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Le scienze naturali, ad esempio fisica e chimica,
godono di un indiscutibile vantaggio rispetto alle scienze sociali:
esse si fondano su principi oggettivi e misurabili,
in altre parole consentono la verifica di quanto asseriscono
mediante il principio della riproducibilità delle esperienze.
Viceversa l'approccio empirico delle scienze sociali
si fonda su esperienze tanto sensoriali quanto psicologiche e,
molto difficilmente, permette la sperimentazione.
Alla categoria delle scienze sociali appartiene l'economia
ed è di economia che vorrei parlare in questo breve filmato.
Probabilmente sarò in grado di fornirvi più interrogativi che non risposte,
spero che qualche contributo venga da chi ne sa più di me.
La ragione per la quale ho scelto questo soggetto, l'economia,
è che questa disciplina
sta influenzando negativamente la mia esistenza
e quella di molti altri,
è nato quindi in me il desiderio di approfondire l'argomento.
Esistono leggi economiche?
I fenomeni economici sono caratterizzati da una forte componente psicologica
qualsiasi legge potrebbe essere invalidata da comportamenti irrazionali diffusi:
il timore di un collasso economico,
magari annunciato segretamente da Goldman Sachs,
potrebbe accelerarne il processo.
Non è difficile trovare su internet visioni apocalittiche al riguardo,
alla definizione "crisi finanziaria" o "collasso economico"
troverete associate le parole "guerra civile"
consigli su come fare adeguate scorte alimentari
o opzioni contro l'euro in favore del sopravvalutato franco svizzero.
Di qualche giovamento a queste nefaste previsioni
è il significato della parola apocalisse:
essa non è necessariamente la fine del mondo
bensì è lo svelare una realtà altrimenti occulta
Alla luce di questa accezione tenterò di andare avanti.
Come in ogni scienza il primo problema consiste
nella misurazione di parametri confrontabili per trarre qualche conclusione.
Il parametro principe,
quello che grava come una spada di Damocle sulle nostre ***,
è il PIL, il prodotto interno lordo.
Ed ecco il primo paradosso:
una catastrofe naturale e una coda di automobilisti spazientiti bloccati nel traffico
producono, dal punto di vista del PIL, un effetto analogo,
tanto la ricostruzione dei danni
quanto l'inutile spreco di carburante
faranno crescere il consumo
e quindi renderanno più ricco il paese
facendo crescere il prodotto interno lordo.
In questo approccio non si tiene conto del
dolore umano nel caso di catastrofe e
della nevrosi indotta dal traffico.
Paul Hawken sostiene che ad oggi
stiamo rubando il futuro,
vendendolo nel presente e chiamandolo PIL.
Grazie al re del Buthan Jigme Singye Wangchuck,
salito sedicenne al trono nel 1972 e convinto buddhista,
è nato un parametro antitetico al PIL:
la FNL, Felicità Nazionale Lorda.
Questo parametro non si limita ad analizzare la circolazione del denaro
ma tiene conto del grado di soddisfazione della popolazione
misurando il livello di istruzione, la salute, le aspettative, l'ambiente.
Certo molti economisti potrebbero sorridere a questo punto,
convinti della maggiore attendibilità del PIL
poichè esso appare più concreto,
ma questo atteggiamento non è realista è semplicemente conformista.
La componente psicologica nell'andamento dell'economia è determinante:
lo stesso terremoto potrebbe portare a un boom economico
una popolazione socialmente coesa come i giapponesi,
oppure determinare il definitivo fallimento
di paesi disillusi e amari come in certe zone dell'Italia.
Non possiamo affrontare il tema dell'economia senza considerare la politica,
ancora di più diremo che l'approccio economico discende dalla visione politica.
Ancora una volta citeremo il re del Buthan
che era talmente convinto del suo pensiero
che nel 2006 cedette al popolo la sua sovranità
instaurando la democrazia con libere elezioni nel 2008.
Non possiamo dire viceversa che vi siano molti esempi di
cessione volontaria di potere da parte dei governanti delle democrazie occidentali,
se ci mettiamo nei loro panni non è difficile da capire,
chiunque abbia avuto successo nell'agone politico
ha alle spalle anni di dura gavetta
e sulla coscienza non pochi compromessi.
Vi è poi un aspetto nefasto che lega la politica all'economia:
nell'era della comunicazione
la costruzione di un pubblico personaggio ha costi ingenti,
questo implica debiti di denaro e di riconoscenza che
necessariamente verranno ripagati in termini di economia politica.
Vedendo poi il problema dal punto di vista del comune cittadino
vale la pena di considerare i modelli di consumo
alla luce di quanto ha affermato l'economista e sociologo Veblen:
sono i simboli sociali ad accrescere l'immagine dell'individuo,
non importa se il lusso ostentato da un singolo
ha negato beni essenziali a molti;
persino tra quanti vivono in stato di deprivazione materiale
quei modelli sono riconosciuti ed apprezzati.
Nei cosiddetti paesi civili, certamente in Italia,
la ripartizione del reddito ha avuto una tendenza a
ravvicinare le diverse classi sociali fino agli anni ottanta,
da allora l'andamento si è invertito:
i poveri si sono impoveriti e i ricchi arricchiti
Questo per quanto riguarda il reddito,
la situazione del patrimonio è ancora più estrema.
Da notare anche il fatto che la disparità sociale
è di solito misurata per cinque o dieci fasce di reddito,
è probabile viceversa che sia la frangia estrema verso l'alto,
ovvero una classe ben al di sotto del punto percentuale,
a vivere livelli di ricchezza veramente eccessivi.
Tutto questo appare intollerabile,
si rende necessaria una revisione del sistema economico
perchè quello attuale non promette nulla di buono.
A quei politici ed economisti
che saranno chiamati ad affrontare il delicato problema
vorrei rammentare solo
l'originario significato della parola economia.
L'etimo della parola economia viene comunemente derivato dal greco
oikos, casa, e nomos, "norma" o "legge"
ma è mia personale opinione
che per una comprensione più approfondita del termine
il primo elemento, oikos, andrebbe interpretato nel senso lato di ambiente,
mondo intero nell'era della globalizzazione,
per quanto riguarda nomos invece
si dovrebbe tener conto di come esso sia derivato dal verbo (nemo)
che significa distribuire, dispensare e anche nutrire, condurre al pascolo.
In questa luce l'economia
non sarebbe più l'insieme di norme locali
bensì l'arte nobile di
sfamare gli uomini del mondo, tutti