Tip:
Highlight text to annotate it
X
Buongiorno a tutti. Allora, Aldo Brancher si è dimesso da ministro dopo solo sette
giorni: evidentemente ha cercato invano la delega alla quale era stato assegnato, poi
non l'ha trovata. Scherzo, naturalmente: l'uso del legittimo
impedimento, diciamo il legittimo uso da parte di Brancher della legge sull'illegittimo impedimento,
ha suscitato tali polemiche e contrasti per la sfacciataggine con cui tutto ciò è avvenuto,
che alla fine hanno indotto Berlusconi, dopo un incontro ad Arcore con il fido Brancher,
a scaricarlo. Resta invece saldamente presidente del Consiglio
e ha già fatto uso tre volte, negli altrettanti suoi processi, Mills, Mediaset e Mediatrade,
Silvio Berlusconi, intorno al cui abuso di legittimo impedimento non sono nate polemiche
istituzionali di nessun genere, fanno tutti finta di niente.
Resta sottosegretario al tesoro Nicola Cosentino, sul cui capo pende un mandato di cattura
– attenzione non una richiesta di arresto da parte della procura di Napoli – un'ordinanza
di custodia cautelare già emessa dal GIP, già confermata dalla Cassazione che non può
essere eseguita perché il signorino è trincerato in Consiglio dei Ministri e in Parlamento:
la Camera fa scudo e respinge il permesso ai giudici di entrare e di portarselo via.
Ma anche questo, come sappiamo, ha creato ben poche polemiche da parte del maggior partito
di opposizione che, anzi come forse qualcuno di voi ricorderà, dopo aver presentato insieme
all'Italia dei Valori e all'UDC una mozione in cui chiedevano a Cosentino di dimettersi,
addirittura prima che gli arrivasse il mandato di cattura, il PD fece poi in modo, con le
uscite dall'aula calibrate di decine di suoi esponenti, di non far passare quella mozione
perché sarebbe bastato essere presenti in forze e quella mozione sarebbe passata in
quanto molti finiani e non si erano dileguati nel centrodestra.
Dunque, diciamo: siamo di fronte all'ennesima fiera del tartufo, all'ennesimo festival dell'ipocrisia.
Adesso ci saranno quelli che si attribuiranno il merito delle dimissioni di Brancher: le
dimissioni di Brancher sono un fatto interno al centrodestra. Come sempre è avvenuto tutto
all'interno del centrodestra; se non si fossero dissociati i finiani e i bossiani, Brancher
sarebbe ancora lì, e invece Berlusconi ha dovuto sacrificarlo, anche perché altrimenti
c'era il rischio che la sua maggioranza andasse sotto di fronte alle mozioni di sfiducia individuali
che erano state presentate dalle opposizioni. Diciamo che alla fiera del tartufo partecipa
il Capo dello Stato il quale ha firmato la legge sul legittimo impedimento che, senza
la sua firma, oggi non sarebbe legge dello Stato, ha firmato la nomina di Brancher a
ministro di non si sa cosa, e poi ha contestato a Brancher il diritto di utilizzare il legittimo
impedimento, cioè una legge firmata e promulgata da Napolitano in virtù della sua nomina a
ministro da parte di Napolitano. Napolitano, che invece quando Berlusconi si avvale del
legittimo impedimento, magari per coprire i suoi festini in Brasile con le ballerine
di lap dance. Io non ho nulla contro chi fa festini con ballerine di lap dance, ma se
quel tale autocertifica con un documento ufficiale di Palazzo Chigi al Tribunale di non avere
nemmeno un'ora libera per un anno e mezzo – questo comporta il legittimo impedimento
senza dover dare alcuna giustificazione giorno per giorno di quello che fa – e poi si scopre
che si fanno, come ha raccontato tutta la stampa brasiliana, durante le missioni di
Stato, i festini, allora quei festini diventano argomento di dibattito. Dovrebbero diventare
argomento di dibattito e polemica politica perché, invece dei festini, sarebbe suo dovere
partecipare alle udienze del suo processo; su questo il Quirinale tace bellamente. E'
comodo prendersela con Brancher, viene sempre più voglia di dare la solidarietà a Brancher,
che ha fatto un terzo di quello che ha fatto Berlusconi – parlo del fatto che ha usato
il legittimo impedimento per un solo processo e oggi se ne è già spogliato – che viene
linciato come se fosse il capo della banda. Non dimentichiamoci che il capo della banda
rimane Berlusconi. Vedremo nei prossimi mesi cosa è stato promesso a Brancher in cambio
del suo sacrificio. Brancher è uno di quei collaboratori che,
anche se leggerete che Berlusconi l'ha scaricato, non può essere scaricato, perché è uno
di quei collaboratori con la cerniera lampo al posto delle labbra; è un signore che si
è fatto tre mesi di galera a San Vittore per le tangenti Fininvest quando era il braccio
destro di Confalonieri, tangenti che pagava – l'abbiamo detto lunedì ma è bene ripeterlo
– al partito socialista di Craxi e al Partito Liberare del ministro della malasanità De
Lorenzo, per fare in modo che il governo desse in appalto a Mediaset una gran mole di spot
della campagna anti AIDS. Soldi pubblici a Mediaset, una delle imprese più assistite
che si siano mai viste. Soldi pubblici a Mediaset per fare la pubblicità
contro l'AIDS “Se lo conosci lo eviti”, perché se non facevano quella pubblicità
la gente andava incontro abbracciandoselo, l'AIDS. Ecco, soldi pubblici a Mediaset in
cambio di tangenti a politici, questa è la ragione per cui Brancher viene arrestato.
