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Paleografia Lezione 2
"Le forme delle lettere latine"
salve
siamo alla seconda lezione del corso di Paleografia latina
che come vedete
è intitolata
le forme delle lettere latine...cominciamo a parlare finalmente dell'alfabeto latino
e delle forme in cui le lettere dell'alfabeto
sono comparse per la prima volta e poi si sono
evolute
una breve precisazione sull immagine che figura come titolo della
lezione
avete visto che abbiano messo una specie di tavola cronologica ovvero una tavola della
cronotassi dell'ordine, dei secoli e dei tempi
appunto i secoli avanti Cristo e quelli dopo Cristo
in giallo sono evidenziati secoli di cui si parla nell'ambito della lezione per
l'appunto...qui come vedete
trattiamo dei secoli dal VII al I secolo avanti cristo
per indicare
sia pure per sommi capi
i cambiamenti che assunsero le lettere latine nel primo periodo di applicazione
e d'uso
gli argomenti di questa lezione
sono essenzialmente tre..."un alfabeto derivato dall'etrusco" per indicare
le modificazioni che in ambito latino l'alfabeto etrusco ha subito
la seconda parte è la più antica, importante e abbondante
attestazione di alfabeto latino...il cosiddetto "lapis niger"
di cui parleremo abbondantemente
e la terza col titolo "l'antenato e i suoi discendenti" per indicare appunto le
forme originarie e arcaiche delle lettere latine
e poi
le successive evoluzioni e cambiamenti
cominciamo dunque
dalla derivazione dell'alfabeto latino
da quello etrusco naturalmente anche l'alfabeto etrusco non nasce dal
nulla
viene fuori da un lunghissimo sviluppo
che si ha soprattutto nel mondo mediterraneo...il primo alfabeto, la prima
scrittura alfabetica veramente è quella fenicia... dal fenicio derivano l'alfabeto
greco
dall'alfabeto greco si dipartono alcune discendenze
noi ovviamente parliamo del gruppo occidentale
che è rappresentato in italia dall etrusco
dunque dall'alfabeto originario dell'intera area italica discendono per
derivazione tutti gli alfabeti degli altri popoli italici escluso il
messapico
tra questi naturalmente il latino
quindi
il latino non discende direttamente dal greco ma ne discende
attraverso la mediazione per dir così dell'etrusco
cartograficamente possiamo rappresentare questo itinerario in
questo modo
si pensava fino a qualche tempo fa a una derivazione diretta dal latino
ossia dal greco al latino per via mediterranea come nel particolare
invece così non è
la derivazione esatta è questa
diciamo per via di terra dall
alfabeto greco a quello etrusco
per quel che riguarda le lettere di questi sistemi alfabetici vedete qui una
tavola sinottica che mette a confronto
le lettere dell'alfabeto greco
le lettere dell'alfabeto
etrusco arcaico
le lettere dell'alfabeto etrusco classico vi abbiamo segnato soltanto quelle che
presentino modificazioni
sostanziali
comunque importanti rispetto all'etrusco arcaico
la quarta colonna vi rappresenta alcune delle lettere del cosiddetto etrusco
settentrionale
le ultime due sono dedicate alle lettere dell'alfabeto latino
il latino arcaico "LA"e il latino classico "LC"
e infine queste che sono le nostre lettere per indicare le corrispondenze
fonetiche
e qui vedete le prime lettere direi di non soffermarsi su troppi particolari
per alcune lettere vedete che c'è un vuoto in mezzo il che significa che non
c'è derivazione diretta dalla
lettera etrusca a quella latina
alcune lettere etrusche sono abbandonate...non sono utilizzate in
ambito latino perchè inutili dal punto di vista della resa della lingua
qui vedete
le altre lettere dell'alfabeto messe a confronto
e ricostruite così quello che è l'originario alfabeto latino e poi la
sua realizzazione
nello stile lapidario
classico
facciamo un confronto più ravvicinato e realistico, non astratto come nella
tavola sinottica precedente prendendo in considerazione
due scritture...una etrusca e una
latina
per rappresentare le modalità di scrittura
in ambito etrusco
abbiamo assunto quella che è
il più esteso testo etrusco che si conosca
e' il cosiddetto rotolo Linteo di Zagabria ovvero "liber linteus"
esso presenta una vera e propria mostra dell'alfabeto etrusco e del modo di
scrivere all'etrusca
il rotolo Linteo di Zagabria è dunque un rotolo di lino che è stato
ricostruito
svolgendo
la fasciatura che avvolgeva la mummia di una ragazza
che dovrebbe esser morta nel I secolo d.C.
