Tip:
Highlight text to annotate it
X
Io sono Yusuf, vengo dalla Somalia, ho ventitre anni.
Ho studiato all'università due anni,
poi ho interrotto e sono scappato fino a Lampedusa.
Quel settore di migrati, i rifugiati,
quelli che fuggono dai loro paesi, dai loro cari perché
la loro vita è in pericolo hanno tutto il diritto in Italia.
Questo è sancito dalla legge, dalla Costituzione.
La civiltà di ogni paese si legge nella sua Costituzione.
In Italia da quel lato non ci manca nulla.
Quando mi sono trasferito a Torino, giugno 2008,
il 30 giugno, il primo giorno, sono andato all'ufficio stranieri
ho chiesto un posto per dormire e hanno detto:
“Non abbiamo tempo, non abbiamo posto per dormire, aspetti un anno”.
Che un immigrato, riconosciuto come rifugiato che ha avuto questo status
in Svezia, in Finlandia, in Norvegia, nel Regno Unito...
che passi una notte per strada è una grande assurdità.
È una cosa da quelle parti non accettabile.
Ho deciso che non potevo rimanere per strada, alla stazione sempre...
e così sono andato in Olanda, ho viaggiato in Olanda.
Molte volte succede che questi ragazzi che hanno dato le impronte digitali
alle autorità italiane, per esempio alla Pubblica Sicurezza,
poi messi in banca dati,
quando arrivano e ricevono questi documenti, passano per l'altra Europa.
Sono stato al campo olandese e ho chiesto una seconda volta asilo politico
e alla fine mi hanno detto, dopo dieci mesi
non possiamo darti un posto di asilo politico perché
tu hai l'asilo politico in Italia e non puoi vivere in Olanda.
L'Italia è un grande paese e ha una grande civiltà;
sì che ha firmato tutte le leggi che danno la tutela e la protezione necessaria.
Quando arriva questo immigrato, che è fuggito dal suo paese
gli danno subito i documenti e lo mandano in un centro di accoglienza;
sei mesi, delle volte rinnovabili altri sei mesi.
Io ho deciso di tornare indietro. Sono tornato il 19 giugno 2009
e poi ho iniziato la vita normale a Torino. Ho abitato in Corso Peschiera
e poi sono stato trasferito dal comune in via Asti.
In Europa di centri di accoglienza ce ne sono, cioè non è detto che un profugo
debba andare in un alloggio di lusso. No, non è detto.
Deve andare in un centro di accoglienza e deve essere seguito.
Quando sono stato in via Asti ho iniziato a imparare la lingua
e ho iniziato anche a frequentare un corso di formazione, informatica.
Poi il comune mi ha trasferito in un circolo ARCI a piazza Bengasi,
il 9 aprile 2010, e lì sono stato fino ad adesso.
Comincia a imparare la lingua locale, comincia a fare un corso professionale,
comincia a fare tutto questo, però
comunque il centro d'accoglienza deve lasciare...
deve avere un indirizzo nella città, deve vivere nella società.
Ho trovato una borsa lavoro e ho iniziato il 1 dicembre, fino adesso.
Per questo lavoro mi aiuta il Comune,
anche se il contratto dura solo tre mesi.
E dopo tre mesi non lo so io come faccio.
Uno che viene dall'Africa, che non parla la lingua, che non ha un dollaro in tasca,
anche se è tenuto in un centro di accoglienza, sei mesi, un anno...
non è detto che raggiunge l'autonomia, non è detto... se non trova un lavoro.
Il mio primo interesse è studiare all'università,
se possibile anche trovare un posto di lavoro, anche entro quest'anno.
Se non trovo un lavoro... penso tante cose...
se non lavori, se non hai dormito bene...
dovrò scappare un'altra volta e tornare indietro.
Se a livello istituzionale non cambia molto, i centri da soli
non possono fare niente,
perché per andare al passo con i paesi europei,
per rispettare le convenzioni già firmate dallo stato italiano...
sicuramente hanno l'obbligo di stanziare delle risorse a questi centri,
a questi immigrati, a queste persone che fuggono dalla guerra.
Questi ragazzi non è che vengono qua solo per motivi economici,
loro vengono qua perché vogliono vivere.
Se ci sarà la pace naturalmente devo tornare subito...
entro un mese. Se questo mese ci sarà la pace, anche
solo nella zona di Mogadiscio, la capitale, devo tornare subito
perché sono lontano da molto tempo, quasi da tre anni.
Devo tornare al mio paese, alla mia terra,
abbracciare la mia famiglia
e poi vivere insieme, in Somalia.