Chiude la lampo, e per tre mesi non parla; quando esce ha una carriera assicurata e,
infatti, di lì a poco diventerà parlamentare di Forza Italia, poi sottosegretario, recentemente
ministro, adesso tornerà ad essere sottosegretario, quindi farà parte comunque del governo, credo
io, vedremo. Magari un giorno capiremo per questo gesto qual è la ricompensa, visto
che è saltato il ministero. Un altro signore che per questo gesto ha una
vecchiaia agiata assicurata, si chiama Marcello Dell'Utri, ma non è mica l'unico, ce ne sono
tanti e ne stiamo scoprendo in continuazione. Marcello Dell'Utri resta Senatore, ovviamente,
anche dopo la condanna in secondo grado a sette anni per concorso esterno in associazione
mafiosa e l'altro giorno... poi faremo qualche commento non sulla sentenza che non esiste,
abbiamo soltanto il dispositivo, ma sui commenti alla sentenza e su come i media sono riusciti
a distorcere, ribaltare addirittura il significato di quel dispositivo.
Intanto, è interessante vedere cos'ha detto Dell'Utri: tra le tante cose che ha detto
Dell'Utri ce ne sono due che inducono a una certa riflessione; non solo noi: credo che
abbiano indotto soprattutto Silvio Berlusconi a una certa riflessione.
A un certo punto l'avvocato Mormino, quello coi capelli bianchi che sembra la controfigura
di Salvo Lima che è uno degli avvocati di Dell'Utri, ha dichiarato subito dopo la sentenza:
“Dell'Utri è stato condannato solo per quanto avrebbe fatto prima del 1992 per proteggere
dalla mafia Berlusconi e le sue aziende”. Quindi Dell'Utri paga per conto di Berlusconi.
Non ha fatto quelle cose per sé, le ha fatte per sacrificarsi per la causa superiore di
Berlusconi. Primo messaggio. Adesso voi sposatelo con questo secondo messaggio
che lancia direttamente Dell'Utri nella sua conferenza stampa poche ore dopo la sentenza
che lo ha condannato, ripeto condannato, a sette anni di reclusione per concorso esterno:
“Mangano resta il mio eroe, non so se io, trovandomi al suo posto in carcere, riuscirei
a resistere senza fare nomi”. Ecco, mettete insieme l'avvocato di Dell'Utri che ricorda:
“guardate che quelle cose, se le ha fatte, le ha fatte per salvare Berlusconi” e ora
si ritrova sette anni di galera e Berlusconi niente. Poi c'è Dell'Utri che dice: “Mangano
è un eroe perché ha la lampo a tenuta stagna. Purtroppo non capita a tutti questa fortuna:
io, per esempio – dice – se mi trovassi in carcere, tipo se venisse confermata in
cassazione la mia condanna e io dovessi finire dentro per quattro – perché voi sapete
che gli ultimi tre in Italia si scontano fuori ai servizi sociali, ma quattro anni sono quattro
anni soprattutto per uno abituato a vivere tra incunaboli e libri antichi – non so
se saprei mantenere proprio completamente chiusa la cerniera lampo”. Bel messaggio,
no, per chi deve capire. Sicuramente non era rivolto a noi, perché di noi questo signore
non sa nulla, chissà di chi sa qualcosa, forse del Presidente del Consiglio!
Bisogna imparare a leggere questi messaggi da uno condannato a sette anni per mafia in
appello; ricordo che l'appello è l'ultimo grado di merito poi c'è un grado di legittimità,
quindi se ci sono violazioni formali la corte di Cassazione può bocciare, altrimenti questo
è l'ultimo giudizio di merito. Sui fatti l'appello è l'ultima parola della giustizia,
sulle forme c'è la Cassazione. Possiamo ben dire che, quando parla Dell'Utri, bisogna
decrittare, decodificare quello che dice secondo il linguaggio mafioso: quando Dell'Utri lancia
un messaggio, lancia un messaggio mafioso, a chi lo lancia sta all'intelligenza di chi
ascolta capirlo, ma il linguaggio è quello mafioso.
