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6 luglio 1967. Grande emozione in Bolivia.
Il misterioso gruppo di guerriglieri
che da quattro mesi ha in scacco l'esercito
ha condotto un'audace operazione militare.
Ha occupato un paese di quasi tremila abitanti, Samaipata
a pochi chilometri dalla città di Santa Cruz
centro petrolifero e industriale del Paese.
Il governo e l'esercito boliviani
emettono comunicati drammatici
chiedendo al popolo di mantenersi unito
di fronte alla grave minaccia per la patria boliviana.
Andiamo a Samaipata
percorrendo la stessa strada
percorsa dai guerriglieri nel '67
sequestrando un autobus e un camion.
A Samaipata disarmano e tengono come ostaggi dieci soldati
uno di loro ha trovato la morte nell'opporre resistenza.
Comprano cibo e soprattutto medicinali.
Ecco il farmacista di Samaipata.
Allora, quando io sentii che
sparò una... no, una cartuccia di un fucile, no?
Sentii immediatamente
mi svegliai e mi sedetti sul letto.
Le luci si stavano accendendo in tutto il paese
e anche sul mio letto.
Cinque minuti dopo
la scarica della cartuccia, allora
ci furono i colpi alla mia porta con la carabina, no?
A quel punto venni
aprii immediatamente, le mani in alto
e mi sono trovato
quando ho visto qui di fronte
no, suppongo che fosse Dario, no?
Non so chi dei più alti di allora, no?
Col suo berretto blu
la fronte madida di sudore
un tipo piuttosto alto, con la barba fino a qui...
e i capelli un po' riportati all'indietro, no?
Allora io dico loro: "Adesso vi servo".
"No. Ci apra la porta, perché non la deruberemo non le saccheggeremo il negozio.
Mise il fucile lì...
fece un trampolino e si sedette.
- E cosa chiesero, di notte? - Droghe.
Dunque entrò guardando un po' in giro
scaffale per scaffale per trovare la...
la droga che voleva, no?
Erano diverse quelle che volevano. Gli serviva del cotone...
avevano bisogno di acqua ossigenata, di garze...
ma droghe... tra di esse volevano
ehm... Alupén
hanno trovato Butazolidina
volevano anche... Elgapirini
molte asmatiche, no?
Non avevo Pneo-asma, ma...
loro si sono presi più o meno un milione e mezzo senza pagare.
Non per colpa loro, ma mia.
Perché non ho detto... non ho calcolato visto che lo vendevo anche (...)
senza fare il dettaglio, non si può far pagare quel che è dovuto, no?
La dittatura militare boliviana
presieduta dal Generale d'Aviazione René Barrientos
aveva deposto nel novembre 1964
con il 177º colpo di Stato della storia boliviana
il governo di Paz Estenssoro
al potere dal '52.
Il governo di Paz Estenssoro da rivoluzionario era diventato
una burocrazia legata ad un'élite.
Senza appoggio popolare
non riuscì ad opporre alcuna resistenza al colpo di Stato.
Il Generale Barrientos, una volta salito al potere
aveva restituito quasi tutti i vecchi privilegi
alle oligarchie possidenti e minerarie
ma senza riuscire a restituire ai latifondisti
tutte le terre distribuite agli indios nel '52
o soffocare i sindacati minatori.
Ora siamo nel 1967.
Dopo tre anni
molti dubitano che Barrientos possa continuare al potere.
Quasi tutti i partiti sono di opposizione.
Le Forze Armate sono divise.
Il Comandante dell'Esercito, Generale Obando
non nasconde le proprie ambizioni presidenziali.
La misteriosa guerriglia, che dal marzo del '67
è presente nella zona di Santa Cruz
contribuisce all'instabilità del governo
mentre questo rinforza l'unità dell'esercito.
Il primo scontro, il 23 marzo a Ñancahuazú...
costa all'esercito sette morti, sei feriti e undici prigionieri.
Il secondo scontro, il 10 aprile ad Iripití...
altri nove morti, sette feriti e diciotto prigionieri.
Il 25, 26 e 27 aprile
nuovi scontri causano cinque morti vicino Muyupampa.
Tre persone vengono arrestate con l'accusa di collaborazione con la guerriglia.
Régis Debray
Ciro Bustos, argentino
ed Eduardo Rote, anglo-cileno.
L'8 maggio, vicino Yacuiba
due morti e quattro feriti.
Dopo imboscate, battaglia a La Florida, il 26 giugno.
Tre morti e due feriti.
Il 6 luglio viene occupata Samaipata.
Il 30 luglio a El Pilo, vicino al Rio Grande
l'esercito registra altri quattro morti e sei feriti.
Solo cinque mesi dopo, un primo successo.
Il 31 agosto a Vado del Yeso
dieci guerriglieri vengono sorpresi ed uccisi in un'imboscata.
Viene catturato anche un disertore, Paco
che consegna nuove prove che la guerriglia
è diretta da cubani.
Alla guida di tutte le operazioni
c'è il Comandante Che Guevara
che negli ultimi due anni non era stato visto in pubblico.
La stampa mondiale si poneva domande
sulla sua misteriosa scomparsa.
Così si prova che il Che era entrato in Bolivia
a novembre del 1966
dopo essersi rasato la testa e tagliato barba e ciglia
fino a diventare irriconoscibile.
Per diverse vie sono entrati altri sedici cubani e tre peruviani.
I guerriglieri non erano centinaia, come si credeva.
ma una cinquantina.
Perfino ridotti a meno.
L'opinione pubblica riceve con scetticismo le rivelazioni dell'esercito.
Il 26 settembre in un piccolo villaggio, La Higuera
un'imboscata dell'esercito
provoca la morte di altri tre guerriglieri
tra i quali c'è anche Coco Peredo
uno dei leader boliviani della guerriglia.
León e Camba, due disertori, vengono acciuffati.
L'8 ottobre, la notizia clamorosa.
Nella Gola del Churo, vicino a La Higuera
l'esercito ha nuovamente scoperto i guerriglieri
uccidendone sei e catturando il loro comandante
Ernesto "Che" Guevara
il quale, dichiara l'esercito, è morto durante la notte
dissanguato dalle ferite subite in battaglia.
I giornalisti sono invitati alla città di Vallegrande
a 50 km dal luogo della battaglia
per assistere all'identificazione del corpo del Che.
Da La Higuera arriva un elicottero
con il cadavere del comandante guerrigliero
che poi sarà esposto nella lavanderia
dell'ospedale di Nuestra Señora de Malta.
Cominciamo la nostra ricerca ascoltando la versione ufficiale dell'esercito boliviano.
Ecco il Colonnello Miguel Alloroa
che diresse i Rangers boliviani nella cattura del Che.
E quando arrivò a La Higuera il giorno 8, il Che era già stato catturato?
L'8, quando arrivai
era già stato catturato
ed era già stato inviato
ferito com'era
per essere curato a La Higuera dove c'era una struttura sanitaria della compagnia.
E lei che informazioni ha potuto raccogliere su come si svolse la cattura?
Secondo le informazioni che ho ricevuto quella sera
e la versione dei soldati che intervennero in quel caso specifico
dopo la battaglia che si era svolta
in un momento in cui avanzava
il plotone del Sergente Huanca
il Comandante Guevara cercò ò sicuramente di uscire in quella direzione
e... e lì si scontrò con questa frazione del Sergente Huanca.
Indubbiamente, loro non sapevano di chi si trattasse.
Lì lui fu ferito e... vennero uccisi, credo
uno o due guerriglieri.
In queste circostanze fu catturato
da due soldati che notificarono il Sergente Huanca.
Da quel che so, si identificò...
immediatamente ai soldati, indicando loro che era il Comandante Guevara, di non ucciderlo.
Che per l'esercito boliviano aveva più valore da vivo che da morto.
Ma da quello che lei ha potuto raccogliere che comportamento aveva?
Era un atteggiamento di orgoglio, era depresso...?
Nel momento in cui io lo vidi
un momento a La Higuera, quando stava arrivando
gli chiesi se veramente fosse il Comandante Guevara
e lui mi disse "Sì, sono io", mi disse.
"Cosa ne pensa" -gli dissi- "di questa guerriglia?"
Lui mi espresse ciò che già aveva detto
credo anche agli altri soldati
che con lui la guerriglia in Bolivia era praticamente finita.
Perché era lui che capeggiava ciò.
E non credeva che
potesse continuare dopo la sua morte
voglio dire, lo stesso gruppo.
Perché lui... venne informato che una parte dei guerriglieri era scappata.
Evidentemente, dieci guerriglieri erano riusciti a scappare.
A carico di Pombo e di Inti Peredo.
Ora, lui aveva... era molto depresso?
Io lo notai molto preoccupato e potrei dire abbastanza depresso.
Forse per il fallimento
che già considerava della guerriglia
e il fatto di vedere molti dei suoi amici morti
gli provocò una sensazione forte.
Perché in uno di quei momenti, mentre passava vide
credo il cadavere di Antonio, un cubano, e disse...
"Antonio!" esclamò e...
si inginocchiò.
In quell'opportunità, lo vidi molto giù.
Credo che sia comprensibile.
E affidammo le cure del Comandante Guevara
all'ufficiale medico e al Tenente Huertas
e ai soldati che ogni due ore dovevano essere rilevati.
