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Ho ricevuto un'e-mail da Kevin.
Cosa dice?
Che e' stato un errore
contattarmi prematuramente.
Ma spera che mi rimetta in contatto io.
Non c'e' ragione perche' tu
non possa rispondere a Kevin.
Perche' non mi vogliono nelle loro vite?
Come tuo psicoterapeuta
non posso dirti cosa fare.
Ma dato che ci tengo a te, lo faro'.
Vai a casa dalle persone
che ti vogliono bene.
Non posso andare a casa.
Devo andare alla RISD.
Sei mai stato in quella
gelateria sul lungofiume?
Beh, stavo pensando di andarci dopo,
per il mio compleanno.
Vuoi venire?
Perche' non lo chiedi a Roberto?
- Non posso.
- Si', puoi.
Dio, tu non capisci.
Con il tuo permesso, vorrei
chiamare tua madre e tuo padre.
- per farti venire a prendere.
- Per favore non farlo.
Staro' bene.
Allora...
Allora ho preso il treno per la RISD,
e non avevo abbastanza
soldi per il biglietto
cosi' ho deciso di schivare il controllore.
E poi mi hanno beccato,
e sono finito all'ufficio di polizia.
- E hai chiamato tuo padre.
- Gia'.
E lei e' andato a prenderlo?
- Naturalmente.
- Stava facendo un lavoro su a Buffalo.
Ha dovuto guidare per otto ore.
E com'e' stato?
Com'e' stato cosa?
Prendere Jesse all'ufficio di polizia.
Normale.
Ho pagato quello che
doveva e l'hanno rilasciato.
Quindi non ci sono state altre difficolta'?
No.
Mi scusi ma ho qualche difficolta' a capire
come questo incidente
abbia portato alla decisione
di interrompere la terapia.
Beh, abbiamo parlato mentre
tornavamo in citta' in macchina,
e ora mi sento molto meglio, quindi...
E cosa...
Di cosa avete parlato?
Di Marisa, principalmente,
e di quanto mi abbia lasciato nella merda.
Usi questo linguaggio con lui?
No, veramente no.
Qualche volta.
Mi sembra irrispettoso, non credi?
Si', credo.
Cosi' avete parlato di Marisa.
- Posso dire una cosa?
- Si' papa', certo.
Quando e' venuta qui
Marisa non stava mai zitta.
So che ormai Jesse viene qui da un po'.
E ho sentito da mia moglie
che gli sta facendo bene.
Non ne abbiamo mai parlato
davvero, Jesse e io, perche'...
so che ci tiene alla sua privacy, e...
non volevo fare il ficcanaso.
Ma gli ho chiesto di
parlarne mentre tornavamo.
Gli ho chiesto di cosa parla con lei.
Ha detto "di Marisa".
Senta, lo so che ha buone intenzioni,
ma credo che lei non conosca
tutti i fatti, dottore.
Cosi' gli ho raccontato
una storia sul modo in cui
Marisa lo trattava quand'era piccolo,
e sembra che questo lo
abbia aiutato. Non e' vero?
Tutto qui.
Mi scusi,
continuo a non capire.
L'abbiamo capito.
- Che cosa avete capito?
- Il mio problema.
Il tuo problema e' Marisa?
Quando Jesse mi ha detto di
aver ricevuto una telefonata
da quella donna di Westchester,
volevo intervenire.
Volevo chiamarla per dirle
di non ficcare il suo naso
rifatto nella mia famiglia.
Ma mia moglie mi ha detto "Non farlo.
Lascia che se ne occupi
Jesse, e' in terapia".
In terapia.
Mi sembra che lei sia un po'...
un po' dubbioso sulla
terapia, signor D'Amato.
Io faccio l'elettricista.
Se le luci funzionano
hai fatto un buon lavoro.
Se la casa rimane al buio,
dovevi fare l'idraulico.
Ma lei, quello che fa,
e' piu' complicato. Lo capisco.
Beh, sarei felice di rispondere
a qualsiasi domanda voglia farmi.
Mi ha detto che la scorsa
settimana, mentre era qui,
ha pensato alla possibilita' di suicidarsi.
E lei lo ha semplicemente
lasciato andare via.
Non crede che avrebbe dovuto chiamare me
o mia moglie?
- L'ho considerato.
