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Fermiamoci qui, presso la cattedrale,
ed attendiamo qui.
Siamo noi trascinate dal pericolo e dal senso che qui siamo al sicuro?
Ma quale mai pericolo può esservi per noi povere donne,
noi, le povere donne di Canterbury?
Solo il presagio certo d'un evento
che i nostri occhi dovran testimoniare
forzato ha i nostri piedi.
Da che l'ottobre d'oro declinò
nello smorto novembre paludoso,
l'anno novello attende,
respirando e bisbigliando nell'oscurità.
L'anno novello attende...
Chi steso ha la sua mano sopra il fuoco,
rammemorando ad Ognissanti i santi e i martiri che attendono?
E chi, scaldando le sue mani al fuoco,
rinnegherà il suo Signore?
Sette anni, e un'altra estate è ormai trascorsa.
Sette anni, da che ci lasciò l'Arcivescovo nostro,
l'Arcivescovo che sempre buono fu per il suo popolo.
Ma se tornasse,
oh, non sarebbe bene.
Tante oppressioni abbiamo sopportato,
lasciate sempre alle nostre risorse.
Siamo contente che ci lascian sole.
Temiamo sian turbate le stagioni!
Qualche malanno è sopra noi!
E noi attendiamo, attendiamo.
E i santi e i martiri attendono
per coloro che saran santi o martiri.
ll destino, formando ciò che ancora è informe,
attende nelle mani di Dio,
non nelle mani degli uomini di stato!
O dicembre felice, vieni, vieni!
Chi ti celebrerà?
Di nuovo il Figlio nascerà dell'Uomo nel giaciglio di scherno?
Per noi, povere donne, non v'è l'azione,
solo v'è l'attendere ed il testimoniare.
Trascorsa ormai l'estate, fan sett'anni
da che ci lasciò soli l'Arcivescovo.
Che fanno l'Arcivescovo ed il Papa
col Re testardo e con il Re francese
in conferenze e incontri interminabili
in un luogo e nell'altro della Francia?
Comandi il Re, comandino i baroni,
non vedo che doppiezza e violenza.
Servi di Dio, e custodi del tempio,
l'Arcivescovo è giunto in lnghilterra.
Terminato è l'esilio?
Mandato avanti fui ad annunziarvelo,
sicché vi prepariate ad incontrarlo.
Terminato è l'esilio? L'Arcivescovo e il Re riconciliati?
- È pace o guerra? - Viene sicuro,
o solo confidando nel potere di Roma e nella legge spirituale,
e nell'amor del popolo?
Con orgoglio egli viene e con dolore,
alto affermando tutti i suoi diritti,
rassicurato dall'amor del popolo, che l'accoglie entusiasta
cospargendo le vie della città di foglie e fiori.
E in accordo è col Papa e il Re di Francia.
Ma in quanto al nostro Re,
la cosa è un'altra.
Ma dunque, è guerra o pace?
Pace.
Ma senza il bacio della pace.
Tutti sanno che quando l'Arcivescovo partì dal Re, disse:
"O mio Sire, io vi lascio come uno"
"che in questa vita non vedrò mai più".
Cosa intendesse dire non si sa.
Ma nessuno osa far lieti pronostici.
Temo per l'Arcivescovo, e temo per la Chiesa!
Lo vedemmo potente Cancelliere, isolato e temuto...
...disprezzato e sprezzante, orgoglioso di sue proprie virtù...
...bramando d'esser solo a Dio soggetto.
Ma ora egli è tornato, egli è fra i suoi.
Or sotto i nostri piedi sta la roccia di Dio!
Andiamo dunque a dargli il benvenuto.
Nemico il vento e amaro il mare, e il cielo è grigio, grigio, grigio!
O Tommaso Arcivescovo,
ritorna in Francia, lasciaci morire in pace.
Tu vieni tra gli evviva,
ma tu vieni portando morte a Canterbury.
Noi non vogliamo che succeda nulla!
Ci sono stati il lusso e la miseria...
...e meschine ingiustizie ed oppressioni...
...anni di pioggia, anni d'aridità.
Ma siamo sempre andate avanti a vivere.