una mummia ritrovata in Egitto e conservata
poi nel reparto egizio del museo nazionale di Zagabria...di qui il nome
rotolo Linteo o "Liber linteus" di Zagabria naturalmente non ha niente a che fare con
l'origine che è da tutt'altra parte...si trovava dunque in Egitto
queste fasce di lino avvolgevano un corpo di una ragazza egizia e quindi
si è lungo pensato che questa fosse una scrittura egiziana
non geroglifica nemmeno demotica...un nuovo tipo di scrittura egiziana così
non è
e che è stato dimostrato nel 1892 da Krall
che ha identificato per la prima volta trattarsi di un testo in antico etrusco
questo rotolo risale al III-II secolo
a.C.
e in particolare nella zona tra Perugia e Cortona quindi al centro
dell'Etruria storica in una Italia peraltro ormai
politicamente se non culturalmente romanizzata
in effetti è un
lascito tardivo della lingua e della scrittura etrusca forse non e'
perfettamente idoneo rappresentare l'etrusco nel periodo della sua massima
vitalità
si notano
delle incertezze nella resa linguistica e come se si trattasse
di un testo a lungo sedimentato
che nella sua ultima fase
presentasse alcune ambiguità e incertezze
si tratta
dunque di un testo di carattere cultuale e rituale
è una specie di calendario
per ogni festività, per i giorni di ciascun mese si annunciano dunque le festività
e per ciascuna festività...le formule
le prescrizioni, i riti
che i sacerdoti dovevano compiere
quindi formule
verbali ma anche prescrizioni con offerte di vino e di altre materie
è infatti da alcuni detto "Liber ritualis"
di Zagabria
questo testo lo confronteremo come già detto con
il "Lapis niger" del Foro romano
che è invece ben più arretrato
risale
probabilmente al VI secolo a.C.
vedete ancora una rappresentazione di una sezione, di una pagina
potremmo dir così del "Liber linteus" di Zagabria
così come è stato ricostruito attraverso lo svolgimento della
sovrapposizione delle fasce che
coprivano il corpo
della
ragazza in oggetto
evidentemente nel I secolo d.C. Questo testo già arcaizzante
aveva perso completamente il suo significato
e il supporto cioè le strisce di lino furono riutilizzate per tutt'altro scopo
addirittura nel lontano Egitto
la lunghezza complessiva di questo testo come è stato ricostruito
è di 13 e rotti metri
qui vedete le diverse
pagine meglio che fasce
ciascuna con la sua lunghezza e l'altezza
questa è più o meno la struttura del
"Liber linteus"
così com'è stata ricostruita
le fasce
sono dunque queste
il testo all'interno di esse è diviso da alcune linee rosse
e sovrapponendo le diverse fasce hai appunto l'opportunità d vedere l'intero
svolgimento del testo
le pagine
così composte sono alcune scritte, alcune mutile, alcune non esistono più
non sono più state conservate
sono andate perdute
quindi vedete qual'era la struttura più o meno del libro
rituale degli etruschi di Perugia e Cortona
che finiva con
2 pagine bianche più o meno
la quinta fascia completamente perduta, nella sesta si conservano scritte
soltanto 4 facciate per dir così
si chiama rotolo...fisicamente lo è, in realtà dobbiamo immaginarlo
come un
libro a fisarmonica o a soffietto in cui cioè sì
piegavano alternativamente
le singole pagine in modo tale che le si svolgessero
il testo non l'ho detto va letto ed è scritto da destra a sinistra
anche se in altri testi etruschi vediamo utilizzato il sistema
bustrofedico di cui riparleremo
più avanti a proposito del Lapis niger qui vedete riprodotta una pagina
del Liber
la decima pagina procedendo dunque da destra verso sinistra
questa è la foto a raggi infrarossi naturalmente a occhio nudo è poco leggibile
questo è il cosiddetto apografo cioè la ricostruzione
grafica delle lettere
