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Questo è il mio primo romanzo “Le vacche di Stalin” e è una storia che parla di
tre generazioni di donne: abbiamo Anna, la figlia; Caterina, la madre e Sofia che è
la nonna. In più è anche una storia che tratta di immigrazione, di come ci si sente
in un certo senso cittadini di secondo livello, cittadini inferiori nel paese in cui ci si
ritrova a vivere. È anche una storia che racconta una saga
familiare e che dipinge, che riproduce la storia complessa e i rapporti complessi che
intercorrevano tra i paesi dell’Europa occidentale e quelli dell’ex blocco sovietico.
È una storia ambientata in Estonia, nell’Estonia sovietica ma anche in Finlandia e c’è questo
continuo andirivieni tra il mondo occidentale e il mondo sovietico. Il mio romanzo oscilla
su questo bordo della cortina
di ferro.