Ma al Tenente Huertas venne ordinato di stare lì tutta la notte con lui
e anche l'ufficiale medico di tenersi pronto al suo fianco.
Allora, il giorno dopo lei non era nell'accampamento?
Noi, come arrivò il Col. Centeno e gli si diede la notifica.
Ci spostammo con lui e il Capitano Prado
verso la zona di operazione
a tre o quattro chilometri da La Higuera.
Restammo lì fino a quando ci fu
la... pulizia, dove ci fu
un piccolo incontro con una frazione
che voleva ancora scappare.
Dopo questa operazione ci ripiegammo.
Quando arrivai a La Higuera
trovai il Comandante Guevara già morto, in una barella
e pronto per essere imbarcato
su un elicottero che avevano mandato da Vallegrande.
Quindi...
- Dunque lei non fu presente alla morte di Guevara? - No, non ero presente.
Quando sono arrivato, lui era già in una barella
ed era avvolto in un'amaca
di quelle che usavano loro
e persino potrei dirle che...
l'espressione che aveva in quel momento
era speciale, dato che lui...
Rispetto a quella foto... questa qui, lei quali differenze trova? - Beh...
come le dicevo, l'espressione della foto non è quella che, in origine aveva quando è morto.
Quando lo vidi in barella pronto per...
essere imbarcato sul treno dell'elicottero
aveva la bocca abbastanza aperta e gli occhi chiusi.
Allora venne disposto per evitare quest'espressione un po' sgradevole
che un panno gli passasse sopra la testa e sotto la mandibola
venisse legato per fargli chiudere la bocca.
Si fece questa cosa e l'ufficiale medico fu l'artefice di tutto
e lo imbarcò sull'elicottero e lo portò a Vallegrande.
So che a Vallegrande, come arrivò...
gli aprirono gli occhi
gli lavarono un po' la barba
e gli tolsero il fazzoletto per...
fare una foto che potesse essere riconoscibile più facilmente
e poterla confrontare con quelle che si avevano di lui.
Lei può darci qualche informazione su come avvenne la morte del Che...?
Beh, la versione che ho è che soffrì un'emorragia interna
e non c'era un medico, perché si pensò di evacuarlo
la notte o lo stesso giorno della sua cattura
ma lei sa che, di notte, gli elicotteri non avevano un luogo...
un'illuminazione adatta...
le turbolenze proprie del tempo non permisero il ritorno.
Così fu al punto che persino un nostro soldato che era ferito
dovemmo perderlo per mancanza di...
mobilità per portarlo a Vallegrande
dove c'è già un ospedale più o meno ben equipaggiato.
Il giorno dopo, avevamo già perso il Comandante Guevara e il soldato
che avevamo, credo fosse il soldato La Fuente
che era deceduto anch'egli per le ferite riportate.
Allora il Che morì di mattina o di notte per emorragia? Quando?
Credo di mattina. Noi andammo lì presto e non...
E morì?
Secondo il nostro ufficiale medico
perché non avevamo nessun medico
era un soldato addestrato come ufficiale medico...
per emorragia interna.
Com'è ben noto, l'esercito statunitense svolse un ruolo fondamentale
nella liquidazione della guerriglia.
La divisione dei Rangers boliviani che catturò Guevara
era stata addestrata da un ufficiale dei Berretti Verdi
il Maggiore Peppy Shelton.
Eccolo a Memphis, con un gruppo di allievi.
Magg. Shelton, qual è stata la Sua carriera militare?
Beh, sono stato militare per 20 anni.
Cominciai nel '48, in Giappone.
Rimasi lì due anni, fino a quando cominciò la guerra in Corea.
Andai in Corea, dove mi ferirono per due volte
e tornai negli Stati Uniti.
Venni promosso sottufficiale nel '51
e nel '58 divenni ufficiale.
E poi, la scuola dei Rangers.
Scuola di truppe aero-trasportate.
Un corso a Fort Jackson.
Poi, di nuovo in Corea.
Lì, un corso a Fort Bragg
per entrare nelle forze speciali: i Berretti Verdi.
Rimasi in questo corpo fino a quando mi ritirai
dopo le operazioni contro la guerriglia del Che, nel '68.
E qual è la Sua attività di istruttore in questa scuola?
In questa scuola, l'Hamilton College
frequentato principalmente da studenti neri
io sono l'istruttore militare principale.
Con altri tre istruttori militari.
Nel decimo corso è obbligatorio partecipare al nostro addestramento.
Mentre è facoltativo, invece nei due corsi seguenti.
Nel nostro battaglione abbiamo all'incirca 400 studenti.
Su un totale di tremila.
Insegniamo loro materie militari di base
come primo soccorso, lettura di mappe, esplorazione, cittadinanza, comando,
autodisciplina, rispetto di sé stessi, rispetto per l'autorità, patriottismo
onorare la bandiera, Dio, la patria.
Tutto questo.
Il fatto che lei abbia addestrato un plotone ranger è stato vitale per il successo delle operazioni contro il Che?
Beh, certo è che lo è stato
se si considera che niente ha più successo del successo stesso.
E lei considera che senza un addestramento U.S.A. l'esercito boliviano sarebbe stato capace di sconfiggere la guerriglia?
Beh, non vorrei avventurar (...) non rispondere a questo.
Preferisco credere che abbiamo contribuito
in grande maniera al successo della missione.
E il fatto che le truppe da noi addestrate
furono quelle che, alla fine, hanno preso il Che
mi fa pensare che sicuramente è stato un contributo importante.
Con quale delle quattro compagnie che lei ha addestrato si scontrò il Che?
Questo è un punto interessante.
Lui si scontrò con la compagnia migliore
e il miglior plotone della medesima.
Quello che sempre aveva avuto il punteggio più alto
degli esami finali di addestramento.
Sarebbe scappato, con un po' di fortuna.
Militarmente, gli assedi non sono mai completi.
Altri sono scappati.
Quanti militari aveva sotto la Sua guida?
Americani? Con me, sedici.
E quanto tempo ci mise per addestrare i boliviani?
Sei mesi.
E quanti soldati addestrò?
All'incirca seicento.
Quali erano le istruzioni di parte americana, che lei aveva nel caso in cui avesse preso il Che?
Non avevamo istruzioni
dato che non era nella nostra zona.
Ma non ci era stato ordinato di uccidere nessuno.
Se lo avessi catturato, lo avrei consegnato alle autorità boliviane.
La nostra missione era solo di addestramento
e le istruzioni dicevano
"addestri il battaglione, lo equipaggi
lo tenga pronto, lo mandi al campo
e lo lasci andare in battaglia".
E questo è stato quello che abbiamo fatto.
Tutte le persone intervistate concordano sul fatto che, in qualche modo
il Che influenzò le loro vite.
È successo anche a lei?
Non avevo niente di personale contro di lui.
Il Che faceva il suo lavoro e io il mio. Ho vinto io.
Ma sicuramente ha influenzato la mia vita.
Perché ho realizzato la missione militare
più importante che un berretto verde potesse fare:
addestrare un'unità, mandarla in battaglia
e catturare qualcuno come il Che Guevara.
Sui fatti del '68
sentiamo un altro professionista del Pentagono...
Harvey Wallender
che fu direttore dei servizi di intelligence
nell'addestramento dei Rangers boliviani.
Harvey Wallender, Washington.
Potrebbe dirci chi decise di uccidere il Che Guevara?
Beh, naturalmente non partecipai a nessuna decisione di questo tipo.
Si ricordi che noi statunitensi
non siamo in zona di battaglia.
Avevamo ordini di non avanzare
più di cento chilometri da quella zona.
La nostra missione era addestrare i soldati
e non mandarli o aiutarli in battaglia.
Qualsiasi cosa successa a La Higuera
fu una decisione boliviana.
Naturalmente, il nostro rapporto ufficiale
dice che Guevara fu ferito in battaglia.
Non so esattamente cosa successe, ma ripeto:
fu una decisione della Repubblica Sovrana della Bolivia.
Non degli Stati Uniti.
Ok, ma perché i boliviani presero questa decisione?
Se avessero lasciato in vita il Che
forse lui oggi non sarebbe il mito che è ora.
Beh, non lo so.
Voglio solo dire questo...
che se i boliviani avessero avuto un prigioniero come Guevara nelle loro prigioni
avrebbero avuto un problema politico grave.
Si ricordi cosa successe con Debray.
L'opinione internazionale fu contro i boliviani
nonostante lo avessero catturato
in un'azione di spionaggio contro la Bolivia.
In stato di guerra, lo ammise lui nel processo.
I diari di Guevara dicono chiaramente
che lui studiò e raccomandò certe linee per la guerriglia
e che portava un messaggio di Fidel.
Questa è la definizione internazionale di spionaggio.
Ma per la personalità romantica di Debray
e il fatto che i boliviani
non sono capaci di gestirsi veramente a livello internazionale
rimasero molto male.
E il governo ebbe seri problemi.
Perciò, io posso solo speculare sul fatto che i boliviani
di sicuro non furono scontenti che Guevara sia morto in battaglia.
Perché averlo avuto come prigioniero politico
avrebbe creato problemi veri.
