica ceca, dove per molti Bruxelles è una
realtà molto lontana. Anche per me, l’UE è un’organizzazione che conta
28 paesi e ancora più nazionalità e culture, è un organismo che offre vantaggi,
ma non è ancora una vera nazione o una federazione. Forse la mia domanda sembrerà
un po’ ingenua o semplice, ma vorrei sapere da lei, signora vicepresidente,
perché i cittadini dei paesi membri dell’UE dovrebbero sentirsi anche cittadini europei.
Che cos’hanno in comune gli europei? Qual è l’elemento chiave per una cittadinanza
comune, oltre al fatto di vivere nella stessa regione geografica?
La cittadinanza europea così come l’ha descritta Jakub, non esiste: infatti noi
abbiamo le nostre radici. Io sono nata nel sud del Lussemburgo, un’area
dell’industria siderurgica, lì ho radici molto forti, sono lussemburghese
e anche europea – questi elementi non si contraddicono, si integrano.
È in quest’ottica che dobbiamo considerare la cittadinanza europea. Tutti nasciamo in un paese,
una città, una regione; apparteniamo a un paese... e – lo dicono i trattati – abbiamo gli
stessi diritti di tutti i 507 milioni di cittadini europei. Ad esempio, il diritto
alla libertà di circolazione, il diritto alla non discriminazione. La nostra UE non si fonda
solo sull’economia, ma è anche saldamente ancorata a valori, cosa che per me
è una grande ricchezza. Grazie della risposta. Vorrei farle un’altra
breve domanda. Ho parlato del mio paese, la Repubblica ceca, ma forse la situazione
è identica negli altri nuovi paesi membri: non crede che le elezioni europee di quest’anno
potrebbero essere l’opportunità per spiegare di nuovo a tutti cos’è questa molteplice
cittadinanza, invitandoli a partecipare? Mi auguro sinceramente che le elezioni europee
di quest’anno siano utilizzate in tutta l’UE per parlare dei temi europei,
e non dei governi o dei ministri nazionali. I cittadini devono sapere che stanno eleggendo
un loro rappresentante che siederà al Parlamento europeo e voterà
leggi che influenzeranno la vita di 507 milioni di persone. È fondamentale
che questo messaggio sia chiaro. È altrettanto importante che
la gente capisca che, sì, vogliamo costruire una federazione europea,
ma questo non significa rinunciare alle proprie radici o perdere la propria lingua.
No, i paesi membri restano, ma parlano con una sola voce su temi
di primaria importanza, come ad esempio la protezione dei dati. Non possiamo parlare
con 28 voci discordanti su questo tema. Su queste tematiche di rilievo, fra cui anche
l’unione bancaria, dobbiamo avere un’unica politica europea, ma soprattutto - lo
dico alla giovane generazione che ora ci segue su Internet – dobbiamo far
sentire la nostra voce anche sulla scena internazionale. I singoli paesi europei sono
troppo piccoli in un mondo globalizzato. Insieme, invece, possiamo difendere i nostri valori,
i nostri diritti e far sentire la nostra voce a livello mondiale.
