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Sono un fumettista politico.
Che cosa ci faccio qui?
(Risate)
Voglio raccontarvi la storia dell'umanità.
È una lunga storia,
ho un'immagine di quel periodo.
Guardate, è un fumettista!
(Risate)
È il mio antenato!
È un fumettista politico dell'era antica.
La vita allora era difficile.
Non avevano la carta. Non avevano i giornali.
Non avevano gli iPad.
Come facevano a vivere senza iPad?
(Risate)
Beh, la vita dell'artista è sempre uno sforzo.
[Sono stanca di perdere la mia vita con un sognatore!]
(Risate)
Va bene, per rendere davvero breve questa storia della razza umana,
facciamo un salto a ciò che è successo qualche settimana fa.
È nato un bambino.
Non è un annuncio personale. Non so io il padre.
[È il primo?]
Ma riconoscete i genitori di un neonato dai loro visi rinfrescati e felici, giusto?
(Risate)
Sapete di che bambino sto parlando.
È Junior numero 7 miliardi.
[...No, il 7 miliardesimo]
Il sette miliardesimo umano sulla Terra!
Wow. Sono un sacco di persone di cui prendesi cura.
Sta diventando davvero affollato quassù...
Aspettate, c'è qualcosa di sbagliato in questa diapositiva.
Credo sia sotto sopra. Ecco qui.
Quindi sta diventando davvero affollato quaggiù
e dobbiamo fare spazio per tutti.
[Spostalo un po']
(Risate)
È un pianeta piccolo e fragile.
Ehi, guarda quella nuvola nera in arrivo!
Da dove arriva?
Eh sì, è arrivato il cambiamento climatico
e sta causando sempre più crisi umanitarie.
E questo piccolo pianeta è tormentato dalle guerre e dai conflitti,
e molto spesso i civili vengono intrappolati nel mezzo.
Cosa possono fare?
Sappiamo che nelle guerre moderne, la maggior parte delle vittime sono civili.
[Stanno ricambiando con una crisi umanitaria!]
E un'altra causalità delle guerre odierne è la legge umanitaria.
[Non sono animali!!]
Ammiro questo piccolo delegato,
che combatte per i suoi diritti, per renderli importanti,
perché il suo lavoro non è uno di quelli facili.
"Ecco il cavillo legale."
(Risate)
Quindi con la moltiplicazione delle crisi in tutto il mondo,
è una corsa per trovare i soldi e per fornire aiuti dov'è necessario.
È una corsa davvero competitiva.
[Aiuto]
Va bene, ho tolto il loro delle organizzazioni non governative, (Risate)
(Risate)
per non ingelosirne nessuna.
(Risate)
Allora come rendiamo interessate le persone
in ciò che accade dall'altra parte del pianeta?
Credo che sia una sfida
sia per gli attori umanitari che per le persone dei mezzi di comunicazione,
persone come me.
Questo ci riporta alla mia prima domanda:
che cosa ci faccio qui?
Allora, in parallelo al mio lavoro come fumettista editoriale
per International Herald Tribune, Le Temps
e Neue Zürcher Zeitung,
sono diventato un fumettista reporter.
Questo significa andare in luoghi e fare un reportage
usando le tecniche del romanzo a fumetti.
Quindi negli ultimi 15 anni, ho trattato circa 20 storie,
dalla guerra a Gaza nel 2009 alle baraccopoli di Nairobi.
Andai a Ground Zero dopo l'11 Settembre.
Quella storia venne pubblicata su Le Temps.
Qui vedete la prima pagina.
Di solito mi danno tre pagine complete per i miei reportage su Le Temps.
Nell'ospedale vicino a Ground Zero, ho incontrato il primario Dr Logan.
Vide le torri cadere appena fuori dalla sua finestra,
e mi disse questo: "Una catastrofe di una tale magnitudine,
sebbene tu la veda con i tuoi stessi occhi,
è difficile da comprendere."
Ma se prendete una persona come questo paziente
che ha seguito per dieci anni...
Conosceva i suoi genitori. Conosceva sua moglie.
Conosceva i suoi figli.
E mi disse: "Capisci solo allora."
Quindi quello che ci sta dicendo
è che i disastri non sono solo fatti, figure, statistiche.
C'è sempre una storia umana.
Una storia personale.
Nel 2009, andai nell'Ossezia del Sud.
So a cosa state pensando:
"L'Ossezia del Sud? Dov'è?"
Potreste non prestare attenzione a un articolo riguardante l'Ossezia del Sud,
ma ad una storia illustrata, forse.
Può portarvi in luoghi nei quali non andreste da soli.
L'Ossezia del Sud, comunque, è una provincia separatista della Georgia.
C'è stata una guerra nel 2008.
Nessuno sa nemmeno il nome della capitale.
Riuscite a pronunciare il nome della capitale?
Nessuno vuole provare? È quassù.
Pubblico: Tskhinvali.
Patrick Chappatte: La risposta è veramente politica,
perché gli osseziani dicono Tskhinval,
mentre i georgiani la pronunciano Tskinvali.
