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Per me è veramente difficile stare sul palcoscenico.
In realtà non mi piace per niente. Andare là dentro, di fronte a tanta gente, mette a disagio.
L'unica cosa che mi spinge verso il palco è la musica.
David Garrett è la superstar del violino che entusiasma le masse con i suoi progetti crossover.
Ma per lui è anche molto importante andare in tour con un programma puramente classico.
Le prove hanno luogo nella pacifica Svizzera.
Quest'anno ha scelto uno dei Concerti per violino più belli e difficili.
Siamo qui a Lucerna,
oggi è il secondo giorno di prove per l'imminente tour classico,
tra poco saremo alle prove del Concerto per violino in Re maggiore di Brahms.
È un programma difficile, ma ho uno standard elevato.
David Garrett eseguirà il Concerto in Re maggiore di Johannes Brahms insieme all'orchestra "Festival Strings Lucerne", sotto la direzione musicale di Adrian Prabava.
Ci sono composizioni che non diventano meno interessanti col tempo, così da sopravvivere per decenni o secoli, e il Concerto di Brahms è decisamente una di queste.
Non scelgo mai un brano di cui non posso dire che abbia un'elevata qualità musicale.
Il crossover deve avere un valore musicale pari ai brani classici.
È sempre stata una simbiosi, 50% classica e 50% crossover, o anche più classica che crossover.
È stato chiaro fin dall'inizio che il crossover è solo il mezzo per raggiungere uno scopo,
un diversivo piacevole e molto divertente, ma il mio ambiente è la musica classica.
Ultimo giorno di prove prima dell'inizio del tour classico
Ovviamente bisogna essere già perfettamente pronti quando iniziano le prove. Sarebbe un male non essere preparati al 100% fin dall'arrivo.
Bisogna conoscere il brano molto bene e prepararsi nel modo più meticoloso possibile per ogni eventualità, in modo da poter seguire l'orchestra conoscendo non solo la propria parte ma l'intero spartito.
Quindi c'è la questione di come interpretarlo, di quello che si vuole ottenere e del suono dell'orchestra, e poi semplicemente ascolti e ti diverti.
Dobbiamo trovarci praticamente da subito sulla stessa lunghezza d'onda,
e, come ha detto David, su molte cose non abbiamo bisogno di discutere,
per capirci basta il contatto visivo durante l'esecuzione e ognuno di noi è in grado di reagire molto bene a quello che fa l'altro.
David Garrett ha invitato dei giovanissimi studenti di violino ad assistere alle prove.
Quello che secondo me è grandioso dei bambini è che non hanno pregiudizi.
Non mi vedono come uno che non si veste in modo tradizionale, ma solo come qualcuno che fa musica.
Questo è bello,
non dover prima di tutto abbattere un muro, che in effetti è quello che mi aspetto con gli adulti.
È quello che c'è dentro a essere importante, ed è così soprattutto coi bambini.
- Come fai a suonare così in fretta?
- Bella domanda. Credo che l'orchestra sarà d'accordo con me nel dire che puoi suonare velocemente solo se ti eserciti lentamente per un bel pezzo.
- Da bambino non ti dispiaceva, a volte, quando stavi giocando e dovevi metterti a studiare il violino?
- In realtà per me era una specie di giocattolo, i miei mi avevano tolto tutti gli altri così non avevo scelta...
...Penso che molti qui intorno sappiano cosa intendo.
No, scherzo, ho cominciato a suonare quand'ero molto piccolo e per me era una specie di gioco,
il cercare di capire come funzionava, o una sfida,
come superare il prossimo livello in un videogame, ed ero contento quando riuscivo a imparare qualcosa di nuovo.
- Sei mai stato innamorato?
- Sì, molte volte
è una sensazione bellissima essere innamorati, e credo che non sia nemmeno possibile essere un musicista se non riesci ad amare qualcuno.
Sono felice che siate venuti tutti qui e spero che vi siate divertiti.
È stato un vero piacere per me. Grazie.
Per David Garrett, il culmine del tour classico di quest'anno è il concerto alla Philharmonie di Berlino,
una delle migliori e più prestigiose sale da concerto del mondo.
Ogni volta, suonare alla Philharmonie di Berlino è un momento fantastico,
credo che per ogni musicista sia lo zenit delle sale da concerto.
È un privilegio, perché la schiera dei musicisti che ci si sono esibiti nel corso degli anni è di alta qualità,
quindi ti senti onorato ma hai la responsabilità di presentare un lavoro di prima classe.
Suonarci di per sé è un mito, ogni volta è qualcosa di speciale,
ed è sempre un po' più eccitante che suonare in qualsiasi altra sala.
Bisogna conoscere molto bene il proprio corpo per suonare questo strumento davvero bene e con facilità.
Più invecchi e più impari a capire cosa funziona e cosa non funziona per te,
impari a variare e mettere a punto meglio certe tecniche, certe posture, e riesci a rilassarti meglio sul palco.
Più sei teso e più è difficile lasciar fluire la musica, anche le tue mani lavorano meno bene.
Alla fine, più riuscirai a rilassarti sul palco e meglio suonerai.
Perciò cerchi di imparare a essere sempre più rilassato sul palcosenico, ed è un processo che dura tutta la vita.
Io ho iniziato presto.