- L'ha considerato?
Jesse mi e' sembrato arrabbiato,
ma non intenzionato a suicidarsi.
- Questa e' la sua opinione professionale?
- Si', e' cosi'.
Ha detto a mio figlio di
prendere il treno per Westchester,
e andare a trovare le persone
che lo avevano dato via?
Pensava che fosse la cosa
migliore che Jesse potesse fare...
farsi sbattere la porta in faccia
da una coppia di ricchi stronzi
troppo vigliacchi per
affrontare i propri errori?
Beh, mi scusi se glielo dico,
ma lei doveva fare l'idraulico.
Quanto le devo per tutto?
Sua moglie ha gia' regolato tutto. Grazie.
Andiamo Jesse. Qui abbiamo finito.
Signor D'Amato, vorrei parlare con Jesse,
se posso, prima che andiate.
Allora parli.
Da soli.
Gli vuoi parlare?
Traduzione: Ghostwriter1310,
MagicRat. Revisione: Faith.
Jesse - Mercoledi' ore 16:00
Avevo abbastanza soldi
per un treno regionale,
ma c'era un Espresso che partiva proprio
quando sono arrivato alla Penn station.
Cosi' ho pensato che potevo
comprare un biglietto normale
ed evitare il controllore.
Voglio dire, in realta' e' stato divertente.
Il trucco e' non sedersi
mai. Se ti siedi sei fregato.
Devi stargli sempre una carrozza avanti
e quando arrivi all'ultima
carrozza devi solo...
Ti nascondi nel gabinetto.
Ma ho fatto un casino.
Mi sono seduto poco prima di arrivare a
Providence. Perche' avevo male ai piedi.
E d'un tratto ho sentito
una mano sulla spalla.
E quel tizio mi fa "Vieni con me figliolo".
E io gli faccio "Non ti ho
visto in 'Fuga di mezzanotte'?"
Lo so. Era uno scherzo, no?
Ma non l'ha trovato divertente.
E mi ha portato all'ufficio di polizia,
ed e' stata davvero una mossa del cazzo,
perche' eravamo gia' arrivati a Providence.
Dio, la gente sa essere cosi' stronza!
Beh, questo e' vero.
Mi hanno detto che non
mi avrebbero rilasciato
finche' non avessi pagato il
biglietto. Ma ero rimasto senza soldi
cosi' mi sono offerto
di fare pompini a tutti,
ma non ha abboccato nessuno.
Cosi' hai chiamato tuo padre.
Si' beh, ho pensato
di chiamare prima qualcun
altro, come la signora U.
Ma poi ho pensato che
probabilmente aveva un appuntamento.
Oh, ha un nuovo ragazzo.
Hai perso la tua occasione.
Che peccato.
Si' beh, voglio dire,
ha beccato alla svelta.
E' davvero figa.
Cercavo solo di darti una mano.
Cosi' hai pensato di chiamare qualcun altro?
Gia', ma non andava bene nessun altro.
Hai pensato di chiamare me?
Certo.
E perche' non l'hai fatto?
Non lo so.
Forse perche'
eri arrabbiato con me?
Per quello che e' successo
la settimana scorsa.
Forse scappare e' stato
come mandarmi un messaggio.
Che tipo di messaggio?
Un messaggio del tipo:
"ecco quello che succede
quando non ti occupi di me".
Caspita, hai una montagna di libri qui.
Si', e' vero. Mi piace leggere.
A casa nostra abbiamo appena qualche libro.
Riviste, un sacco di riviste.
Ma niente libri.
Da quanto tempo abiti qui?
Non molto, qualche anno.
Sembra che tu abbia sempre abitato qui.
Prima abitavo a Baltimora.
Mi sono trasferito a
Brooklyn dopo il divorzio.
Perche' a Brooklyn?
Ho studiato in citta', quand'ero giovane,
e ho iniziato a lavorare qui.
E' un ottimo posto per stare soli,
ma... senza sentirsi soli.
E tu volevi stare da solo?
Penso che al tempo ne avessi bisogno, si'.
Com'e' che improvvisamente
rispondi a tutte le mie domande?
E' perche' questa sara'
la mia ultima seduta?
E' questo cio' che vuoi?
Che questa sia la tua ultima seduta?