vedete chiaramente come tutte le lettere e non solo il testo
sono orientate
da destra verso sinistra
e questa infine è la trascrizione
non chiedetemi di leggere e di tradurre
lascio questo compito ad altri
sta di fatto che questo
rotolo che questo libro
di Zagabria, in realtà potremmo chiamarlo Perugino, Cortonese, Umbro
quello che volete
ed è prodotto da un amanuense molto abile
le lettere sono perfettamente allineate e verticali
i punti tra le parole, di distacco
sono segnati da punti a mezza
altezza
la scrittura è molto regolata, disciplinata, evidentemente questo amanuense
aveva a disposizione un antigrafo, un esemplare da cui copiare quindi
poteva
a suo piacimento e con piena regolarità
impostare sia l'orientamento delle lettere che la
struttura
della pagina
questa è dunque uno dei massimi esempi di scrittura etrusca
la materia e morbida
la forma è quella di un libro anche se di un libro "sui generis"...sono le forme che
ci sono più familiare
la scrittura è perfettamente matura e in grado di realizzare un testo molto
complesso
e passiamo dunque all'esempio
che abbiano assunto per rappresentare
l'alfabeto latino arcaico
il Lapis niger ovvero Cippo del foro romano
questo è il sito
in cui si trova
ovviamente
il Lapis
vicino Roma
l'aria generale
del foro
questo è il "comitium" che dovrebbe essere la parte più arcaica originaria
del Foro stesso
infine lo strato superiore e lo strato inferiore del sito in cui è stato
trovato nel 1899
questo "cippo"
la scrittura come vedete a questa tavola è bustrofedica
bustrofedico è una parola che indica un andamento zigzagante
da destra verso sinistra
la riga successiva da sinistra verso destra e così a zig-zag
la parola deriva
dall'andamento dei buoi che arano un campo
si tratta della principale attestazione arcaica di uso vivo dell'alfabeto latino
dovrebbe risalire alla prima metà del VII secolo a.C.
naturalmente si è incerti sulla datazione non si può essere
precisi
altre attestazioni risalgono più o meno lo stesso tempo
lasciamo da parte la fibula prenestina di cui
si dubita che sia un falso ottocentesco
citiamo almeno la Lamina bronzea di Lavinio
ed altre lamine incise o graffite
il supporto
di questi primi usi dell'Alfabeto latino è sempre un supporto duro
o una pietra o una lamina metallica o comunque un materiale per l'appunto
duro su cui si incide o si sgraffia
alcune di queste attestazioni hanno lo stesso orientamento fondamentale che
abbiamo visto nel
Liber di Zagabria
cioè da destra
verso sinistra
altre hanno questo andamento detto bustrofedico
che vediamo appunto nel
Cippo del Foro romano
il Cippo presenta la scrittura come vedete posizionato com'è in senso verticale
ma le pagine vanno lette come se rotolassimo questa pietra
la parte superiore è mutila
e quindi le righe che provengono da
destra sono interrotte alla fine
le righe che, diciamo così, provengono da sinistra sono mutile all'inizio
questa che vedete sulla destra è
la resa
in apografo delle lettere del Lapis niger su cui naturalmente non ci
tratteniamo ora
notiamo soltanto per ora che le parole sono separate
da tre punti in linea verticale
quelle proprio di interpunzione e di separazione delle parole
seguita
dunque a svolgersi questo testo
abbiamo sottolineato questa parola: "regei"
qui c'è anche la trascrizione
la parola "regei" perchè è importante per la datazione e la qualificazione del
"Lapis niger" ...si tratta di un Re non sappiamo se si tratta di un Re monarca
o Re sacerdote
di qui i dubbi sulla
datazione del Lapis niger
posso andare velocemente con la trascrizione perchè si tratta di latino
arcaico...questo è dunque l'alfabeto
latino quale
è presente nel
"Lapis niger" quindi all'altezza del
VII secolo a.C.
