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Dunque, stavamo parlando di strategie cross culturali
da un punto di vista di social commerce, da un punto di vista di marketing.
Ho visto dei video che Starbucks ha pubblicato un po' di tempo fa
ed e' piuttosto interessante, in pratica fanno molta ricerca
su come e' lo stile architettonico nel paese in cui apriranno un nuovo negozio.
Si fondono totalmente con il resto, e hanno una bellissima divisione Design
in cui studiano queste cose, e praticamente aprono negozi
che non sono uguali in vari paesi, ma sono "personalizzati".
E si fondono totalmente con gli edifici circostanti, questo e' -
penso che sia molto bello, credi sia importante dal punto di vista del cliente?
Avere un brand cosi' grande che viene a casa tua e si veste come ti vesti tu, in un certo senso?
No, credo sia sopravvalutato, penso sia importante, ma anche sopravvalutato.
Credo che alcune delle ragioni per cui alle person piacciono i brand che non sono locali e' che sono diversi,
e quindi la diversita' e' quel che le rende attraenti,
se cercano di trasformare Starbucks in caffe' italiano non funzionera', perche' non lo e'.
Quindi penso che Starbucks sia Starbucks, e dovrebbe essere semplicemente Starbucks.
Con il web ora, il mio punto di vista e' che, piuttosto che
l'HSPC "Pensa globalmente, agisci localmente", credo sia "Pensa globalmente, agisci globalmente".
Le persone sono uguali, c'e' quella che gli psicologi chiamano "l'unita' psichica del genere umano",
che le persone sono essenzialmente tutte uguali, che siamo uguali,
condividiamo gli stessi pensieri, le stesse emozioni, c'e' differenza come diversita'
ma la sfida per i brand e' ricordare quel che e' comune,
cosa lega gli esseri umani, cosa lega i consumatori
e lavorare su quello, trovare i punti su cui puoi pensare globalmente e agire globalmente, e' quando puoi pensare globalmente e agire globalmente
che ottieni una scala come mai prima, e quindi
penso che si', e' necessario guardare a come le cose sono differenti,
e nel social commerce il modo in cui consigliamo alle persone di dispiegare la propria strategia di social commerce
e' adottare un approccio di leader, in cui prima si ascoltano i clienti,
si scopre cosa vogliono, poi si sperimenta, si vede se quel che vogliono effettivamente lo vogliono
e poi ci si adatta in base a cosa funziona e alla fine la si sviluppa
nella strategia a lungo termine.
Quindi in pratica ci si sviluppa nel mercato.
Penso che si', ci sono diversi modi di fare le cose in culture diverse, se sei sensibile alle differenze culturali,
ma hai vinto quando puoi identificare gli universali, gli universali umani,
e costruire a partire dagli universali umani.
Penso che questo sia un argomento che e' stato sviluppato specialmente da
persone che si occupano di neuromarketing, che fondano la loro ricerca esattamente su questo! Si'.
il modo in cui siamo tutti uguali e il modo in cui every essere umano funziona,
perche' i nostri cervelli sono tutti uguali, come hai detto prima.
Quindi penso che e' piuttosto interessante
combinare il neuromarketing con la consapevolezza che ci sono differenze culturali,
e combinare questi due aspetti in qualche modo che faccia funzionare le cose
in paesi diversi, in culture diverse.
Quindi volevo chiederti se credi che, in quanto al social commerce,
c'e' una ricetta universale che le aziende possono adottare,
and che funzionera' per tutto, ovunque,
ma credo che non sia questo il caso.
Non lo so, perche' non puoi saperlo - e' il paradosso dei corvi neri
non sai se tutti i corvi sono neri, li hai visti tutti?
Penso che ci sia una - quel che sappiamo a proposito di come funziona il social commerce e' che
trattando i tuoi fan al meglio, dando loro esclusive concesse prima ai fan,
quindi rendere i tuoi prodotti, come fa Chanel quando lancia nuovi prodotti, permette ai suoi fan
di avere i piani sui prodotti prima di qualsiasi altra persona.
Questo e' unviersale, perche' alle persone piace essere trattate bene,
essere trattate in maniera preferenziale, avere un trattamento da VIP.