Se tutte abbiamo avuto ombre e terrori,
abbiamo pur ciarlato,
e abbiamo riso.
Ma ora ci sovrasta un gran timore,
siamo atterrite da un timore arcano!
O Tommaso Arcivescovo, o Tommaso, Signore nostro, lasciaci!
Lascia la tetra Dover, e fa' vela per la Francia.
Gracidare di donne sciocche è il vostro!
Non sapete che il buon nostro Arcivescovo
potrebbe giungere da un momento all'altro?
O Tommaso, lascia la tetra Dover, e fa' vela per la Francia.
Quali che sian le cose che temete, fategli almen lieta accoglienza!
- Lascia la tetra Dover! - Donne sciocche!
Pace!
Lasciatele alla loro esaltazione.
Esse parlano meglio di quant'esse non sappiano
e possiate voi comprendere.
Esse sanno e non sanno
che cosa sia l'azione
e che cosa il soffrire.
Esse sanno e non sanno
che l'agire è pur soffrire
ed il soffrire è azione.
Fissi, colui che agisce e quel che soffre,
in un'eterna azione e pazienza.
Perdonate, Signore.
Frastornati dal gracidar di queste donne sciocche
mancammo al vostro arrivo.
Perdonateci.
Ma Vostra Signoria troverà tutte in ordine le camere
com'egli le lasciò.
E vorrò fare in modo di lasciarle come io le troverò.
O Tommaso Arcivescovo,
stendi la vela bianca, lasciaci per la Francia.
Per noi, povere donne, non v'è l'azione.
Solo v'è l'attendere ed il testimoniare.
Vi sono più che grato per le vostre attenzioni cortesi.
Poco riposo noi avremo in Canterbury, fra nemici bramosi ed implacabili.
lo ebbi una felice traversata.
Trovai a Sandwich Broc, Warenne e lo sceriffo del Kent.
Gente che aveva giurato di spiccarmi il capo.
Solo Giovanni, il decano di Salisbury,
temendo per l'onore del suo Re, ed ammonendo contro i tradimenti,
fece loro tener le mani a posto.
Così, per ora siam senza molestie.
Ma poi, essi v'inseguono?
Per breve tempo l'affamato falco solo si leverà,
si librerà abbassandosi in cerchi,
attendendo un pretesto, un'occasione.
La fine sarà semplice,
improvvisa, data da Dio.
lntanto la sostanza del nostro primo agire
saranno ombre e contesa con ombre.
Più peso l'intervallo della consumazione...
Ma le cose preparano l'evento.
Vedete, Signor mio, ch'io non m'indugio in cerimonie.
Son venuto qui scordando ogni acrimonia.
O vecchio, o gaio Tom Becket di Londra,
oblierà la Vostra Signoria quelle sere sul fiume,
quando il Re e voi ed io insieme s'era amici?
Or che col Re siete in buona amicizia,
chierici e laici possono tornare alla giocondità senza cautele.
Flauti pei campi, viole nella sala,
fiori di melo a galleggiar sull'acqua.
Parlate di stagioni ormai passate.
Ma pur della presente: primavera venuta nell'inverno.
Di stagioni passate voi parlate!
Nella vita dell'uomo mai non torna un medesimo tempo.
O mio Signore, per i bei tempi andati ed or tornati sono il vostro uomo.
State attento a voi!
Sareste più sicuro se pensaste piuttosto a penitenza.
Troppo orgogliosa è Vostra Signoria.
Non eravate un tempo così duro coi peccatori ch'eran vostri amici.
Voi venite vent'anni troppo tardi.
Vi lascerò dunque al vostro destino, ai piaceri di vizi superiori.
Addio, Signore mio.
L'impossibile è ancora tentazione,
l'impossibile e non desiderabile.
Voci nel sonno, voci che risvegliano un mondo morto.
Vostra Signoria forse non si rammenta più di me.
C'incontrammo a Northampton, e ultimamente a Montmirail nel Maine.
Memorie men piacevoli d'altre meno recenti e di più peso:
quelle, vo' dire, del Cancellierato.
Quel che da tutti era considerato signor della politica,
dovrebbe guidare ancor lo stato.
Cosa intendete?