Grazie molte! Abbiamo ancora tre partecipanti, uno dall’Ucraina
e uno dalla Catalogna, in Spagna. Parleremo anche delle sigarette elettroniche,
non dimenticheremo questo argomento. Su Twitter Chris ha postato una domanda sul tema
di cui stiamo parlando: quali sono le sue idee concrete per far partecipare i cittadini al
processo politico, al di là dei dibattiti occasionali? Quali sono le sue idee concrete
per la vita di tutti i giorni? In ambito quotidiano il testimone passa ai
politici eletti localmente. Io non posso spiegare a tutti i cittadini, in tutti
i paesi membri, in tutte le regioni, cosa fa l’Europa! Lo devono fare i politici
nazionali e regionali, che sono anche politici europei perché le loro
azioni hanno ripercussioni su tutto il nostro territorio. Ho cercato di sviluppare
i dialoghi con i cittadini a livello locale per avere un contatto immediato con le
persone, in modo che possano porre direttamente le loro domande. Ho tentato di organizzarli
insieme ai rappresentanti eletti, ai politici regionali e nazionali, anche per dimostrare
che si può e si deve lavorare in tandem! Da una parte, la Commissione europea
e dall’altra, i governi nazionali, che condividono la responsabilità per il nostro
spazio europeo comune, magari con approcci diversi, ma che alla fine devono
collaborare per conseguire un obiettivo comune. È questo che bisogna spiegare
e fare nella campagna per le elezioni europee. Grazie. Ora passiamo a Timor, dall’Ucraina,
un paese che non fa parte dell’UE, ma dove molti vorrebbero aderire
all’Unione europea. Grazie. Per me è molto importante
cosa ne pensa della situazione in Ucraina: qui i politici usano ancora la violenza fisica
contro giornalisti e manifestanti … non è stato punito nessuno degli agenti del governo e delle
forze di polizia che commettono violenze. Cosa pensa di tutto questo?
Ho una profonda ammirazione per gli ucraini, che non si danno per vinti, che scendono
in strada con le bandiere dell’Ucraina e dell’UE. Vogliono la libertà,
vogliono vedere riconosciuti i loro diritti, vogliono giustizia! Alzano la voce per farsi
sentire e noi li sentiamo! Per loro l’UE è un sogno e noi siamo pronti a fare
del nostro meglio per farlo diventare realtà per tutti quegli ucraini
che aspirano ad avere libertà e giustizia.
La ringrazio, mi fa piacere sentirglielo dire. Un’altra domanda: i giovani ucraini
prestano particolare attenzione alla situazione con l’UE. L’Unione europea è disposta a introdurre
a breve un sistema di ingresso senza visto per i giovani ucraini?
Ha fatto bene a pormi questa domanda. Tutti i giovani vorrebbero non essere
discriminati e poter circolare liberamente. In quanto ucraino lei capisce senza dubbio
quanta libertà hanno i giovani europei; possono andare anche senza passaporto
da un paese all’altro. Stiamo svolgendo trattative per liberalizzare l’accesso degli ucraini senza visto.
Ci auguriamo di riuscire a instaurare rapporti equilibrati per dare a questi giovani
la libertà di circolazione che desiderano, cosa che è uno dei valori
più apprezzati dai cittadini europei.
La ringrazio molto. La parola va a Xavier dalla Catalogna.
Grazie per avermi invitato a questa discussione.
Devo presentarmi brevemente, come hanno fatto gli altri?
Sì, si presenti brevemente prima di porre la sua domanda.
Vengo da un paesino della Catalogna, che vi invito a visitare. Ho 41 anni, da
anni scrivo su un blog e su Twitter sull’indipendenza del mio paese e sono
alla ricerca di un lavoro. Vorrei porre una domanda sul mio paese.
Come saprà, la Catalogna vuole organizzare un referendum con cui i cittadini
potranno decidere se vogliono l’indipendenza. Il governo spagnolo si oppone perché dice che
non è legale, anche se noi sappiamo che lo è. Vogliamo semplicemente votare. Signora
vicepresidente, anche se alcuni la considerano una questione interna, la cittadinanza europea
non dovrebbe garantire i nostri diritti? Il diritto di voto non è un diritto fondamentale?
L’Europa non dovrebbe garantire il diritto di voto dei catalani? La ringrazio.
Quello che le dirò sarà molto complesso e non sarà la risposta semplice
che si aspetta da me. I trattati europei sanciscono il diritto di voto per tutti gli
europei alle elezioni europee. È possibile votare alle elezioni europee anche se
non si è nel proprio paese perché ci si è trasferiti altrove.