Senti, a Roberto ci sono volute otto ore
per arrivare li' da Buffalo.
Avevo paura che mi avrebbe ucciso.
Ma non era per niente arrabbiato.
Cioe', invece era piu' tranquillo che mai.
Cosa vuoi dire?
Non lo so. L'ho visto e...
Prima l'ho sentito, perche'
ero in quest'altra stanza
e non volevano che lo vedessi finche'
non avesse pagato la multa, ma...
Ma l'ho sentito chiedere,
"Sono Roberto D'Amato.
Dov'e' mio figlio?"
Alla fine quando sono uscito, lui
mi ha afferrato
e mi ha abbracciato come...
Come...
Come se fossi veramente suo figlio.
Beh,
questa deve essere stata
proprio una bella sensazione.
E' una cosa meravigliosa sapere davvero
che tuo padre ti vuole bene.
Puoi dirmi qualcosa di piu' di questa
conversazione sulla via del ritorno?
Ci siamo fermati a Coney Island.
Ci andavamo sempre quando ero piu' piccolo.
Si', ricordo che me lo avevi detto.
E...
ha detto che e' stata un'idea sua
quella di adottarmi.
Lui ha perso entrambi i genitori
quando era molto giovane, tipo a 18 anni.
E ha detto che da allora
si e' sempre sentito
come se ci fosse questo buco nel suo cuore.
E che pensava sarebbe andato
via dopo il matrimonio,
ma non fu cosi'.
Ha detto che quando mi ha visto
e quando mi ha tenuto per la prima volta,
ha detto che il buco si
e' chiuso immediatamente,
come per magia.
Queste sono un sacco di
informazioni da assimilare.
Gia'.
Lui... immagino non sapesse come dirmelo.
E hai mai percepito questa cosa da
parte di tuo padre mentre crescevi,
anche se lui non riusciva ad esprimerla?
Si', voglio dire, io non ho mai davvero,
tipo, avuto un problema con lui.
E' fondamentalmente mia madre.
Tua madre.
Prima hai detto
che avete parlato molto di Marisa
durante questa conversazione.
Si' beh,
ha detto che quando mi hanno portato
per la prima volta a casa dall'ospedale
quando ero un bambino,
che piangevo tutto il tempo
e Marisa non riusciva a farmi smettere.
E che questo la faceva stare davvero male,
perche' lei non sentiva nemmeno
di dover essere una madre.
Perche' no?
Non puo' avere figli.
Non puo' restare incinta.
Cosi' si e' sentita inadeguata fin
dall'inizio a causa di questo.
E quando non riusciva a farti calmare,
la cosa non faceva che
confermare le paure su se stessa?
Si', e lui dice che non ha mai,
tipo, veramente superato questa cosa.
Voglio dire, e' nervosa con me,
e cio' rende nervoso anche me.
E' cosi' che ti senti vicino
a tua madre... nervoso?
Si', e tipo, all'improvviso ogni
cosa e' cosi' fottutamente chiara, sai?
- Ehm, no. Cosa e' chiaro?
- Non ho nessuna colpa.
Per tutta la vita ho pensato che
c'era qualcosa di sbagliato in me.
Doveva esserci, ovviamente, perche'
facevo andare fuori di testa mia madre.
E questo non era normale. Lo sapevo
perche' vedevo il modo con cui gli altri
bambini stavano vicino alle proprie madri.
E poi c'era Marisa, ma...
Ma ora mi rendo conto che il
problema non ero io, per niente.
Il problema... e' lei.
Sembri sollevato.
Si'.
Di brutto.
Sai, puo'...
Puo' dare molta forza
cominciare a vedere i propri genitori
come persone soggette ad errore
e vedere quanto spesso
le loro azioni scaturiscano
dalle loro insicurezze,
piuttosto che dalle nostre inadeguatezze.
Mi sento molto meglio.
Puo' essere anche un'esperienza spaventosa.
Avrebbe assolutamente senso
se il fatto di vedere tua
madre imperfetta o debole
ti avesse fatto sentire insicuro.
Non e' cosi'.
Sarebbe davvero del tutto comprensibile
se ti sentissi confuso.
Non lo sono.
Ti e' tutto chiaro?
Si'.
E diresti che questo viene da te?
In alternativa a cosa?
Tuo padre.
Sai, settimana scorsa
ero un po' preoccupato per te.