Che il Cancellierato che voi, fatto Arcivescovo, lasciaste
- e fu da parte Vostra grave errore -
potrebbe esser ripreso.
Pensate che il potere posseduto diventa gloria.
Per l'uomo di Dio quale gloria?
Tristezza per coloro che danno il loro amore a Dio soltanto.
Ma il potere è presente,
la santità vien dopo.
E se comanda il Re, quel che governa è il Cancelliere.
E che daremo in cambio?
La pretesa della supremazia sacerdotale.
- No! - Sì!
- Se no, sarà il valore infranto. - No!
Dovrei dunque io
che tengo ambe le chiavi del cielo e dell'inferno,
io, io, che solo supremo in lnghilterra
lego e sciolgo con il poter del Papa,
dovrei io tanto abbassarmi
da desiderare un meschino potere?
No, no, no!
Delegato a lanciare la condanna della suprema dannazione,
è chiaro ufficio mio di condannare i Re,
non di servire insieme ai loro servi.
Andate, andate... No!
Un peccato che s'alza verso il sole.
Vi lascerò dunque al vostro destino.
Non v'è nessuna requie nella casa,
non v'è nessuna requie nella strada.
L'aria è pesante e spessa, spesso e pesante il cielo.
Che cosa è mai questo malsano odore, che sono questi vapori?
La terra si gonfia a partorire la progenie maligna dell'inferno.
Potere temporale? Potere con il Re?
lo fui il Re,
fui il suo braccio, fui la sua ragione!
Ma tutto ciò che già fu esaltazione
ora sarebbe un misero declino.
- Sono un visitatore inaspettato. - V'aspettavo.
Ma non in questa guisa, non col presente scopo.
Nessuno scopo può recar sorpresa.
Lo scopo mio è semplice, semplice come il fatto.
Voi non avete ormai speranza alcuna di riconciliazione con il Re.
Ma in lnghilterra il Re non è onnipotente.
Signore, voi ed io siamo normanni,
e l'lnghilterra è per sovranità terra normanna.
ll popolo siam noi!
A che conduce ciò? Se voi parlate per i baroni...
Sì: per un potente partito che su voi ha posto gli occhi.
Alleato con noi darete un fiero colpo,
per l'lnghilterra e Roma insieme,
che porrà fine alla giurisdizione della corte del Re
sopra la corte del vescovo e quella dei baroni.
Noi attendiamo il sorger d'una nuova costellazione.
Ma se l'Arcivescovo non può del Re fidarsi,
come si fiderà di coloro
stretti ad un patto sol per rovinarlo?
Popolo e Chiesa han valide ragioni contro il trono.
lo vi dico che se il vescovo non può fidar nel trono,
buona ragione egli ha per non fidare che in Dio,
soltanto in Dio!
Voi continuate pure, come già prima, i vostri tradimenti.
Nessuno mai dirà ch'io ho tradito un Re.
E allora, Signor mio,
spero che il Re farà vedere, avanti primavera,
quanto stimi la vostra lealtà.
Fare, ma poi spezzare...
Questo pensiero m'era già venuto.
Ma s'io spezzo, spezzar devo me solo!
Bene, Tommaso!
Dura da piegare è la tua volontà.
Chi sei? Chi sei?
Non m'abbisogna un nome.
Vengo proprio perché già mi conosci,
anche se d'incontrarci non vi fu né tempo mai né luogo.
Di' quello che vuoi dirmi.
Finalmente verrà detto.
Tu sai che la lascivia è debolezza.
E in quanto al Re, ben sai che non si fiderà di te due volte.
E sai la pazza invidia e gelosia dei baroni.
Ma il tuo consiglio?
Avanti, sino alla fine.
Tranne la già scelta, tutte ti sono chiuse l'altre vie.
Ma che sono il piacere e il governo regale ed il comando,
in confronto al dominio universale della supremazia spirituale?
Pensa, Tommaso, pensa alla gloria che vien dopo la morte.
Se morto è il Re, v'è un altro Re e un altro regno.
Ma il santo e il martire regnano dalla tomba.
ll santo e il martire...
Pensa, Tommaso, pensa ai tuoi nemici striscianti in penitenza,
e pensa ai pellegrini prosternati davanti al simulacro ingioiellato.
ll santo...