Quando insiste continuamente a ripetere che Vittorio Mangano è un eroe, secondo voi lo
fa per omaggiare la salma del caro estinto Vittorio Mangano, lo fa per dare un contentino
alla vedova e alle orfane, lo fa per riconoscenza nei confronti di un vecchio amico che ormai
è morto da dieci anni? Credo che la prossima settimana o fra due settimane sarà il decimo
anniversario della scomparsa di Mangano. Credete che lo faccia così? Ma naturalmente no! Quando
Dell'Utri dice “Mangano è un eroe perché...” sta parlando di se stesso, non di Mangano.
Sta parlando di se stesso che, nonostante tutte le traversie processuali di questi anni,
è riuscito a tenere chiuso il becco e lo ricorda continuamente a chi avrebbe potuto
subire delle pesanti conseguenze se lui non fosse stato così eroico e si fosse lasciato
scappare qualcosa. Guardate che ci sono tanti modi per lasciarsi
scappare qualcosa, basta parlare un po' troppo al telefono in un momento in cui si sospetta
di parlare con una persona intercettata, per esempio.
Bastava mandare avanti qualche proprio collaboratore che all'improvviso ha un crollo psicologico
e comincia a parlare. Allora forse è bene tenere presente quello che raccontava Cartotto,
davanti ai magistrati di Caltanissetta e Palermo che lo interrogavano sulla nascita di Forza
Italia. Cartotto disse una cosa molto semplice: disse “Marcello Dell'Utri me lo ricordo
quando mi incaricò di cominciare a studiare un nuovo partito legato alla Fininvest, me
lo ricordo perché era un periodo in cui aveva dei dubbi. Ogni tanto sbottava contro Berlusconi,
e una volta mi disse 'Silvio non capisce che se parlo io...'”. Questa storia del “se
parlo io...” è antica, risale addirittura a prima della nascita di Forza Italia, e chissà
se quel “se parlo io...” non è stato un argomento sufficiente per indurre, magari,
il Cavaliere a rompere gli indugi nel momento in cui stava valutando i pro e i contro della
discesa in campo. Queste cose sono tutte nelle carte, naturalmente: basta saperle leggere.
E, invece, molti continuano a far finta di niente e a non leggere; altri scoprono tardivamente
quello che si poteva scoprire molto prima. Io mi sono tenuto qua in cartellina un po'
di titoli di giornali; sono interessanti per vedere com'è ridotta la stampa italiana.
Bisogna fare un ripassino ogni tanto. “Il politico Dell'Utri non ha mafiato”,
il Foglio di Giuliano Ferrara; dentro c'è un commento intitolato “Ma le stragi no”.
Libero: “Dell'Utri padrino part-time. Sentenza ipocrita. Condannato per concorso esterno
ma solo prima del 1992 – hai detto niente – così lui sarà prescritto, i giustizialisti
potranno attaccare e nessuno ha perso”. Vi segnalo anche qui, di spalla, un immortale
articolo di tale Mazzoni, dev'essere un refuso. Il titolo dice: “La troppa libertà di stampa
ha ucciso il giornalismo”, pensate che cosa arriva a scrivere!
“Picciotto part-time. La prescrizione farà giustizia. Crolla il teorema Forza Mafia”.
“Dell'Utri deluso: quel giudice come Pilato”. “Silvio sollevato: cade un castello di carte,
ma i finiani vedono solo la condanna” e che devono vedere visto che si tratta di una
condanna a sette anni! Qui invece il giornale preferisce titolare sull'assoluzione di Tartaglia:
si sono meravigliati perché Tartaglia, il lanciatore di souvenir, è stato dichiarato
matto e quindi totalmente incapace di intendere e volere quindi non imputabile. Pensate che
stupore, chi se lo sarebbe aspettato che era uno squilibrato. Avevano indicato un po' di
mandanti, alla fine si è scoperto che era semplicemente fuori.
“Forza Italia mafiosa? Una balla”, ecco questo è il titolo sulla condanna a sette
anni del fondatore, inventore, di Forza Italia. Ancora alcuni titoletti simpatici: “I paradossi
del processo Dell'Utri”, questo è quel genio di Giordano, inventore del programma
Lucignolo Bikini, che si avventura nei terreni impervi del diritto.