l'ordine in cui mettiamo le lettere è più o meno il nostro
potremo
la "R" ha forma diversa dalla nostra così come la "P" mentre le altre lettere sono
abbastanza facilmente riconoscibili
"D", "E", "F", la "H" ha due traverse discendendo direttamente dalla forma etrusca
"K", "L", "M","N" son relativamente diverse dalle nostre
"P", "Q", "R", "S" e "T"
"Y"
"X"
nel "Lapis niger" non è
attestata la "B" che possiamo però possiamo ricostruire agevolmente in questa forma
questo è l'alfabeto latino che dura abbastanza a lungo
avremo soltanto alcune
modificazioni
nella struttura proprio alfabetica in particolare sarà introdotta la "G"
che è un suono che non deriva direttamente dall'etrusco ma che viene
innovato e introdotto in ambito latino direttamente con l'aggiunta di un
ulteriore secondo segno alla "C" originaria
ricordiamo che entrambe, la "C" e la "G", hanno suono gutturale
si introdurrà più avanti la distinzione tra "V" e "Y" per influenza
greca
e ci sarà l'eliminazione della lettera "K"
l'antenato dunque e i suoi discendenti... le forme arcaiche delle lettere latine
e le cosiddette lettere discendenti...noi dobbiamo sempre
più o meno artificialmente immaginare
che da quel alfabeto archetipico, diciamo così,
poi per via di successivi adattamenti, modificazioni così via
siano discese
tutte le lettere che storicamente
hanno assunto
forme determinate nell'uso della scrittura
in ambito di alfabeto latino
e faremo
una sorta di cavalcata nei primi secoli di uso della scrittura latina
facendo vedere un po' rapsodicamente più o meno brillantemente quali diverse
forme
assunsero queste lettere in periodi
diversi di scritture con funzioni e con modalita' di realizzazione soprattutto
diversi
e intanto introduciamo alcuni concetti fondamentali che ci
risulteranno molto utili per tutto il discorso di storia della scrittura latina
una prima distinzione importante è quella tra
lettere maiuscole e lettere minuscole
le lettere maiuscole
sono
quelle lettere che sono tutte comprese all'interno di uno schema
bilineare
di un puro binario lineare
vale per le nostre lettere maiuscole
capitali
e così vale avete visto più o meno anche per la capitale arcaica
questo termine "capitale"
significa più o meno anche maiuscola
che utilizzano questo nome "capitale" per la maiuscola di età arcaica e classica
in ambito latino
perchè e questa scrittura fu poi come dimostra la nostra stessa esperienza di
oggi
utilizzata per i "capitula"
ossia "capita dei testi"
per i capitoli dunque
come vedete tutte le lettere di un sistema maiuscolo si inseriscono e
riempiono per dir così uno schema bilineare
viceversa e vicendevolmente con
il termine di minuscole intendiamo qui più o meno
quel complesso di scrittura alfabetica che invece hanno bisogno di uno schema
quadrilineare
per essere realizzate...abbiamo delle lettere in corpo pensate al nostro
romano tondo "a", "c", "e"
e così via
e invece abbiamo delle lettere che hanno bisogno per essere realizzate di un rigo
superiore
come la "d", la "h" e la "l"
la "f" fa un discorso un po' a sè
e la "b"
e invece le lettere che hanno uno sviluppo inferiore come
la "p", "q"
anche la "g" è una lettera un po' particolare
può essere familiare per chi ascolta
l'esperienza che abbiamo avuto tutti nella scuola elementare
quando siamo passati da quaderni
a struttura quadrilineare come questo per tracciare con esattezza tutte le
lettere dell'alfabeto
e per orientare dunque anche
il nostro dimensionamento in verticale delle lettere apprese
nella terza elementare
a un quaderno invece a righe bilineari perché avevamo già assunto la piena
padronanza della
diversità di modulo tra i corpi delle lettere, tra le lettere alte e lettere
basse
questa è una distinzione fondamentale che
si attiva storicamente fin dall'età romana
perché dalla "capitale" come vedremo si passerà
in maniera non regolare e diretta ma piuttosto frastagliata
e irregolare ad un sistema alfabetico
minuscolo
vediamo dunque il destino di alcune
lettere dell'alfabeto latino arcaico
se prendiamo in prima istanza dal
"Lapis niger"
per poi vederne uno sviluppo ulteriore
prenderemo la "a"
la "d"
la "e"
la "h"