Che cosa mai si può paragonare alla gloria dei santi
che in eterno hanno presente Dio?
Cerca la via, Tommaso, del martirio:
fatti il più basso in terra
per esser alto in cielo.
No!
Chi sei, tu che mi tenti con gli stessi miei desideri?
Che m'offri, che mi chiedi?
lo t'offro ciò che ambisci.
Chiedo ciò che tu hai da dare.
Tu soltanto m'offri sogni di perdizione.
Che tu stesso hai già sognato.
ll santo e il martire...
Non v'è dunque strada per me,
che non conduca a dannazione nell'orgoglio?
Né agire né soffrire io potrò dunque senza perdizione?
Signore, noi non siam state felici.
La vita umana è inganno ed illusione.
Non siamo state mai troppo felici.
Tutte le cose sono irrealtà.
Ma tutte ben sappiamo, noi tutte ben sappiamo
quel che possiamo o non possiamo attenderci.
Tutte le cose sono irrealtà.
Sempre ci diede Dio qualche ragione,
sempre ci diede Dio qualche speranza.
Tutta la vita è inganno ed illusione.
Ma un terrore novello ci insozza!
Dio ci lascia!
Ma un terrore novello ci insozza!
l signori dell'inferno volan nell'aria oscura.
Sono qui!
Ma quest'uomo ostinato è come cieco.
Sperso nello stupore della propria grandezza,
passa da inganno a inganno, solo intento a distruggere se stesso:
nemico dell'umana società, nemico di se stesso.
Or la strada m'è chiara,
ed il significato anche m'è chiaro.
L'ultima tentazione è il tradimento più grande,
e non verrà così mai più.
O Tommaso Arcivescovo, salvaci tu!
Or la strada m'è chiara.
Trent'anni fa cercai tutte le strade
che menano al piacere,
agli onori, alla lode.
ll diletto nei sensi e nel pensiero,
e la destrezza nei combattimenti,
la strategia nei giochi,
l'amore nel giardino
ed il cantare con gli strumenti,
erano tutte cose per me ugualmente desiderabili.
Poi, ecco, vien da tergo l'ambizione.
Poi, ecco, vien da tergo, inavvertita, l'ambizione,
ed il peccato cresce,
anche nel fare il bene!
O Tommaso Arcivescovo, salvaci tu!
- Salva te stesso! - Ora io non agirò,
non soffrirò più a lungo, sino alla fine della spada.
Salva te stesso, perché noi pure ci possiam salvare.
Non agirò, non soffrirò più a lungo, sino alla fine della spada.
Ora, angelo mio buono, destinato da Dio a mio guardiano,
librati sulla punta delle spade!
Figli cari di Dio,
breve sarà stamane la mia predica.
Voglio soltanto indurvi a meditare
il profondo mistero della messa nel giorno di Natale.
Fu in questa notte, or è poco trascorsa,
quando ai pastori di Betlemme apparve
una falange del celeste esercito, dicendo:
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli,"
"e pace in terra agli uomini di buona volontà".
Celebrando la messa di Natale,
rinnovando nel rito la passione e la morte del nostro Redentore,
e celebrando insieme la sua nascita,
celebriam con la morte anche la vita!
Figli cari di Dio,
un martirio cristiano non è un caso,
né mai disegno è d'uomo.
Vero martire è quel che non desidera più nulla per sé,
neppur la gloria del martirio:
è quello che strumento è divenuto di Dio,
che nella volontà di Dio, nella sottomissione a Dio soltanto,
ha trovato la vera libertà.
Figli cari di Dio,
oggi ho voluto parlare a voi dei martiri,
perché non credo che potrò parlarvi ancora,
e perché potrà darsi che fra breve avrete un nuovo martire,
che forse, forse non sarà l'ultimo.
Possiate custodire in cuor queste parole ch'io v'ho detto,
sì che abbiate a ricordarle poi, in altro tempo.
ln nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Amen.
Amen.
Neppur oggi, a Natale,
al tempo della nascita del nostro Redentore,
neppur oggi v'è pace sulla terra?
Neppur oggi, a Natale,
neppur oggi v'è tra gli uomini la buona volontà?