Inoltre, dopo aver vissuto per qualche tempo in un altro paese, si ha anche il diritto
di votare alle elezioni locali e regionali. Però non è stato fissato un diritto di voto per
le elezioni nazionali o per le questioni nazionali. Un referendum è una questione interna spagnola
e non europea, quindi deve essere gestita secondo le regole spagnole e non
secondo quelle europee. Xavier, non abbiamo molto tempo,
se non le dispiace passo la parola a Martijn, che si è appena collegato. So che se non
gli faccio porre la sua domanda sulle sigarette elettroniche, ne va della mia incolumità.
Martijn, cedo la parola a lei, che rappresenta la comunità degli utenti
di sigarette elettroniche. Sono uno sviluppatore di software dei Paesi Bassi
e fumo da 20 anni. Poi ho scoperto le sigarette elettroniche, che mi piacciono molto.
Il problema è che saranno tutte vietate, le uniche legali saranno queste.
Perché i consumatori non sono stati consultati prima di scrivere nuove leggi su questi prodotti?
Le auguro di poter continuare a fumare le sigarette elettroniche. L’UE non intende vietarle.
Sono i paesi membri che devono risolvere questo problema e decidere come disciplinare questi
prodotti. Noi non le vieteremo. I paesi membri possono
decidere di considerarle come prodotti farmaceutici, c’è molta
confusione su questo punto! Ho letto le leggi – siamo in molti
e conosciamo le leggi – molte sigarette elettroniche di seconda e terza generazione saranno vietate.
Nel dialogo a tre sono state aggiunte nuove restrizioni e le sigarette di grandi dimensioni saranno vietate.
Martin ne sa più di me. Quello che so io è che l’UE non vieterà le sigarette elettroniche.
Non c’è mai stata l’intenzione di farlo. Quello che infastidisce la gente
è che la legislazione europea proposta rende più difficile accedere a
questa alternativa sicura ai prodotti del tabacco. La confusione deriva dal fatto che
è in corso una discussione fra il Consiglio e il Parlamento europeo per trattare come semplici
beni di consumo le sigarette elettroniche con di nicotina al di sotto di una determinata soglia;
i paesi membri possono poi, con valide motivazioni, classificarle come medicinali,
cioè come prodotti farmaceutici. Quindi non sarà certo l’Unione europea
a fare questa classificazione e
a vietare questi prodotti. Bisogna aspettare e vedere cosa succede, ma
non credo che dovremo attendere molto per vedere se queste risposte soddisfano chi usa le
sigarette elettroniche. Prima di concludere, vorrei farle una domanda.
Oggi abbiamo parlato con una decina di cittadini; da più di un anno lei
organizza dialoghi con i cittadini, ha ascoltato le loro storie ...
che cosa sta loro più a cuore? E come può l’Europa soddisfare le loro esigenze e aspettative?
I dialoghi con i cittadini sono stati un’esperienza davvero sorprendente: mi aspettavo
che i partecipanti chiedessero di non fare questo o quello, ma alla fine alle persone non
interessa sapere chi fa cosa, vogliono semplicemente che qualcuno risolva
i loro problemi! Molti guardano al governo europeo,
alla Commissione europea, per risolvere i loro problemi comuni. Vorrebbero che
noi avessimo più poteri di quelli conferiti dai trattati.
Penso che in futuro il dibattito verterà su chi prende quali decisioni e
a quale livello. Come abbiamo visto con le sigarette elettroniche, a volte è difficile
(cade il collegamento) Abbiamo di nuovo perso il collegamento.
Non so se lo abbiamo perso solo con la vicepresidente Reding o anche con tutti
gli altri. Non c’è più l’audio.
Visti questi problemi tecnici, direi che possiamo concludere questo dibattito online,
che dura già più di un’ora. Abbiamo parlato con persone da tutta
Europa e anche al di là dei confini dell’UE. Non mi resta che ringraziare la vicepresidente
Reding per aver organizzato questa iniziativa e ascoltato i cittadini. Ringrazio anche
i partecipanti per le loro domande.
Grazie a tutti e scusateci se non siete riusciti a porre le vostre domande,
sarà per la prossima volta! Buona serata e arrivederci!
Grazie