Le versioni degli Stati Uniti sulla morte del Che
sono piene di incertezze ed ammissioni
che cozzano con la versione ufficiale boliviana.
Il Che è morto veramente per un'emorragia dovuta alle ferite?
O è stato ucciso dopo la sua cattura
per eliminare così un prigioniero pericoloso e scomodo?
Andiamo verso il paese di La Higuera
vicino a Vallegrande
per parlare con i contadini.
Sei ore di jeep da Vallegrande a Pucará...
in una strada che appena si può percorrere.
C'è una sola strada da Pucará a La Higuera...
ma è controllata dall'esercito.
Perciò attraversiamo le montagne su una carovana di muli
fino al villaggio dov'è morto il Che.
Altre cinque ore di mulo.
Siamo a più di duemila metri.
Nell'arido e maestoso scenario delle Ande boliviane.
Sono le montagne dove ci fu la lenta agonia della guerriglia.
Il Che, nell'ultima pagina del suo diario
esprime la sua paura che un'anziana contadina
incontrata poco prima della battaglia
li denunci all'esercito nonostante lui le avesse dato dei soldi.
In realtà, fu quest'uomo a denunciarli.
Un contadino che possiede un campo qui vicino.
- Lei come si chiama? - Manuel Herrera.
Bene, mi dica una cosa...
che cosa successe qui con il Che in questa gola?
Io non sapevo nulla di modo che solo...
una notte venne un contadino che stava qui sotto
annaffiando delle patate.
Venne e mi disse che aveva sentito degli estranei lì.
In breve, stavano per entrare nel suo orto.
Erano le undici di sera, quel giorno.
Allora quell'uomo venne, mi sembra, impaurito tremando... in camicia.
Visto che noi eravamo spaventati a morte dai militari che (...)
Quindi, perciò io che potevo fare?
Perché temevo che se non avessi appoggiato quell'uomo
lui poteva lamentarsi con l'esercito.
Cosa mi avrebbero fatto?
Sì. Dunque, in questo modo decisi di mandare mio cognato a La Higuera.
A La Higuera, che desse notifica all'esercito.
E, beh, mio cognato ci andò.
- Suo cognato come si chiama? - Abel Muñoz.
- E poi che successe? - Poi lui tornò...
e dice che sarebbero arrivati, dice...
dice che verranno.
Allora li abbiamo aspettati in...
sono venuti... entro il giorno stesso.
Certo che sono venuti.
Quando... sarà stata mezzanotte, si sono sentiti degli spari
nella gola qui sotto, no?
Allora un...
Dov'era la gola?
Lì, questa gola qui sotto.
Ah, e allora?
Allora io... sono venuto a una cosa... una casa lì...
una donna malata... sono andato a vedere
e uscimmo un momentino quando vidi... quattro o cinque uomini
e pensai "per una gonnella?"
E questo gruppo usciva
dalla gola, verso di là...
Entrarono e poi non seppi più nulla.
Dissero che quelli erano gli estranei.
(...) E l'esercito era qui...
ed altri ben più in là...
così erano circondati.
Da lì andai dritto dritto a casa mia quando...
quando ci fu un ordine del sottufficiale
Mario Terán, che venisse con...
tre fanti per prendere un soldato ferito
Soldati, no? Di questa piccola gola...
di questa piccola gola qui sotto, no?
"Siamo venuti con tre o quattro fanti, siamo venuti a prenderli...
da lì abbiamo preso due soldati feriti e un altro morto.
Ecco cosa abbiamo portato fino a qua sopra.
Fino a qui, fino a sbucare su questo sentiero che attraversa.
Si sistemi il cappello un po' all'indietro. Così.
Ora mi dica: lei si interessa di politica?
No, noi non c'entriamo niente con la politica.
Non c'entriamo nulla. Noi siamo...
- Siete? - Noi siamo gente povera...
timidi, di campagna, ed eseguiamo gli ordini che ci danno
e abbiamo anche visto che punivano per quel motivo...
noi non avevamo nessuna intenzione con nessuno.
Tutti quelli che venivano a casa nostra
noi li facevamo entrare...
davamo loro da mangiare, chiunque fosse.
Chiunque fosse arrivato lo avremmo accolto.
E lei sapeva chi era che ricercava? Che erano guerriglieri, che c'era il Che Guevara lo sapeva?
Sì, solo tramite voci...
sapevamo che c'erano questi uomini che...
che avevano già fatto una battaglia qui
anche qui in quest'altra parte, abbiamo saputo questo.
Che era già successo e così si sentiva, che c'erano quegli uomini.
- Ma lei è comunista, anticomunista... - No, no, nulla di nulla. Io sono liberale, cari miei.
Non ho nessuna intenzione in nessuna politica.
Sono un uomo povero, vivo del mio lavoro
vivo lavorando per mantenere la mia casa, la mia famiglia e farli studiare.
Non mi interessa nulla. Non ho in generale, la colpa di nulla.
E poi sentì ciò che successe, che uccisero il Che?
E come no!? A noi tutti dispiaceva per una parte e ci dispiaceva anche per l'altra
perché vedevamo anche che erano persone come noi.
Lo dica il Signore se così non è stato.
Ci dispiaceva per una parte e per l'altra...
perché entrambi erano uomini come noi.
Per tutti ci dispiaceva, ma non c'era niente da fare, di dire nemmeno come, perché i militari ci oltraggiavano.
Abbiamo dato al contadino Herrera cinquemila pesos.
La stessa somma datagli dall'esercito per denunciare la presenza del Che.
La Higuera è uno dei tanti agglomerati boliviani.
Un gruppo di casupole di fango secco con due strade.
I suoi abitanti, meno di quattrocento
vivono di agricoltura ed allevamento.
Ancora oggi non riescono a capire bene
quello che accadde nel loro piccolo villaggio
fino a ieri isolato dal mondo.
Nella piazza centrale, un calvario
secondo le tradizioni di questa zona.
A La Higuera c'è anche una scuola
per i bambini sparsi per le valli.
Nessun contadino risponde alle nostre domande.
Non hanno mai visto un'equipe televisiva.
Temono le possibili rappresaglie dell'esercito che ha agenti lì.
Molti hanno lasciato il paese per andare a vivere in altri posti.
Ci dicono che la vecchia scuola è stata distrutta dall'esercito
per eliminare le tracce del luogo dov'è morto il Che.
Ne hanno costruita un'altra, quasi identica.
Ecco la nuova scuola.
Poco più di una capanna di fango secco.
Ernesto Guevara, il Che, ha fatto questi stessi passi
sostenuto da un soldato
zoppicando per la ferita alla gamba destra.
Qui, in questa misera scuola
ora chiusa dall'esercito
è morto il Che.
A La Higuera, la paura ci ha impedito ogni tipo di ricerca.
E persino il materiale da noi filmato è in pericolo.
Torniamo a Vallegrande lo stesso giorno.
Altre cinque ore di mulo e sei di jeep.
Vallegrande è così famosa come La Higuera nella storia del Che.
Il suo corpo è stato esposto qui.
Nella lavanderia dell'ospedale di Nuestra Señora de Malta.
È un paese di poco più di 7000 abitanti.
Una piazza, un monumento, un cinema.
Abbiamo cercato qui altri testimoni.
Alla fine siamo riusciti a localizzare un tecnico della lotta alla malaria
che va di continuo a La Higuera
e conosce tutti i contadini della zona.
Accetta di parlare, ma lontano da Vallegrande.
Quest'intervista, per ragioni tecniche dovute
alle difficili condizioni in cui è stata realizzata
è stata registrata nuovamente.
Presenta difetti di sincronizzazione tra audio e video.
Mi dica una cosa: qui tutti hanno paura di parlare. Perché hanno paura?
Perché dopo ci sono molte rappresaglie da parte dei militari.
Ma lei potrebbe dirci qualcosa di quello che successe nella guerra?
Potrei raccontare ciò che un amico di Pucará mi disse.
Lui mi disse che l'aveva incontrato il 27... 28..., no, 27 settembre.
Andava da Loma Larga a La Higuera attraverso il Pujio.
Quel giorno incontrò due tizi
che lo portarono prima da un gruppo e poi da un altro
e nel terzo gruppo c'era un signore adagiato su un tronco
sui suoi bagagli e succhiando un'arancia.
E gliene regalò una e gli chiese da dove veniva.
Lui gli rispose da Pucará.
Gli disse: "Ok, allora lei se ne va e non dice a nessuno che noi siamo qui.
E pochi giorni dopo... quattro o cinque giorni dopo
arrivò a La Higuera e vide la gente che era riunita nella scuola.
La vecchia scuola, quella che non c'è più.
E lui chiese chi c'era lì.
"Il Che è in arresto", gli risposero.
E in quel momento entrò la signora Ninfa, la moglie del telegrafista.
Entrò con un piatto di carne arrosto...
patate e lattuga e glielo diede.
In quel momento vide il Che legato in quel modo.
Lo vide legato così.
Entrò un militare, non so chi, e disse
che gli avevano slegato la mano
e che il Che aveva già mangiato e mangiato velocemente.
Questo fu ciò che mi disse.
Ha mangiato e poi chiesto che gli facessero un favore.
"Toglietemi la pipa dalla tasca" disse, "e toglietemi un sigaro"
perché poi lo legarono di nuovo.