La pace in questo mondo è sempre incerta
se in pace non sia l'uomo con lddio.
Questo mondo insozzato dalla guerra tra gli uomini,
lo può sol rinnovare la morte del Signore.
Purificar si deve questo mondo nell'inverno,
per non avere poi un'acre primavera,
e un'estate bruciata, ed un autunno sterile!
Fra il Natale e la Pasqua qual opra dovrà farsi?
Verrà marzo ventoso,
ed il bifolco uscirà fuori a rivoltar la terra,
la stessa tante volte rivoltata,
e gli stessi consueti loro canti ricanteran gli uccelli.
Ma quando spunteranno sopra gli alberi
le prime foglie nuove,
quando il sambuco e il fior di biancospino sbocceranno sul rivo
nell'aria chiara ed alta,
e trilleranno voci alle finestre,
e bimbi ruzzeran fuor delle porte,
qual opra dovrà farsi,
quale torto dovrà coprire
il rinverdir degli alberi e il canto degli uccelli,
qual torto coprirà la fresca terra?
Noi attendiamo, noi tutte attendiamo, e il tempo è breve.
Ma l'attesa è lunga!
Neppur oggi, a Natale,
neppur oggi v'è tra gli uomini la buona volontà!
Servi del Re.
Per ordine del Re.
Abbiamo affari urgenti, per ordine del Re, con l'Arcivescovo.
Voi conoscete l'ospitalità del buon nostro Arcivescovo
e siete i benvenuti.
Non abbiamo nessun bisogno d'ospitalità.
Ma dobbiamo vedere l'Arcivescovo.
Andate ad avvisar Sua Signoria.
Sua Signoria sarebbe assai spiacente se non v'offrissimo qualche ristoro.
- Prima gli affari. - Affari urgenti!
Ci troveremo noi il nostro pranzo!
Per quanto tempo noi dovremo attenderlo?
Anche se certa sia l'aspettazione,
il momento previsto può giungere inatteso.
Troverete sul tavolo firmati i documenti,
e in ordine le carte.
Quali che sian i vostri urgenti affari,
siete i benvenuti.
Venite dunque da parte del Re?
Da parte del Re, sì.
E dobbiamo parlare a voi soltanto.
E sia. Allontanatevi.
Di che dunque si tratta?
Ecco di che si tratta.
Voi siete l'Arcivescovo ribelle al Re ed alla legge della patria.
Voi, creato Arcivescovo dal Re, siete suo servo, suo strumento e arnese.
Da lui vennero a voi tutti gli onori: il sigillo, l'anello, ogni potere.
Questi, che nacque figlio d'un bottegaio,
questi, il ragazzaccio malnato, nato in contrada Mercanti,
questa è la creatura che strisciò gonfia di sangue e orgoglio sopra il Re,
come un pidocchio sopra la camicia.
È l'uomo che ingannò, truffò, mentì, spergiuro e traditore del suo Re.
Non è vero!
Leale suo vassallo sempre fui,
e sono al suo comando sempre, salvo il mio ordine.
Salva la vostra ambizione.
- E salvo il vostro orgoglio. - E l'invidia e la bile!
Ma, signori, i vostri affari urgenti
son solo rampognare e bestemmiare?
Noi parlammo da sudditi leali...
...mossi da giusto sdegno.
Avete altro da dire?
Per comando del Re!
Dobbiam dirlo ora?
Sì, sì, prima che questa vecchia volpe s'allontani.
Se comando è del Re, dovreste dirlo in pubblico.
E se voi farete accuse, io le confuterò pubblicamente.
No, no! Qui, ora, adesso, qui!
Parlate.
Da poi che il Re v'ebbe restituito nel vostro privilegio,
quale fu la vostra gratitudine?
Fuggiste in Francia, a seminar contese
fra il vostro Re e il Re di Francia e il Papa.
E pronunciaste l'anatema
contro chi aveva incoronato il giovin figlio del nostro Re.
Voi dovrete allora dirci, per comando del Re,
se siete pronto a rispondere al suo cospetto.
lo mai desiderai di scoronare il Principe.
E in quanto poi ai vescovi...