questa è forse la "l" o la "i"
questa è la "m"
questa
dovrebbe essere
la "r"
questa è la "q"
e questa è la "s"
questa è la "p"
insomma abbiamo rappresentato attraverso questo giochino quasi tutte
le lettere
del
"Lapis niger" così come si sono rappresentate...cominciamo per esempio
a considerare la "a"
che è visibile nel Lapis niger ricordate però attenzione a una cosa
che a seconda dell'orientamento del rigo
che può essere da destra verso sinistra e da sinistra verso destra
la lettera cambia forma
ha una forma speculare
per cui questa è la forma di "a" che noi vediamo nelle lettere da
sinistra verso destra
nelle righe che invece hanno andamento contrario questa "a" sarà come rovesciata
appunto speculare
questa è la "a" arcaica
e
per quasi tutte le lettere credo abbiamo messo come secondo esempio di
realizzazione ben riconoscibile un esempio tratto da un epigrafe
e cioè da una pietra incisa
di età classica dal I secolo a.C.al II-III secolo d.C
perchè questa fu l'età in cui proprio a livello d'uso dominante
e cioè quello epigrafico
si ebbe una regolarizzazione
una conformazione quasi geometrica
delle lettere che invece nell'alfabeto arcaico erano piuttosto irregolari
sia pure sempre incise con ogni cura
è un processo che dà luogo alla cosiddetta "capitale quadrata"
e capirete trattarsi non di una
cosa che va avanti per quadrati, angoli retti e così via
ma di una "capitale" fortemente geometrizzata
in cui
tutti i segni dell'alfabeto e tutte le linee con componenti ciascun segno
sono coordinate insieme secondo una "ratio", secondo una logica
geometrica
per cui vedete che la traversa della "a"
che in origine era obliqua
e ascendente
da sinistra verso destra
successivamente invece è stata raddrizzata
e da una posizione parallela al rigo di scrittura qual è la nostra "capitale"
ancora oggi in uso
questo è un esempio di "capitale"
sempre una "a" capitale del I secolo d.C. graffita, cioè incisa su
muri
vedete che è in pratica sparita la traversa
obliqua
o riga che fosse
e la "a" si è ridotta a soli due segni
per dirvi come da queste forme
si possa essere arrivati a segni completamente differenti vi faccio
vedere una "a" corsiva
del VI secolo d.C. addirittura
in cui
i due tratti fondamentali della "a" come li abbiamo visti finora, a parte la traversa,
sono composti in una manera che rende irriconoscibile la matrice
la "a" arcaica ma che in realtà la presuppone
attraverso processi
che in paleografia si riescono sempre a definire abbastanza bene
e vediamone altri esempi...la "b"
abbiamo detto che la "b" non è
rappresentata mel Lapis niger però possiamo immaginare che
la "b"
arcaica dell'alfabeto latino
avesse la forma che vedete all'inizio
di qui naturalmente regolarizzazione e geometrizzazione nella capitale
epigrafica quadrata
questo è tratto da un esempio del III secolo d.C.
in cui l'asse della "b" si è raddrizzata
arrivando a
essere perfettamente perpendicolare al giro
e i due semicerchi che connotano la lettera hanno assunto una forma appunto
semicircolare e molto regolarizzata
restiamo di stucco stucco quando vediamo che
questa è una "b" per esempio realizzata
molto frequentemente e tranquillamente da
la graffitari
cioè da persone che graffiano le pareti
o anche da abili
ooperatori di tavolette cerate
la cosiddetta
"b" con pancia a sinistra che non è affatto un mistero
e approfittiamo di questa lettera per indicare alcuni principi fondamentali
dell'analisi paleografica intesa nel senso proprio di analisi
delle singole forme ovvero delle singole lettere
se noi consideriamo
soltanto la "b" capitale epigrafica
questa "b" geometrizzata e regolare
possiamo definirla una "b" canonizzata nel senso che una volta arrivati a
questo stadio questa "b" non cambierà più
tant'è vero che
attenzione però
attraverso, ritorni, percorsi sotterranei e così via...non vi sto a dire oltre
noi oggi nei nostri "capitula" ovvero nei titoli dei capitoli utilizziamo questa "b"
è una "b" che una volta arrivata al suo canone
resta immobile e non è più capace di dar luogo a modificazioni, a sviluppi
e evoluzioni
è invece l'uso
diretto e continuo da parte degli scriventi che da luogo a delle strutture