Entrò un altro militare e lo legò di nuovo.
"Mi tolga il sigaro e lo stiri e poi glielo dico".
Scelse il sigaro glielo mise nella pipa e glielo accese.
In quel momento vide la lavagna della scuola e disse
che c'era una parola scritta con l'accento.
Chiese chi era la maestra.
"Julia Arteaga", gli risposero.
Ma io credo fosse Julia Ballera.
Allora il Che disse che se la maestra metteva l'accento su quella parola
che ne sarebbe stato dei bimbi?
Perché quella parola non aveva l'accento.
Abbiamo identificato anche il contadino di cui parlano Gutiérrez
e lo stesso Guevara, nel suo diario.
Fu testimone oculare della morte del Che.
Il suo nome è Luis Quintanilla
e adesso vive a Pucará.
Dopo molte incertezze accetta di parlare.
...venivo... quando stavo attraversando da Alto Seco, vicino al Pujio
venivo dal Pujio quando...
mi imbatto in due uomini in piedi...
dietro un palo, lungo la strada.
Allora mi chiesero: "Dove va?".
"Vado qui sopra a...
a casa mia".
- "Lei è di qui?" - "No, di Pucará", dissi loro.
Mia moglie lavora come maestra.
"Allora cammini ve... andiamo dal capo", mi disse.
Uno di loro, perché erano in due.
"Andiamo dal capo"...
"Va bene", dico io un po' spaventato.
Arriviamo alla gola di sopra, un burrone.
E così ci imbattemmo in un gruppo...
in tre, un po' più in su altri così...
(...) con un signore
che si era sdraiato sui suoi bagagli
e succhiava un'arancia.
"Lei di dov'è?" mi chiese.
"Sono di... di Pucará".
"C'è polizia a Pucará?" mi chiese.
"No, signore. C'è solamente un governatore", gli dissi.
- "Un governatore. Non c'è nulla". - "C'è..."
- ...un dottore?", mi disse. - "No, non c'è"...
"Non c'è, signore". Gli dissi.
Vide che ero mezzo spaventato, no?
"Non si agiti", mi disse, "noi veniamo... a vegliare su di voi...
"noi non... non abbiamo brutte intenzioni
"non vi faremo niente... noi...
"stiamo lavorando per... per i contadini", mi disse.
"Per voi. Il nostro vero nemico è l'esercito", mi disse.
Perché certamente io ero sorpreso, no?
Ero mezzo spaventato.
Man mano che il mio spavento cresceva lui mi regalò un'arancia
perché lui ne stava mangiando una.
Così, riposando sui suoi bagagli.
Che impressione dava?
Abbastanza chiaro, siccome io lo vedevo per la prima volta...
...di quel tipo di gente perché loro, certo, avevano un aspetto un po' trascurato, no?
La loro faccia, i capelli, la barba, che io non avevo mai visto
stava bene... solo l'ho notato un po' pallido.
Lei era a La Higuera quando presero il Che. Come fu la cattura del Che?
Non c'ero, dottore.
- Sì, ma lei... - Sa?
Che quando mia moglie lavorava lì, nel Pujio...
allora il direttore mandò un ordine
dicendo che non lavorasse...
che sospendesse per il fatto che...
erano in piena lotta, che c'era la guerriglia.
E allora mia moglie mi dice:
"Vediamo, vai a chiedere in giro", perché era detto a voce non scritto.
Vado a chiedere.
Arrivo a La Abra... pieno di soldati.
- La Abra del Picacho. - La Abra del Picacho.
C'erano già i soldati.
Da lì attraversai verso La Higuera
e anche lì era pieno di soldati
Allora, passando dal pronto soccorso
vedo dei cadaveri... (...)
gli stessi uomini visti lì nel Pujio, morti.
Quando mi avvicino alla porta per guardare
il signore, quello che mi aveva detto...
che andavamo dal capo
lo riconobbi, ed era morto.
Insieme a quello che mi parlò.
E poi lei vide dentro la capanna il Che. Come stava il Che?
Vuole dire dentro la scuola?
- Dentro la scuola. - Morto. - Morto?
- Lo vide lei morto? - Lo vidi morto, quando arrivai era già morto.
Ora, lei ha potuto capire parlando con la gente del posto se, durante la sua prigionia, il Che era contento, era triste, che umore aveva?
Dimostrava stanchezza, stando a quel che mi hanno detto
fumava molto mi disse una ragazza, Quiroga
Eva Quiroga, che non è neanche più a Pucará.
Lei mi raccontò che lui fumava molto.
Ed era preoccupato.
Che gli davano la minestra e ne mangiava uno o due cucchiai e diceva...
"non ne posso più, sto male", diceva.
Mi disse questa ragazza che quando lui arrivò era ferito
lui stesso si era curato la mano, non so se la sinistra o la destra
una piccola ferita che aveva.
Si curò lì, proprio a La Higuera.
- Senta, è vero che ebbe una posizione molto coraggiosa? - Molto, molto...
Perché quando l'Uff. Terán entrò nella sua stanza
questa ragazza mi confidò che Guevara disse:
"Miri bene: lei è venuto ad uccidermi.
Miri bene, codardo! Lei mirerà bene!".
Così disse Terán alla Quiroga.
Chi lo comandò, chi gli diede l'ordine di ucciderlo
fu Félix. A me l'hanno raccontato...
questa ragazza...
Eva Quiroga, la ragazza confidente di Terán...
di cui parla Gutiérrez, ora vive a Sta. Cruz
il centro industriale della Bolivia.
Siamo riusciti a individuare anche questo testimone
che ha lasciato La Higuera dopo la morte del Che.
Attualmente lavora al mercato centrale di Sta. Cruz
e vive con una zia che ha un negozio di spezie.
Le facciamo leggere una lettera di Gutiérrez
e sentire l'intervista di Luis Quintanilla, di cui è parente
affinché riconosca la sua voce e accetti di parlare.
Mi disse: "voglio parlare con la gente di qua,
noi non facciamo del male a nessuno", mi disse. Mi ha detto questo.
Ma è tutto inutile.
Il giorno dopo, quando torniamo
Eva Quiroga ha lasciato Santa Cruz.
Tutti ci evitano. È impossibile localizzare i testimoni della morte del Che.
Il sergente Mario Terán, che secondo la nostra ricerca
è risultato essere il boia del Che
è morto nel '69, secondo quanto afferma l'esercito.
Ma riceviamo un'indiscrezione da un alto ufficiale boliviano:
sotto un altro nome, Mario Terán vive a Cochabamba.
È istruttore nel (...)
del reggimento della città, la seconda della Bolivia.
Siamo andati a cercarlo.
Colto di sorpresa, non si è potuto sottrarre a quest'incontro.
Potrebbe dirci qual è stato l'atteggiamento del Che Guevara durante la sua prigionia?
Molti hanno detto che è stato un uomo coraggioso
che non accettò mai la sua sconfitta. È vero questo o no?
Rispetto a ciò...
il Che Guevara è stato abbastanza coraggioso.
Non ha mai cercato di umiliarsi
nonostante fosse in arresto.
Ma si è rattristito, ha dato segni di essere... diciamo, si sentiva sconfitto?
No.
- Mai? - Mai.
Ma... come ha spiegato questo fatto dei...?
Cioè, lui era in arresto, allora avrebbe dovuto ammettere la sconfitta.
Non ammise di essere sconfitto?
Precisamente, secondo i suoi commenti in generale
che anch'io avevo sentito era che...
per la mancanza dell'appoggio del popolo che...
era stato sconfitto.
Può raccontarci qualche aneddoto che dimostri come fu durante la sua prigionia, il suo modo di essere?
Cibo... cose di questo tipo.
- Il cibo? - Sì, cosa volle mangiare... Se aveva voglia di mangiare...
Questo non glielo potrei dire
perché precisamente non mi sono mai trovato insieme a lui.
Perché siccome era arrivato già stanco dall'operazione
dal percorso che avevo fatto
no, non sono stato presente.
Ma sembra che durante l'arresto lui fece...
fece molte cose, ad esempio litigò con un ufficiale.
Non sono a conoscenza di questo fatto, non ne so nulla.
E che ebbe un breve flirt con una maestra... aveva scritto sulla lavagna delle lettere degli scolari?
Non conosco questo fatto.
- No? Nemmeno questo. - Ha qualche aneddoto di cosa disse quando lo arrestarono?
Nemmeno di questo sono a conoscenza.
Qualche aneddoto che dica com'era il carattere dell'uomo
come si presentava, che impressione dava...
Tranquillità. Tranquillità.
Ma era triste? Depresso? Come stava?
Come le dico, era abbastanza calmo.
Non dimostrava nessun timore o altro.
Ma disse qualche frase su di voi, che lo avevate catturato... di quello che eravate stati capaci di fare militarmente?
Come le dico, al momento non ero presente.
Non... non ero presente.
È venuto a conoscenza di qualche aneddoto, da qualcuno dei presenti, su come si è mostrato lui...?
No, nessuno.
Ora, ci sono molte delle... molte delle persone da noi intervistate
sia a La Higuera che nelle parti militari.
Sì...
specialmente dopo, quando siamo arrivati
che la vedono come uno dei presunti boia del Che.
Lei cosa vuole o vorrebbe chiarire al riguardo?
