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C'è una relazione in cui il genitore si mette in un atteggiamento di onnipotenza. È giusto
che il genitore si metta a livello un po' superiore, come colui che lo aiuta a gestire
propri istinti, come il cavaliere guida il cavallo, perché ne ha la responsabilità.
Nella relazione dell'onnipotenza, invece il genitore si mette a livello di padrone. Come
un padre padrone. Come un imperatore, un dittatore, come colui che decide tutto della vita dell'altro
e non lo rispetta per quello che è. La parola onnipotenza viene dal latino OMNIA POTENS
che significa che può tutto. Il genitore cioè si prende tutto il potere e non dà
al bambino un riconoscimento delle sue capacità, delle sue potenzialità. È un modo di fare
che assomiglia all'educazione di una volta, in cui il padre dominava il figlio, gli dava
i comandi, lo usava, lo faceva lavorare per lui, al suo servizio, come appoggio per la
vecchiaia. Non rispettava il suo diritto di poter essere diverso, di poter dire la sua.
Una volta il figlio non poteva neppure rispondere, anche se aveva ragione, non poteva neppure
parlare, non gli era richiesto il suo parere, non poteva dire la propria. Una volta c'era
questo dominio totale, i figli dovevano essere sottomessi e basta. Ora in questo rapporto
il padre è come un padrone, come colui che è Dio, che capisce tutto, che decide tutto,
che sa tutto, che non si mette mai in discussione. Chi non si mette mai in discussione può avere
questa modalità. Questo determina una relazione che non funziona. Puoi usare tutti i metodi
educativi che vuoi, ma non funzionano, perché sei in una relazione sbagliata. Questa relazione
è tipica del metodo di una volta, ma quest'altra relazione è quella che viene usata molto
ora nella modernità. Per evitare il padre-padrone, si rischia di andare a finire all'opposto,
in una relazione in cui il genitore diventa dipendente, il servitore del bambino. In cui
il padrone, la persona assoluta, l'imperatore, il dittatore, il capo della situazione, quello
che non deve essere contraddetto, è il bambino. Si mette il bambino in questa posizione di
Dio. Bisogna fare tutto per lui, sempre per lui, dargli tutto quello che vuole, stare
attenti a non sbagliare. Ci mettiamo cioè in una situazione di dipendenza, di servitori.
Questo è molto pericoloso perché dà al bambino l'idea di essere onnipotente. La mente
del bambino si forma e si imposta sulla convinzione di essere il padrone, di poter fare tutto.
L'onnipotente, come Dio, non ha limiti, non si deve ammalare mai, non muore mai. Questo
modo di pensare è molto pericoloso perché se non si risolve, può determinare un disturbo
di personalità e quindi anche del comportamento. Il bambino pensa: voglio una vita senza limiti,
voglio una vita senza nessun condizionamento. Come mia madre che mi ha messo al mondo mi
ha fatto fare tutto quello che voglio, così lo devono fare i maestri, gli insegnanti,
i vigili, i giudici, i carabinieri, la polizia. Tutti quelli che cercano di darmi delle regole,
mi devono lasciare stare, perché io ero a capo della mia famiglia e decidevo quello
che dovevano fare i miei, quindi decido anche quello che devi fare tu. Se esiste questa
relazione di dipendenza, tutti i metodi educativi non funzionano e il bambino sfugge. Un modo
di pensare sbagliato dei genitori è la convinzione che, appena il bambino vuole qualcosa, subito
bisogna darglielo, perché altrimenti gli viene il trauma. Se si ha qualche problema,
bisogna cercare di evitargli tutti gli ostacoli, gli devi dare tutto e il lui non fa mai niente.
Come un sultano è trattato e il lui come un sultano diventa. Che cosa ti aspetti poi?
Che quando questo è diventato grande e nella testa sua è un sultano, può adattarsi a
un lavoro semplice? Può adattarsi a delle regole? Può adattarsi a qualcuno che gli
dice di no? Un ragazzino che diventa grande così dice: mi hai abituato e adesso che cosa
pretendi? Che io cambio? Ho vent'anni e non posso cambiare testa. Quindi è molto importante
aggiustare questa relazione fin da subito. Vedremo poi come e perché.