immobili e dinamiche
che possono dar luogo a sviluppi
dunque a nuove forme di lettere
come spiegare dunque
questa capitale graffita..questa "b" con pancia a sinistra
risalendo alla
"b" originale arcaica
a questo proposito dunque per capire come da quella "b" si sia arrivati
a quell'altra "b" occorre valutare un altro dato fondamentale
che possiamo chiamare "ductus", che possiamo chiamare "tratteggio" chiamamolo
come ci pare ma consiste in questa che è un dato ripeto fondamentalissimo per le
nostre analisi
ossia il numero, la successione e l'orientamento dei tratti
singoli che costituiscono la singola lettera
noi oggi siamo abituati a scrivere
la "b" così ( prima la linea verticale, poi il primo e il secondo semicerchio )
niente affatto
in origine la "b" non si scriverà secondo questo tratteggio ma secondo questo
( una linea formante un angolo a 90° e uno a forma di doppia gobba )
due tratti, il secondo dei quali composto
è solo intendendo questo modo di scrivere la "b" che noi possiamo intendere
i successivi sviluppi
e le forme che la "b" ha assunto nel corso del tempo
se infatti immaginiamo per una scrittura molto economica, diretta
e veloce
il primo tratto si sia poco a poco ridotto a un occhiello
e intendiamo per il secondo tratto, qui abbastanza netto e preciso, si sia a poco
a poco ammorbidito
arriveremo
quasi esattamente a quella forma di "b"
con pancia sinistra in questa o in altre
fattispecie
che ci meraviglia non poco
che assomiglia molto a una "d" e che in effetti in molte scritture
graffite su tavolette cerate rischia di confondersi con la "d"
a questo punto ci si chiederà
come si fa ad arrivare alla nostra "b"
e attraverso un processo che parte sempre da questa
"b" originaria e dal suo tratteggio con "ductus" ma che va a finire a un esito
completamente opposto al precedente
e cominciamo dunque tracciare la"b"
al modo originario
e ci potremmo trovare di fronte ad un evoluzione del genere
rattrapimento progressivo dell'angolo
del primo tratto angolare
e riduzione progressiva dalla doppia gobba
ad una sola gobba... per esempio così
da cui
riduzione ulteriore
e annullamento della prima gobba e persistenza e sussistenza soltanto della
seconda gobba da cui la "b" minuscola
in questo caso
ed è uno dei casi più brillanti di analisi dell'evoluzione dei segni
condotti in particolare da Jean Mallon cioè il paleografo che maggiormente con più
abilità si è dedicato a queste
analisi
e dunque vedete come
proprio si possa tracciare in molti casi una linea
discendente non tanto
dalla forma ma dal tratteggio...
dal modo di scrivere e di realizzare
i segni, le lettere arcaiche
è poi arrivata a tutte le possibili forme che storicamente quelle lettere
hanno assunto nel corso della storia della scrittura latina
dal
VII
o VI secolo
agli ultimi sviluppi della scrittura a mano nella nostra civiltà
ricordate dunque almeno questi due concetti fondamentali
primo: l'importanza non tanto della forma della lettera così come la vediamo
immobilizzata sulla carta o sulla pietra
quanto del tratteggio
cioè del numero, della successione e dell'orientamento dei tratti
che determinano poi quel esito che vediamo fisso nella carta
secondo: il fatto che le scritture canonizzate, quelle più riconoscibili,
quelle che hanno magari avuto più fortuna e più durata nel tempo
sono in realtà dei rami secchi nell' evoluzione della scrittura
che i rami vivi ovvero quelli che hanno generato filiazione ed evoluzione
appartengono piuttosto allo strato delle strutture libere e usuali
e realizzate da persone alfabetizzate non da professionisti della penna
andiamo avanti velocemente
vedendo altri esempi
la "d" del "Lapis niger"
la "d" regolarizzata e geometrizzata dalla "capitale epigrafica"
e una "d"
di "capitale corsivo"
e infine una "d"
di una corsiva del VI secolo
che fa in modo che l'asta si sia raddrizzata e la "d" sia divenuta
una lettera gemella
e speculare della "b"
molto interessante è la storia della "e"
questa è la "e" del "Lapis niger"
regolarizzazione e geometrizzazione nella capitale quadrata
e anche in questo caso ci troviamo di fronte a un esito di questo genere