Vi segnalo anche il giurista con le meches, che titola “Quel reato che non esiste nel
codice”, sta parlando del concorso esterno in associazione mafiosa. Poi c'è un bell'esempio
di cerchiobottismo: “Condanna pesante, ma gravi pure le parole del Procuratore Generale”,
questo è Macaluso. “Un macigno sulla tesi Forza Italia-mafia-stragi del 1992”, questo
è il Riformatorio. “Macello Dell'Utri”, un bel gioco di parole, “Smontata la teoria
sulle stragi del 1992”. Ecco, questo è un po' come si comporta la
nostra stampa. I telegiornali non ve li posso far vedere, anche perché forse qualcuno di
voi li ha già visti: meraviglioso il Tg1! Il Tg1 è riuscito a dire “La corte non
ha creduto alla pubblica accusa, non ha creduto a Spatuzza, subito peraltro smentito da Filippo
Graviano, ha spazzato via la costruzione accusatoria, crolla tutto”. Questo è il servizio di
tale Grazia Graziadei, ve la segnalo perché si sta molto segnalando in quest'ultimo periodo,
è una specie di minzolina di complemento. L'altra sera ha anche fornito i dati taroccati
sulle intercettazioni. Collegata da Palermo diceva che “crolla il teorema”, infatti
a Dell'Utri hanno dato sette anni e festeggiava anche lei insieme al Senatore. Evidentemente
conoscendolo si aspettavano tutti l'ergastolo, quindi quando vedono che prendono solo sette
anni, questi personaggi, si congratulano. “Bravo, ti è andata di culo, solo sette
anni!”. Fra qualche anno si ritroveranno tutti nei cortili di un penitenziario a loro
scelta per festeggiare e brindare al colpo di culo: “visto eh! Solo sette anni, te
possino, ti è andata bene!”... Cuffaro, Dell'Utri tutti contenti. Già ricorderete
Previti quando brindò per la condanna a soli sette anni e mezzo per la sentenza Imi-Sir
Lodo Mondadori, si contentano di poco, sono di bocca buona. Sette anni gli sembrano pochi:
è che ne dimostrano di più, li portano male, gli anni.
Perché dico questo? Perché quando uscì la sentenza Andreotti fu facile spacciare
la prescrizione per assoluzione. Questa volta, una volta emesso il dispositivo in cui Dell'Utri
viene condannato a sette anni di reclusione per mafia, mi domandavo: “chissà come faranno
a depotenziare, sminuire, depistare l'attenzione da una sentenza così grave, così pesante”.
Perché grave e pesante? Perché una corte d'Appello così benevola Dell'Utri, ma neanche
un altro imputato, non la troverà più! Abbiamo già raccontato chi sono i tre giudici che
hanno giudicato Dell'Utri: erano giudici dai quali lui e la sua difesa si aspettavano un
trattamento favorevolissimo, visto che già nel corso del processo, soprattutto nell'ultima
fase, si erano dimostrati molto molto molto inclini alle esigenze della difesa e molto
ostili a quelle dell'accusa. Quindi, bisogna anche calcolare quello, che tipo di corte.
Non è una corte con fama di durezza e severità, ma una corte con fama, come direbbe qualcuno,
di garantismo anche se il garantismo non c'entra assolutamente niente: quando si tengono dal
processo le prove e poi si dice che mancano le prove uno dovrebbe dire “fatele entrare,
così le trovate, le prove”. In ogni caso, sette anni da quella corte lì, al braccio
destro del presidente del Consiglio, per mafia! Ecco, come avrebbero fatto a depotenziare
la bomba di questa sentenza? L'abilità di questo sistema della disinformazione programmata,
organizzata, scientifica è riuscita completamente a depistare l'attenzione dal centro della
notizia. Il braccio destro di Silvio Berlusconi condannato in appello per mafia a sette anni,
mentre quello sinistro è già stato condannato a sette anni e mezzo per corruzione dei giudici;
stiamo parlando dei due angeli custodi che hanno accompagnato Berlusconi dai primi passi
nel mondo dell'impresa, della finanza, dell'editoria fino al governo e al Parlamento. Previti era
l'avvocato che comprava i giudici e sistemava le cause perse facendole vincere, Dell'Utri
è l'uomo del raccordo tra la Fininvest e la mafia: lo dice perfino la benevola corte
d'appello, in quella composizione, di Palermo che ha ritenuto tutto provato fino al 1992
compreso. Quindi, cominciamo a fare chiarezza sulle date: fino al 1992 vuol dire che per
tutto il 1992 è provato che Dell'Utri era mafioso, e cosa faceva la mafia nel 1992?
Faceva il delitto Lima, il delitto Salvo, la strage Falcone, la strage Borsellino e
la trattativa coi Carabinieri, ok? Quindi le stragi non sono fuori dal periodo compreso
nel dispositivo della sentenza. Quello che ci sarà scritto nella sentenza non lo so,
ma l'arco temporale comprende l'anno delle stragi di Capaci e Via D'Amelio e comprende
l'anno in cui, secondo Cartotto, Dell'Utri pensò per la prima volta di fare un partito.
E lo stesso racconta Massimo Ciancimino, che addirittura prima della strage di Capaci girava
voce che stesse per nascere un partito della Fininvest, in casa Ciancimino. Quindi il 1992
è compreso e nel 1992 cominciano gli embrioni che daranno il via a Forza Italia e che Dell'Utri
ha sempre negato, esattamente perché vuole staccare quella stagione dalla nascita di
Forza Italia. Vediamo quattro o cinque truffe mediatiche
con cui si è riusciti a scardinare la portata dirompente di questa sentenza.