Al riguardo, l'unica cosa che potrei chiarire è che...
lui è morto per mancanza di assistenza medica.
Visto che aveva molte ferite
ricevute in battaglia
quest'uomo è arrivato a dissanguarsi.
Ed è stata questa la causa della sua morte.
Ma allora tutte le persone di La Higuera e...
anche i (...) che dicono che lui fu assassinato
qual è la sua opinione da questo punto di vista?
L'unica cosa che posso dire è precisamente quello che ho detto.
Che è morto per mancanza di assistenza medica e dissanguamento.
C'è un'intervista che ci hanno concesso
che credo che lei conosca
dove dicono che il Che, quando lei entrò, le disse:
"Spari bene, miri bene, perché lei sta per sparare ad un uomo".
- È vero questo? - Non so niente.
Come le dico, ero abbastanza stanco, no?
Nella camminata che avevo avuto quel giorno
e perciò stavo riposando.
Ma quali sono stati i suoi rapporti col Che?
Nessuno direttamente.
Ma lei lo ha arrestato.
Arrestato, no. Non in mio potere.
Non è stato arrestato in mio potere.
Ma nel potere dei soldati.
E allora lei come ha quell'idea del Che come uomo coraggioso ed eccellente?
Perché lo vidi lì a La Higuera.
A La Higuera (...)
ed è dove l'ho conosciuto.
Non l'ho conosciuto in battaglia.
Ora, il rapporto medico che il Dott. Martínez ha mostrato a La Higuera
Sì.
Il Che tra le altre cose è morto per uno sparo al cuore...
Che sarebbe un'altra cosa molto complicata da spiegare
come ha fatto a dissanguarsi...
Perché uno sparo al cuore causa una morte piuttosto veloce.
E violenta.
No, ma come le dico... aveva parecchie ferite.
Ferite alle gambe e... alle gambe.
Sì, ma una ferita alla gamba non provoca...
il dissanguamento veloce di una persona.
Ma le ferite sono state tante, non solo una.
Molte delle interviste dicono che ci fu un sorteggio
di quattro o cinque persone... incaricate di giustiziare il Che
con ordine venuto da La Paz
e che lei fu il primo ad eseguire quest'ordine
e poi ci fu il tenente Pérez che sparò
un proiettile dritto al cuore del Che... e altri due che hanno sparato vari colpi.
Lei cosa dichiara su questo?
Riguardo alle domande sul sorteggio che dicono ci sia stato per l'esecuzione del Che
completamente false... almeno, in mia presenza non c'è stato nessun sorteggio.
Come avevo detto in precedenza
io ero un po' stanco perciò andai a riposare.
Se conosco che c'è stato un sorteggio... no, da nessuna fonte.
Ma allora lei non ha partecipato a nessuna esecuzione?
A nessuna esecuzione, perché non c'è nemmeno stata.
Allora la gente perché dichiara queste cose. Lei cosa ne pensa?
L'opinione che posso avere al riguardo è che...
la gente ha parlato male.
Perché, come le dico, non c'è stata nessuna esecuzione
né alcun sorteggio che io conosca
ero stanco, andai a... a riposare
e il giorno dopo seppi che lui era morto.
Per... come le dicevo, mancanza di assistenza medica.
e il dissanguamento che ebbe.
Era un tipo che incuteva soggezione? Rispetto?
Il suo sguardo era abbastanza tranquillo e sereno.
Faceva impressione vederlo.
Santiago del Cile.
Qui si era rifugiato dopo la caduta del governo progressista del Generale Torres
il maggiore Rubén Sánchez
catturato dal Che in uno dei primi scontri
il 10 aprile del '67.
Dopo la caduta di Allende, si è rifugiato in Messico.
Lei può dirci come si decise la morte del Che e chi fu a intervenire nella riunione che si tenne in special modo a La Paz?
In verità, non conosco quella parte... chi intervenne
solo da commenti e chiacchierate di ufficiali, eh?
Voi sapete che qualsiasi decisione per la fucilazione
di un personaggio così importante come il Che
dovrebbe essere presa a livello di Presidenza della Repubblica e dei vertici del comando militare.
Perché era prigioniero dell'Alto Comando Militare
e, logicamente, dipendeva dall'Alto Comando Militare della Presidenza della Repubblica.
E poi, a chi manderanno l'ordine di esecuzione?
Dev'essere un comandante superiore
in questo caso il comandante di divisione.
E il comandante di divisione l'ha trasmesso logicamente, al comandante del...
del reggimento del battaglione, in questo caso il colonnello Miguel Alloroa.
E Miguel Alloroa ha designato un uomo,
che secondo le informazioni
era l'ufficiale Terán, che lo uccise.
Questo è ciò che so tramite la... le informazioni degli ufficiali
che sono stati a stretto contatto in quella zona.
Un testimone importante.
Per la prima volta, un alto ufficiale boliviano
protagonista dei fatti del 1967, accetta di parlare.
Si tratta del Gen. Reque Terán
che ebbe sotto la sua guida la quarta divisione
nelle operazioni anti-guerriglia
essendo stato promosso comandante capo
dell'esercito boliviano.
Reque Terán fu deposto poco dopo la caduta di Torres.
Ora vive a Buenos Aires.
In che modo si arrivò a determinare l'esecuzione del Che Guevara?
Perché uno dei punti che abbiamo riscontrato grazie al nostro lavoro negli Stati Uniti
è che gli americani hanno insistito molto
sul fatto che non hanno avuto diretta responsabilità in quella decisione
e che la responsabilità fu di parte boliviana.
Potrebbe raccontarci un po' come si arrivò a quella decisione e come si mise in atto?
Sì, certo.
Quando il Che cadde a La Higuera
nel Paso del Yuro
si fece il rispettivo rapporto dal... del Generale Centeno
attuale Generale Centeno, comandante capo, al comando in capo
che allora era il Generale Ovando... Capo dell'Esercito delle Forze Armate.
E si fece una riunione di Stato Maggiore
per decidere cosa fare con il Che.
Quella decisione fu presa a La Paz.
La mia posizione era a Camidi...
di conseguenza non ho avuto nessun intervento
in questa discussione di stato maggiore.
Ho semplicemente raccolto queste informazioni
e le ho aumentate... nella mia situazione di comandante d'esercito.
E la decisione fu trasmessa al Generale Centeno
che mise in atto l'ordine arrivato da La Paz.
Lei può dirci chi ha partecipato alla riunione di La Paz per prendere la decisione e se ci fu un dibattito o fu una cosa... ?
È stato l'Alto Comando.
L'Alto Comando è composto dal Comandante Capo
il capo di Stato Maggiore delle Forze Armate
i Comandanti di Forza... che prendono le decisioni di Alto Comando
e si trasmette al Capitano Generale delle Forze Armate.
Questa è la riunione di Alto Comando.
Ci fu unanimità nella decisione o ci fu un dibattito, che lei sappia?
Che io sappia, ci fu qualche discrepanza da parte di uno o due forse.
Nient'altro.
Ma alla riunione partecipavano sei o sette persone?
Sì, più o meno... sette persone... o sei...
Quindi ci fu una grande maggioranza.
Era evidente che era per maggioranza.
E, per caso, lei sa chi furono le persone che dissentirono alla riunione?
È molto difficile saperlo perché.
la votazione non è stata resa nota.
Allora il Generale Centeno (...) l'ordine e, immagino, lo trasmise al secondo?
Al secondo no, bensì a chi era al comando a La Higuera.
Che era il colonnello Miguel Alloroa.
Miguel Alloroa, esatto.
E lei sa come si portò a termine l'esecuzione del Che?
Beh, ho alcune informazioni che sto anche mettendo nel libro...
è ovvio che non darò molti dettagli, logicamente
ma l'esecuzione fu fatta nella scuola.
Noi abbiamo intervistato il Sergente Mario Terán
che in vari indizi ci è stato indicato come colui che ebbe l'ordine di eseguire l'uccisione.
Ha qualche referenza su questo nome in particolare?
Ricevette l'ordine via radio.
Fu trasmessa via radio da Vallegrande a La Higuera.
Ma chi fu ad eseguire concretamente l'uccisione?
Ci è stato informato che è stato il Sergente Mario Terán Salazar.
Sì, Mario Terán.
C'è un altro punto che tuttora continua ad essere un po' controverso
che è dove si trova il corpo del Che.
Da vari indizi, noi sappiamo che si trova sulla...
autostrada che stava costruendo il Colonnello Selich.
Lei crede che la verità sia questa oppure che si tratta di una versione discutibile?
Guardi, il luogo esatto dove è stato sepolto il cadavere del Che...
lo conoscono in pochi.
Tra di esse, l'attuale Comandante Capo.
Il luogo esatto.
Ma, per sentito dire, ho anche io la sua stessa informazione.
Cioè che è la... ?
Sull'autostrada. Su qualche punto dell'autostrada.
Che va da Vallegrande a...
- Masicurí. - Masicurí.
- Questa la stava costruendo il Colonnello Selich? - Sì.
Era il comandante del Battaglione di Ingegneri.
Generale, lo scontro con Selich fu abbastanza aspro da quello che sappiamo.
Può dirci qualcosa di ciò che le è arrivato?