del I secolo
anche qui
bisogna considerare
il tratteggio
della lettera o il tracciato o il "ductus"
noi paleografi ci divertiamo molto a litigare sulla terminologia ma avete
capito il concetto
per cui dalla "e" arcaica
composta di quattro tratti
uno, due, tre e quattro
si possa essere arrivati progressivamente a una una lettera molto semplificata
in cui i tre tratti a poco a poco
si sono allineati
e infine identificati in un unico segno
analogo il percorso della "f" che troviamo in molte corsive originariamente
tracciato cosi'
che poi ha dato luogo semplicemente, eliminando il punto intermedio, ad una "e"
così semplificata
con il secondo tratto leggermente più breve
intendete bene che da questa forma di "f" possono essere venute tutte le
forme minuscole e quindi
di lettere allungate in alto
lascio per ora perdere questa "e" corsiva in cui non rischiate di non ritrovarvi più
ma anche questa se la descrivessimo partitamente
sarebbe una "e" perfettamente giustificata e giustificabile
da movimenti e tendenze nella
scrittura d'uso
per quello che riguarda la "g" vi ho detto che è una lettera introdotta intorno
al III secolo a.C. per variare
le potenzialità, diciamo cosi', delle gutturali della lingua latina
per rispondere meglio dunque all'esigenze fonetiche
regolarizzazione
nella capitale epigrafica,
similarità in una capitale che finora non abbiamo considerato ossia la "capitale libraria"
e infine una strana, a nostro avviso, ma ancora una volta storicamente
spiegabile e comprensibile "g"
più avanzata
per quelche riguarda la "h"
il discorso è relativamente semplice...una modificazione si ebbe
fin dall'inizio, fin dal II-III secolo a.C.
quando, in ambito almeno epigrafico, si rinunciò
al trattino superiore e a quello inferiore
della "h"
originaria derivata direttamente dal etrusco
perchè semplicemente antieconomica
cioè non servivano a nulla, i segni servono per distinguere una lettera dall'atra
quei due segni ( superiore e inferiore della "h") non servivano a niente perchè non c'era
nessuna lettera che potesse confondersi e quindi furono semplicemente eliminati
e abbiamo così la nostra "h" capitale
da cui per derivazione, modificazione e così via
si ha la "h" minuscola alta, per quel che riguarda la "m" quello è il primo tracciato
dopo si ha semplicemente, per dir così, come un
raddrizzamento e allineamento...una rotazione dell'ultimo tratto che ha
fatto sì che la lettera "m" in ambito capitale fosse
perfettamente speculare e regolare
ne mancano ancora
alcune di queste lettere
vediamone velocemente
ecco la nostra "m" corsiva
la "q" con tracciato dritto, la "q" con
ultimo tratto pressoché orizzontale non perfettamente compreso ma quasi nel
sistema bilineare per esigenze di bilinearità
una capitare libraria che ha fatto molto discutere
infine una
"q" corsiva
che una volta raddrizzata con l'asta perpendicolare al rigo di scrittura
ha dato luogo alla nostra "q" minuscola
qui rappresentate in un esempio del VI secolo
la "r" è importante perché la forma originaria è derivata tramite l'etrusco
direttamente dal greco e ha poi richiesto in ambito latino per il completamento dell
occhiello della "p"
l'aggiunta di un ulteriore segno
di un terzo segno
sotto all'occhiello
a cui si arrivò nel
II-I secolo a.C.
e questo è, annotate bene, il terzo segno sempre lievemente ondulato
che ha determinato poi tutti gli esiti successivi di "r"
qui vedete una "r" che è arrivata al rango della nostra minuscola
vediamo infine la "s" molto velocemente
il discorso che
intendevo
proporvi con questa lezione era essenzialmente
tecnico
per molto tempo la gli studi paleografici sono stati uno studio delle tecniche di
esecuzione delle forme delle lettere
in realtà
questa è una dimensione di studio che ci va perfettamente purchè sia inteso
che le lettere e gli alfabeti in quanto tale non hanno vita
propria
che la loro vita, i loro cambiamenti sono determinati dalle persone che scrivono,
dalle persone che hanno imparato a scrivere in un certo modo
e che hanno poi voluto scrivere utilizzando o cambiando meno
le lettere che hanno appreso
questo è sempre importante da tenere a mente
Arrivederci