Dell'Utri dice che Mangano è rimasto in carcere fino alla morte, in cella, nonostante fosse
malato di Cancro perché ha rifiutato di mentire su richiesta dei magistrati che gli avevano
promesso che se avesse mentito facendo i nomi di Dell'Utri e Berlusconi. Questo lo ripete
da anni e tutti lo ripetono da anni senza mai fare una domanda precisa: “Scusi, ma
lei da chi l'ha saputo, chi gliel'ha detto, dove sono le prove, chi ha processo a Mangano
di uscire in cambio di calunnie a Berlusconi e Dell'Utri?” A che titolo potevano promettere
a un signore che stava in galera perché era stato arrestato nel 1999? L'ultima volta Mangano
viene arrestato nel 1999 e pochi mesi dopo viene condannato a due ergastoli per tre omicidi,
uno dei quali aveva eseguito personalmente. Era in queste condizioni: in galera per tre
omicidi con due ergastoli in primo grado, oltre alle condanne per traffico di droga
rimediate negli anni Ottanta. Immaginate se a un soggetto del genere qualcuno poteva promettere
che sarebbe uscito subito, perché mancava poco alla sua morte, in cambio di calunnie.
Ma nemmeno la legge sui pentiti! Intanto inizia il suo percorso di ravvedimento, poi si vede
se dice la verità, poi viene portato in una località protetta per sottrarlo alle vendette
dei mafiosi in carcere. Quindi, questa storia della libertà il giorno dopo che hai parlato
è una stupidaggine, nessuno avrebbe potuto garantirla, e del resto se Dell'Utri conosce
i nomi di chi avrebbe fatto questa proposta oscena a Mangano, perché non li denuncia?
E' una balla clamorosa che Dell'Utri continua a raccontare, che è entrata nella testa della
gente e nessuno ha mai fatto queste domande, basterebbe fare una domanda per farla crollare.
Ma le domande, com'è noto, non si fanno. Secondo: dice Maurizio Belpietro, vi ho letto
il titolo: “E' una sentenza comica, il mafioso part-time, uno che è picciotto appena appena,
sembra uno di quegli espedienti all'italiana.” Dice Dell'Utri: “è una sentenza pilatesca,
incoerente: i giudici mi fanno passare per mafioso fino al 1992 ma cadono in contraddizione:
se fosse vero la mafia non mi avrebbe mollato proprio nel 1992, quando poteva sperare nei
vantaggi del potere e della politica”. E qui devo dire che sia Belpietro che Dell'Utri
sembrano dire una cosa ragionevole: ma se uno è mafioso, pur dall'esterno, com'è possibile
che a un certo punto smetta? Essere mafiosi non è come fumare! Non è che uno a un certo
punto smette di fumare, come fa Dell'Utri a smettere di essere mafioso proprio nel 1992,
di li a poco nasce un partito e la mafia lo scarica proprio nel momento in cui lui, essendo
l'inventore di Forza Italia, stando per andare al governo, le serve di più? La mafia stava
cercando di riempire quel vuoto politico che si era aperto con tangentopoli, ora che arriva
Forza Italia a riempirlo, la mafia scarica Dell'Utri! Ha ragione Dell'Utri, vedete quante
cose sa! Sembra ragionevole il discorso. E allora cosa c'è che non va? Che la sentenza
non dice affatto che Dell'Utri ha smesso di essere mafioso nel 1992. Le motivazioni le
leggeremo, ma di solito le sentenze non dicono sciocchezze del genere. I giudici non devono
scrivere la biografia completa di Dell'Utri dalla culla al Senato, i giudici devono vedere
su quali episodi portati dall'accusa ci sono le prove per condannare Dell'Utri, e su quali
non ci sono le prove o ci sono prove insufficienti o ci sono prove contraddittorie che comunque
non bastano per condannare su quegli episodi. Gli episodi sono in ordine cronologico: i
giudici si sono fermati al 1992 evidentemente perché ritenevano che gli episodi successivi
non siano sufficientemente provati per condannarlo per il periodo successivo al 1992. Non dicono
che ha smesso, ma semplicemente: “dopo non sappiamo perché non abbiamo elementi, lo
condanniamo fino al 1992 perché nel 1992 abbiamo trovato l'ultimo episodio che inoppugnabilmente
lo collega alla mafia”. Non dicono che non è più mafioso, dicono che hanno le prove
che è mafioso fino al 1992. Poi un cittadino, un giornalista, un opinionista,
uno storico può andare al di là e dire che è ovvio che ha continuato, infatti risultano
incontri con Mangano nel 1993; risultano probabilmente incontri con Mangano anche dopo, risultano
le telefonate di mafiosi come Guttadauro, di mafiosi come Carmelo Amato, uomo di Provenzano
intercettato nella sua autoscuola, che organizzavano le campagne elettorali del 1999 alle europee
e nel 2001 alle politiche per Dell'Utri. Risultano addirittura i tentativi di un latitante come
Palazzolo che si è rifugiato in Sudafrica e che cercava di sistemare le sue pendenze
influendo sul governo Berlusconi, nel 2004-2005, contattando tramite amiche comuni la moglie
di Dell'Utri perché creasse un link con il marito.
