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Quando avevo 15 anni chiesi a William Shatner,
l'attore che interpretava il Capitano Kirk nella serie originale di Star Trek,
di baciare 5000 persone
ad una convention di Star Trek.
(Risate)
All'epoca, Star Trek era probabilmente
la cosa più importante della mia vita.
E a quel tempo molti psicologi e sociologi
stavano cercando di capire il fenomeno Star Trek,
e anch'io volevo capirlo.
Volevo capire perché questa serie tv
e questi personaggi fossero così importanti per me
da portarmi alla pubblica umiliazione all'età di 15 anni.
Ci ho pensato davvero molto e sono arrivata alla conclusione
che il motivo per cui Star Trek ha così tanti milioni di appassionati
è dovuto al futuro che ci mostra.
Un futuro in cui abbiamo risolto i nostri problemi terrestri.
Le nostre nazioni sono in pace,
il nostro pianeta è vivo e florido,
abbiamo sconfitto la miopia, l'avarizia,
facciamo parte della Federazione dei Pianeti Uniti --
(Risate)
e siamo di fatto esploratori senza essere conquistatori.
Questa visione mi ha davvero aiutata ad andare avanti
nei miei momenti di maggior sconforto a causa della situazione mondiale,
del riscaldamento globale,
della sempre più diffusa schiavitù,
dei dati allarmanti sulle specie in via di estinzione,
le guerre, la povertà, i genocidi,
le forme istituzionalizzate di oppressione e crudeltà
sia nei confronti delle persone che degli animali in moltissime industrie.
È davvero difficile immaginare che noi possiamo realmente creare il futuro che ci mostra Star Trek.
Sembra solo un'illusione.
Eppure, ho passato tutta la mia vita da adulta a lavorare per ottenere quel futuro.
E ho scoperto la soluzione,
e oggi la voglio condividere con voi.
C'è solamente un sistema che dobbiamo perfezionare ancora un pochino,
e se lo facciamo, risolveremo tutti i problemi del mondo.
E quel sistema chiave è l'istruzione.
Ecco, è calato un silenzio di tomba in sala.
(Risate)
Mi rendo conto che il termine istruzione è probabilmente
la parola meno stimolante nel dizionario.
Questo perché abbiamo una percezione molto ridotta
di quello che può essere l'istruzione.
Se chiediamo alla gente, "Qual è lo scopo dell'istruzione?"
la maggior parte risponderebbe qualcosa come,
"Beh, lo scopo è fornire le basi di grammatica, matematica e scienze,
in modo che gli studenti possano poi trovare un lavoro e partecipare all'economia globale."
Allora, facciamo un esperimento.
Immaginiamo che ogni studente arrivi ad ottenere il diploma di scuola superiore,
e lo fa dopo aver superato a pieni voti il test del programma "Non lasciamo indietro nessuno".
Immaginiamo poi che ciascuno di loro
sia in grado di trovare un buon lavoro, con uno stipendio dignitoso,
oppure vada al college e poi trovi tale lavoro,
oppure vada al college, si diplomi e poi trovi un lavoro così,
in modo che ci sia il 100% di occupazione.
Penseremmoo di aver così raggiunto gli obiettivi dell'istruzione?
Credo che la maggior parte di noi direbbe "Sì".
Il problema è che molti di quei diplomati
continuerebbero a perpetuare e forse addirittura aggravare
alcuni di quei problemi che ho elencato prima.
Il punto è che quell'obiettivo è troppo ridotto,
ed è antiquato per il mondo d'oggi.
Ci serve una visione più ampia di quello che è l'obiettivo dell'istruzione.
E io credo che dovrebbe essere questo:
fornire a ciascun studente la conoscenza,
gli strumenti e la motivazione per prendere decisioni
con coscienza ed essere attivi nel portare dei cambiamenti
per avere un mondo risanato e umano.
In altre parole, abbiamo bisogno di diplomare
una generazione che risolva i problemi.