Allora, ci fu una guerra nel 2008,
e andando lì un anno dopo,
rimasi colpito dal livello di distruzione.
Vedete il parlamento, quel grande edificio?
O a sinistra, l'università?
Soltanto macerie.
Metà degli edifici di quella piccola città erano danneggiati.
Quindi quella guerra separò persone abituate a vivere fianco a fianco.
Un po' di vecchi georgiani furono lasciati in villaggi semi distrutti.
Venivano visitati da volontari, come Natasha e Volodya.
Erano vecchi e si sentivano soli.
Stavano pensando di vendere la casa che avevano costruito con le loro stesse mani
e di trasferirsi in Georgia.
Il primo piano della loro casa venne bloccato.
Era rimasto bloccato dal giorno in cui il loro figlio si suicidò lì.
Si suicidò
perché non voleva combattere i suoi vicini.
Vedete? Siamo sopraffatti da foto e video di sofferenza
e credo che qualche volta abbiamo delle difficoltà
a dare un senso a tutte queste immagini.
E penso che i fumetti, le illustrazioni,
il semplice disegno, possa aiutarci a connettere.
Possa aiutarci a raccontare queste storie umane, personali,
che giacciono dietro alle nuove storie.
A proposito, avrete tutti sentito parlare della leggendaria ospitalità caucasica.
Beh, non è una leggenda,
perché sono andato nei villaggi e ne ho fatto esperienza diretta.
È serio.
La ***...
(Risate)
è qualcosa di molto serio.
Quindi, sono passato attraverso tutti i brindisi richiesti.
Ne ho contati 13,
ed era solo metà pomeriggio.
E qui mi vedete dopo il brindisi numero 13.
[Va bene. È arrivato il momento di tornare al lavoro.] (Risate)
I cittadini del posto mi hanno detto che solitamente si fanno 42 brindisi.
(Risate)
Sono pronto a prendere dei rischi durante i miei reportage e di andare fino in fondo,
ma non voglio verificare questa informazione. Mi dispiace.
(Risate)
Quest'anno, con l'aiuto
della Commissione Internazionale della Croce Rossa,
abbiamo preso una di queste storie illustrate
e ne abbiamo fatto un film.
Chiamiamolo un breve documentario animato.
Dura 12 minuti.
È stato mandato in onda su Swiss TV in un notiziario in prima serata.
Sarà presto su Canal+
e speriamo che seguiranno altri canali.
Le illustrazioni possono essere toccanti.
Volevo che fossero commoventi.
La storia si svolge nel Sud del Libano nel 2009.
Andai lì due anni e mezzo dopo la guerra
tra Israele e gli Hezbollah.
Negli ultimi giorni della guerra,
vennero lanciate munizioni a grappolo,
un milione di munizioni a grappolo su quella regione.
Molte di queste non esplosero
e trasformarono la regione in un gigantesco campo minato.
Quindi anni dopo,
le persone hanno ancora a che fare con questa minaccia.
Come Rasha. Ascoltate la sua storia.
(Musica)
In un piccolo villaggio di questa regione,
ho fatto visita a Rasha Zayoun, una giovane donna di 19 anni.
Nel caso di Rasha,
fu la bomba che le arrivò addosso,
dritta nella sua casa.
Suo padre era tornato a casa con un sacco di foglie di timo,
che aveva speso il giorno a raccogliere.
La famiglia ne faceva dei mazzetti da vendere.
Tutti erano raccolti attorno al sacco.
Quando Rasha infilò la sua mano dentro, sentì qualcosa di freddo.
(Musica)
L'intera famiglia avrebbe potuto essere uccisa,
ma la ragazza fu la sola ad essere colpita.
La bomba si prese la sua gamba sinistra.
Quando vado a letto, le mie gambe mi fanno male...quella che manca.
La sento...come se fosse ancora lì.
Non posso più uscire con le mie amiche.
Vorrei...
Vorrei essere come tutti gli altri.
Non è finita nel Sud del Libano.
Non è finita in Laos e in altri paesi.
Piccoli oggetti non più grandi di questo sono ancora nascosti.
Sono nascosti nei giardini, nei campi, nei cortili
e stanno aspettando qualcuno che ci cammini sopra.
Così le persone vengono ferite ancora oggi,
i campi restano da decontaminare
e a dozzine stanno aspettando per un'operazione.
Potete stare tranquilli, questo è solo un pomodoro.
(Risate)
Ricordate che cosa disse quel dottore a New York.
I disastri sono sempre delle storie personali, delle storie umane.
Allora spero che questo film possa aiutare.
Spero che i fumetti, le illustrazioni,
nella loro semplicità, possano aiutarci a raccontare queste storie.
Perché c'è un mondo che non sta ponendo attenzione.
E abbiamo bisogno di essere in grado di coinvolgere le persone.
E dobbiamo tenere questi problemi sotto le luci della ribalta.
Grazie mille.
(Applausi)