Ci sono tutti questi episodi, ci sono i fatti del 2008 segnalati dalla procura di Reggio
Calabria che i tre giudici d'appello hanno tenuto fuori dal processo, delle telefonate
di Dell'Utri con gli uomini del clan Piromalli, con i giudici che dicono “non ci interessano,
perché questa è 'ndrangheta e noi lo stiamo processando per Mafia”. Ah, però! E non
ti interessa sapere se quello che stai processando per mafia ha rapporti anche con la 'ndrangheta?
Quindi, i fatti ci sono, sono telefonate, intercettazioni, mica elucubrazioni, mica
Spatuzza che racconta. Noi, che non siamo giudici, possiamo benissimo riempire il vuoto
lasciato da questa sentenza, a meno che poi non lo riempia la Cassazione annullandola
perché mal motivata. Vedremo. Non sarebbe la prima volta che una sentenza
scritta da Salvatore Barresi, che è il relatore, uno dei tre giudici d'appello, viene smontata
e polverizzata nei gradi successivi. La sentenza di assoluzione di Andreotti in primo grado
portava l'impronta di Barresi, è stata sgominata dalla Corte D'Appello che ha dichiarato Andreotti
colpevole fino al 1980 e prescritto. Può darsi che la Cassazione annulli questa sentenza,
ma in ogni caso, intanto, nessuno faccia dire alle sentenze ciò che non possono dire: la
sentenza si ferma al 1992 perché ritiene di non poter proseguire, ma non dice che ha
smesso dopo il 1992. Anche perché non esistono episodi noti, nel processo, che facciano pensare
a una dissociazione di Dell'Utri dalla mafia o della mafia da Dell'Utri. Probabilmente
si ritiene che i fatti successivi, almeno quelli che i giudici hanno fatto entrare nel
processo, non siano sufficienti per ritenere che dopo il 1992 ci sia un accertato e provato
scambio di favori. Sapete che il reato di concorso esterno non è affatto un reato fumoso,
come ci raccontano: la Cassazione lo ha spiegato e delimitato perfettamente nelle sentenze
di condanna per esempio di Contrada, di Ignazio D'Antona, di politici democristiani siciliani.
E' scambio di favori, non fare una telefonata a un mafioso, prendere un caffè, andare a
un matrimonio: quelli sono fatti inopportuni, indegni. Il concorso esterno è quando tu,
esterno alla mafia, ti metti a disposizione non una volta o due – è favoreggiamento
– ma in pianta stabile dell'organizzazione della quale non fai parte, che però fiancheggi
stabilmente perché la mafia ti aiuta a far carriera, far soldi, acquistare potere, prendere
voti e tu in cambio la favorisci proprio perché stai all'esterno, perché sei un politico,
un vescovo, un prete, un poliziotto, un carabiniere, un magistrato colluso, un imprenditore, un
finanziere, un banchiere. Eppure è facile: si ridicolizza la sentenza
dicendo “fino al 1992 è mafioso, poi ha smesso. E' evidente che han voluto dare un
contentino alla procura, poi smonteranno anche il resto perché è evidente che uno è mafioso
mai o sempre”. E loro scelgono mafioso mai. Infatti Dell'Utri dice: “dovevano assolvermi
anche per il prima del 1992, ma non l'hanno fatto per dare un contentino alla procura,
per evitare di darle uno schiaffo”. Uno per dare un contentino alla procura affibbia
sette anni al braccio destro del presidente del Consiglio, e gliene toglie 2 rispetto
al primo grado. Perché devono dare il contentino? “Perché
il problema è la procura: Caselli e Ingroia sono potentissimi, in grado di condizionare
l'ambiente. Spero di non trovare in Cassazione un giudice di Palermo”. Sono talmente potenti
che Ingroia è stato cacciato dall'antimafia quando era procuratore Grasso, e Caselli ha
avuto il privilegio di tre leggi contra personam fatte dal governo Berlusconi nel 2005 per
impedirgli di diventare procuratore nazionale antimafia. Pensate quanto sono potenti, anzi
pensate quanto sono potenti i magistrati che hanno cacciato Ingroia e sono diventati procuratori
antimafia. E' la stessa persona, tra l'altro. Questa frase del contentino, cioè del fatto
che i giudici a Palermo danno sempre ragione alla procura con le palle che ci hanno sempre
raccontato, cioè che tutti i processi ai politici istruiti dal pool di Caselli, quindi
Ingroia, Scarpinato, Lo Forte, Paci, Di Matteo ecc., sono finiti tutti nel nulla: i caselliani
fanno i processi ai politici e finiscono nel nulla e invece i grassiani fanno i processi
giusti, con le accuse vere, e li vincono. Sarà, ma Contrada è stato condannato in
via definitiva e il processo l'ha avviato la procura di Caselli, Andreotti è risultato
colpevole e la prescrizione è arrivata per sei mesi, non di più, e il processo l'hanno
fatto i caselliani, Dell'Utri si è beccato la condanna in primo e in secondo grado, D'Antona
e altri mafiosi politici siciliani hanno fatto la stessa fine. Le uniche assoluzioni eccellenti
sono quelle di Mannino e quella del Giudice Carnevale. Per assolvere Carnevale hanno dovuto
modificare la giurisprudenza della Cassazione per dichiarare nulle le testimonianze dei
giudici del collegio presieduto dal Carnevale in Cassazione, che testimoniavano le pressioni
che lui faceva per far annullare le condanne di mafia; e dato che le pressioni le faceva
in camera di Consiglio, secondo il racconto dei suoi colleghi, ciò che avviene in camera
di consiglio non può essere divulgato fuori nemmeno in un processo. Per questo, perché
hanno buttato via le prove, i giudici della Cassazione hanno assolto il loro collega Carnevale.
