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Sì, certamente. Bene, prima di tutto voglio dire
che il complesso nucleare
è il Complesso di Edipo.
Il Complesso Fraterno è un altro complesso
che non prende il posto dell'Edipo, ma è in aggiunta all'Edipo.
Molte volte si pensa che il Fraterno
sia uno spostamento dell'Edipo verso i fratelli.
A volte può succedere, ma io parlo non di vincoli fraterni, ma di complesso fraterno,
perché questo è un altro complesso che è supplementare
alla dinamica edipica e narcisista,
un complesso che ha un valore strutturante,
al di là del fatto che ci siano o meno altri fratelli,
perché anche il figlio unico ha il suo proprio complesso fraterno.
Una struttura è un insieme di elementi
collegati fra loro tramite relazioni di opposizione
e di differenza, e generano una funzione.
Col fratello reale, o immaginario, defunto o vivente, di successo o fallito,
invidioso o compassionevole,
si instaura una relazione sulla quale si è
lavorato poco, che è il tema della rivalità.
La rivalità non è unicamente la rivalità fra le generazioni, genitori/figlio,
ma anche intragenerazionale, facendo sì che si generi, conseguentemente,
una relazione orizzontale ed anche una relazione verticale.
In questa relazione verticale e orizzontale vi sono
momenti che si congiungono e momenti che si dissociano.
Il complesso fraterno ha un valore strutturante
prima di tutto anche per il narcisismo, perché la presenza
di un altro mi dice che non sono sua maestà the baby.
Ovvero, e questo prima della psicoanalisi lo ha detto
Calderon de la Barca. “Per chi aspiri a diventare re
ogni fratello è un ostacolo!”.
Quindi, grazie al fratello, si arriva alla fratellanza, alla solidarietà,
però sembra che non vada così, perché il narcisismo di ciascuno vuole essere unico.
Quindi è per questo che ci sono questi Caino e.
Abele, che in forma segreta sono in ciascuno di noi,
perché nella struttura narcisista tutti vogliamo essere unici,
re, e, se possibile, imperatori!
Quindi io direi che il complesso fraterno ha
diverse funzioni: Una funzione strutturante,
perché consente all'essere umano di incontrarsi con
il Nebenmensch con un suo simile, con l'altro,
uscire dal solipsismo del narcisismo e porsi in relazione con l'alterità.
Però può anche funzionare come elemento strutturante per poter uscire
dal potere edipico, dato che una buona alleanza fraterna mi
permette l'uscita dall'endogamia e l'uscita dal poter genitoriale.
Stare con un fratello implica anche lasciare la posizione
autosufficiente e autocentrata del narcisismo.
Inoltre ha una funzione elaborativa, perché cosi come
consente l'elaborazione del narcisismo e dell' edipo,
il fraterno ha sempre, - non tutto è in relazione con Caino e Abele, e con.
Giacobbe ed Esaù - ma lo vediamo bene se vi racconto di una episodio:
Molti anni fa, quando fui invitato a Milano ad un incontro
italo-argentino c'era una eccellente analista di gruppo di Milano,
e invitarono me, ed il terzo era un (notaio con tanto di bretelle, ed
io mi sono chiesto “ma cosa fa qui un notaio con tutte quelle cartelle”
e questo cominciò a chiederci che per favore lo aiutassimo
per i furti che ci sono nelle gestioni tra fratelli,
inoltre perché alcuni padri creano collusioni
con alcuni figli contro altri figli.
Per questo vediamo che il complesso fraterno, e sappiamo bene che purtroppo
stiamo seduti qui,
prendendo un caffè, in un bellissimo posto. In questo stesso momento in Siria
ci sono centomila morti in guerre fra fratelli,
per cui l'importanza del fraterno a livello sociale; E c'è l'altro lato:
Che grazie al fraterno c'è l'amicizia.
Dunque abbiamo i due aspetti: L'aspetto positivo e l'aspetto negativo.
Bene. È importante che il tema del transfert
fraterno e del controtransfert fraterno
richiede per prima cosa che il proprio analista riveda in dettaglio
cosa succede a lui, relativamente alla rivalità con i suoi fratelli,
perché se l'analista non ha ben chiaro quale
sia il suo proprio complesso fraterno,
nel bene e nel male,
può fare un enactment, un passaggio all'atto,
generando situazioni di rivalità che possono perturbare il processo analitico.
È importante anche che l'analista riveda la sua propria storia con i suoi fratelli.
In un lavoro precedente, avevo scritto che l'amico
è un derivato sublimato del fratello, ma adesso penso in modo diverso.
Perché penso in modo diverso? Perché
l'amico è “un altro”, della esogamia,
non consanguineo, che mi consente di uscire dall'endogamia.
Per questo motivo affermo che - e questo sarà il mio prossimo libro,
che s'intitola “Amicizia: Una fratellanza scelta”
con un amico io scelgo l'altro e ne sono scelto.
Ed è molto diverso quello che è l'amicizia da quello che è l'amore.
Nell'amicizia due persone si devono scegliere reciprocamente,
ma io mi posso innamorare di qualcuno senza reciprocità.
Mentre nell'amicizia, qualcosa di me con l'altro
e dell'altro con me stesso ci deve essere.
Ho introdotto ultimamente il concetto di amicizia di transfert,
per differenziarlo dal concetto freudiano di amore di transfert,
che è un concetto resistenziale quando il paziente si innamora,
o l'analista fa sì che si innamori di lui.
Vale a dire che l'amicizia di transfert è un
momento singolare del processo analitico,
quando c'è molta fiducia, quando c'è molta lealtà,
quando uno sente che anche l'analista è meno paranoico, e consente che
ci sia una maggiore vicinanza, senza essere l'amico del paziente!
Si mantiene l'asimmetria funzionale analista/analizzando,
però c'è un approfondimento nella ricerca più autentica della verità.
È una terapia sublimatoria, ma è un'alleanza più profonda
in cui si può raccontare qualcosa che prima non si aveva il coraggio di fare,
vale a dire parla di un momento di maggiore approfondimento della verità con qualcuno,
e della lealtà con qualcuno.
Ci sono persone che hanno disabilità o incapacità con l'amicizia,
perché per l'amicizia non può mancare la fiducia, lealtà,
transfert, empatia,
compassione;
E ci sono molte persone che hanno sfiducia,
non sono trasparenti, non sanno stare nell'incontro,
nell'empatia.
E questa compassione non è pena e nemmeno misericordia,
ma il poter comprendere il patire altrui che semina la solidarietà.
C'è un concetto di Michel Foucault
che dice,
riguardo alla franchezza:
Franchezza, (parresia) viene dalla radice pan - resus, pan tutto,
resus dire tutto
fino al limite che all'altro può non far piacere,
e però c'è una sincerità in ciò che si esprime.
Vale a dire che l'amicizia di transfert sarebbe
un momento puntuale nel processo analitico,
in cui si sono abbastanza abbassate le resistenze
resistenze e c'è un maggior affidamento e un incontro, con le parole,
con gli affetti e col silenzio fra analista e analizzando.
Ma per ottener questo è necessario che anche l'analista abbassi
le sue controresistenze,
e non tema che una maggiore vicinanza
finisca per diluire l'asimmetria funzionale.
Ma come dicevi bene tu, è un approfondimento dell'alleanza terapeutica