Assolveteli! Assolveteli!
Condannati essi furon dal Papa: vadan dal Papa.
Sia come sia, ecco il comando di Sua Maestà:
che voi e i vostri servi ve n'andiate da questa terra.
E allora io vi dirò:
per sette anni il mio popol fu privato della presenza del suo Arcivescovo;
per sette anni dovetti mendicare la carità straniera;
ora non più!
ll pastore e il suo gregge non saran separati mai più dal mare.
- Mai! - Voi insultate il Re.
No! Non l'insulto!
Né lo condanno io, Becket.
Lo condannano il giudizio di Roma e la legge di Cristo.
Prete, avete parlato con pericolo di vita, di coltello!
Al giudizio di Roma io sottopongo la causa mia.
E se mi ucciderete,
sorgerò dalla tomba a sottoporla al giudizio di Dio.
Preti, monaci, servi, trattenetelo!
O ne risponderete coi vostri corpi.
Basta con le parole! Torneremo!
Per la giustizia di Sua Maestà...
...verremo con le spade!
l messi della morte,
i portatori di morte io li ho fiutati!
Presentimenti e avvertimenti arcani hanno acuito tutti i miei sensi.
Ho udito nella notte suoni di flauti e strida di civette.
E al cader della notte ho sentito la terra enfiarsi, enorme!
Ho fiutato la morte nella rosa, in ogni fiore.
Non sapevo dunque che stava per succedere?
Era qui, qui, nelle nostre case, in ogni luogo.
Era nei nostri corpi, nelle nostre vene.
Tutto ciò ch'è tessuto sul telaio del destino,
è tessuto pur nelle nostre vene,
e pur nel ventre delle donne di Canterbury.
l messi della morte, i portatori di morte io li ho fiutati!
Nient'altro è più possibile se non lo svenimento vergognoso
di chi consente all'ultima, estrema umiliazione.
O Tommaso Arcivescovo,
o Tommaso Arcivescovo, o Signore,
perdonaci, e prega tu per noi,
perché possiam pregare noi per te, dalla nostra vergogna.
Pace!
E sia pace nelle vostre visioni e nei pensieri.
Queste cose dovevano accadervi.
Sono la parte vostra dell'eterno fardello e dell'eterna vera gloria.
Ma non è che un momento.
Ma sappiate che un altro ne verrà,
quando il disegno di Dio sarà compiuto,
che vi trafiggerà con gioia e pena.
Poi l'obliosa età farà più dolce la rimembranza,
e allora queste cose vi parranno irreali, come un sogno.
Signore mio, Signore!
- Non dovete restare qui. - Venite al monastero.
- Attraversiamo il chiostro. - Non c'è tempo da perdere.
- All'altare, all'altare. - Stan ritornando, armati.
Per tutta la mia vita ho atteso questi passi.
La morte verrà solo quand'io ne sarò degno.
E se son degno non v'è nessun pericolo.
Devo soltanto rendere perfetto il mio volere.
O mio Signore, vengono.
Tra poco saran qui. Sarete ucciso!
E che avverrà di tutti noi, Signore,
se voi sarete ucciso?
- Pace, pace! - Ai vespri, ai vespri.
Non potete voi essere assente dal Divino Ufficio.
Ai Vespri, nella cattedrale!
Andate ai vespri, andate.
Troveranno il pastore, e il gregge sarà salvo.
Perché qui, qui non si cerca nessun'altra vita fuor che la mia.
Ma non sono in pericolo.
Sono soltanto prossimo alla morte.
Ho già sentito un fremito beato,
un palpito del cielo,
ed io non voglio mi sia mai più negato.
Prendetelo, forzatelo! Ai vespri, in fretta!
Dies irae, dies illa...
Son torpide le mani, come morte.
...solvet saeclum in favilla...
Asciutti, aridi gli occhi, senza lagrime.
...*** David *** Sibylla.
Ma orrore, ancora orrore, ancor più orrore
di quando il corpo fosse torturato,
torte le dita e fracassato il cranio.
Quantus tremor est futurus,
quando judex est venturus,
cuncta stricte discussurus.
Tuba mirum spargens sonum
per sepulchra regionum,
coget omnes ante thronum.