Beh, l'informazione che io ho è la stessa.
e cioè che la discussione fu abbastanza aspra
dove, in un momento di euforia
il Colonnello Selich prese a schiaffi il Che
o gli strappò la barba, qualcosa di quel genere.
È un'informazione data da un soldato che...
è passato vicino all'ottava divisione
per dare informazioni... ossia, l'intelligence della 4 divisione.
Allora io dò molto credito a questa informazione.
- Ma, per sua informazione, il Che di fronte alla morte ebbe coraggio o ebbe preoccupazione? - Certo che sì.
Lui era un uomo molto coraggioso...
visto che è morto per i suoi ideali, no?
Questo bisogna riconoscerlo, che il Che Guevara...
fu un uomo molto coraggioso.
Generale, lei considera che è stata una decisione azzeccata giustiziare il Che o questo non l'ha trasformato in una grande figura internazionale?
Beh, evidentemente l'ha fatto diventare una figura internazionale.
Ma la decisione per la Bolivia è stata azzeccata
dato che avevamo l'esperienza del processo Debray
che diventò una piattaforma politica di...
di colore, di propaganda di un partito politico.
Considero che Debray, posto vicino al Che
sia molto piccolo per aver offerto una piattaforma
ad un uomo del calibro del Che Guevara.
Di conseguenza, secondo me la decisione fu ben presa
per evitare questo problema interno del Paese.
La nostra inchiesta sulla morte del Che
si conclude così.
Abbiamo identificato protagonisti e testimoni rimasti fino ad ora nell'ombra.
Manuel Herrera, il contadino che denunciò all'esercito
i guerriglieri della Quebrada del Churo.
Mario Terán Salazar
il sergente boliviano che eseguì l'ordine inviato da La Paz di uccidere il Che.
Da parte sua, il Generale Reque Terán
ha confermato la nostra inchiesta
rivelando dove si trova il corpo del Che.
Ma la morte del Comandante Guevara
va oltre una storia personale.
Segna l'inizio della fase decrescente della guerriglia.
Perciò, la sua morte e la sua sconfitta
devono essere analizzati nel contesto politico del continente.
Continueremo la nostra inchiesta su questo.
Dunque, il progetto del Che non si limitava alla Bolivia.
Sentiamo alcune testimonianze
sui collegamenti continentali della guerriglia.
F.A.R.: Forze Armate Rivoluzionarie.
Da qualche parte in Argentina.
È vero che le F.A.R., le Forze Armate Rivoluzionarie, sono sorte per portare la guerriglia del Che Guevara dalla Bolivia in Argentina?
Beh, sì. Per raccontare l'esperienza di questo periodo
dovremmo risalire ai primi passi che fa la guerriglia in Argentina.
Quando si conforma il progetto
comincia a prendere forma il progetto del Che della guerriglia continentale
fare il centro in Bolivia, il centro, il nucleo in Bolivia
nei vari paesi latinoamericani nasce l'idea
dell'appoggio concreto in termini di uomini, rifornimenti... a questo progetto.
Cosa che... un po' dimostra chiaramente che
il progetto del Che non era un progetto isolato
ma era radicato, aveva i suoi appoggi da parte di altri paesi.
Così, possiamo dire che in questo momento
gruppi che si conformano e che vanno in Bolivia
risultato di determinate circostanze non sono richiesti immediatamente nella guerriglia del Che.
rimangono un po', perdono l'ultimo treno. La sconfitta del Che... militare del Che
arriva ad essere un colpo troppo grande, che sconcerta
nel progetto strategico militare... la guerriglia in generale.
E Guevara prese contatti direttamente qui in Argentina durante il periodo della guerriglia?
Beh, nel periodo della guerriglia del Che
ehm... non ci furono contatti personali, solo intermediari.
L'esempio più concreto è stato l'arrivo di Pombo
di (...) Villegas in Argentina
cercando di organizzare e dare delle risposte
ai gruppi che qui si organizzarono per andare alla guerriglia del Che.
Abraham Lama, ex guerrigliero.
Giornalista. Lima, Perù.
La guerriglia svoltasi qui in Perù... ha avuto contatti con la guerriglia boliviana?
I concetti espressi nel libro di Régis Debray
furono applicati dal Comandante Che Guevara in Bolivia.
Tutto sembra indicare che ciò che si preparava in Bolivia
era più di una sola operazione guerrigliera propria di una zona di (...).
Vale a dire che operava come in questo momento
sta agendo il Vietnam del Nord
di fronte alla lotta rivoluzionaria del Vietnam del Sud.
In quel caso, le azioni si pianificherebbero
per essere realizzate nella Sierra del Perù...
e nel Nord dell'Argentina.
La presenza di Chang Navarro, di Galván...
ed altri peruviani che sono morti
si suppone persino nei mezzi statisti peruviani
che Chang Navarro fu sorpreso dai fatti della Bolivia.
Lui era lì di passaggio.
Nella zona di addestramento del Che Guevara.
E stavano preparando una zona di operazioni in Perù.
In questo modo, si pensava di risolvere
il problema del (...) difficoltà di sopravvivenza per le guerriglie.
Infatti, contando su una base di riserva
una zona prossima di appoggio
che possa alimentare il processo rivoluzionario in un modo fluido, diretto...
del contatto così lontano con l'isola cubana
o la... se non altro, può dare un appoggio morale.
E perché il Partito Comunista Boliviano non appoggiò il Che?
La posizione del Partito Comunista
è stata all'inizio di appoggio... in generale.
Ma quando le condizioni furono viste in modo più dettagliato
si vedeva che non c'era una...
una strategia definita rispetto alla guerriglia.
Potremmo dire rozzamente
che ci fu una "paura politica" della guerriglia.
Senza dubbio quella paura
si collegava con la posizione politica internazionale
dei partiti comunisti...
cioè, l'idea che in America Latina così come in Europa
fosse possibile il passaggio dalla società capitalista al socialismo
in modo del tutto pacifico.
Idea che in quanto assurda
non poteva essere adottata dal Partito Comunista della Bolivia.
Assurda, a mio modo di vedere le cose, nel caso particolare della Bolivia.
Ma che in ogni modo influenzava
nelle determinazioni del partito per vedere...
Quell'influenza si vide attraverso la decisione finale
del Partito Comunista di non appoggiare la guerriglia del Che.
Concretamente, la circostanza fondamentale
è stato il fatto che il Partito Comunista
doveva aderire ad una strategia internazionale
che era contraria ai movimenti rivoluzionari.
25 luglio 1967.
Il presidente Johnson e il premier sovietico Kosygin
si incontrano a Glassborow, tra New York e Washington.
Nasce la "Coesistenza Pacifica".
Con questo incontro, le due grandi potenze
vogliono limitare la corsa agli armamenti
che diventava insostenibile per l'economia di entrambi i paesi
e che manteneva il mondo sotto la costante minaccia di un conflitto nucleare.
Subito dopo, Kosygin parte per Cuba
un viaggio che non era in programma.
Quale fu il contenuto delle conversazioni tra Kosygin e Fidel?
Non è mai stato svelato.
Poche settimane dopo, il 5 agosto del '67
si apre all'Avana la riunione dell'organizzazione
latinoamericana di solidarietà, la OLAS
che riunisce le forze rivoluzionarie del continente.
Il manifesto del Che troneggia su tutta la città...
come simbolo dell'impegno verso la lotta della liberazione del continente.
Ma la riunione dell'OLAS è, anche
il momento più organico della teorizzazione della guerriglia a livello continentale
e il momento del suo declino.
La nuova linea di distensione sovietica
apre nuove strade per vari partiti comunisti del continente
e a partire da quello stesso istante
la guerriglia, così come il suo organismo portante, la OLAS
cominciano una discesa brusca.
Intervistiamo il prof. Walter Rostow
assistente speciale del presidente Johnson
che è stato a Glassborow.
Non ho idea del contenuto del dialogo tra Kosygin e Fidel Castro.
Ma se il primo ministro sovietico è stato sincero con Castro
di sicuro deve avergli detto
che gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica
erano su una strada comune per la limitazione degli armamenti.
Quindi non sarebbe difficile per nessuno
capire che eravamo molto preoccupati per la crescita delle guerriglie.
Ma se Kosygin ha veramente detto questo a Fidel
sinceramente, non lo so.
Radomiro Tomich, cileno.
Ambasciatore a Washington nel 1967.
Lei è stato ambasciatore negli Stati Uniti.
Cosa ha saputo riguardo gli incontri tra Kosygin e Fidel?
L'incontro tra Kosygin e Johnson a Glassborow
sicuramente verteva su materie diverse.
Ma si dava per scontato che toccasse anche
i ruoli o le limitazioni che voleva assumere l'Unione Sovietica
rispetto a questo programma di ribellione armata in Sudamerica.
Ho avuto la possibilità, anzi, direi piuttosto...
la fortuna... che il Segretario di Stato degli Stati Uniti
in una riunione che abbiamo avuto
mi fece conoscere i termini della conversazione di Kosygin con Castro
secondo la versione che lo stesso Kosygin gli aveva dato.
Il segretario di Stato mi ha raccontato
che il sig. Kosygin gliel'aveva... raccontato
la sua presentazione a Castro è stata
tanto rispettosa quanto chiara per Cuba.
