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"Controsole" è un romanzo che segna un po’ l’evoluzione del mio alter ego letterario
Scheggia. Dal primo libro a questo c’è un passaggio emozionale di rapporto. In Scheggia,
il protagonista ritrovava un po’ sé stesso attraverso i suoi amici, in questo deve ritrovare
l’affetto, la stima e la comprensione del proprio figlio.
È un romanzo che come gli altri si riferisce a un viaggio reale, è un viaggio da Milano
a Nuova Delhi che ho fatto nel 2009 con un amico e che è servito da traccia per creare
questa storia di questo padre originale fantasioso, musicista che ha abbandonato i canali tradizionali
della professione per affrontare una vita un po’ più sincera ma anche più difficile,
che deve riconquistare la fiducia, l’affetto e la comprensione di questo figlio che è
un tipico diciassettenne metropolitano che vive da i video della Xbox, Macintosh, cartoni
di pizza che sono disseminati nella sua camera disordinata; che scambia il giorno con la
notte, non vuole uscire e che vive in questo microcosmo virtuale.
Due persone che non potrebbero essere più diverse, cosa li riunisce? Li riunisce un
fatto che è un artifizio letterario e una moto che ancora una volta è la vecchia moto
di Scheggia che servirà a portare padre e figlio dall’altra parte del mondo attraverso
l’Asia, un’Asia fatta di popoli che vivono la loro giornata con difficoltà, con fatica,
affrontando i problemi che questo grande continente ha e che ho cercato di analizzare o comunque
di citare, attraverso i personaggi che sono poi i personaggi che ho incontrato davvero
nel mio viaggio. Padre e figlio arriveranno dall’altra parte del mondo per risolvere
questo problema che forse si trova lì ma che in realtà ha un’origine molto più
complicata, non si sa se riusciranno a risolverla o sicuri si ritroveranno loro due e questo
è un po’ lo scopo del libro. Uno dei pretesti che ho inventato per fare
sì che Scheggia e Roy, questo è il nome del figlio, dovessero partire e attraversare
l’Asia è un problema nel quale Roy resta invischiato attraverso Internet, un problema
che ha a che fare con la tratta degli esseri umani che è un problema internazionale che
sento molto vicino al mio cuore perché nei miei viaggi mi è capitato spesso di incontrare
profughi, persone che cercavano di varcare confini e venivano arrestati dalla Polizia
e li vedevamo ammanettati con l’aria triste. Sono persone che a me hanno sempre colpito
molto perché non sono delinquenti, sono persone che cercano di migliorare la loro vita e lo
fanno come lo facevano noi italiani all’inizio del secolo, emigrando, solo che non si può
emigrare comprando il biglietto per il piroscafo, ma bisogna farlo purtroppo assoggettandosi
a regole di mafia internazionale e di sfruttamento. In questa cosa resta invischiato il giovane
Roy e chiede aiuto a suo padre.