Ok? Quindi, dopo che ci hanno raccontato per anni
che Caselli è un fallito nei processi ai politici, adesso ci raccontano che li vince
tutti perché influenza i giudici. Lo dicono le stesse persone che dicono che li ha persi
tutti. Se li ha persi tutti non influenza nessuno e non conta niente, se è potentissimo
e li influenza sempre allora vuol dire che li ha vinti tutti; andiamo a vedere: ne ha
vinti alcuni, ne ha persi altri, come sempre avviene che i processi possono finire in un
modo o in un altro. “l reato potrebbe cadere in prescrizione
perché fra breve saranno trascorsi vent'anni dal 1992” quando si fermerebbe il periodo
del reato commesso da Dell'Utri. Questi non conoscono nemmeno la matematica, non hanno
nemmeno il pallottoliere: il concorso esterno in associazione mafiosa obbedisce alle regole
del 416bis dell'associazione mafiosa. Non esiste nel codice penale una voce specifica
per il concorso esterno in associazione mafiosa: tutti i reati del codice penale possono essere
commessi in concorso con altri. Quando uno ha un concorso con altri che hanno commesso
il reato, articolo 110, c'è il concorso in un reato; non c'è un articolo del codice
che punisce il concorso in rapina, il concorso in organizzazione terroristica, c'è un reato
che punisce l'organizzazione terroristica, sovversiva, mafiosa, poi chi concorre dall'esterno
ecco il concorso esterno. Quindi, l'associazione mafiosa si prescrive
quando c'è l'aggravante doppia dei soldi e delle armi, stiamo parlando di un'organizzazione
mafiosa armata e dedita agli affari, Cosa Nostra, la prescrizione scatta per il periodo
di cui stiamo parlando dopo 22 anni e mezzo, esattamente come per Andreotti che però era
imputato non di concorso esterno ma di partecipazione diretta all'associazione mafiosa. Quanto fa
22 anni e mezzo più 1992? Fa 2014 e mezzo. Dato che siamo già al 2010 e mezzo, vuol
dire che ci sono quattro anni prima che scatti la prescrizione, se la cassazione confermerà
che il reato si ferma al 1992, se invece ordinerà un nuovo appello per processare anche il periodo
successivo, ovviamente la prescrizione di sposterà in avanti; se invece la Cassazione
conferma questa sentenza, ha quattro anni e mezzo. Dell'Utri non ha nessuna possibilità
che il processo si prescriva in Cassazione, quindi tutti quelli che scrivono che la sentenza
è stata fatta così per permettere la prescrizione mentono, proprio perché non sanno di che
stanno parlando, ma vogliono farvi capire che dopo questa sentenza non succede niente,
che va a finire tutto a taralucci e vino, che in fondo lo sanno anche i giudici che
Dell'Utri non c'entra niente. Gli han dato sette anni per sfregiarlo, senza conseguenze,
per dare il contentino alla procura. Sette anni.
“Il concorso esterno è una fattispecie di reato così generica ed evanescente da
ricomprendere anche le frequentazioni buone o cattive. Ci penserà la Cassazione a cancellare
questa vergogna antigiuridica come puntualmente è avvenuto con Mannino”. Questa vergogna
antigiuridica l'ha inventata Falcone per la mafia, mentre era già stata applicata nell'800
per i concorrenti esterni del brigantaggio e negli anni Settanta per il concorso esterno
nel terrorismo. Dall'1987 quando Falcone scrisse la sentenza-ordinanza del processo ***-ter
abbiamo configurato il concorso esterno in associazione mafiosa. Ed è ovvio che Falcone
si ponga il problema solo nel 1987, perché prima del 1987 la mafia non esisteva! E' proprio
a metà degli anni Ottanta, con le confessioni di Buscetta, Contorno e Calderone che si riesce
ad arrestare i mafiosi e a fare il maxiprocesso, sulla base di una visione piramidale di Cosa
Nostra, con la cupola, le sottocupolette ecc. Prima i mafiosi venivano assolti, si negava
l'esistenza di un'organizzazione unitaria e verticistica.