Gli disse:
"La politica estera di Cuba
si fa all'Avana, e non a Mosca.
Allo stesso modo, la politica estera dell'Unione Sovietica
si fa a Mosca e non all'Avana.
Non possiamo proibire a Cuba
decisioni che abbiano a che fare
con l'appoggio ai movimenti ribelli in altri paesi dell'America Latina.
Ma abbiamo sì il diritto e il dovere
di informare Cuba che in ognuna di queste forme di assistenza
ad interventi in altri paesi latinoamericani
l'Unione Sovietica non darà, non accetterà di prendere impegni".
Il risultato concreto di queste prese di posizione dell'Unione Sovietica
è stata l'estinzione veloce, per inedia
dell'organizzazione latinoamericana di solidarietà.
E che relazione ebbe la visita di Kosygin con l'OLAS?
Non c'è dubbio che
la visita di Kosygin sia legata al bisogno di...
confrontare i rapporti abbastanza logorati tra l'Unione Sovietica e Cuba.
Non è un mistero per nessuno che...
Cuba ha appoggiato con fermezza
molte volte persino con il rischio della propria sovranità...
i movimenti rivoluzionari latinoamericani.
Questo perché è parte
di quello che noi teoricamente chiamiamo internazionalismo
la solidarietà internazionale.
A questo punto
il fatto che Cuba abbia appoggiato
la lotta del Che come ha appoggiato la lotta
in Venezuela, a suo tempo in Perù...
nei paesi del centro America
era in disaccordo con la posizione sovietica
rispetto ai rapporti con l'America Latina.
La posizione sovietica parte da una...
conferenza mondiale di partiti comunisti.
È nel 1960 quando si propone la possibilità...
che il passaggio dal capitalismo al socialismo
si possa fare tramite vie pacifiche.
Teoria che ha la sua base teorica
molto giusta, molto ammirevole
ma che in molti paesi latinoamericani
non è pratica, anzi, è assolutamente non praticabile per la non esistenza
di vie pacifiche che diano il passaggio verso nessun sistema.
Ora, perché lei considera corretto ciò che ha fatto non solo in ambito boliviano, cosa che ha già spiegato, ma anche in ambito internazionale?
Ma qual era lo sfondo internazionale in cui si agiva nel 1967?
Com'era la situazione del campo del capitalismo?
Quali erano i rapporti più o meno buoni che avevano i capitalisti nel 1967?
Controllavano, più o meno, la situazione continentale
una strategia di rivoluzione continentale
non combaciava all'interno di una politica di questo tipo.
Perché voleva dire che sebbene si volesse sviluppare
un'azione guerrigliera in tutti i paesi
nei fatti non avrebbero trovato l'aiuto sufficiente
solidarietà ed alleanza delle forze rivoluzionarie
distribuite con carattere continentale.
Allora, perché queste dovevano cercare, trovare
il modo di fare la loro rivoluzione
in comune accordo con le proprie condizioni interne.
Perché uno dei fatti della coesistenza pacifica
è il rispetto del diritto di autodeterminazione dei popoli.
Questo non significa che la rivoluzione deve protrarsi.
Ma che gli stessi popoli devono trovare la loro strada.
La coesistenza pacifica
ciò che frena è, in realtà, l'intervento...
straniero in affari di altri paesi.
E la guerriglia si presentava come una cosa un po' diversa
in controversia con tutta quella posizione
politica a carattere internazionale
delle proprie forze rivoluzionarie
e, perché non dirlo, anche...
in differenza con il criterio
delle forze rivoluzionarie di questo Paese.
Credo che il Che abbia fatto un grande contributo
e lo ha dato... un contributo
col suo sacrificio piuttosto che con la lotta.
Il suo sacrificio per i fatti precedenti il medesimo
e la propria rivoluzione cubana che c'era dietro.
In un certo modo... ha aiutato
a sviluppare la coscienza socialista
in questa parte del continente.
Vuol dire che se oggi lei avesse un incontro con il Che... oggi accetterebbe?
Penso che il Che capirebbe meglio questa situazione.
Credo che più che capire io la tattica del Che...
credo che lui capirebbe
il criterio che gli esponevo nel 1967.
Anzi, credo che il Che mi darebbe ragione.
Mario Monje ora è prigioniero
nel carcere militare di La Paz.
Ha partecipato nelle lotte che le organizzazioni operaie, contadine e minerarie
hanno realizzato per difendere il regime progressista del Gen. Torres
rovesciato nel '71 dal Gen. Bánzer
appoggiato dal Brasile e da interessi internazionali.
Come lui, molti leader comunisti
oggi si trovano agli arresti e perseguitati
in molti paesi sudamericani.
Da decine di anni a questa parte
è una preoccupazione costante delle vecchie forze politiche e militari
la persecuzione e la distruzione dei partiti comunisti
identificati per molto tempo come i principali portavoce
degli aneliti popolari per una nuova società.
Finora, questi aneliti è stato quasi sempre possibile protrarli o farli tacere.
Il caso più clamoroso dopo la rivoluzione cubana
è arrivato dal Cile, con l'esperienza del governo Allende
successo al democristiano Eduardo Frei.
Il governo di Frei, eletto nel '64
per realizzare una rivoluzione in libertà come alternativa della strada cubana
aveva aperto un programma di riforme economiche e sociali...
ma che, di fatto, avevano lasciato intatto
il vecchio potere delle classi tradizionali cilene.
La vittoria di Salvador Allende
leader di una coalizione di partiti di sinistra, "Unidad Popular"
nel settembre del 1970 aprirà la speranza di una nuova strada
una strada teorizzata tante volte, non solo in Cile
la via democratica e pacifica verso il socialismo.
Queste speranze sono durate esattamente tre anni.
A settembre del '73, un sanguinoso golpe militare senza precedenti per la sua portata e violenza
neutralizzerà le conquiste sociali ed economiche del popolo
frutto di molti anni di lotte sindacali e politiche
dopo aver assassinato il presidente Allende nel suo ufficio presidenziale
dopo un lungo scontro a fuoco.
Le forze della reazione, alleate dei vecchi privilegiati interni e degli interessi internazionali
sono nuovamente più forti delle speranze popolari
e le coscienze del tempo presente.
Le nostre interviste sull'esperienza cilena sono del 1972.
Senatore Volodia Teitelbaum
ideologo del Partito Comunista Cileno
attualmente in esilio.
Senatore, che ne pensa delle critiche che i gruppi extraparlamentari fanno al cammino di coesistenza internazionale avviato da USA e URSS?
(...) coesistenza pacifica non si applica nel piano interno dei paesi.
...che i due sistemi coesistenti nel mondo, il capitalismo e il socialismo
non porranno fine alla loro controversia mondiale
tramite una Terza Guerra Mondiale
che sarebbe una guerra atomica...
(...)
e l'accordo, nel senso che non c'è guerra atomica
mi sembra un accordo a favore dell'umanità
con il quale noi siamo d'accordo.
Senatore, nel quadro concreto della realtà latinoamericana dopo Glassborow che cosa rappresenta la rivoluzione cilena come nuovo mezzo rivoluzionario?
Beh, secondo noi
dopo il trionfo della rivoluzione cubana
l'imperialismo americano si è messo in allarme.
E ha costruito in tutti i nostri paesi
un dispositivo anti-guerriglia molto difficile da superare per quella via.
Perciò il cammino cileno, che è il cammino
di tutto un popolo disposto a fare la rivoluzione
risulta essere più invulnerabile
all'attacco dell'imperialismo nordamericano
e più effettivo, in quanto a risultati.
Salvador Allende, Presidente del Chile
ci parla di Guevara e delle diverse strade
in cui hanno dato le loro vite per realizzare il socialismo.
Poche volte ho visto un uomo più umano
più profondo, con uno sguardo...
che arrivava ad uno prima della risposta dicendo la risposta.
Con una serietà, quando voleva toccare i problemi
che evidenziava la sua grande capacità, la sua cultura.
E al tempo stesso una mordace ironia.
Che disarmava, che colpiva, che puniva.
Ma essenzialmente era un uomo.
Nel senso più ampio della parola.
Credo che nella storia pochissime volte si è vista
una simile conseguenza
almeno in quest'epoca contemporanea
tra un uomo che dice ciò che sente
e fa ciò che dice.
Un uomo che è stato come è stato il Comandante Guevara
così conseguente con le sue idee
e con la sua propria vita.
Inoltre...
nel libro che mi ha regalato, 'Guerra de Guerrillas'
ha messo "per Salvador Allende
"che attraverso altre strade
"cerca la stessa cosa".
Con ciò, segnalava che capiva
che sapeva molto bene
che io dissentivo dalla tattica che loro, abitualmente, avevano proposto...
e credevo che il Cile fosse un paese che aveva un'altra strada
come abbiamo dimostrato.
Lui lo capiva, lo condivideva
si rendeva conto, allora
esattamente della realtà di ogni paese e di ogni popolo.
Perciò, non era un uomo fanatico
né un uomo dogmatico
ma un uomo aperto
con una grande disciplina interna
ma allo stesso tempo capace di capire
le discipline di altri uomini
e le caratteristiche di altri popoli.
In America Latina, dopo la rivoluzione cubana
non sono state solo le guerriglie o le forze politiche
come nel caso del Cile
a sfidare i vecchi ordini.