Quindi riservare un trattamento preferenziale ai tuoi clienti migliori, credo che questo sia universale,
al punto in cui il social commerce ti permette di farlo con i tuoi clienti migliori,
creare sorrisi, e penso che i sorrisi siano un tratto umano universale.
Il business con il social commerce non e' tentare di generare vendite,
dovrebbe essere incentrato sul generare sorrisi, e sorrisi tra i tuoi clienti migliori,
e mettendo il tuo prodotto nelle mani dei tuoi clienti migliori,
i tuoi fan, i tuoi fan Facebook prima, o dando loro esclusive concesse prima ai fan,
o esclusive solo per fan, come fa Warner Brothers per esempio,
produce DVD speciali, oppure Blu Ray solo per i fan -
e li rende disponibili sulla fan page di Facebook.
Credo che sia un tratto universale, penso che - per me - questa sarebbe la ricetta per il successo,
come possiamo creare sorrisi?
E sappiamo come creare sorrisi dando alle persone esperienze esclusive che eccedono le loro aspettative,
e sappiamo che le persone per cui farlo, al meglio, non sono le persone che cambiano o fanatici delle promozioni che vanno da brand a brand,
ma i fan del tuo brand, e far sorridere i fan del tuo brand attraverso il social commerce
e' una strategia universale che potrebbe funzionare.
Quindi trasformare i tuoi fan in apostoli, di fatto,
persone che portano il tuo brand agli amici
e parlano di te in maniera positiva.
Si', se ti piace il linguaggio religioso di apostoli ed evangelist
si', e' esattamente quello. No, no, certo, ma voglio dire: hai ragione
e' trasformare i fan in advocate, in advocate fidelizzati.
Chiunque puo' premere un pulsante Like, ma un pulsante Like non vale niente per un brand o un retailer.
Quel che ha valore sono due cose:
una e' il denaro, quando comprano - la seconda e' il loro appoggio
che porta nuovi clienti
quindi il loro valore come referenti e il loro valore di spesa.
E al punto che il social commerce puo' aumentare la longevita',
il valore della longevita' del cliente,
l'ammontare che puoi spendere su un brand, puo' farlo, e' una cosa buona
e al punto che puo' aumentare il valore di referenza,
l'ammontare per cui appoggi il brand con gli amici per portare nuovi clienti,
questa e' una cosa buona.
Dunque, che cosa pensi del crowdsourcing?
Il migliore, il piu' grande, il miglior franchise televisivo che abbiamo mai conosciuto,
tutto il franchise Idol e' basato sul crowdsourcing.
Che cos'e' il crowdsourcing? Di fatto e' prendere un compito che veniva fatto internamente
e si esternalizza a un gruppo di persone non definito, di solito usando Internet.
Quindi permettere alle persone per esempio Threadless, che e' un'azienda di T-shirt,
vendono T-shirt online, hanno contest online, le persone
suggeriscono i loro design, le persone votano sui design,
il design vincente va in produzione, le persone possono comprarlo.
E' l'unica azienda di abbigliamento online che sistematicamente vende
tutto quello che ha prodotto.
Pop idol, tutto il franchise Idol fa lo stesso:
le persone partecipano, e' cultura digitale partecipatoria,
in cui le persone effettivamente partecipano votando per chi dovra' vincere.
Quindi quel che ne penso, penso che sia uno strumento incredibilmente potente,
la sfida e' riuscire a gestirlo nel lungo termine.
Abbiamo visto quel che e' successo con la cosiddetta "Primavera Araba",
ci sono state rivolte in cui le persone hanno - la folla ha usato Internet
per aggregarsi, per rovesciare regimi,
ma appare un po' meno efficace oggi, quando si tratta di capire come dovra' funzionare una nuova democrazia.
Lo stesso con Obama.
Si sono uniti, la *** si e' aggregata, avevi il potere della folla,
che origina questo grande movimento che ha portato Obama sull'onda di - al potere,
ma come hanno usato il crowdsourcing? Ha aiutato Obama ad essere un presidente migliore,
ed e' diventato un presidente migliore grazie a esso?
Quindi penso che sia incredibilmente potente, ma e' molto difficile da domare,
e molto difficile da usare.
C'e' un numero molto basso di aziende che sono riuscite a mettere i finimenti
al potenziale del crowdsourcing nel modo in cui il franchise Pop Idol ha fatto per la televisione.