Le prime volte che mi sono esibito in pubblico avrò avuto 4, 5, 6 anni.
A quell'età sei così ingenuo che non sai cosa voglia dire.
Per esempio, chi ci ha lavorato, chi ha delle aspettative. Questo lo capisci dopo.
Poi all'improvviso hai un manager, una casa discografica, e tutti si aspettano che tu suoni bene, che tutto funzioni perfettamente...
...E questo ti fa sentire a disagio.
Mancano solo poche ore all'inizio del tanto atteso Concerto per Violino di Brahms a Berlino.
Per David Garrett comincia l'ultima fase della sua preparazione.
Ti sei esercitato su tutte le parti, e questo dovrebbe darti la sicurezza di conoscerle.
Hai studiato a lungo, lavorando molto sui passaggi più tecnici.
Oggi la sola cosa che puoi fare è rileggere lo spartito, cercare di cogliere il senso dei brani.
Questa dovrebbe essere la sola cosa rimasta da fare, ammesso che tu debba ancora fare qualcosa.
Certo che sono emozionato,
non perché abbia paura di sbagliare, ma perché mi aspetto molto da me stesso.
Qualcuno potrebbe dire "vai sul palco, conosci le note, devi solo suonarle". Ma per me non funziona così.
Per me è questione di emozioni, di ascoltare quel che succede intorno a me, di reagire all'orchestra, che suona in modo differente ogni sera, e fare musica.
Non è "Oh, ho sbagliato una nota, l'intonazione non era giusta". Questo lo correggi mentre ti eserciti.
In quel momento, sul palco, tutto ciò è irrilevante.
Al contrario: sbagliare è umano, la musica è umana. Gli errori capitano,
a volte di più a volte di meno, ma penso che più sei rilassato, meno ti preoccupi della tecnica, e meglio puoi suonare.
Cerco un attimo di raccoglimento, per riportare alla mente l'unico pensiero veramente importante: fare musica.
È il momento in cui mi dico: "è tutto pronto, hai fatto tutto il necessario, ora puoi rilassarti e divertirti".
Ho imparato il Concerto di Brahms quando avevo solo 11 o 12 anni,
anche se penso che la mia prima esecuzione con l'orchestra sia stata attorno ai 14, 15 anni,
perché è una composizione di un certo livello di difficoltà. Avevo già suonato altri concerti per violino
che non erano certamente facili, ma suonare il Concerto di Brahms con il giusto livello di concentrazione ed energia fino alla fine richiede molta resistenza a causa della sua estensione e potenza.
Questo ha richiesto del tempo.
In origine, per tradizione la cadenza veniva improvvisata. Dava al solista la possibilità di fare sfoggio della sua tecnica con lo strumento.
Sei da solo, l'orchestra è muta, sei l'unico a suonare e devi riempire la sala.
Significa che in quel momento devi dare tutto ciò che tu e il tuo strumento avete da offrire.
Quello che amo della cadenza Kreisler è il contrasto dinamico, è un magnifico lavoro d'arco.
Inizia in modo relativamente calmo,
poi diventa più tranquilla, quindi c'è un crescendo notevole, e poi torna molto quieta.
Durante la cadenza di Kreisler, più che in altre, si potrebbe sentir cadere uno spillo perché è più sommessa,
e per questo dà più risalto alle parti energiche, che è una cosa importante.
È meraviglioso quando sei sul palco, metti tutte le tue emozioni nel suonare un movimento, e poi arriva l'applauso.
C'è una cosa che mi piace far notare quando qualcuno dice che non si dovrebbe applaudire:
è un'usanza moderna, immagino che solo attorno al 1920 o 1930 si sia iniziato a considerare il concerto come un pezzo unico,
ma dal punto di vista storico, ai tempi di Brahms poteva capitare che il pubblico applaudisse tra un movimento e l'altro.
Quindi sono contento quando succede, è una conferma per me come interprete:
nel primo movimento ho dato tutto, e il pubblico in qualche modo lo ha apprezzato.
Il secondo movimento del Concerto di Brahms è cosi in contrasto con il primo,
perché prima hai tanto da fare, e poi all'improvviso non fai più nulla.
Stai solo lì seduto e ascolti l'orchestra,
ed entri in un'atmosfera completamente diversa.
Ma penso che sia proprio questo il fascino del secondo movimento, il non avere niente da fare all'inizio.
Dopo una prima parte veramente ardua, hai la possibilità di prendere fiato, ascoltare la musica e poi fare qualcosa di completamente diverso.
Hai bisogno di quei due minuti di sola orchestra per suonare questo movimento davvero bene.
Brahms ha amato e capito veramente bene la musica popolare ungherese.
È musica che potete sentire in ognuno dei suoi concerti e in una certa misura anche nelle sinfonie.
Il terzo movimento è tutto una danza ungherese, un ritmo che ti entra nel sangue,
una tipica musica folkloristica in forma di rondò che si ripete più volte.
Dopo un sontuoso primo movimento e una seconda parte molto tranquilla, c'è di nuovo un contrasto: ora si festeggia.
Il finale è davvero sorprendente.
Dopo il tempo spedito dell'ultimo movimento, quel rallentamento improvviso sembra piuttosto strano.
D'altra parte non manca di umorismo.
Forse non è la più grandiosa conclusione di un concerto per violino, ma secondo me è la più raffinata.