La coscienza dell'imperioso bisogno di rinnovazione
è arrivata a diverse forze delle politiche
come la Chiesa e l'esercito.
In Perù, nel 1968, due anni prima della vittoria di Allende
nasce un'esperienza senza precedenti:
l'esercito ha fatto uno dei tanti colpi di Stato della storia peruviana
ma questa volta per installare una politica
di profonde trasformazioni economiche e sociali.
Già nel '63, gli stessi anni in cui la lotta anti-guerrigliera
costringe l'esercito a prendere in considerazione le rivendicazioni contadine
l'esercito crea il Centro di Alti Studi Militari
che è in realtà (...) di studi economici, politici e sociali.
Sono ammessi soltanto colonnelli e generali.
Nasce così una nuova generazione di militari
capaci di adoperare un linguaggio sociologico
e che comincia a vedere nella vecchia oligarchia della terra e dell'industria
i responsabili della dipendenza del paese
rispetto all'imperialismo e al sottosviluppo.
Il nuovo presidente, Velasco Alvarado
non perde l'occasione per affermare
che l'Esercito andrà fino in fondo nella sua politica di riforme
contro ogni pressione interna o esterna.
"All'inizio ci bollarono come golpisti di vecchio stampo!
Ora ci accusano di essere sotto influenza comunista.
Entrambe le accuse erano e sono false.
Ma i giornali reazionari
pubblicano costantemente gli scritti
di esseri piumati senza coscienza
che, mentre fingono di piangere la perdita di una libertà di stampa della quale abusano
lanciano con insidia e per soldi, l'accusa irresponsabile
che questo governo ha assessori e consiglieri comunisti!"
Il processo di liberazione dell'America Latina
si farà per via politica o per via militare?
E queste due strade sono davvero contraddittorie?
Intervistiamo, su questo punto, uno dei più grandi esperti statunitensi
il professor Jack Goodwin
che è stato assistente di affari latinoamericani del presidente Kennedy.
Ha conosciuto bene il Che Guevara
durante la conferenza di Punta del Este del 1961.
Lei crede che le guerriglie possono trionfare in America Latina?
Beh, io credo che sempre sorgeranno movimenti guerriglieri.
Anche se mi sembra che si sia dimostrato
che non possono competere con le Forze Armate latinoamericane
e inoltre non credo ci siano molte probabilità
che gli U.S.A. lascino trionfare una guerriglia comunista in America Latina.
Non mi sembra molto fattibile
la strada della rivoluzione attraverso la via soltanto militare.
Ma crede che la rivoluzione possa venire solo dalle guerriglie?
Considero che le rivoluzioni possono venire da molte vie.
Possono venire attraverso le stesse Forze Armate.
O possono venire attraverso esperienze come quella cilena
dove ho studiato questo nuovo fatto.
Quello che è certo è che c'è una corrente a sfondo rivoluzionario in America Latina.
E non mi sorprenderebbe
il fatto che tra dieci o quindici anni
questo diventasse un continente sostanzialmente socialista.
Venga, ciò, da qualsiasi modo.
È stata l'urgenza di cambiare la realtà economica e sociale
a motivare la nascita delle guerriglie
e dei nuovi esperimenti politici e militari che abbiamo visto.
Ma, negli ultimi anni, questa realtà del continente non è via via migliorata come in altre parti del mondo?
Intervistiamo il cileno Gabriel Valdés.
Segretario accluso delle Nazioni Unite
responsabile del piano di sviluppo per l'America Latina.
Non solo non è migliorata
ma in molti aspetti è persino peggiorata.
Questo è molto chiaro in funzione del rapporto
del Sudamerica in generale con il mondo esterno...
con gli Stati Uniti, con l'Europa e con il Giappone.
In America Latina la tendenza è all'impoverimento
rispetto all'Europa, Stati Uniti e Giappone.
Dall'altro lato, il trasferimento tecnologico
non è stato fatto in beneficio al Sudamerica.
È una nuova forma di "dipendenza", direi
di un imperialismo molto più velato
esercitato dai paesi ricchi sui paesi
di minore sviluppo relativo come quelli latinoamericani.
Perciò, ci sono delle forme di dipendenza molto gravi
c'è un indebitamento
c'è tutto un sistema di commercio fatto in funzione dei paesi ricchi
c'è un sistema monetario
nella costruzione economica del mondo, dopo la guerra.
In base ai convegni di Bretton Woods
è stata fatta da alcuni paesi per loro.
Per un club di paesi industrializzati
e non è stata fatta in funzione dello sviluppo
di nessun paese del Terzo Mondo dell'America Latina
perciò le cause esterne
continuano a cospirare affinché l'America Latina non si sviluppi...
nonostante i discorsi e le buone intenzioni
ma è un problema di struttura.
Credo che le cause che in un momento hanno originato la violenza continuano a sussistere.
e non sembra possibile poter modificare questo aspetto... è difficile...
credo che... lei, che conosce l'America Latina
sarà d'accordo con me
sul fatto che in America Latina succederanno molte altre cose.
Gli europei non possono aspettarsi
tranquillità in America Latina.
Cercare modelli interni è una fatica.
Non devono chiedere all'America Latina
che è stato il continente più sfruttato.
Che fa parte dell'Occidente e tuttavia
l'Occidente ha estratto ricchezze e ha restituito una piccola parte.
Non ci si deve aspettare che l'America Latina
che abbia una tranquillità che l'Europa non ha avuto nel secolo scorso
e che non esiste in nessuna parte del mondo
quando c'è una creazione.
Credo ci sia creazione in America Latina, in condizioni molti difficili...
molto difficili... ma se non c'è aiuto, comprensione...
rispetto e partecipazione...
cooperazione esterna...
lo sforzo latinoamericano sarà più doloroso, più lento e più lungo.
Sono passati sei anni dalla morte di Ernesto Guevara, il "Che".
Con la sua morte si è conclusa una fase della storia dell'America Latina.
Ora, le strade montane sono quasi deserte.
Fuori da Cuba, la guerriglia
non è riuscita a rovesciare il vecchio ordine e costruirne uno nuovo
ma senza dubbio ha contribuito oggettivamente al processo rivoluzionario del continente.
La strada della coesistenza pacifica, aperta a Glassborow
ed ora sviluppata attraverso elaborati protocolli commerciali e tecnologici
apre una nuova realtà internazionale...
la fine della Guerra Fredda.
Questa, come la pace di oggi
non l'hanno fatta né il Terzo Mondo né l'America Latina
che è rimasta escluso da questo livello di decisioni.
Il cammino peruviano ancora non ha avuto emulazioni.
Gli eserciti del continente continuano ad essere al servizio dei vecchi ordini
invece di impegnarsi nelle lotte per la giustizia sociale...
la difesa della sovranità nazionale contro la dipendenza e il sottosviluppo.
Il cammino cileno, un socialismo instaurato tramite vie parlamentari
è stato liquidato dal violento golpe militare
finito con la morte di Salvador Allende
e con la speranza di migliaia di uomini e donne per una nuova società.
Le forze reazionarie hanno dimostrato, ancora una volta
l'esistenza di un apparato interno ed internazionale, potente ed efficiente
che sfrutta ogni occasione, ogni conflitto interno
per restaurare i vecchi privilegi.
L'America Latina continua ad essere un continente
di dittature militari, colpi di stato e rivoluzione.
È lo stesso quadro del 1953
l'anno in cui Ernesto Guevara De La Serna prendeva un treno per la Bolivia
diretto verso un piccolo lazzaretto del Venezuela, al quale non arrivò mai.
Il suo viaggio si è concluso in uno sperduto villaggio delle Ande
dove una raffica di mitraglietta lo ha ucciso a 39 anni.
Ma nel frattempo qualcosa è cambiato in Sudamerica.
La rivoluzione cubana è riuscita a sopravvivere a una sfida
che solo dieci anni fa sarebbe sembrata un'impresa impossibile...
affrontare il colosso statunitense
il suo blocco economico, diplomatico e commerciale.
L'Alleanza per il Progresso non è sopravvissuta al suo autore John Kennedy
l'alternativa dello sviluppo non ha avuto risultati né evidenze.
In vent'anni di illusioni, errori, esperienze...
la coscienza dei problemi è più forte e più chiara.
Oggigiorno, è comune la convinzione
che le contraddizioni e le ingiustizie di un vecchio ordine moribondo
siano in continuo aumento.
Non sono più soltanto le dichiarazioni
di piccoli o grandi gruppi politici
sono le statistiche delle Nazioni Unite.
Le analisi ufficiali che nessuno prova a nascondere.
Ora in Sudamerica
la coscienza del processo di cambiamento è forte e generalizzata.
Anche se può sembrare che la storia di questi ultimi vent'anni
abbia visto poche alterazioni
è sicuro che il continente vive
grazie ai contributi generosi di questi due decenni
alle soglie di un grande processo di trasformazione
per eliminare una realtà di ingiustizie e di sfruttamento.
Davanti a questa realtà c'è chi chiude gli occhi.
Ma i latinoamericani oggi sono coscienti
della condizione drammatica del proprio continente.
È su questa coscienza
e sulla sua conseguente forza creatrice
che si gioca il destino dell'America Latina nel nostro tempo.