Beh, ne abbiamo discusso insieme,
e mi sono davvero sentito sicuro
che tu non avessi istinti suicidi.
Mi sono sbagliato?
- No.
- Ma a Roberto hai detto
qualcosa di diverso. Perche'?
Non lo so.
Eri preoccupato che non sarebbe durata?
Che non sarebbe durata cosa?
La sua attenzione. La sua preoccupazione.
Magari sei preoccupato
che dopo tutto questo
lui scomparira' di nuovo.
E ora che mi sono fatto un
po' un'idea di tuo padre...
Tu non sai nulla di mio padre.
Non so molto, ma da cio' che ho osservato...
Non hai osservato un cazzo.
E' stato qui per 10 minuti.
Dio, che problema hai?
Pensi di saper leggere il pensiero?
Pensi di essere, tipo, piu'
intelligente di chiunque altro?
Beh, non lo sei, va bene?
Solo perche' non ha un dottorato
di ricerca della Columbia
non significa che sia un qualche
tipo di ritardato del cazzo.
Non ho mai detto che lo fosse.
Beh, e' cio' che stavi pensando. Lo capisco.
Allora sei tu quello
che legge nel pensiero.
Possiamo tornare alla settimana scorsa...
Amico, non me la ricordo
nemmeno settimana scorsa.
quando mi hai chiesto di andare a mangiare
insieme un gelato per il tuo compleanno?
Quindi?
Beh... io ho declinato
perche' pensavo che per te fosse importante
stare con i tuoi veri genitori
il giorno del tuo compleanno.
E sapevo che la mia decisione
avrebbe potuto ferirti.
Ora mi sento come se tu mi
stessi punendo per quello,
cercando di allontanarmi
una volta per tutte.
Non sei costretto a scegliere
tra me e tuo padre, lo sai?
Puoi averci entrambi.
Assolviamo funzioni
differenti nella tua vita.
Ma...
se chiudi con me,
non ti verro' ad inseguire.
Non posso.
Lo capisci?
Si'.
Capisco tutto.
Dovrei andare.
Jesse, aspetta un attimo prima di andare.
Sono un po' preoccupato che tuo padre
possa metterti
contro tua madre.
No, non lo sta facendo.
Beh, tende a dare tutta la colpa a lei.
Dice che non e' stata una buona madre,
che aveva paura di te.
Ma la mia domanda e', dov'era lui
- mentre tutto cio' stava accadendo?
- Si stava facendo il culo a lavoro.
Stava sfamando la nostra famiglia.
Ritieni possibile che il suo
punto di vista non sia accurato?
- Perche' stai cercando di rovinare tutto?
- Non lo sto facendo.
La settimana scorsa mi hai
detto di andare a casa.
Mi hai detto di parlare con Roberto.
E l'ho fatto. E siamo di nuovo tranquilli
per la prima volta in,
tipo, quattro fottuti anni.
Voglio dire, vuole che
vada a lavorare per lui.
Sai quanto questo sia importante per me?
Si', lo so.
Beh, allora perche' non puoi
semplicemente chiudere la bocca?
Perche' sono preoccupato
che se abbandoni la terapia,
tutto cio' di cui abbiamo parlato qui,
le tue fotografie, la tua sessualita',
il problema con i tuoi genitori naturali...
Finira' tutto in cenere.
Non mi sto arruolando nei cazzo di Marines.
Cosa mi dici della fotografia?
Puo' aspettare...
Jesse, non farlo, non ora.
Abbiamo appena cominciato a
parlare di chi sei veramente,
da dove vieni, dove sei diretto.
C'e' cosi' tanto buon lavoro
che e' appena cominciato.
Cosa vuoi da me?
Voglio che continui a parlare con me.
- Perche' e' cosi' importante per te?
- Perche' tu sei importante per me.
E' tutto cosi' incasinato.
E' un fottuto casino.
- Perche' e' un casino?
- Perche' non sei mio padre, cazzo!
Ti ho appena sentito
imprecare contro di lui?
Va tutto bene. Andiamo.
Non andiamo da nessuna parte
finche' non ti sarai scusato.
Mi spiace.
Anche a me.
Ho finito qui, papa'.
Jesse,
potresti solo aspettare un secondo?
Queste sono tue.
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