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Già dal primo disco, sono stati considerati, come posso dire
“wow, speciali”.
Ti facevano dire “wow, questa è roba buona”.
Qualunque cosa ascolti, suona sempre come Daft Punk.
La cifra Daft Punk è sempre riconoscibile.
[I COLLABORATORI: DJ FALCON]
Pedro, conosciuto anche come “Busy Pete”, era il loro manager.
Da ragazzini eravamo migliori amici.
Andavamo in skate assieme e tutto il resto.
Ha organizzato una festa a Parigi.
Circa nel '93. Avevamo 17/18 anni.
E’ così che abbiamo conosciuto Thomas e Guy-Manuel.
Avevano appena iniziato il progetto
del loro primo disco, 'Homework.'
Non si sentiva molta roba francese prima di allora, specialmente elettronica.
Ad eccezione forse di Serge Gainsbourg. Non c’era niente di cui
potessimo dirci fieri.
E’ difficile definire il French touch.
Per me, i primi che
hanno iniziato questo
questo tipo di suono, sono stati Motorbass.
Cioè Philippe Zdar e Etienne De Crecy.
Sono stati i primi a capire che stava iniziando qualcosa
e a far suonare quel qualcosa nei club.
Prima di allora c’era qualche rave qua e là.
Non cercavamo di riprodurre la disco ma
esisteva già questo elemento ritmico.
Eravamo anche molto vicini ai Phoenix.
C’era questo gruppo di persone, uscivamo insieme.
Quel periodo lo vivevamo e basta.
Ma ora, guardando indietro e ripensandoci.
Wow. Si, è stato abbastanza assurdo. Tutti questi talenti combinati...
Ci mettevamo tutti molta passione.
E’ successo tutto molto in fretta.
I Daft Punk, grazie al successo del loro primo disco,
hanno attirato molta attenzione sui produttori francesi, sulla scena francese e
penso che sia stato di grande aiuto.
Ho pubblicato il primo disco sull’etichetta di Thomas, si chiamava 'Roule.'
Ovviamente Thomas è stato il primo a sentire
il mio demo.
Penso che la prima traccia gli sia subito piaciuta
e mi ha proposto di finirla.
Si parla molto dei campionamenti e del rifare musica.
Non voglio entrare nel merito. Perché per me
dipende tutto dalle emozioni che ti suscita.
Quando cerchi un campione... nel momento in cui lo trovi... boom...
Sono nato il due di Gennaio, Thomasi il tre di Gennaio.
Così Thomas fa, “Ok,
facciamo questa traccia tra il due e il tre...”
Un’idea del genere, è tipica di Thomas.
Assolutamente tipica...
Il cercare questo momento speciale...
Lo abbiamo fatto nel 2000. Sto parlando di 13 anni fa.
Durante il giorno dedicavamo una o due ore a fare
musica sul serio. Il resto del tempo, ballavamo, ci divertivamo
e ascoltavamo musica.
E in qualche modo, quando capisci di aver trovato un campione, è un colpo di fulmine.
Sono momenti davvero eccitanti.
Perchè è la tecnologia...
è questa roba ripetitiva che ci piace un casino.
E ancora di più quella sensazione di umanità con un elemento pop.
Penso che questo disco sia davvero ricco.
Stanno creando così tanta arte e passione...
Il risultato, per me, è semplicemente geniale.
Eravamo in studio a Parigi, ci abbiamo lavorato per tre giorni
ed era piuttosto evidente che avremmo avuto bisogno di
aggiungere un conto alla rovescia, o qualcosa del genere...
Thomas se ne esce con, “Ok, se abbiamo bisogno di un elemento spaziale
chiamiamo la NASA.
Proviamoci.
Così chiamano una compagnia aerea
e rispondono assolutamente entusiasti.
Erano davvero contenti.
Dicevano, “I Daft Punk, wow figata”...
Così Thomas e Guy-Manuel hanno avuto
accesso a tutte queste registrazioni di una missione.
Quando andavo in skate da ragazzino,
tutti avevano un soprannome.
Il mio soprannome era “Bob” per un qualche motivo.
Tutti mi chiamavano Bob,
Pedro mi ha presentato a Thomas e Guy-Manuel
come Bob..
Mentre Thomas ascoltava quelle registrazioni
a un certo punto,
si sente questo astronauta che chiama qualcun’altro
'Hey Bob...'
Era fatta.
Questo è il modo in cui creano e gli piacciono molto
tutte queste storie dietro le quinte che ovviamente la gente non conosce
perchè non rilasciano mai interviste. Penso che comunque
in qualche modo la gente lo capisca,
c’è qualcosa che va oltre alla musica.
I Daft Punk per me, sono su un altro pianeta.
Sono davvero, davvero diversi.
Quando ascolti il loro primo disco
capisci che attingono a diversi stili di musica.
Non sono mai andati in una direzione sola, non c’è mai uno stile solo.
Si possono sentire molte influenze diverse.
E mi ricordo anni fa quando ascoltavamo
il progetto di Nile Rogers
e tutto quello che campionavamo...
Adesso si possono campionare queste traccie
del disco nuovo, così come facevamo con gli Chic di Nile Rogers...
E’ davvero figo vedere questa evoluzione.
Potrebbero facilmente ripetersi. Credetemi, lo sanno fare.
Hanno sempre fatto le cose che hanno voluto, con sincerità.
Hanno questo approccio alla vita
così semplice, così figo, piacevole e un po’ innocente.
Sono in giro da ventanni.
E ascoltiamo ancora la loro prima canzone.
Ed è ancora fresca e moderna e non so come dire,
non mi deludono mai.