(Applausi)
Qualcuno si domanda: "Ma è questo un bene per i ragazzi?
È davvero giusto caricarli della responsabilità
di risolvere tutti i problemi creati dalle generazioni precedenti?"
Vi rispondo raccontandovi
alcuni aneddoti della mia esperienza come educatore umano,
che insegna tutto ciò che concerne i diritti umani
la conservazione dell'ambiente,
la protezione degli animali.
Sono diventata educatore umano nel 1987
quando ero alla ricerca di un lavoro estivo.
Trovai un programma che offriva corsi di una settimana
a studenti delle medie a Filadelfia.
È stato allora che ho tenuto i primi corsi di educazione umana.
E sono stupita di come quei ragazzi sono stati trasformati
durante la settimana di corso.
Addirittura in una notte.
Un giorno stavo tenendo lezione sui prodotti testati sugli animali,
e stavo spiegando come i saponi, le lozioni e i prodotti per pulire il forno
vengono iniettati negli occhi di inconsapevoli conigli,
e di come li ingozzino fino a ucciderli.
Uno dei miei studenti quella sera andò a casa
e fece un volantino sui prodotti testati su animali.
Il giorno dopo arrivò in classe
mi mostrò i volantini e mi chiese se poteva distribuirli.
Gli dissi di sì, pensavo volesse darli ai suoi compagni.
Invece voleva distribuirli per strada.
Quindi, mentre noi tutti stavamo pranzando,
lui era in strada
a distribuire i volantini.
È diventato attivista in una notte.
A dire il vero, molti studenti di quella classe sono diventati attivisti.
Due di loro hanno creato un ampio gruppo studentesco dell'area di Filadelfia
che ha continuato a ricevere riconoscimenti per il fanstastico lavoro svolto.
Quella fu l'estate in cui capii
che l'educatore umano era il lavoro della mia vita,
e ho continuato a lavorare per creare un programma di educazione umana
da presentare e svolgere nelle scuole attraverso dei corsi.
Una volta tenni un corso
in una scuola superiore pubblica.
In classe c'era un ragazzo di nome Mike.
Era uno studente dell'ultimo anno, sempre seduto ai primi banchi.
Era davvero brillante, faceva sempre l'avvocato del diavolo,
cosa che mi piaceva moltissimo perché voglio che i miei studenti
siano critici nei loro ragionamenti su qualsiasi argomento.
Infatti, spesso comincio le presentazioni
dicendo agli studenti "Non credete a una sola parola di quello che dico".
Ero preoccupata riguardo Mike.
Non sapevo se gli stavo davvero trasmettendo qualcosa.
Perché lui non manifestava mai alcuna reazione emotiva
a nessuno degli argomenti di cui discutevamo
e alcuni erano davvero appassionanti.
L'ultimo giorno di lezione decisi di fare
un'attività non molto convenzionale
chiamata il "concilio di tutti gli esseri".
Invitai alcuni studenti a diventare,
con l'immaginazione, un altro essere,
che facesse parte della natura, del mondo animale o un'altra persona,
e invitai ad esprimersi come questo nuovo essere,
a dirmi cosa stava succedendo loro,
che cosa avrebbero voluto cambiare,
e li invitai a condividere le loro conoscenze.
E mi domandavo
quali sarebbero state le reazioni di Mike in questa attività particolare.
Ma i miei timori erano del tutto infondati.
Mike era diventato l'oceano.
Dalla bocca gli usciva pura poesia mentre parlava.
Rimasi sbalordita.
Il corso finì con quell'attività.
Ci stavamo salutando in classe e Mike disse,
"Grazie Zoe. Quando ripenserò a questi anni di scuola,
sarà proprio questo che mi ricorderò".
Pertanto la mia risposta è sì, credo che questa forma di educazione sia un bene per i ragazzi.
Ma è giusto nei loro confronti?
Per rispondere a questa domanda vi voglio raccontare un'altra storia.
Un paio di anni fa, mi chiesero di tenere un discorso
alla Cerimonia di Investitura della National Honor Society presso una scuola superiore locale.