Quindi il problema non se lo ponevano nemmeno, quello dei complici esterni, perché non riuscivano
nemmeno a incastrare quelli interni! Anche perché nel 1987, dopo avere beccato i mafiosi
doc, Falcone e Borsellino cominciano a dedicarsi a i colletti bianchi, ai cugini Salvo, per
esempio, ai Ciancimino e a tanti altri che creano i presupposti perché si vada al di
là, a cercare anche il concorso esterno. Infatti, scrive Falcone: “manifestazioni
di connivenza e collusione da parte di persone inserite nelle pubbliche istituzioni, possono
realizzare condotte di fiancheggiamento del potere mafioso che sono tante più pericolose,
quanto più subdole e striscianti, sussumibili a titolo concorsuale nel delitto di associazione
mafiosa. E' proprio questa concorrenza di interessi col potere mafioso che costituisce
una delle cause maggiormente rilevanti della crescita di Cosa Nostra e della sua natura
di contropotere, nonché correlativamente delle difficoltà incontrate nel reprimerne
le manifestazioni criminali” perché ha dei complici nelle istituzioni ed è più
difficile colpirla, perché chi dovrebbe colpirla spesso collude con la mafia anziché combatterla,
questo scriveva Falcone. Ultimo depistaggio, scrive Belpietro: “il
dispositivo nega ogni relazione tra la discesa in campo di Berlusconi, che era il vero obiettivo
del processo, e la mafiosità di Dell'Utri. Liquida come balle sesquipedali le dichiarazioni
di Spatuzza e Ciancimino, le responsabilità nelle stragi e i collegamenti tra mafia e
Forza Italia vengono archiviati”. Scrive Lino Iannuzzi sul Giornale, altro esperto
di non si sa che: “Crolla tutto il castello dei teoremi sulle trattative tra lo Stato
e la Mafia, sui mandanti occulti delle stragi”. Persino La Stampa ci casca e scrive: “La
sentenza assolve Dell'Utri dall'accusa più grave, quella di aver ordito un golpe mafioso
con le stragi del 1993”. Poi c'è il Riformatorio: “Un macigno sulla tesi Forza Italia-mafia-stragi”.
Il foglio: “ma le stragi no”. Ora, Dell'Utri non è stato processato per
le stragi: è stato indagato, insieme a Berlusconi, per le stragi di Firenze, Milano, Roma e Palermo
ed è stato archiviato. Qui non era processato per le stragi, il reato era concorso esterno.
Le trattative Stato-mafia non sono oggetto di questo processo, sono oggetto per quanto
riguarda le trattative del Generale Mori e del Capitano De Donno del processo che stanno
celebrando a loro, per quanto riguarda la trattativa del 1992. E per quanto riguarda
le trattative del 1993 e i possibili mandanti occulti di cui ha parlato Spatuzza e altri
prima di lui, stanno lavorando le procure di Firenze, Palermo e Caltanissetta in fase
di indagine preliminare. Quindi può darsi che ci siano, se emergono
riscontri, altri processi dove Dell'Utri venga in qualche modo collegato alle stragi o alle
trattative Stato-mafia. In questo processo, non erano nel capo di imputazione, le trattative
Stato-mafia. Altra cosa è il fatto che la mafia sceglie Forza Italia perché è il partito
fondato da Dell'Utri, perché è indubitabilmente un vecchio amico della mafia. Ecco, questo
c'era nel capo di imputazione e questo, infatti, almeno fino al 1992 è stato accertato.
Quello che succede nel 1993 ce lo possiamo immaginare, vedremo come i giudici riusciranno
a superare quell'appunto di cui vi avevo parlato e che trovate sul sito ilfattoquotidiano.it
che adesso, se Dio vuole, sta andando molto bene ed ha grazie a voi un successo clamoroso,
quegli appunti sulle agende di Dell'Utri che segnalano incontri tra Dell'Utri e Mangano
nel novembre del 1993 mentre sta nascendo Forza Italia, negli uffici milanesi di Pubblitalia.
Vedremo come i giudici riusciranno a scavalcare quegli appunti e che non sono una prova di
un rapporto di scambio ancora operante nel 1993 mentre nasceva Forza Italia.
In ogni caso gli appunti esistono a prescindere da quello che scrivono i giudici e ciascuno
di noi, non giudiziariamente, ma politicamente e storicamente si può fare un'idea.
Il resto, su questa sentenza, ce lo diremo quando sarà pronta e sarà depositata la
motivazione. Passate parola e continuate a seguirci sul
Fatto Quotidiano e su ilfattoquotidiano.it e ovviamente in primis sul sito di Beppe Grillo.
Ciao, buona settimana.