Scompaiono gli agenti dell'inferno, si ritraggon gli umani
e si dissolvono in polvere nel vento.
Morto sull'albero mio Salvatore...
Solo è qui l'esangue faccia piatta della morte.
...mai non sia vano il tuo dolore.
E dietro v'è il Giudizio.
Dacci tu aiuto, alto Signore, in quest'estremo nostro timore.
E ancor più indietro il vuoto! Chi dunque, chi per noi perorerà?
Rex tremendae majestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis!
Chiudete le porte!
Sprangatele tutte.
Non possono irrompere.
Siam salvi, siam salvi!
Disserrate le porte! Riapritele!
Non voglio che il santuario del Signore sia mutato in fortezza.
O mio Signore!
Anche ai nemici dev'essere la chiesa aperta, sempre.
O mio Signore!
Riaprite le porte!
O mio Signore!
Non uomini son quelli.
Son anime dannate! Sono bestie!
Riaprite le porte!
- Venite via, Signore. - Presto, presto.
- Sul tetto. - Nella cripta. - Via, presto, presto.
Dov'è quel Becket che ha tradito il Re?
Dov'è Becket, il prete maneggione?
Vien giù, Daniele, vieni tra i leoni.
Vien giù, Daniele, al marchio della bestia.
Ti lavasti nel sangue dell'Agnello?
Ti marchiasti col marchio della bestia?
Vien giù, Daniele, scendi tra i leoni.
Vien giù, Daniele, e unisciti alla festa.
Eccomi. Traditor del Re non sono!
lo sono prete.
Un cristiano sono,
pronto a dare il suo sangue per il sangue di Cristo Redentore.
ll segno della Chiesa è questo, sempre.
Per la mia vita offrì Cristo il suo sangue:
sia dato il sangue mio per la sua morte.
Mandate assolti gli scomunicati!
Rinunciate ai poteri che usurpaste.
Rinnovate quel patto d'ubbidienza che avete violato.
Traditore!
Voi, Reginaldo,
voi tre volte traditore:
di me qual mio vassallo temporale;
di me spiritual vostro signore;
di Dio nel profanare la sua chiesa.
Rinnegato!
Saldiamo il conto! Subito!
A Dio Onnipotente,
alla Beata lmmacolata Vergine Maria,
a tutti i santi e a tutti i martiri,
affido la mia causa e quella della Chiesa.
Chiarite l'aria, ripulite il cielo.
Lavate il vento, ed ogni cosa intorno.
Una pioggia di sangue è sopra noi!
Lorde di sangue son la terra e l'acqua, anche noi stesse.
- Notte, resta con noi! - Fermati, sole!
Che non venga più giorno,
che non venga mai più la primavera.
Non volevamo che accadesse nulla.
Rassegnate eravamo al nostro vivere.
Anche il dolore aveva una sua fine.
Ma questo no! Questo è fuori del tempo.
Un'imminente eternità di male, di colpe e di castighi.
Chiarite l'aria, ripulite il cielo.
Lavate il vento ed ogni cosa intorno,
e le nostre ossa, e l'anima, lavatele!
Noi ti lodiamo, Dio, per la tua gloria.
Noi ti lodiamo, Dio, per la tua gloria,
che è dispiegata in tutto l'universo,
poiché tutte le cose solo esistono come viste da te,
come da te create e conosciute.
Te ringraziamo, Dio,
per le misericordie tue di sangue...
Te ringraziamo, Dio!
...e per la redenzione tua di sangue:
ché il sangue dei tuoi santi e dei tuoi martiri
arricchirà la terra,
e farà santo ogni luogo del loro sacrificio.
Perdonaci, Signore, perché noi siamo povera gente,
che più dell'ingiustizia degli umani ha temuto di te,
la tua giustizia, le tue benedizioni ed il tuo amore.
Or noi riconosciamo la nostra colpa,
riconosciamo che il peccato del mondo è sopra noi,
e che il sangue dei martiri e dei santi è sulla nostra testa.
Signore lddio, abbi pietà di noi!
Signore lddio, abbi pietà!
Signore lddio, abbi pietà di noi!
O Beato Tommaso, prega per tutti noi!