Feci un'attività con il pubblico chiamata "vero prezzo",
che consiste nell'osservare un oggetto quotidiano
come una bottiglia d'acqua o un cheeseburger da fast food,
e scoprire qual è il vero prezzo dell'oggetto
domandadolo a noi stessi come individui,
o ad altre persone, ad altre specie, all'ambiente.
Quel giorno ho svolto questa attività con una maglietta.
E adesso proveremo a fare insieme questa attività.
Quindi, quali sono gli effetti positivi e negativi
di questo oggetto per me come consumatore, o per altre persone,
per gli animali e per l'ambiente?
Su domande del genere si potrebbe fare una dissertazione.
Pertanto, per darvi una risposta oggi mi limiterò solo a scalfire la superficie della questione.
La prima cosa da fare per rispondere a queste domande
è dare un'occhiata all'oggetto in questione.
Vediamo che informazioni ci dà l'etichetta.
Dunque, l'etichetta ci dice che si tratta di cotone 100%.
È fatta in Cina.
E ci dice come lavarla.
Ci dice che si può lavare a secco
nel caso in cui volessimo spendere 6 dollari per pulirla.
Però l'etichetta non ci dice molto, dobbiamo indagare un po' di più.
Se facciamo una ricerca sul cotone e sulle magliette di cotone
scopriamo che il cotone è una pianta coltivata
che viene abbondantemente trattata con pesticidi
molti dei quali sono tossici e sappiamo che lo sono
a causa dei test incredibilmente crudeli
che vengono fatti sugli animali per testare questi prodotti.
Scopriamo anche che molti pesticidi
finiscono per inquinare il terreno e le fonti d'acqua.
E se approfondiamo ancora un po' la ricerca sul cotone
scopriamo che
le stime dicono che un terzo del cotone nel mondo è prodotto in Uzbekistan
dove le stime affermano che
ci sono 1 milione di bambini che lavorano in quei campi di cotone in schiavitù.
Quel cotone, una volta cresciuto,
deve essere trasformato in tessuto, poi deve essere tinto
perché non nasce di questo colore rosso.
Pertanto, se facciamo qualche ricerca sulla tintura
scopriamo che anche molte tinture sono tossiche
e finiscono nei nostri corsi d'acqua
perché il 30% della tintura non aderisce al cotone
e finisce nell'acqua.
Poi, ovviamente il tessuto deve essere portato da qualche parte per essere trasformato in una maglietta.
Sappiamo che è stato portato in Cina,
e se proviamo a prendere qualche informazione
sulle fabbriche in Cina
scopriamo che molte di loro
sfruttano la manodopera
e le persone sono costrette a lavorare moltissime ore
in condizioni di lavoro terribili.
Infine, la maglietta dovrà essere trasportata utilizzando molti carburanti fossili
per permetterci di acquistarla.
Questi sono solo alcuni degli effetti, e sono quelli negativi.
Quelli positivi sono un po' più semplici da vedere.
Sappiamo che anche se c'è voluto molto lavoro di schiavi per creare questo prodotto,
ciò ha certamente contribuito a dare lavoro a molte persone,
ed è stato prodotto in modo non costoso,
in modo da poterne comprare molte
in diversi colori, forme e stili,
alcune potrebbero starmi bene addosso
e farmi sentire bene con me stessa.
Quindi alcuni effetti positivi ci sono.
Adesso chiediamoci un paio di altre cose importanti.
"Quali alternative
farebbero più bene e meno danno nella produzione di questa maglietta.
e quali sono i sistemi che dovrebbero essere modificati
in modo da rendere tali alternative onnipresenti?"
Alla fine del discorso, un mio collega
chiese a una dei coscritti
che cosa ne pensava.
E lei rispose che era molto arrabbiata, perché,
disse, "Avremmo dovuto imparare queste cose fin dall'asilo".
Sono d'accordo. Quindi, per rispondere alla domanda
"Penso che sia giusto
fornire questa forma di educazione ai nostri studenti?"
Io credo davvero che sia ingiusto non formire la conoscenza e le capacità
ai nostri studenti, ai nostri figli
per poter trovare delle soluzioni per un mondo migliore.
Diciamo che stavamo per abbracciare di fatto questo più grande proposito per l'educazone scolastica.
Come sarebbero le nostre scuole?
Per prima cosa, ciascuno di questi obbiettivi
potrebbe essere oggetto di un corso a scuola.
E sarebbe un corso rilevante
per le vite dei nostri studenti e per il loro futuro,
la loro salute e la salute del pianeta.
E tutte le basi della conoscenza sarebbero incluse nel corso
perché nell'arrivare a rispondere a quelle domande
si studierebbe matematica e scienze,
storia e studi sociali, economia e politca,
lingue e tante altre materie.
Si potrebbero avere delle "macro-tematiche" per ciascun anno scolastico,
un anno potrebbe essere il cibo e l'acqua,
un anno l'energia e i trasporti,
un anno ancora le costruzioni e le strutture,
un altro anno la protezione e la risoluzione del conflitto.
Non possiamo vivere senza tutte queste cose,
Pertanto, perché non utilizzare i fondamenti della conoscenza
per scoprire come possiamo rendere tutti quei sistemi il più
umani, sostenibili, pacifici e giusti possibile?
L'anno scorso stavo guidando la mia auto
e stavo ascoltando la radio,
parlavano di un dibattito stile Oxford
che si era svolto all'università di New York.
L'oggetto del dibattito era questa domanda,
"Gli Stati Uniti sono responsabili dei problemi di droga in Messico?"
Ricordo che seduta nella mia auto pensavo,
"È davvero una strana domanda.
Perché com'è possibile che una cosa così complessa come i problemi di droga in Messico
possano essere ridotti a una domanda così semplice
sulla colpevolezza di un altro stato?"
Sembrava una domanda strana.
Ma mi ha fatto pensare
a tutti i dibattiti nelle scuole
in cui i ragazzi vengono arbitrariamente assegnati a una fazione o all'altra
all'interno di uno scenario 'questo o quello'
e viene insegnato loro a informarsi,
a litigare e a vincere.
A quale scopo?
E se invece di creare delle squadre che litigano
creassimo delle squadre che trovano soluzioni?
Abbiamo studenti che affrontano i problemi
e competono - ci piace farlo -
ma loro competono
su chi arriva alle soluzioni più fattibili,
convenienti e innovative a quei problemi.
Potrebbero essere problemi della loro scuola,
della loro comunità,
o problemi globali.
E quegli studenti potrebbero competere all'interno delle loro scuole,
e poi anche con altre scuole del territorio,
e poi anche con gli altri stati.
E poi le idee più brillanti
le potremmo implementare.
(Risate)
Immaginate quello che accadrebbe.
Immaginate quello che accadrebbe se adottassimo questo sistema di educazione.
Che cosa farebbero i nostri studenti dopo il diploma?
Beh, farebbero le stesse cose che fanno oggi.
Diventerebbero uomini d'affari,
si occuperebbero della salute, farebbero gli idraulici,
gli ingegneri, gli architetti,
le estetiste, i politici.
Con la differenza che saprebbero di essere in grado di trovare soluzioni.
Saprebbero di avere la responsabilità di assicurare
che i sistemi all'interno della loro professione
siano giusti, umani e pacifici.
Perché?
Perché lo hanno imparato a scuola.
E se riuscissimo davvero ad attuare questa visione,
e riuscissimo ad educare una generazione che risolve i problemi
allora io non ho alcun dubbio
che potremmo risolvere ogni singolo problema,
e lo vedremo fare rapidamente e inesorabilemente
da parte di questa generazione di "soluzionatori".
E allora, forse,
quel mondo di Star Trek
che io e così tanti milioni di persone sogniamo,
potrebbe davvero esserci.
Vi ringrazio.
(Applausi)